Maurice Béjart: pensiero e carne nell‘arte di Linda De Feo
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Le creazioni monumentali, le composizioni plastiche, lo
straordinario impatto visivo, la costruzione dell’effetto,
arricchito dall’uso di tecniche multimediali, hanno
rappresentato tentativi splendidamente riusciti di ridonare linfa a
un’arte non alimentata esclusivamente dalla reiterazione
della propria stabilità formale, ma capace di riflettere le
dinamiche degli aneliti individuali e collettivi che animano i processi
reali. Béjart ha imposto una nuova tipologia estetica, con
ineludibili richiami alla valenza catartica della danza, al rituale
collettivo, al misticismo orientale, alle meditazioni metafisiche, alle
suggestioni etniche. La fusione degli orizzonti coreografico, lirico e drammatico ha realizzato l’idea, di ispirazione wagneriana, del teatro totale, dello spettacolo globale, dell’opera come luogo di concentrazione di più forme comunicative, in cui le singole arti concorrono al raggiungimento di un’efficace ricostruzione diacronica e sincronica di differenti immaginari. I balletti béjartiani, fatti di spettacolarità, eclettismo, sincretismo, sono nati dal bisogno di produrre per un pubblico esteso, individuando le esigenze di identificazione della massa fruitrice con modelli culturali alternativi e rispecchiando la complessità di immagini richiesta da consumatori che vivevano sulla propria pelle i ritmi nevrotici della realtà postmetropolitana. Béjart ha celebrato, attraverso la danza, lo sconfinamento della percezione mediale e la liberazione da stili di vita omologanti imposti dalle maggioranze costituite. È stato il perseguimento di un sovraccarico percettivo, esperibile attraverso un modo di vivere più intenso, ma sussunto nella concretezza del corpo, ad animare la ribellione giovanile degli anni Sessanta e Settanta, promossa da una generazione nata immersa nella cultura televisiva, la cui coscienza sociale era in parte una coscienza mediata3. |
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photographs courtesy F. Paolini | ||
[1] (2) [3] |
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3.
Cfr. Joshua Meyrowitz,
No Sense of Place. The Impact of Electronic Media Behavior, 1985, |
trad. it. di Nadia Gabi,
Oltre il senso del luogo, Baskerville, Bologna, 1995, p. 217. |
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