Il ritmo della fantascienza |
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di Gennaro Fucile |
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C’era
una volta l’assolo di batteria, eseguito in ogni concerto rock. Anche
gli scrittori ed i lettori di fantascienza esistono ancora, ma i primi hanno
abbandonato l’armamentario classico, a meno di non voler giocare con le
citazioni, ed i secondi non desiderano ritrovare il classico repertorio, salvo
poi gustarne la citazione, il campionamento, per tornare al parallelismo con la
musica. Allora
perché una rivista sottotitolata culture e fantascienza? Facciamo un passo
indietro. Prima bollata come genere adolescenziale, poi come serbatoio per il
cinema tutto effetti speciali, infine riletta come il grande racconto
contemporaneo delle paure e delle speranze che il futuro genera, la fantascienza
è oggi bruciata sul tempo dalla tecnologia reale. Esiste
un intimo legame tra la materia che vogliamo adoperare - la sf - e lo
stato attuale delle merci, dei consumi e delle tecnologie di cui è intriso il
quotidiano. Ecco perché, questa rivista ri-parla di fantascienza, un fenomeno
d’altri tempi, sia il genere letterario che i suoi appassionati fan e/o
studiosi, e per questo motivo una rivista in/attuale, perché quando si parla di
sf si parla di letteratura (e poi di fumetti, cinema e telefilm) che racconta
d’altri tempi e, ancor di più, perché non è del presente investire senza
ritorno economico il proprio capitale intellettuale. Questo per spiegare il nome
della testata, Quaderni d’altri tempi,
dove con quaderni si rimanda ad altri luoghi di riflessione, come i Quaderni
rossi e i Quaderni piacentini. Quindi,
parliamo di libri, cinema, fumetti e altro, ma a partire dal loro paesaggio
naturale, ovvero artificiale: le merci intelligenti, i non luoghi,
l’ibridazione dei corpi. Scorribande tra il presente e la sf (la memoria
narrata), un viaggio possibile se utilizziamo, metaforicamente, un’invenzione
del genere: la macchina del tempo. Cercando conferme alle parole di William
Burroughs - la fantascienza ha la cattiva abitudine di avverarsi -, iniziando
con un numero che si dedica in particolare a Jules Verne, l’anticipatore per
eccellenza, nel centenario della sua morte. Un numero, però, che dedichiamo a
un compagno di avventure, partito per un viaggio senza tempo, che non ci ha
lasciato ma che non è più con noi. Questo numero è dedicato ad Antonio
“Alien” Fabozzi.
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