Valerio Evangelisti:
teoria e pratica dei generi

Valerio Evangelisti
Bologna
20 giugno 1952 – 18 aprile 2022
(immagine © giuseppegenna.com).

Valerio Evangelisti
Bologna
20 giugno 1952 – 18 aprile 2022
(immagine © giuseppegenna.com).


Aprile è il più crudele dei mesi e la scomparsa di Valerio Evangelisti, avvenuta il 18 del mese scorso, a un passo dalla soglia dei settant’anni che avrebbe compiuto il 20 giugno, è stato un doloroso richiamo ai versi di T.S. Eliot. In questa terra desolata che è l’Europa del terzo anno di pandemia, nel pieno della più grave crisi geopolitica dalla fine della Seconda guerra mondiale, con il pensiero agli orrori che si consumano alle sue porte, la perdita di un intellettuale come lui lascia un vuoto immenso, che ci sentiremmo di definire incommensurabile anche per la lucidità critica che lo contraddistingueva da sempre.
Evangelisti, da pensatore indipendente e avulso a qualsiasi narrazione maggioritaria, scrutava tra le nebbie del presente, mostrandoci come uno storico del futuro le linee di faglia e i bordi di attrito che attraversano il mondo in cui viviamo. Non è un caso se Carmilla, la rivista da lui fondata sulla scia dell’esperienza di Progetto Memoria (altra pubblicazione a carattere politico di cui era stato direttore per circa un decennio fino alla metà degli anni Novanta) e trasferitasi sul web dopo una manciata di numeri cartacei, recasse come sottotitolo quella che suona ancora adesso come un grido di battaglia, oltre che come una dichiarazione d’intenti: “letteratura, immaginario e cultura d’opposizione”.

Alle origini del successo: l’invenzione di Eymerich
Per quasi trent’anni Evangelisti è stato un faro per la comunità fantascientifica italiana, tradotto in una ventina di lingue e accolto in Francia con un successo paragonabile a quello che gli hanno tributato i lettori di casa nostra. Dopo un’intensa attività come saggista storico, con oltre quaranta articoli raccolti in cinque volumi, all’inizio degli anni Novanta arriva la svolta. Per distrarsi dall’impegno saggistico, Evangelisti decide di dedicarsi alla narrativa, prediligendo quei generi che lo avevano intrattenuto durante l’adolescenza e avevano formato il suo immaginario, a cui restituì la propria versione, in una sintesi personalissima ed estremamente riuscita (cfr. Verri, 2008). Tra questi, appunto, la fantascienza, che anni dopo avrebbe definito “la più completa e la più duttile” (Sosio, 2022) tra le narrative di genere, mescolata con elementi horror e mistery.

Il successo di Eymerich, il primo dei suoi personaggi seriali, fu fin dall’uscita nelle edicole travolgente: il capostipite Nicolas Eymerich, inquisitore si aggiudicò il Premio Urania nel 1993 e l’anno successivo risultò il più venduto della collana Mondadori, superando il traguardo delle 15.000 copie, quasi il doppio dell’autore straniero più venduto di quell’anno (cfr. Forlani, 2018). Arrivarci non fu facile: richiese a Evangelisti diversi tentativi precedenti, cominciati presentando fin dalla prima edizione del premio quello che sarebbe diventato Le catene di Eymerich e ottenendo un riscontro lusinghiero da parte della giuria, che lo spinse a perseverare fino a indovinare la formula giusta. Ma il risultato gli permise, primo e ancora ultimo tra gli scrittori italiani di fantascienza, di lasciare nel 1997 il suo primo impiego nell’amministrazione finanziaria, per vivere esclusivamente dei guadagni che riusciva a trarre dalla scrittura (cfr. Forlani, 2018).
Dopo Nicolas Eymerich, inquisitore, altri undici romanzi sono seguiti fino al 2018, anno di pubblicazione de Il fantasma di Eymerich, l’ultimo dato alle stampe. Forte di una formula innovativa che combina in ogni romanzo diversi piani temporali, insistendo sulle conseguenze a lungo termine delle azioni umane e portando spesso a risolvere i misteri sovrannaturali che sfidano la fede del teologo domenicano nell’ambito delle scienze di confine, dalle teorie più audaci (come il paradigma olografico che emerge in La luce di Orione) alla vera e propria fringe science della risonanza morfica di Rupert Sheldrake (ancora La luce di Orione) o della teoria dell’orgone di Wilhelm Reich (protagonista de Il mistero dell’inquisitore Eymerich), quello di Eymerich è un autentico caso letterario. Merito indiscutibilmente anche del protagonista eponimo, un antieroe spietato, sorretto da una fede incrollabile che sconfina nel fanatismo e dotato di un intelletto affilatissimo, che Evangelisti ha più volte detto di aver modellato sulla parte più oscura della propria personalità (cfr. Quadruppani, 2022).

Prima di allora non si era mai visto niente di simile nel panorama fantascientifico italiano, pur ricco di una tradizione almeno quarantennale, sviluppatasi con alterne fortune a partire dal primo numero di Urania (uscito nel 1952 a cura di Giorgio Monicelli). Se le porte di casa Mondadori, salvo sporadiche eccezioni, erano rimaste chiuse agli autori italiani fino all’istituzione del Premio Urania nel 1989, riviste come Oltre il cielo prima e Robot più tardi, e collane come Galassia della casa editrice piacentina La Tribuna, avevano offerto sbocchi agli autori e traduttori italiani, consentendo la formazione di professionalità che si sarebbero espresse anche al di fuori del genere. Ma prima di Eymerich non era ancora emerso un personaggio in grado di sostenere sulle sue spalle una fitta serialità, conquistandosi un pubblico eterogeneo che andava al di là della cerchia pur sempre ristretta degli appassionati. La sua apparizione rappresenta un caso unico nella letteratura di genere del nostro Paese e rende il suo autore uno dei rari fenomeni di massa espressi dal nostro panorama culturale, guadagnandogli un robusto e fedele seguito di lettori.

Le metamorfosi di Evangelisti: fantawestern, pirateria, sindacalismo e rivoluzione
Tra i titoli del ciclo spicca forse proprio per la sua atipicità Cherudek (1997), un romanzo dalla forte ispirazione dickiana, che alterna al confronto/scontro dell’Inquisitore con la divinità pagana Ecate, dea delle strade e della notte, l’indagine di tre padri gesuiti in una misteriosa città avvolta nella nebbia, sfondo di eventi inspiegabili che si succedono in un’atmosfera sospesa, onirica e quasi metafisica. Proprio Philip K. Dick rappresenta, con una manciata di altri autori (Jean-Patrick Manchette, Dashiell Hammett, Ernest Hemingway), uno dei pochi modelli di riferimento a cui è possibile ricondurre la scrittura di Evangelisti (cfr. Forlani, 2018), caratterizzata da una sobrietà di stile che ha senz’altro contribuito a facilitarne la diffusione delle opere.
Le vicende di Eymerich ispirano in qualche modo la sua produzione successiva, che si dirama a cascata venendo declinata in diversi filoni provvisti di una più o meno serrata continuità interna. Dapprima con Pantera, il pistolero messicano mezzosangue e ministro di culto del Palo Mayombe che si muove nella seconda metà del XIX secolo e sulla cui figura è incentrato il cosiddetto Ciclo del Metallo (1998-2003).
Facciamo la sua conoscenza nel racconto omonimo di Metallo urlante, forse il più fantascientifico dei libri di Evangelisti, un’antologia che dal Medioevo di Eymerich a un’America balcanizzata del prossimo futuro mette insieme, come tasselli di un quadro più grande, la storia della diffusione di un virus in grado di fondere il metallo con la carne. Un po’ stregone e un po’ messia per caso, dal Texas di Black Flag alla Pennsylvania di Antracite, Pantera si confronta con eventi storici (la guerra di secessione, i conflitti tra minatori e proprietari) e attraverso le sue avventure propone una possibilità di redenzione attraverso il sacrificio (cfr. Donati, 2010), ripercorrendo al contempo le origini storiche del capitalismo industriale.

L’interesse dell’autore per le radici dei conflitti di classe prosegue anche nei cicli successivi, dalla cosiddetta trilogia americana (2003-2011), che a cominciare da Antracite prosegue con i romanzi Noi saremo tutto e One Big Union, al ciclo del Sole dell’Avvenire (2013-2016), un trittico che segue le vicende di alcune famiglie di braccianti romagnoli tra il periodo post-risorgimentale e la metà del XX secolo, con la nascita del socialismo e dei movimenti sindacali che si intreccia con la trasformazione del territorio e gli eventi che scandiscono la storia dell’Italia.
All’intersezione tra romanzo storico e avventura si situano poi il Ciclo Messicano (Il collare di fuoco e Il collare spezzato, usciti tra il 2005 e il 2006), che porta in scena il Messico rivoluzionario, e i tre romanzi del Ciclo dei Fratelli della Costa (Tortuga, Veracruz e Cartagena, usciti tra il 2008 e il 2012), in cui i pirati fungono da agenti per l’introduzione del capitalismo nel Nuovo Mondo. Anche se nessuno di questi titoli replica il successo dell’inquisitore o della trilogia di Magus, ricostruzione romanzata della vita di Nostradamus uscita nel 1999 e arrivata a vendere oltre centomila copie in Italia, venendo acquistata da editori di tre continenti, sono tutti romanzi che testimoniano quanto sia riduttivo classificare Evangelisti come scrittore di genere, qualificandolo anche come una vera e propria singolarità nel panorama letterario italiano.

Oltre i romanzi, per una teoria dei generi
Evangelisti era anche un cesellatore di parole, per quanto in pochi sembrano essersene accorti. Sottoponeva i suoi lavori a un processo di riscrittura continuo, e questo vale sia per le riedizioni di alcuni romanzi, sia soprattutto per i racconti, che continuava a riscrivere negli anni, offrendone interpretazioni sempre nuove, spesso in relazione con altri suoi lavori. Esemplari sono in tal senso Gocce nere, in cui fonde e amplia i racconti Il nodo Kappa (apparso originariamente nell’antologia Tutti i denti del mostro sono perfetti, uscita per celebrare i 45 anni di Urania) e Sepultura (una delle tessere del mosaico di Metallo urlante), oppure La controinsurrezione, incluso con un racconto di Antonio Moresco nel volume Controinsurrezioni, pubblicato in prima edizione da Mondadori nel 2008 e successivamente ripreso nel 2020 per CentoAutori (cfr. Treanni, 2022). Altri suoi racconti si trovano riuniti nelle raccolte Acque oscure (secondo titolo della collana Epix, lanciata da Sergio Altieri per affiancare la presenza in edicola di Urania con titoli riconducibili al panorama weird, horror e fantasy) e Anime oscure (ancora per CentoAutori), rispettivamente del 2009 e del 2017. E non possiamo dimenticare nemmeno l’intensa attività critica, culminata in tre volumi introvabili che raccolgono una selezione della sua saggistica sulla letteratura di genere o paralettura (come scrive lui stesso, “strappando la definizione insultante dalle mani di chi la avversa”), apparsi tra il 2001 e il 2006 per la defunta casa editrice napoletana L’Ancora del Mediterraneo: Alla periferia di Alphaville: interventi sulla paraletteratura, Sotto gli occhi di tutti: ritorno ad Alphaville e Distruggere Alphaville. Testimonianza di un impegno militante, sempre in prima linea, che culmina con la teorizzazione dell’autodistruzione del genere:

“Insomma, il destino di Alphaville, se vuole perpetuarsi, è esplodere. Autodistruggersi, in vista non della morte, bensì di un’altra vita. La saggistica selvaggiamente assemblata che propongo persegue questo fine, articolato in tre fasi: 1) comprendere la ricchezza del genere; 2) violarla in molte forme; 3) passare ad altro, pur senza rinnegare l’ambito d’origine”
(Evangelisti, 2006c).

New Italian Epic: Eymerich al centro della comunità e a cavallo tra i media
Quando nel 2008 Wu Ming 1 provò a raccogliere alcune riflessioni sullo stato della letteratura in Italia in un memorandum che fece molto discutere, individuò proprio in un romanzo di Evangelisti, Black Flag, uno degli esempi emblematici di quel movimento che nel suo saggio identificava come il New Italian Epic (Wu Ming, 2008). Evangelisti partecipò attivamente al dibattito che ne scaturì, offrendo l’autorevole contributo del proprio punto di vista dalle colonne dell’Unità e ospitando sulle pagine di Carmilla on line articoli di altri che riprendevano, obiettavano, rileggevano criticamente o proponevano punti di vista alternativi sulla classificazione di Wu Ming 1.

Se insieme a “una certa avversione alla post-modernità e alla sua sistematica presa di distanze, l’amore per narrazioni partecipate e pulsanti, l’empatia narratore/lettore tipica del romanzo classico, l’indifferenza alle barriere tra i generi (e tra i generi e la letteratura «alta»), la predilezione per “grandi storie” — epiche, appunto — capaci di proiettarsi fuori del contesto e, nei toni del dramma, della tragedia, della metafora, riflettere su temi salienti della contemporaneità, dei suoi antecedenti, dei suoi sviluppi” (Evangelisti, 2008), comunità e transmedialità sono uno dei requisiti del New Italian Epic, le cui opere risultano “avvolte da una nube quantica di omaggi, spin-off e narrazioni laterali: racconti scritti da lettori (fan fiction), fumetti, disegni e illustrazioni, canzoni, siti web, addirittura giochi in rete o da tavolo ispirati ai libri, giochi di ruolo coi personaggi dei libri e altri contributi dal basso alla natura aperta e cangiante dell’opera” (Wu Ming 1, 2008), è difficile pensare a un autore con più diritto di essere associato al filone.
Dai giochi di ruolo (Il mondo di Eymerich della Wild Boar Edizioni, pubblicato nel 2007) ai videogiochi (Nicolas Eymerich, Inquisitore: La Peste, prodotto nel 2012 da Ticonblu), passando per gli adattamenti radiofonici prodotti da Rai Radio 2 (tre tra il 1998 e il 2001), i fumetti (La furia di Eymerich, sceneggiato dallo stesso Evangelisti e disegnato da Francesco Mattioli per Mondadori, 2003; o l’adattamento di Jorge Zentner per i disegni di David Sala prodotto in Francia tra il 2003 e il 2007) e il cinema (il mediometraggio Evangelisti’s RACHE diretto da Mariano Equizzi nel 2003 e successivamente rielaborato in RACHE – GENESI nel 2007), le reinterpretazioni di Eymerich sono innumerevoli e mettono a dura prova gli sforzi del sito ufficiale di tenere traccia di tutte.

Contro ogni potere, sempre
In ultima istanza, Evangelisti è stato sempre un indagatore della realtà, di cui ha cercato di far emergere attraverso le sue trame e le vicende dei suoi personaggi le contraddizioni, spesso mascherate da dogmatismi, preconcetti e menzogne costruite ad arte. Per il lettore più attento, il suo impegno sociale non è una novità degli ultimi romanzi, come non lo è il suo interesse per i meccanismi del potere o per le gerarchie e le dinamiche profonde del capitalismo. Sono tutti elementi che ritroviamo fin dai primissimi capitoli di Eymerich, dagli USA disgregati de Il mistero dell’inquisitore Eymerich al rapporto di forze tra la RACHE (dalla contrazione di RassenChemie, chimica della razza) e l’EuroForce, la milizia al servizio dell’EuroBank tedesca, che imbastiscono nel racconto O Gorica Tu Sei Maledetta (1995), una guerra senza esclusione di colpi, combattuta servendosi anche di mutanti e creature assemblate da pezzi di cadaveri, a uso e consumo dello share televisivo, per poi unire le forze contro un nemico comune in Picatrix. La scala per l’inferno (1998). In fondo sono facce di un’unica moneta, la stessa che scatena carneficine in teatri di guerra ai margini del mercato globale, perché non può ammettere alternative, divergenze o deviazioni che ne mettano in discussione l’egemonia.
È anche per questa lucidità critica, per questa capacità di scrutare tra le crepe della realtà per gettare luce sulla vera natura delle dinamiche che vediamo svolgersi davanti ai nostri occhi, che la scomparsa di Valerio Evangelisti rappresenta una perdita immensa per tutto il panorama culturale italiano e non solo. E sempre per questo la lettura (e le riletture) dei suoi libri potrà lenire solo in parte il dolore che unisce la comunità degli appassionati.

Letture
  • Autori vari., Tutti i denti del mostro sono perfetti, Mondadori, Milano, 1997.
  • Cristina Donati, Intervista a Valerio Evangelisti, in Fantasy Magazine, 7 gennaio 2010.
  • Valerio Evangelisti, Sito ufficiale. Bibliografia.
  • Valerio Evangelisti, O Gorica Tu Sei Maledetta, in Fantascienza.com, 15 ottobre 1996.
  • Valerio Evangelisti, Cherudek, Mondadori, Milano, 1997.
  • Valerio Evangelisti, Metallo urlante, Einaudi, Torino, 1998a.
  • Valerio Evangelisti, Il mistero dell’inquisitore Eymerich, Mondadori, Milano, 1998b.
  • Valerio Evangelisti, Alla periferia di Alphaville: interventi sulla paraletteratura, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli, 2001.
  • Valerio Evangelisti, Antracite, Mondadori, Milano, 2004.
  • Valerio Evangelisti, Black Flag, Einaudi, Torino, 2002.
  • Valerio Evangelisti, Sotto gli occhi di tutti: ritorno ad Alphaville, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli, 2004a.
  • Valerio Evangelisti, Nicolas Eymerich, inquisitore, Mondadori, Milano, 2004b.
  • Valerio Evangelisti, Noi saremo tutto, Mondadori, Milano, 2004c.
  • Valerio Evangelisti, Periferia di Alphaville. 23,25 ora oceanica, in Carmilla on line, 8 giugno 2006a.
  • Valerio Evangelisti, Picatrix. La scala per l’inferno, Mondadori, Milano, 2006b.
  • Valerio Evangelisti, Distruggere Alphaville, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli, 2006c.
  • Valerio Evangelisti, La luce di Orione, Mondadori, Milano, 2007.
  • Valerio Evangelisti, Literary Opera, in L’Unità, 6 maggio 2008.
  • Valerio Evangelisti, One Big Union, Mondadori, Milano, 2012.
  • Valerio Evangelisti, Gocce nere, CentoAutori, Napoli, 2016.
  • Francesco Forlani, Intervista a Valerio Evangelisti, in DoppioZero, 22 ottobre 2018.
  • Serge Quadruppani, Noi non siamo niente, siamo tutto!, in Jacobin Italia, 27 aprile 2022.
  • Silvio Sosio, Valerio Evangelisti: la fantascienza è il genere più completo e più duttile, in Fantascienza.com, 28 aprile 2022.
  • Carmine Treanni, Addio Magister, in Fantascienza.com, 15 maggio 2022.
  • Wu Ming 1, New Italian Epic. Memorandum 1993-2007: narrativa, sguardo obliquo, ritorno al futuro, Wu Ming Foundation, 2008.