In che direzione viaggia la diciannovesima edizione del Trieste Science+Fiction Festival? Anche quest’anno le mete sono numerose ed eterogenee, puntando dritto ai luoghi classici della fantascienza, dell’horror e del fantastico in generale. Presenti all’appello tutte le voci chiave del repertorio di genere, scenari apocalittici, relazioni uomo-macchina, distopie, mutazioni, intelligenze artificiali, alterazioni della realtà, mondi lontani, invasioni, mostruosità assortite e via dicendo: l’ignoto e l’avventura tout court. È sufficiente dare uno sguardo alle proposte in programma per rendersene conto.
Anche quest’anno le varie tessere della manifestazione triestina vanno a comporre un mosaico collaudato. La selezione ufficiale presenta tre concorsi internazionali: il Premio Asteroide, competizione internazionale per il miglior film di fantascienza di registi emergenti a livello mondiale, e i due Premi Méliès d’argento della European Fantastic Film Festivals Federation per il miglior lungometraggio e cortometraggio di genere fantastico europeo. La sezione Spazio Italia ospita il meglio della produzione nazionale, Sci-Fi Classix è dedicata ai classici del genere, e gli Incontri di Futurologia sono focus su scienza e letteratura, in collaborazione con le istituzioni scientifiche del Sistema Trieste, e la consegna del premio alla carriera ad un maestro del fantastico. Quest’ultima sezione include anche una serie di docufilm in tema (quest’anno sono sei). Al programma principale vanno aggiunti diversi eventi, anche musicali.
Passando rapidamente in rassegna i tredici lungometraggi in competizione, si conferma l’ampia varietà di sottogeneri e temi che caratterizza la manifestazione.
A iniziare dal tragico Aniara di Pella Kågerman e Hugo Lilja, tratto dall’omonimo romanzo del premio Nobel per la letteratura (1974) Harry Martinson. Storia di un viaggio previsto di poche settimane e che invece, in seguito a un incidente, si trasforma in un errare infinito, con tanto di AI sensibile (il romanzo è del 1956, precorrendo non poco Hal 9000), di catastrofe ecologica sullo sfondo e deriva umana che precede parimenti con quella dell’astronave. Il collasso di un ecosistema è lo scenario della vicenda narrata in Last Sunrise di Wen Ren, che segna un nuovo passo avanti della sci-fi Made in China, ormai affermatissima sul fronte letterario, grazie soprattutto alle storie (e ai premi ricevuti) di Liu Cixin, e che conferma anche la sensibilità degli autori cinesi verso i temi della sostenibilità e dell’ambiente. Qui, la sparizione del Sole fa precipitare nel caos una società futura basata sull’energia solare. Spazio anche per avventure nella realtà virtuale (Jesus Shows You the Way to the Highway di Miguel Llansó), per il drama film legato ad androidi troppo umani, rilanciando l’interrogativo sulla loro capacità di soffrire (I Am REN di Piotr Ryczko) e ancora un ritorno al cospirazionismo doc con il sequel di Iron Sky, ovvero Iron Sky: The Coming Race di Timo Vuorensola e ai soldati/mutanti (incrocio di uomini e maiali) in azione nel film di Valeri Milev, Bullets of Justice. Fanno la loro parte anche mostri (After Midnight di Jeremy Gardner e Christian Stella, Sea Fever di Neasa Hardiman), entità oscure (In the Trap di Alessio Liguori), freaks (l’uomo invisibile di L’angle mort di Pierre Trividic e Patrick Mario Bernard, la medium nella comedy Extra Ordinary di Mike Ahern e Enda Loughman, l’uomo con superpoteri di Code 8 di Jeff Chan) e l’horror schietto di The Curse of Valburga diretto da Tomaû Gorkic.
Little Joe di Jessica Hausner è il lungometraggio fuori concorso inaugurante la 19ª edizione del Trieste Science+Fiction Festival.
Una pluralità ribadita dai nove titoli fuori concorso e proprio uno di questi aprirà ufficialmente il festival. Si tratta dell’inquietante Little Joe dell’austriaca Jessica Hausner. Storia di una ricercatrice che crea un fiore rosso con particolari proprietà terapeutiche: rende felice chi lo possiede. In realtà, la pianta non è proprio innocua. Echi lontani dei trifidi di John Wyndham sembrano riecheggiare. In programma anche il sequel di Terminator nel quale si terminano gli episodi 3, 4 e 5 e si riparte da Terminator 2 – Il giorno del giudizio. con il ritorno in grande stile di Linda Hamilton e Arnold Schwarzenegger. Titolo: Terminator: Destino Oscuro. Strizza l’occhio alla musica e al cinema degli anni Ottanta il mediometraggio Blood Machines di Seth Ickermann, storia di un’AI che fugge dalla sua astronave per poi trasformarsi in un fantasma femminile che sfiderà i due cacciatori di taglie che la inseguono. Non poteva mancare un affondo tra i morti viventi e sarà proprio il sequel di Benvenuti a Zombieland a chiudere la manifestazione. Il nuovo lungometraggio, Zombieland: Double Tap, rivede all’opera lo stesso regista, Ruben Fleischer e i medesimi sceneggiatori.
Altro film fuori concorso in programma è Terminator: Destino oscuro di Tim Miller che vede il ritorno di Sarah Conmor (Linda Hamilton) e non solo…
Presenze inquietanti (Ghost Town Anthology di Denis Côté), manipolazioni della carne di cronenberghiana memoria (Depraved di Larry Fessenden e Rabid di Jen and Sylvia Soska), droghe e alterazioni (Bliss di Joe Begos) e l’animazione del fiabesco Le voyage du prince di Jean-François Laguionie e Xavier Picard completano il quadro d’insieme, che se appare già sufficientemente variegato, si fa ancor più diversificato nella selezione ufficiale dei cortometraggi che prevede tre programmi e un focus: il Fantastic Shorts (sette corti), il concorso per il miglior cortometraggio europeo Méliès d’argent (venti titoli), Spazio Italia (dieci corti) e il focus speciale sui corti di fantascienza prodotti in Polonia (sei corti) curato dai selezionatori del Zubroffka International Short Film Festival. Il tutto per un totale di quarantuno storie che non si fanno mancare nulla: apocalissi, robot, distopie, fisica quantistica, realtà aumentata, regno dei morti, anime digitalizzate e via di questo passo.
Una selezione all’insegna del cult
Complice una serie di anniversari, a sua volta, la sezione Sci-Fi Classix vanta un pugno di titoli memorabili, che a vario titolo hanno scritto capitoli e paragrafi rilevanti nella storia del cinema di genere. A iniziare dal compleanno del più giovane del mazzo, il ventenne Matrix (1999), firmato dagli allora Andy e Larry Wachowski, cult movie per il quale si sono scomodati maître à penser come Jean Baudrillard e Slavoj Žižek, che hanno riflettuto sulle tematiche e sulle implicazioni teoriche sollevate dal film, a partire dall’indistinzione tra reale e virtuale. Altro genere, medesimo status di film imperdibile è Society – The Horror (1989), opera prima di Brian Yuzna (nel suo carnet poi film come Beyond Re-Animator, The Dentist, Il ritorno dei morti viventi 3, Rottweiler, Beneath Still Waters – Dal profondo delle tenebre), un vero maestro del genere horror-splatter che sarà anche presente alla proiezione della pellicola, restaurata in occasione del trentennale, che ancora oggi stupisce per la spettacolarità degli effetti speciali realizzati ovviamente senza l’ausilio della computer graphics e per lo shock visivo dell’orgiastico bagno di sangue finale.
Yuzna sarà presente alla manifestazione in veste di Presidente della giuria del Premio Asteroide, il riconoscimento internazionale che ogni anno il festival dedica al miglior film di science-fiction e fantasy in concorso.
Sono anche i quarant’anni di Star Trek (1979) di Robert Wise, il primo dei lungometraggi che hanno ri/dato vita alla serie che di tòpoi del genere ne ha da vendere. Incluso nel programma, vede così il ritorno di Nimoy a Trieste dopo il bel docufilm dedicatogli dal figlio Adam (For the Love of Spock) incluso nel programma dell’edizione 2016.
Un super condensato di storia del cinema di fantascienza nella sezione Sci-Fi Classix.
Quarant’anni li compie anche un autentico vintage in tutti i sensi (sarà proiettata una rara copia d’epoca 35mm proveniente dalla Cineteca di Bologna) della fantascienza cinematografica italiana: The Humanoid del regista fiumano Aldo Lado, film (firmato con lo pseudonimo di George B. Lewis) che vanta anche una colonna sonora firmata da Ennio Morricone. Uno dei diversi prodotti nati sull’onda del successo planetario di Star Wars, come Starcrash – Scontri stellari oltre la terza dimensione di Luigi Cozzi riproposto nell’edizione 2018 del TSFF. Regista di culto degli anni Settanta di thriller/horror all’italiana, come Chi l’ha vista morire? e La corta notte delle bambole di vetro, anche Lado sarà presente alla manifestazione.
Il magnifico sei della selezione è a dir poco un film epocale: Alien (1979) di Ridley Scott. Basterebbe pensare al nitore della USS Enterprise confrontandola con la penombra, il caos degli interni, l’umidità degli ambienti del Nostromo per capire quanto lontano andò Scott, infrangendo le regole del genere. A risplendere nelle tenebre c’è in realtà solo Esso, l’Alieno, che, come annota l’androide Ash, è “Un perfetto organismo. La sua perfezione è strutturale … Non offuscato da coscienza, rimorsi, o illusioni di moralità”. I festeggiamenti per il compleanno di questo colossale masterpiece prevedono anche la proiezione di un documentario, Memory: The Origins of Alien di Alexandre O. Philippe, incluso nella sezione Futurologia. A partire da materiali inediti appartenuti allo sceneggiatore Dan O’Bannon e al visionario artista svizzero H.R. Giger, il documentario svela le molteplici fonti d’ispirazioni del film, dalla mitologia greca ed egizia ai fumetti underground, dalla letteratura di Howard P. Lovecraft all’arte di Francis Bacon.
Il documentario, Memory: The Origins of Alien di Alexandre O. Philippe è incluso nella sezione Futurologia.
Nella sezione Sci-Fi Classix è stato incluso anche Starship Troopers (1997) di Paul Verhoeven, tratto dal romanzo di Robert H. Heinlein, autentica antologia di virtù e difetti della classica sci-fi dell’età dell’oro. Il motivo è presto spiegato. Gli implacabili insetti giganti contro cui combatte e si fa macellare la fanteria dello spazio furono creati da un autentico mago degli effetti speciali: Phil Tippett. È lui ad aggiudicarsi quest’anno il Premio Asteroide alla carriera. A rendergli omaggio c’è il documentario Mad Dreams and Monsters di Alexandre Poncet e Gilles Pens, porta d’accesso al mondo delle meraviglie create da Tippett. Il vincitore di due Oscar per gli effetti speciali (Il ritorno dello Jedi e Jurassik Park) sarà anche ospite della manifestazione.
La sezione Futurologia conta altri quattro documentari. La parte del leone la fanno le intelligenze artificiali, a cui sono dedicati due lavori: Hi, AI di Isa Willinger, dedicato al tema delle relazioni con i robot da compagnia e I Am Human di Taryn Southern ed Elena Gaby, che racconta i casi reali di tre cyborg, ovvero di persone che in seguito a gravi disturbi neurologici (paraplegia, morbo di Parkinson e cecità in tarda età) hanno subito dei trattamenti chirurgici con inserimento di elettrodi. Cervelli potenziati, postumano. Bisognosa di cure è di certo anche la Terra, e il docufilm L’homme a mangé la terre di Jean-Robert Viallet è un prezioso quanto tragico documento di come la civiltà industriale si sia letteralmente trangugiata il pianeta e di come si sarebbe potuta intraprendere un’altra direzione. Alla ricerca del tempo perduto è invece la variegata e visionaria comunità steampunk che con i suoi quattro milioni di “militanti” è qualcosa di più di un mero fenomeno di folclore postmoderno. Racconta tutto Annie Deniel in Steampunk Connection, viaggio in compagnia di alcuni protagonisti di questa scena. Tutti fuori dal comune, naturalmente.
Alla scoperta di una comunità di visionari e delle sue invenzioni: il documentario Steampunk Connection di Annie Deniel.
Il lato festoso della Luna
Infine, tra gli eventi spicca il pacchetto dedicato a un altro anniversario: l’allunaggio. Posto d’onore negli Space Talks del festival a Tito Stagno che seguì e annunciò passo passo l’evento e che ricorderà la leggendaria telecronaca. In calendario anche la sonorizzazione dal vivo di Luca Baldini del film Moon di Duncan Jones e tra gli incontri previsti nell’ambito di Futurologia, The space cabinet of curiosities con Luca Cableri, direttore della galleria d’arte Theatrum Mundi e Ivan Cenzi, esploratore del perturbante e collezionista di curiosità, verterà proprio sul rapporto dell’uomo con il cosmo e la Luna in particolare. Dirà la sua anche il corto d’animazione Louis & Luca – Mission to the Moon del norvegese Rasmus A. Sivertsen e il concerto dell’XY Quartet, jazzisti innamorati della space age che riprenderanno il loro album Orbite arricchito dalle immagini d’epoca trattate e manipolate in tempo reale dal videoartista Claudio Sichel per uno spettacolo multimediale che mescola le composizioni del quartetto dedicate ad astronauti e cosmonauti (da Yuri Gagarin e John Glenn a Malcolm Carpenter e Valentina Tereshkova) a immagini d’archivio degli enti spaziali. Si conclude così il viaggio iniziato lo scorso anno con la proiezione in anteprima a Trieste di First Man – Il primo uomo di Damien Chazelle. Si conclude e si riparte: la base di lancio del Trieste Science+Fiction Festival è trafficatissima.