In missione da sessant’anni:
si innalza in volo TS+FF 2023

Trieste Science+Fiction Festival
Ventitreesima edizione
Trieste 27 ottobre – 1 novembre 2023
Proiezioni in sala:
Politeama Rossetti
Teatro Miela
Online:
MYmovies.it

Trieste Science+Fiction Festival
Ventitreesima edizione
Trieste 27 ottobre – 1 novembre 2023
Proiezioni in sala:
Politeama Rossetti
Teatro Miela
Online:
MYmovies.it


Sarà anche apocrifa, ma la celebre battuta di Fruttero e Lucentini (“un disco volante non può atterrare a Lucca”) si è conquistata fama e autenticità. Eppure, oltre a non essere confermata, o quantomeno male interpretata, era anche smentita dai fatti, fatta eccezione per un piccolo errore geografico, perché giocando di metafora, oggetti sconosciuti più o meno volanti ne vennero avvistati un bel po’ in Italia, ma a Trieste e non nella cittadina toscana. Era l’estate (stagione propizia agli incontri ravvicinati) del 1963, per la precisione il sei luglio, quando esordì il Festival Internazionale del Film di Fantascienza di Trieste, la prima manifestazione dedicata al cinema di genere in Italia e tra le primissime in Europa. In quell’occasione sul Piccolo, il quotidiano del capoluogo giuliano, si scrisse con giustificato orgoglio “Il futuro comincia stasera al Castello di San Giusto”. Il Festival proseguì fino al 1982 tenendosi nel mese di luglio nel Cortile delle Milizie del Castello di San Giusto. Rinacque vent’anni dopo ribattezzato Trieste Science+Fiction Festival, cambiando sede e periodo dell’anno, curato da allora da La Cappella Underground. Per celebrarne i sessant’anni, il Comune di Trieste in co-organizzazione con La Cappella Underground riporta la science-fiction al Castello di San Giusto con la mostra Alabarde Spaziali. 60 anni di Festival e Fantascienza a Trieste (16 settembre 2023 al 4 febbraio 2024), che ripercorre la storia del Festival tra scatti d’epoca e fotobuste originali dei film che ne hanno fatto la storia, una galleria video dedicata al cinema sci-fi, costumi di scena e memorabilia assortite. Alle radici del Festival e della città rimanda anche l’immagine dell’edizione 2023 disegnata da Gigi Cavenago, già autore per Dylan Dog di alcune copertine e collaboratore di Sony Pictures e Netflix per serie e film d’animazione. Come ha dichiarato lo stesso Cavenago:

“Nell’illustrazione tornano gli incrociatori spaziali nei cieli della roccaforte di San Giusto, storica sede del Festival di Fantascienza degli anni ‘60. Ad aspettarli un avamposto dei nuovi abitanti di una Terra futuristica, che tengono alta l’alabarda, vessillo della città di Trieste”.

Un ritorno al futuro in salsa giuliana, insomma, per questa edizione, la seconda che vede la direzione artistica affidata ad Alan Jones e che, sempre a proposito di radici, ha in calendario anche quest’anno un programma eterogeneo, non lasciando inesplorato nessun filone narrativo di genere, dalla più classica sci-fi d’azione, all’horror, dal disaster movie alla commedia, dalle distopie d’ogni tipo al fantastico tout court. Classica la ripartizione in varie sezioni delle opere in concorso ai vari premi, ai classici e alle novità non in gara, con film italiani e internazionali, documentari scientifici e cortometraggi. Il programma 2023 si articola in settantacinque film selezionati nel panorama mondiale, per i tre concorsi principali: il Premio Asteroide e i due concorsi Méliès d’argent della MIFF, la federazione europea Méliès dei festival di cinema fantastico (Méliès International Festivals Federation), ai quali quest’anno si aggiungono anche il Premio della Critica Italiana SNCCI – Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani, riservato alle opere prime, e il Premio Event Horizon – INAF con cui l’Istituto Nazionale di Astrofisica premia il lungometraggio presentato al festival che meglio affronta sul piano narrativo squisitamente filmico temi particolarmente rilevanti e innovativi nel campo della scienza.

L’immagine del festival è stata disegnata da Gigi Cavenago.

Detto dei premi, ecco chi se li contenderà assieme a una serie di opere fuori concorso che vedono scendere in campo un catalogo pressoché completo del repertorio fantastico, a iniziare da zombi, alieni e altre creature mostruose spesso poco amichevoli, a iniziare da quello che appare/si cela nel terzo horror firmato da Federico Zampaglione che vede protagonista Claudia Gerini (saranno presenti al festival). Storia di antichi quadri e maledizioni, il lungometraggio si intitola The Well. Zombie genuini invece in We Are Zombies di RKSS, commedia sui morti viventi basata sul fumetto fanta-horror di culto Les Zombies qui ont mangé le monde di Jerry Frissen e Guy Davis. Altrettanto non morti e male intenzionati sono gli zombie di Herd, film di Steven Pierce. Protagonista una donna che si ritrova nella sua città natale intrappolata tra un’epidemia zombie e le milizie in guerra. Creatura da evitare è anche quella che si annida nel profondo di una miniera di carbone nel nord della Francia. È l’antico mutante protagonista di The Deep Dark di Mathieu Turi. C’è da stare alla larga pure da Maria Black, pornostar di mestiere prima di morire durante le riprese di un film per via di un incidente presto insabbiato. Lei, però, fa parte di un cosiddetto “Progetto Metropolis” e muore dalla voglia di vendicarsi. Il titolo è semplicemente Maria e il regista è Gabriel Greco.
Sopra le righe si preannuncia invece How to Kill Monsters di Stewart Sparke. Qui l’eroina di turno, per tornare a casa sana e salva, Jamie deve allearsi con poliziotti inesperti fuorilegge e fare a pezzi un intero esercito di mostri. Feroce è anche il serial killer che si aggira per i night club Amsterdam a caccia di giovani vittime. Il film è We Are Animals di Thijs Bouman.
Alieni invasori poi in La guerra del Tiburtino III della regista Luna Gualano. Gli exatrerrestri arrivano su un piccolo meteorite che cade nell’estrema periferia romana. Il ruolo di salvatore del pianeta toccherà a Pinna, figlio di uno spacciatore, e all’improbabile brigata che allestisce. A essere ostili non sono soltanto creature ed entità maligne, ma anche oggetti, come lo strano manufatto su cui indaga la protagonista di Monolith, film di Matt Vesely. Horror anche in animazione con The Weird Kidz di Zach Passero. Cinema d’animazione che viene proposta anche da Jérémie Périn nel suo Mars Express, noir avventuroso in 2D e 3D.

Il ritorno di Federico Zampaglione al cinema di genere horror: The Well.

Fra tante mostruosità c’è spazio anche per la commedia e vicende sentimentali, come racconta Molli and Max in the future di Michael Lukk Litwak, storia di una relazione intergalattica lunga dodici anni, tra quattro pianeti e tre dimensioni. Strani incontri ravvicinati si verificano in un’altra comedy, Jules di Marc Turtletaub, con il premio Oscar Ben Kingsley, nei panni di un uomo che vive una vita tranquilla cittadina della Pennsylvania occidentale, la cui esistenza viene sconvolta quando un disco volante e l’extraterrestre che lo pilota si schiantano nel suo giardino. Molte altre delle opere in calendario vertono invece su temi intorno a cui il dibattito contemporaneo è sempre più intenso: intelligenza artificiale, ecologia (e distopie correlate), identità/memoria, corpo mortale/immortalità. Simulant di April Mullen per esempio racconta di un futuro che ha visto sfumare il confine tra uomo e macchina e degli ibridi, denominati appunto Simulanti, sono identici agli esseri umani e devono sottostare al volere degli esseri umani. Uno di loro decide di eliminare le restrizioni (l’onda lunga delle tre leggi della robotica asimoviana) sui propri pensieri e capacità, innescando la rivolta delle intelligenze artificiali.

Avventure nell’aldilà
In The Beast di Bertrand Bonello l’intelligenza artificiale regna sovrana, le emozioni umane sono una minaccia e per sbarazzarsene, la protagonista Gabrielle deve purificarsi il dna, rivivendo le sue vite passate. In Restore Point di Robert Hloz storia ambientata nella Praga del 2041, invece, in caso di morte innaturale, ogni persona viene riportata in vita attraverso la tecnologia del Restore Point. L’aldilà è protagonista anche di Creep Box di Patrick Biesemans. Qui, partendo da reali innovazioni nel campo delle intelligenze artificiali e in ambito tecnologico, il film vede protagonista un ingegnere che riesce a decifrare i “sussurri” di chi è appena deceduto, incamminandosi in un sentiero sempre più oscuro. Viaggio nel dopo morta anche per i due protagonisti di Pandemonium di Quarxx, sorta di peregrinazione dantesca nel cuore dell’Inferno. The Last Spark of Hope di Piotr Biedroń punta il dito invece sui disastri provocati dai mutamenti climatici e sull’AI con un film post-apocalittico che mostra un mondo devastato e il conflitto tra una sopravvissuta umana (forse l’ultima) e il suo robot. Altrettanto fa A Million Days di Mitch Jenkins, ambientato in un futuro prossimo in cui la Terra è al collasso ecologico e la sopravvivenza dell’umanità dipende dalla capacità di diventare una civiltà interplanetaria.

Ufo Sweden del collettivo Crazy Pictures.

Corpi virtuali invece per le protagoniste (madre e figlia) di My Mother’s Eyes di Takeshi Kushida. Temi che ricorrono e si intrecciano, magari restano in sottofondo privilegiando il sotto genere che interpretano e a quest’area meno catalogabile appartengono diverse opere in programma. Strane cose e strani fatti si verificano per esempio in Ufo Sweden del collettivo Crazy Pictures. La verità è sempre là fuori ma in Svezia… Uno zibaldone sci-fi è invece From the End of the World di Kaz I Kiriya, tra samurai, attacchi nucleari, grimori, viaggio nel tempo con al centro una piccola eroina e un suo sogno. Taglio radicalmente diverso quello di Graham Hughes che in Hostile Dimensions torna dopo Death of a Voggler a esplorare le potenzialità del mockumentary tuffandosi nel multiverso. Un thriller a modo suo che vede due documentaristi attraversare dimensioni alternative, affrontando incubi di ogni sorta per scoprire la verità che si cela dietro la scomparsa di un graffitaro che sembra essere svanito nel nulla. Woken di Alan Friel vede al centro della vicenda una giovane, Anna, senza memoria dopo un incidente vive con persone di cui non sa nulla.  Scoprirà che la razza umana è vicina all’estinzione e cercherà di fuggire dagli sconosciuti che la tengono prigioniera. Si torna nello spazio con The Moon di Kim Yong-hwa storia della prima missione lunare di un equipaggio coreano si conclude disastrosamente e altrettanto accade nel secondo tentativo. Si cercherà di salvare l’unico sopravvissuto. Un cortocircuito temporale fa da leitmotiv nel film River di Junta Yamaguchi: al Japanese Fujiya Inn, il personale e gli ospiti si trovano improvvisamente in un loop temporale in cui tutto ritorna a come era due minuti prima. Il mistero, il pericolo e la morte in un mondo preda di una pandemia letale, si aggirano invece fuori dalla foresta dove si incontrano i due giovani protagonisti di M di Vardan Tozija. Temi, figure, situazioni e scenari che si ripropongono altrettanto assortiti nelle due dozzine di cortometraggi

Il mockymentary Hostile Dimensions di Graham Hughes.

La sezione Sci-Fi Classix quest’anno sfodera un paio di blockbuster da novanta firmati da Steven Spielberg: A.I. – Intelligenza artificiale (2001) e Jurassic Park (1993), film che non necessitano certo di ulteriori cenni, salvo aggiungere che il tema dell’IA si è fatto ancora più concreto e spinoso nella vita quotidiana e che la presenza dei dinosauri nell’immaginario è sempre salda e vivace. Entrambi sono in versione restaurata. Più addietro nel tempo, autentici film d’epoca, nel senso di un’altra era della fantascienza, sono altri due film in programma. Il primo, anch’esso in versione restaurata, X: The Man With the X-Ray Eyes (1963) di Roger Corman, da noi noto come L’uomo dagli occhi a raggi X, si aggiudicò per primo il premio Astronave d’argento nel 1963. Un film che mostrava seduzione e rischio in agguato nei tentativi di andare oltre i limiti dell’umano. Se ne parla ancora oggi sotto la voce postumano. Il secondo Gosti iz galaksije (1981), ovvero I visitatori della galassia arcana (versione restaurata) per la regia di Dušan Vukotić, coproduzione delle allora Iugoslavia e Cecoslovacchia, si aggiudicò il Premio della Giuria al XIX Festival Internazionale del Film di Fantascienza, il nome del festival all’epoca come si è detto sopra. Al film lavorò anche l’immaginifico Jan Švankmajer che creò Mumu, un pet alieno.

Pellicole e locali di culto
Il vero cult recuperato per l’occasione è però Dont’t Look Now (1973) di Nicolas Roeg, sciaguratamente proposto al pubblico italiano con il titolo A Venezia…; un dicembre rosso shocking (versione restaurata), una pietra miliare del cinema di quel decennio e non solo britannico. Nei panni dei due personaggi protagonisti Julie Christie e Donald Sutherland, che sfoggiarono interpretazioni superlative. La colonna sonora segnò l’esordio nella composizione delle musiche per il cinema di Pino Donaggio, che sarà presente al TS+FF.
La sezione vede anche due lavori di genere documentaristico, il primo girato da Ali Catterall e Jane Giles è dedicato alla storia del locale londinese Scala, grindhouse che restò aperto dal 1978 al 1993, ovvero dal post punk al pre digitale offrendo una programmazione che andava dai grandi classici alla sexploitation, dall’horror ai film di Kung fu e LGBTQ+, incluso il cinema d’autore ma quello di Pier Paolo Pasolini, Walerian Borowczyk, Russ Meyer, Derek Jarman e David Lynch. Cinema cavernoso e fatiscente, che rimbombava al passaggio dei treni della vicina metropolitana mentre in sala i gatti se ne andavano a zonzo, lo Scala scandalizzava ai tempi della signora Thatcher. Infine il declino, tra l’avvento delle nuove tecnologie e una causa legale disastrosa. Titolo: SCALA!!! Or, the incredibly strange rise and fall of the world’s wildest cinema and how it influenced a mixedup generation of weirdos and misfits.

William Shatner in You Can Call Me Bill di Alexandre O. Philippe.

Evento speciale dedicato a un ultraclassico sarà la sonorizzazione dal vivo del collettivo musicale Effetto Brama di Dr. Jekyll and Mr. Hyde (diretto da John Stuart Robertson nel 1920. Infine, You Can Call Me Bill di Alexandre O. Philippe, ritratto di un novantenne d’eccezione: William Shatner che racconta tutte le incredibili avventure che ha vissuto, prima fra tutte, ovviamente, quella che l’ha consegnato al mito nei panni del capitano Kirk. Altri tre documentari in programma, ma non in concorso. Il primo è The UFO’s of Soesterberg di Bram Roza, che racconta un misterioso avvistamento avvenuto nel 1979 sopra la base aerea di Soesterberg nei Paesi Bassi. Il secondo è Solaris mon amour di Kuba Mikurda realizzato con materiali d’archivio e ispirato a Solaris di Stanislaw Lem. Infine, Plastic Fantastic di Isa Willinger, dove si fa il punto sull’inquinamento dovuto alla plastica interpellando rappresentanti dell’industria di settore, gli scienziati ed eco-attivisti.
Molteplici le iniziative collaterali, a partire dai talk di Mondofuturo, il ciclo di incontri con divulgatori scientifici e scienziati sui temi del domani, dall’intelligenza artificiale alle imprese spaziali, dalla bioingenieria alla rivoluzione digitale. Una selezione dei film presentati in questa edizione sarà disponibile (dal 27 ottobre al 5 novembre) sulla piattaforma streaming SciFiClub.it, la piattaforma del Trieste Science+Fiction Festival dedicata al cinema fantastico, disponibile all’interno di MYmovies ONE.