Mezzo secolo di poesia è rappresentato, con tutti i limiti che comporta qualunque scelta antologica, nella rassegna curata da Tommaso Di Dio per i tipi de ilSaggiatore, Poesie dell’Italia contemporanea 1971-2021. Un’iniziativa monstre, unica nel suo genere, che supera anche i confini temporali (1960-2000) del ben più maneggevole volume einaudiano curato da Enrico Testa (cfr. Testa, 2005). Celebri antologie, come Poesia degli anni Settanta a cura di Antonio Porta, e Poesia italiana oggi di Mario Lunetta, si focalizzano su un decennio (o addirittura su un triennio, come La parola innamorata: i poeti nuovi 1976-1978, che curarono Giancarlo Pontiggia e Enzo di Mauro, o su determinate generazioni. In questo caso, ci troviamo, invece, di fronte a un magmatico florilegio (oltre mille pagine) di testi che si susseguono senza una classificazione stilistica, scanditi da sezioni storico-narrative. Scrive Di Dio:
“È assai probabile che non si sia mai scritta così tanta poesia come negli ultimi cinquant’anni” nota il curatore nell’introduzione, paragonando questa esuberante proliferazione letteraria a «un immane groviglio di ife».
Le ife sono le cellule vegetali e filiformi che formano il micelio, cioè il corpo vegetativo dei funghi. Forse è preferibile la metafora del cloud, proposta da Alberto Casadei (2018), o immaginare la poesia e il suo paesaggio editoriale come un immenso oceano che nasconde nelle profondità una vita sconosciuta, multicolore e multiforme, che solo pochissimi bravi e coraggiosi sub ci rivelano. E in attesa di nuove antologie del sommerso, che regalino al lettore specie sconosciute, nuovi pianeti e stelle, non resta che constatare, come fa il curatore, la cosmica vastità del panorama poetico:
“Avvicinarsi alla poesia contemporanea significa fare i conti con un multiverso di forme che ha del vertiginoso e dello sbalorditivo insieme. La poesia è divenuta nel giro di un secolo e mezzo -dalla fine delle poetiche normative e l’inizio della libertà costruttiva del verso- una riserva di linguaggio praticamente senza limiti. […] Ho provato a dare forma a una narrazione della poesia contemporanea in cui la funzione autore non è più la soluzione di continuità fra una sezione e un’altra. Ho diviso allora l’arco di tempo che ci separa dagli anni settanta in cinque sequenze, una per ciascun decennio (1971-1980, 1990-1999, 2000-2009, 2010-2021) all’interno delle quali, disposti secondo la cronologia di pubblicazione, troverete per ogni anno – e liberamente ordinate da me – le poesie che mi sono sembrate più significative tra quelle edite nel periodo di riferimento”.
Le cinque sequenze hanno titoli più suggestivi sul piano poetico/narrativo che utili a livello didattico: “la grande deriva” (1971-1979); “Allegorie, miti e mutamenti” (1980-1989); “lo spettatore immobile” (1990-1999); “conglomerati e dispersioni” (2000-2009); “una fede in niente ma totale” (2010-2021). Sono precedute da un’introduzione nella quale il curatore contestualizza storicamente i poeti commentandone alcuni testi. Paesaggi storico-stilistici la cui narrazione si dipana da alcuni eventi spartiacque: l’attentato di Piazza Fontana a Milano (12 dicembre 1969) e il crollo del palco di Castelporziano (1979) delimitano il primo periodo; il secondo decennio (1980-1989) è un paesaggio storico-sociale che ha come confini estremi l’uccisione di Aldo Moro (1978) e la strage di Bologna (2 agosto 1980). Il crollo del Muro di Berlino (1989) introduce negli anni Novanta, un periodo di cambiamenti epocali nel nostro paese, ma in realtà gattopardeschi: la strage di Capaci e via d’Amelio (22 maggio e 19 luglio 1992) a Palermo dove morirono Falcone e Borsellino, l’inchiesta Mani pulite, la discesa in campo di Berlusconi che inaugura la seconda Repubblica. Il primo decennio del nuovo Millennio si apre con l’attentato alle Torri Gemelle (11 settembre 2001) e si chiude con una pandemia (2020) i cui strascichi si prolungano anche su inizio ventennio (2021).
Assenze o rimozioni?
Abbandonato il criterio generazionale, quest’antologia, frutto di un lungo periodo di gestazione e lavoro (oltre dieci anni) non poteva non contemplare (è nella natura delle antologie) anche illustri assenze. Qualche esempio. Non c’è Paolo Ruffilli, poeta con una lunga produzione poetica, che dai primi anni Settanta (le prime raccolte sono del 1972 e 1973), arriva fino ai nostri giorni (Le cose del mondo di Paolo Ruffilli uscita nel 2020). Non troviamo voci come Mario Lunetta, autore fra l’altro di una celebre antologia della poesia degli anni Ottanta, ancora esemplare per la classificazione dei poeti: La tensione delle strutture, I veleni del giocoso, Tra intimismo e parola innamorata, e La metafora narrante.
Assenze importanti sono inoltre quelle di Maria Luisa Spaziani (1922-2014), Roberto Carifi (nato nel 1948), Roberto Deidier (classe 1965, ha cominciato a pubblicare nel 1995), e Marco Tornar (1960-2015), e non troviamo nemmeno poeti più giovani, coetanei del curatore, (classe 1982), come Alfonso Maria Petrosino, ampiamente citato fra i poeti di ultima e penultima generazione da Paolo Giovannetti e Gianfranca Lavezzi (2010) e, fra gli zedders, Gabriele Galloni (1995-2020); è comunque presente Simone Cattaneo, poeta scomparso prematuramente come Galloni. Mancano infine i grandi poeti dialettali: Franco Loi o Tonino Guerra non fanno parte della poesia contemporanea italiana? Di Dio ne è cosciente:
“Non nascondo che l’impostazione che mi sono dato presenta anche diversi svantaggi e rischi e distorsioni. Innanzitutto, essere il solo curatore ha portato a una decisa arbitrarietà nella scelta dei testi… Un altro svantaggio è costituito dal grande numero di testi scelti che può condurre a una consultazione caotica del volume… ho dovuto rinunciare all’importante produzione poetica in dialetto, la cui assenza compromette senza dubbio il tentativo esaustivo del quadro. La scelta di togliere la poesia dialettale è stata necessaria, non solo per questione di spazio: il percorso diacronico, concentrandosi sulla lingua italiana, risulta sicuramente più coeso. […] Altrettanto dolorosa è stata la scelta di rinunciare a rappresentare l’interessante e varia scena della poesia visiva, così come ho scelto di non rappresentante pienamente gli autori di poesia orale che gravitano intorno ai poeti slam: non credo che il formato cartaceo di questo progetto sia adatto alla loro piena valorizzazione”.
Un’ampia fisarmonica di generazioni
Le antologie sono sempre divisive, anche quando non sono settarie, come avviene in nove casi su dieci soprattutto in Italia. Ma la completezza (l’esaustività) è un ideale più irraggiungibile dell’Iperuranio platonico. Non esiste un’antologia che non sia di parte e/o limitata dalle visuali personali, dai gusti e dalle conoscenze del curatore. Qui troviamo, dal punto di vista generazionale, una varietà notevole di poesia: dalle presenze numinose e da Walk of Fame di Eugenio Montale, Giorgio Caproni, Mario Luzi, Franco Fortini, Pier Paolo Pasolini, ai classici dello sperimentalismo (Elio Pagliarani, Nanni Balestrini, Edoardo Sanguineti), dagli onnipresenti Milo de Angelis e Maurizio Cucchi, ai meno noti Carlo Bordini, Paolo Gentiluomo, e Mariano Baino, autore del Fax Giallo. A proposito di oceanità-cosmovastità dell’offerta, già nel 2005, precisa Di Dio, nella prefazione all’antologia Parola plurale, dal titolo 1975-2005: odissea di forme,
“si parlava apertamente di come da tempo ormai (proprio dalla metà degli anni settanta), ci si trovasse in una dimensione di convivenza caotica fra scritture assai diverse […] E pensare che nel 2005, quando Parola plurale fu data alle stampe, si era ancora qualche anno prima dell’avvento in Italia dei social network (Facebook nasce nel 2004, ma è dal 2009 il suo exploit in Italia, mentre YouTube è nata proprio nel 2005) e della conseguente trasformazione che ha operato sulla vita sociale delle persone e anche quindi sul panorama letterario”.
Il lettore di questa nuova antologia della poesia contemporanea uscirà sulle prime un po’ frastornato, non tanto dall’abbondanza di testi (oltre 600), quanto dall’assenza di una bussola che permetta di orientarsi sulle coordinate stilistiche che caratterizzano la poesia degli ultimi cinquant’anni: l’introduzione e il saggio finale (Percorsi e intrecci) rivelano più le intenzioni del curatore che una mappatura minimamente rappresentativa (completa è impossibile) della poesia contemporanea: in un decennio come quello che va dal 1980 al 1989 troviamo in attività poeti novecenteschi già nel Pantheon della letteratura, nati tra gli anni Venti e Trenta, come Giorgio Caproni, Giovanni Giudici, Giovanni Raboni, Andrea Zanzotto, ma anche l’esordio (1980) di un giovane Valerio Magrelli (classe 1957) con Ora serrata retinae, un libro che sembra riportare un’atmosfera quasi apollinea dopo un decennio di forzature sperimentali.
È di questi anni anche l’attività di Gabriele Frasca, coetaneo di Magrelli, che possiamo definire come uno dei maggiori rappresentanti del neo-metricismo, del recupero (e della personale rielaborazione) di forme metriche tradizionali che trova nell’Ipersonetto (1978) di Andrea Zanzotto un illustre precedente. Frasca, Magrelli e Patrizia Valduga sono anche tre degli otto poeti antologizzati da Andrea Afribo nella sua raccolta Poesia contemporanea dal 1980 a oggi (cfr. Afribo, 2007) – gli altri cinque sono Fabio Pusterla, Umberto Fiori, Stefano dal Bianco, Antonella Anedda e Mario Benedetti –, a rappresentare quasi trent’anni di poesia: scelta radicalmente riduttiva. Tutti e otto questi poeti si ritrovano anche nell’antologia di Tommaso Di Dio.
Una carenza di dati anagrafici
Uno dei peccati veniali di questa nuova, corposa antologia, per molti versi innovativa, è la mancanza di minimi riferimenti anagrafici dei poeti. Proviamo, quindi, a colmare la lacuna riprendendo un saggio di Stefano Verdino (Appunti sulla poesia 1975-1990, cfr. Vincentini, 1991) che sviluppa e aggiorna la classificazione generazionale dei poeti contemporanei italiani: tutti gli autori che citiamo ora sono anche nell’antologia de ilSaggiatore tranne ovviamente quelli della prima e della seconda generazione (con l’eccezione di Montale). Dopo l’aureo tridente della poesia italiana (Giosuè Carducci, Giovanni Pascoli, Gabriele D’Annunzio), abbiamo la prima generazione dei poeti nati tra gli anni Ottanta e i Novanta del XIX secolo che esordiscono/pubblicano i primi libri entro i primi 15 anni del Novecento, con alcuni che proseguono e rimangono produttivi e influenti fino agli anni Cinquanta, come Corrado Govoni;
→ Alla prima generazione appartengono tra gli altri: Guido Gozzano (nato nel 1883), Arturo Onofri (1885), Dino Campana (1885), Clemente Rebora (1885), Camillo Sbarbaro (1888), Corrado Govoni (1884), Aldo Palazzeschi (1885), Giuseppe Ungaretti (1888), Umberto Saba (1883), Vincenzo Cardarelli (1887).
→ Una seconda generazione comprende poeti nati tra l’ultimo decennio del XIX secolo e i primi dieci anni del XX: ne fanno parte Eugenio Montale (1896), Salvatore Quasimodo (1901), Sandro Penna (1906), Leonardo Sinisgalli (1908), Cesare Pavese (1908), Alfonso Gatto (1909).
→ La terza generazione comprende i poeti nati tra 1910 e il 1920: per esempio, Attilio Bertolucci (1911), Giorgio Caproni (1912), Antonia Pozzi (1912), Vittorio Sereni (1913), Franco Fortini (1917). Tranne la Pozzi, sono tutti inclusi da Di Dio.
→ La quarta generazione comprende poeti nati tra il 1922 e il 1930 e include Piero Bigongiari, Giorgio Barberi Squarotti, Bartolo Cattafi, Giovanni Giudici, Giancarlo Maiorino, Alda Merini, Elio Pagliarani, Pier Paolo Pasolini, Maria Luisa Spaziani, Andrea Zanzotto.
→ La quinta generazione abbraccia poeti nati dal 1930 al 1941: fra i quali, Fernando Bandini, Nanni Cagnone, Franco Loi, Iolanda Insana, Attilio Lolini, Antonio Porta, Giovanni Raboni, Silvio Ramat, Amelia Rosselli, Edoardo Sanguineti, Adriano Spatola, Valentino Zeichen; generazione che debutta tra il 1956 (anno in cui esce Laborintus di Edoardo Sanguineti), e il 1965.
→ La sesta generazione (1944/1957-58) va da Dario Bellezza a Valerio Magrelli e Gabriele Frasca, e include autori come Antonella Anedda, Franco Buffoni, Roberto Carifi, Patrizia Cavalli, Giuseppe Conte, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Gianni D’Elia, Eugenio De Signoribus, Umberto Fiori, Alessandro Fo, Vivien Lamarque, Dante Maffia, Franco Marcoaldi, Roberto Mussapi, Renzo Paris, Umberto Piersanti, Paolo Ruffilli, Patrizia Valduga, Cesare Viviani, e altri), in esordio dal 1971 (anno di pubblicazione di Invettive e licenze di Dario Bellezza; mentre Il disperso di Cucchi esce nel 1976) alla metà degli anni Ottanta. Tutti i poeti qui citati, dalla quarta alla sesta generazione non mancano nella presente antologia (tranne poche eccezioni).
Con il nuovo Millennio, soprattutto dagli anni Dieci in poi, si fa più complessa la sovrapposizione generazionale, accelerata dai social network e più in generale dal web. Scrive Di Dio:
“Sarebbe difficile passare sotto silenzio i libri che in questi anni pubblicano alcuni autori, nati fra gli anni venti e quaranta del Novecento e affermati da tempo. Ma contemporaneamente, alcuni poeti che avevano esordito negli anni settanta trovano modo di pubblicare in questo stesso decennio alcuni fra i libri più importanti della loro produzione, che hanno contribuito a stabilizzare la loro poesia come punto di riferimento. Penso a libri come Ronda dei Conversi (2005) di Eugenio De Signoribus, Tema dell’addio (2005) di Milo De Angelis, Nel bosco del tempo (2005) di Giancarlo Pontiggia, Disturbi del sistema binario (2006) di Valerio Magrelli, Vite pulviscolari (2009) di Maurizio Cucchi Anche alcuni poeti che avevano esordito fra gli anni ottanta e novanta si fanno avanti con alcuni libri che segano un passaggio di maturità stilistica. Mi riferisco a Gian Mario Villalta che, messa da parte la notevole esperienza dialettale, pubblica Vedere al buio (2007), ma anche a Silvia Bre con il suo Le barricate misteriose (2001), oppure a Stefano Raimondi con un libro dedicato alla morte del padre, La città dell’orto (2022) e infine a Darwin (2009) di Luigi Trucillo”.
In questa fioritura, val la pena cogliere e apporre in chiusura questa poesia di Enrico Testa, A Edoardo Sanguineti, tratta da Ablativo (2013):
“Ci separano gli anni, la fine delle ideologie
e la vischiosa ideologia di questa fine
e ora le robinie in fiore nel parco
dell’ex manicomio di Quarto.
Dei nostri incontri e delle poche parole
(sempre cortesi e attente)
che in quelle occasioni ci scambiammo
(qui in corso Europa e poi in via Balbi a Genova,
a Bologna, a Pontignano, a Pisa)
non molto mi resta
se non il desiderio di dirle,
sommesso replicando,
che nel mondo oggi
(che lei vedeva ormai condiviso e uguale)
in realtà ci sono poi di globale
solo la rete, le armi e i poveri
e che (il legame è oscuro ma c’è)
i versi, se vuoti di ogni albagia
e ridotti quasi a patiti patemi del pathos
servono ancora.
A poco ma servono
anche se a chi e a cosa non so”.
- Andrea Afribo, Poesia contemporanea dal 1980 a oggi, Carocci, Roma, 2007.
- Gianni Alfano (a cura di), Parola Plurale, sessantaquattro poeti italiani fra due secoli, Luca Sossella, Roma, 2005.
- Alfonso Berardinelli, Franco Cordelli, Il pubblico della poesia, Castelvecchi, Roma, 2015.
- Alberto Casadei, Biologia della letteratura, ilSaggiatore, Milano, 2018.
- Maurizio Cucchi Stefano Giovanardi (a cura di), Poeti italiani del secondo Novecento, Mondadori, Milano, 2004.
- Paolo Giovannetti, Gianfranca Lavezzi, La metrica italiana contemporanea, Carocci, Roma, 2010.
- Mario Lunetta, Poesia italiana oggi, Newton Compton, Roma, 1981.
- Daniele Piccini (a cura di), La poesia italiana dal 1960 a oggi, Rizzoli Bur, Milano, 2005.
- Giancarlo Pontiggia, Enzo di Mauro, (a cura di), La parola innamorata. I poeti nuovi 1976-1978, Feltrinelli, Milano, 1978.
- Antonio Porta (a cura di), Poesia degli anni Settanta, Feltrinelli, Milano, 1979.
- Laura Pugno, Mappa immaginaria della poesia contemporanea, ilSaggiatore, Milano, 2022.
- Enrico Testa (a cura di) Dopo la lirica. Poeti italiani 1960-2000, Einaudi, Torino, 2005.
- Isabella Vincentini (a cura di), Colloqui sulla poesia, Edizioni Rai, Torino, 1991.