Uscito nel 1976, Quelle strane occasioni era un film a episodi, tre per la precisione, affidati alla regia di Luigi Comencini, Nanni Loy e Luigi Magni. La formula assai in voga nel cinema italiano, specie negli anni Sessanta, era prevalentemente utilizzata nella commedia di costume e si basava spesso su un’unità tematica con relativa serie di variazioni. Nell’ultimo episodio di Quelle strane occasioni, intitolato L’ascensore, Monsignor Ascanio, interpretato da Alberto Sordi, e l’avvenente Donatella, ovvero Stefania Sandrelli, si ritrovavano chiusi in ascensore in un torrido weekend di Ferragosto. Lui si stava recando in visita alla sua amante (proibita), una bellissima vedova (Beba Loncar), lei semplicemente tornava a casa, essendo un’inquilina del palazzo. Bloccati per diverse ore prima di essere liberati, si ritrovarono a passare a vie di fatto… accompagnati dalla musica di Piero Piccioni. Anche i restanti due episodi si avvalevano delle musiche del compositore torinese e l’intera colonna sonora uscì nel 1977 per la Cinevox, storica etichetta discografica nata nel 1960 su iniziativa del Gruppo Editoriale Bixio. Fu la prima casa di edizioni musicali in Italia, fondata nel 1920 a Milano dal compositore Cesare Andrea Bixio, l’autore per intenderci di celeberrime canzoni come Il tango delle capinere e Parlami d’amore Mariù.
Un compleanno festeggiato con centosessantuno botti
Succedeva cent’anni fa e proprio il centenario della casa madre ha fornito l’occasione per la pubblicazione di Tidbeats, una strepitosa raccolta di inediti (prodotta in doppio cd o quadruplo ellepì in edizione super limitata) realizzata con impegno ammirevole e pazienza certosina da Alessio Santoni (fonico, compositore, arrangiatore, remixer, regista, fotografo, editor, animatore stopmotion), che ha trascorso un anno tra gli scaffali della Cinevox e le sale di incisione dei Trafalgar Studios per esplorare, ritrovare, restaurare e soprattutto cucire assieme, ri/componendo ben centosessantuno frammenti sonori firmati dal Gotha degli storici autori italiani di colonne sonore e di brani destinati alle librerie musicali. Tra questi pesi massimi c’è Piccioni e dagli episodi di Quelle strane occasioni arrivano ben cinque take. Si tratta davvero di un tesoro ritrovato, circa due ore di musica che vedono la luce dopo decenni di parcheggio negli archivi della Cinevox. Come si legge nel comunicato stampa, si tratta di
“Un sorprendente mosaico sonoro […] impreziosito qua e là da inattesi camei: talvolta, tra un brano e l’altro, le «indicazioni ai musicisti» dalla viva voce degli autori, catturata nelle tracce originali dei registratori Studer. Un rigoroso lavoro filologico e insieme una sapiente opera di ricucitura su base ritmica e tonale. Temi, varianti, stacchi, intermezzi: reperti unici maneggiati come preziosi frammenti di un sogno collettivo da ricomporre, come pregiatissime tessere di una nuova ouverture”.
A scorrere la lista dei compositori qui presenti vengono le vertigini. Sono presenti tra gli altri lo stesso Bixio, Fred Bongusto, Stelvio Cipriani, Francesco De Masi, Gianni Ferrio, Fabio Frizzi, Giorgio Gaslini, Augusto Martelli, Riz Ortolani, Roberto Pregadio, Carlo Savina, Enrico Simonetti, Vince Tempera, Armando Trovajoli e Piero Umiliani. Artisti capaci di sbrigarsela disinvoltamente con ogni genere musicale ed è questo a rendere stupefacente la striscia sonora, più che il singolo brano, tenuto conto che molti sono al di sotto del mezzo minuto. Si va dai nove (!) secondi di Anzio Express di Piero Umiliani (per il film Due marines e un generale di Luigi Scattini, 1965, dove i due sono Ciccio e Franco e il generale è un settantenne Buster Keaton) ai tre minuti e cinque secondi di Number One Superman, tema del primo episodio del citato Quelle strane occasioni.
In mezzo si trova musica d’ogni tipo, o meglio si strizza l’occhio a tutto con una facilità di creazione e di esecuzione che lascia basiti: jazz, psichedelia, funky, elettronica (analogica, s’intende), musica leggera, beat, samba e chi più ne ha più ne metta. Motivi cantabili, dissonanze, atmosfere ora cupe, ora solari, interludi senza tempo, allusioni maliziose: è come se stessimo osservando scene di un cinema per l’orecchio. Una lunga sequenza lungo la quale scorrono, come in un montaggio à la Fuori Orario, poliziotteschi, spaghetti western, peplum, thriller/horror, classici gialli, erotici soft, commedie, rimasticature di successi esteri, insomma l’intero cinecocktail tricolore d’altri tempi, spesso campione d’incassi ed espressione di un immaginario tanto variegato quanto contraddittorio, che faceva il verso a film d’autore (qui è presente, per esempio, I racconti di Viterbury di Mario Caiano, 1973), oppure reinventava generi nati altrove o ne creava di propri. Inutile scegliere tra queste prelibatezza sonore (il nome della raccolta gioca con le parole, ovviamente inglesi: tidbits, ovvero leccornie, e beat, ritmo): l’ordito di Santoni ha dato alla luce una sola lunga composizione da gustare intera soffermandosi sui sapori prediletti, sui bocconcini preferiti. Alta digeribilità anche in caso di consumo in dosi esagerate. In fondo quello era il miracolo italiano.