Il
Signore della Svastica (The Iron Dream, 1953) Scritto nel 1953 da Aldolf Hitler, il notissimo autore di
fantascienza d’origine tedesca divenuto monumento del fandom
americano, Il signore della
Svastica (The Iron Dream) rappresenta in tutta la sua mostruosità
il mondo in cui Hitler avrebbe voluto abitare, fatto di biondi e audaci
soldati, svastiche, selezioni eugenetiche e leader carismatici.
Vincitore del premio Hugo nel 1954, questo romanzo è considerato il suo
capolavoro, scritto in un momento di fervore mistico qualche mese prima
della morte. Per Feric Jaggar, Verouomo costretto per molti anni insieme
alla famiglia all’esilio nella nazione di Borgravia per i crimini di
guerra del padre nell’ultima guerra, è arrivato il momento di tornare
nella sua amata patria d’origine, Heldon, l’ultima nazione ancora
abitata da Veriuomini su una Terra devastata dalle radiazioni di
un’antica guerra nucleare e popolata da aberranti mutazioni genetiche.
Ma la realtà che gli si presenta ad Heldon è diversa da quella che
immaginava: gli infidi Dominatori, i leader della lontana Zind che hanno
la capacità di imbrigliare le volontà degli uomini trasformandoli in
marionette, stanno tramando per distruggere Heldon. Resosi conto di ciò,
Jaggar decide di aderire al partito nazionalista del politicastro Bogel;
ma il destino gli ha riservato qualcosa di maggiore: essere l’erede
della scomparsa dinastia regnante di Heldon, l’unico capace di reggere
la Gran Mazza di Heldon per portare il suo popolo alla vittoria.
Battaglia dopo battaglia, Jagger conquisterà prima Heldon, poi il mondo
e infine l’intero universo. Il
signore della Svastica è un romanzo geniale. Norman Spinrad, il suo vero
autore, finge che l’intera opera sia stata scritta da un Adolf Hitler
riparato a New York dopo il fallito putsch di Monaco, e divenuto prima
illustratore di racconti di fantascienza e poi scrittore egli stesso. È
un’ucronia nell’ucronia, dove il paradosso è rappresentato non
soltanto dall’Hitler alternativo scrittore di fantascienza (tra
l’altro, il premio Hugo non esisteva nel 1954), ma dalla Terra
descritta da Spinrad in cui l’impero della svastica conquista
finalmente il mondo e l’universo. Spinrad, che ingenuo non è, scrive
il romanzo cercando di guardare la realtà con gli occhi di Hitler: la
prosa tutto sommato rozza, ripetitiva, ossessiva nelle sue ripetute
descrizioni di parate militari, simboli di grandezza, battaglie tra
eserciti splendenti e creature di “protoplasma degenerato”, è
utilizzata proprio per convincere il lettore che il vero autore altri
non sia che lo psicopatico fuhrer in disgrazia. Tanto più che quando si
va a discutere di particolari scientifici, le grossolanità non sono
poche, soprattutto riguardo gli effetti delle radiazioni e
l’incredibile capacità di Heldon di evolversi in pochi anni da uno
stato post-feudale a uno stato post-industriale dotato di tecnologie di
clonazione umana, ibernazione e motori interstellari. Spinrad, che di
scienza se ne intende, affida a quel vero capolavoro di finzione che è
il saggio di critica in appendice il compito di chiarire come le
singolarità del romanzo derivino dalla mente allucinata dell’autore,
Adolf Hitler. Quello che però l’autore fittizio del saggio di critica
non spiega, e che invece Spinrad lascia intendere ai suoi lettori, è
che Il signore della Svastica
altro non è che una rilettura in chiave hitlerocentrica del sogno
nazista. La trama può infatti essere goduta appieno solo conoscendo
l’andamento reale delle vicende storiche, l’ascesa e la caduta del
nazionalsocialismo tedesco nel mondo reale di cui Spinrad e tutti noi
facciamo parte. In questo senso Feric Jaggar, splendidamente alto,
biondo, muscoloso e dotato di una volontà d’acciaio, è ciò che
Hitler aveva sempre desiderato voler essere: un campione di quella razza
ariana che idolatrava ma che somaticamente non rappresentava affatto.
Jaggar in effetti giunge ad Heldon dalla nazione in cui è nato,
Borgravia, così come Hitler giunse in Germania dalla natia Austria. E
proprio come nella realtà storica, Jaggar/Hitler come prima tappa della
sua conquista schiaccia Borgravia/Austria assaporando la rivincita su un
paese che gli fu sempre estraneo e odiato. Quando Jaggar stermina i suoi
vecchi amici, i Cavalieri della Svastica, accusati di complottare contro
di lui, rivediamo la notte dei lunghi coltelli. Solo che nella realtà
storica il complotto non era che una fantasia di Hitler messa a pretesto
per sterminare le SA ormai troppo scomode, mentre nel romanzo i
Cavalieri vengono scoperti essere sotto controllo dei Dominatori e
dunque colpevoli pur non volendolo. Tutte le nefandezze del vero Hitler
sono giustificate, in questo romanzo. I Dominatori, che rappresentano
gli ebrei complottatori infiltrati nella società tedesca, si fondono
con i comunisti dell’URSS, qui rappresentata da Zind, la “nazione ad
oriente” che Jaggar infine sconfigge. Ma ciò che più colpisce sono i
nemici che Jaggar affronta nelle battaglie: non esseri umani, ma
subumani, mostri genetici, nefandezze nauseanti che si ammazzano a
vicenda, si urinano, defecano, vomitano addosso. Lo sterminio di massa
di queste creature è giustificato, perché anche i lettori non provano
che orrore verso di essi. Lo possiamo interpretare come il sintomo di
una volontà nascosta di Hitler, quello di voler considerare i
“subumani” da lui sterminati nella realtà – ebrei, slavi,
zingari, omosessuali – come mostri bestiali e privi di ogni umanità,
così da giustificare i milioni di morti dei lager. Ma la realtà è
stata un’altra, e Il Signore
della Svastica ci mette in guardia soprattutto da questo. Norman Richard Spinrad (1940), americano, ora residente a
Parigi, si laureò in Scienze nel 1961. Dopo una lunga serie di lavori
per avere di che vivere, esordì nella fantascienza nel 1962 col
racconto The Last of the Romany
pubblicato su Analog. I suoi maggiori capolavori sono Jack
Barron e l’eternità (1969), apparso a puntate su New Worlds, e Il
signore della svastica. Ha pubblicato numerosi racconti di
fantascienza.
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