La Terra è ricoperta dai ghiacci, il
genere umano estinto, una nuova civiltà di rettili senzienti è sorta su
Venere. Queste le premesse di Spedizione
sulla terra di Arthur C. Clarke,
lo scrittore e scienziato noto soprattutto per essere l’autore del racconto La sentinella, da cui proviene il 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrik. I venusiani sono
a conoscenza dell’esistenza e della scomparsa di esseri
intelligenti sulla Terra, ma ne ignorano pressoché tutto. Una spedizione
scientifica rintraccia alcuni manufatti, in particolare una pellicola
cinematografica. Emozione alle stelle, il documento consentirà di dare anche
delle sembianze ai quasi mitologici abitanti del terzo pianeta. La visione
riservata ai soli massimi scienziati, sgomenta tutti. Intanto, i venusiani
appurano che i terrestri non erano rettili, ma strani bipedi. Inoltre assistono
a vertiginose avventure, decisamente aliene rispetto
alla way of life venusiana, con quel
protagonista principale inquietante in quell’ultima
immagine del film: volto in primo piano, enigmatico, indecifrabile,
incomprensibile. Inoltre, questo è il guaio, della
scrittura dei terrestri nessuno capisce un’acca. Così iniziano gli studi sulla
civiltà del pianeta cugino, ignorando quella scritta in chiusura del film che
recita: Prodotto negli stabilimenti Walt Disney.
Morale: che idea potrebbero farsi
altre civiltà sull’umanità se a testimoniarne la cultura ci fosse disponibile
solo un film?, e se fosse un cd (più duraturo del vinile)? Ragioniamo su quest’ultima ipotesi: i nostri archeologi del futuro
potrebbero imbattersi in una piccola collezione di dischi degli anni Settanta
del secolo scorso, ritrovando molto probabilmente album come Tommy (Who), Arthur (Kinks), SF Sorrows (Pretty Things), il primo concept rock in assoluto, poi The
Rise and the Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars (David Bowie), Three Friends (Gentle Giant), Thick as a Brick (Jethro Tull), The Lamb Lies Down on Brodway (Genesis), Babbacombe Lee (Fairport Convention), Thank Christ for the Bomb (Groundhogs), Eskimo
(Residents), The
Wall (Pink Floyd), Joe’s garage (Frank Zappa). Che cosa hanno in
comune questi dischi? Sono tutti dei concept album,
ovvero opere che raccontano una vicenda unitaria, storie di adolescenti,
avventure fantascientifiche, incubi orwelliani,
sempre un grande racconto suddiviso in capitoli (i brani). Alcuni come i Gong
ed i Magma addirittura allestirono delle saghe
fantascientifiche distribuite su più dischi.
Concept smarriti
Se il caso, però, guidasse gli ipotetici ricercatori verso
una discografia degli anni successivi, solo tracce modeste di questo modo di
concepire la musica verrebbero ritrovate.
La lista dei Seventies poi, in realtà, è ben più estesa, poiché, in alcuni
casi, metà dell’album era un concept, ad esempio Tarkus degli Emerson, Lake & Palmer o Blows against the
Empire di Paul Kantner
e Grace Slick (dei Jefferson Airplane).
Inoltre, molti dischi strumentali nascevano intorno a
un tema, una storia, da Lord of the Rings di Bo Hansson a The six wifes of Henry
VIII di Rick Wakeman
(degli Yes). Anche in Italia
si possono rinvenire tracce di concept album, come Darwin firmato dal Banco di Mutuo
Soccorso e Non
al denaro non all'amore né al cielo di Fabrizio
De André. Oggi, invece, sono praticamente estinti.
Non una sparizione dovuta alla
fine di una moda, ma ad un cambio di modalità. Che
cosa avvenne all’inizio degli anni Ottanta? Un doppio
passaggio, dall’analogico al digitale e dal suono all’immagine. L’inizio
della produzione musicale in digitale e dei filmati musicali pubblicitari ha cambiato sostanzialmente il modo di produrre musica e di
fruirne. Il formato digitale aprì la strada alle biblioteche
musicali private, il video spodestò l’udito ed eleggendo la vista a
senso sovrano. Ecco come sono andate le cose.
Saltando i precursori, dai soundie degli anni
Quaranta/Cinquanta ai Beatles del Magical Mistery Tour, il primo concept-video
nella storia del rock viene realizzato in Inghilterra
dai Queen con Bohemian Rapsody nel 1975. Oltre oceano, nel
1978, sono i fratelli Jackson a sperimentare gli
effetti hollywoodiani sulla musica con Blame It On The Boogie. Nel
1979 arriva il primo video con una vera e propria sceneggiatura ad opera dei Buggles: Video Killed The
Radio Star, (letteralmente Il video uccide le star della radio). Nello
stesso anno esce Bop Till
You Drop di Ry Cooder, il primo disco rock inciso con il sistema digitale.
Nel 1981 nasce MTV, il canale che ha dedicato per primo il suo intero
palinsesto alla messa in onda di video musicali. Si apre una breve stagione di
ricerca e sperimentazione.
|