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CSI, dove l’occhio freddo scende |
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di Maria D'Ambrosio |
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«L’audiovisivo è un prodotto significante, finalizzato a scambi comunicativi, che è normalmente definito dai sensi dell’uomo implicati direttamente nella sua fruizione» Gianfranco Bettetini, L’audiovisivo CSI - Crime Scene
Investigation[1]
è la serie TV americana di successo,
approdata anche in Italia, e in onda in prima serata su Italia 1 già da qualche
stagione.
Formati
televisivi come CSI rappresentano una
certa tendenza e capacità dell’industria televisiva attuale di contaminare e
farsi contaminare da altri linguaggi (il cinema[2],
la musica, il teatro, la grafica digitale, i videogame, il fumetto, …), così da
sperimentare, a costi relativamente bassi, prodotti le cui soluzioni narrative
e stilistiche siano sempre più in grado di incontrare un certo pubblico,
fidelizzato al ‘genere’ ma soprattutto a certe scelte estetiche (derivanti da
prodotti come X-files, Minority Report, E.R.) e pronto a
seguire, più che gli eroi e i personaggi, il loro modo di conoscere: in maniera
intrusiva, ma a distanza. Un modo quasi asettico, eppure così profondo, per
dominare crimini e criminali di ogni tipo. Interessante, infatti, quanto queste
tribù di spettatori siano le stesse (per una parte per lo meno) che hanno
interiorizzato un certo uso intrusivo della telecamera, lo stesso che domina
Il Grande Fratello e gli altri
Sono
occhi puntati a scrutare la nuda e vuota realtà in attesa che questa possa
trasformarsi in materiale vivo per una storia che di lì a poco si farà pulp e andrà divorata! Dai bulimici televisivi, ma anche dai raffinati palati di
amanti della fiction d’autore. [1] www.csi-italia.com è il sito italiano ufficiale della serie televisiva arrivata alla sua sesta serie (le prime ambientate a Las Vegas, poi a Miami e ora a New York). Regia, produttori e sceneggiatori variano a seconda delle puntate. Va ricordato l’episodio scritto da Quentin Tarantino (Sepolto vivo).
[2] Ricordiamo l’episodio di CSI ‘Sepolto vivo’ firmato da Quentin Tarantino.
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