GIÙ LA MASCHERA!
PARLIAMO DI DIABOLIK, DI EVA, MA
CHI C'È DIETRO?
ABBIAMO CHIESTO AD ANDREA
PASINI E DIEGO CAJELLI, DUE SCENEGGIATORI
DEL RE DEL TERRORE, CHE COSA NE PENSANO DEL RAPPORTO DIABOLIK-EVA KANT,
E ANCHE DI QUALCOSINA IN PIÙ, IN VERITÀ. IMPOSSIBILE RIASSUMERE
IN POCHE RIGHE IL LAVORO DI PASINI E CAJELLI. MA CI PROVIAMO LO STESSO.
di Antonio Iannotta
06. ATTENTI ANCHE
A QUEST’ALTRI DUE
Andrea Pasini inizia a lavorare come fotocompositore, redattore e grafico finendo presto nella redazione di una rivista informatica dove conosce Enrico Lotti, con cui muove i primi passi della sua carriera di soggettista/sceneggiatore nel mondo del fumetto. Nel 1994 approda alla Sergio Bonelli Editore, sempre scrivendo assieme a Lotti, prima sulle pagine di Zona X, poi su quelle di Martin Mystère. Per Diabolik firma un primo soggetto nel 2000 per tornarvi poi, stabilmente, nel 2006. Per alcuni anni realizza autoproduzioni insieme al gruppo “I Cani”. Attualmente, oltre a essere soggettista e sceneggiatore di Diabolik, Pasini si occupa dell’editing delle testate Astorina. Questo il suo blog: http://errore403.blogspot.it/
Diego Cajelli debutta presto nel mondo dei fumetti, poco più che ventenne, nel 1994 sulle pagine di Virtual Heroes dell’Editrice Delga, per poi passare a Demon Hunter di Xenia Edizioni. Diventa docente della Scuola di Fumetto di Milano e nel 1996 pubblica con il marchio della scuola la miniserie Pulp Stories. Un paio di anni dopo, insieme a Roberto Recchioni e altri fonda la "Factory" per cui crea Milano Criminale. Nel 1999 inizia a collaborare alla serie Napoleone della Sergio Bonelli Editore, casa per la quale continua a lavorare negli anni successivi passando a Legs Weaver, Zagor e Dampyr. A Diabolik arriva nel 2004, nelle vesti di soggettista e dal 2010 anche nei panni di sceneggiatore. Questo il suo blog: http://diegozilla.blogspot.it
Buona lettura.
Raccontateci il
vostro primo incontro da lettore con Diabolik e come si è
sviluppata poi la collaborazione con la casa editrice.
AP - Il primo incontro tra me e Diabolik è avvenuto a tavola. Era il '99 e, all'epoca, collaboravo con Martin Mystère. È capitato che a un pranzo con Alfredo Castelli (creatore di Martin) ci fosse anche Mario Gomboli (allora responsabile dei soggetti per l'Astorina). Chiacchierando del più e del meno Mario mi chiese se ero interessato a proporre dei soggetti per Diabolik. Non poteva saperlo ma per me era una vera sfida professionale visto che non ero mai stato un assiduo lettore di Diabolik.
Così mi studiai le annate più recenti della serie e comperai un libro di Gomboli: Uno strano soggetto (riedito di recente dalle Edizioni BD col titolo Un cattivo soggetto) che si rivelò una lettura preziosissima (e molto divertente) perché presenta una decina di soggetti di Gomboli così come furono proposti all'epoca alle creatrici del personaggio, con commenti relativi alla lavorazione delle storie e ai cambiamenti apportati in corso d'opera. Un'occasione unica per dare un'occhiata “sotto al cofano” della macchina narrativa di Diabolik.
A quel punto ero pronto a proporre un soggetto mio, lo feci ed ebbi l'incredibile fortuna che piacesse a Mario e lo considerasse sufficientemente originale. Incredibile fortuna, perché con centinaia e centinaia di storie già pubblicate non era facile proporre qualcosa che suonasse inedito alle orecchie di Gomboli, e me ne resi conto quando, scritto e consegnato il primo soggetto, provai a proporne un secondo: “già fatto”, “già fatto”, “già fatto due volte”, “già fatto” queste in definitiva le risposte che ebbi alle altre proposte che feci.
Mollai il colpo. Di lì a poco lasciai anche perdere i fumetti per un po', andando a fare il redattore di una rivista informatica ed è proprio in qualità di redattore che qualche anno dopo è avvenuto il mio secondo incontro con l'Astorina. Mario Gomboli era diventato direttore della casa editrice e aveva bisogno di qualcuno che, da esterno, seguisse la lavorazione di un volume molto particolare: la Guida Turistica di Clerville. I tre autori della “Guida”, tre appassionati lettori della serie, hanno ricostruito “a ritroso” tutta la geografia dell'immaginario Stato di Clerville, compulsando ogni singola vignetta di centinaia di albi di Diabolik. Segnando ogni monte, fiume, strada o cittadina. Segnando anche ogni via della capitale, segnando persino ogni singolo negozio, e inventandosi quindi le mappe della città e della nazione.
Io mi sono unito con entusiasmo a questa follia e li ho aiutati a dare forma al volume che, alla fine, è risultato essere a metà tra una guida turistica dello Stato e una sorta di “Pagine gialle” della Capitale.
Dopo la Guida, la mia collaborazione con l'Astorina non si è più fermata, ho cominciato col dare una mano a Licia Ferraresi, responsabile della supervisione dei soggetti e delle sceneggiature, guadagnandomi un posto nel colophon di Diabolik alla voce “editing” e, dopo qualche tempo, ho cominciato anche a scrivere soggetti e sceneggiature, tornando là dove tutta questa mia storia è è cominciata: a pranzo. Sì, perché i soggetti di Diabolik (e non solo i miei) in genere, con Gomboli, vengono sempre sviluppati in trattoria, chiacchierando più o meno a ruota libera tra un piatto di spaghetti e un bicchiere di vino.
DC - Diabolik era uno di quei fumetti che leggevo, sporadicamente, da piccolo. Sì, lo so che non erano fumetti adatti al Cajelli fanciullo, ma sono sempre stato molto autonomo nelle mie letture. Poi ho fatto una pausa, e ho ripreso a leggerlo da più grandicello, alle superiori. Ho iniziato a collaborare con Astorina mi sembra nel 2003, scrivendo soggetti e poi più avanti scrivendo anche le sceneggiature. Io e Gomboli ci eravamo incontrati in una conferenza ad una fiera di fumetti, la comune amicizia con Tito Faraci, e dei pranzi di lavoro in un'ottima trattoria milanese hanno fatto il resto.
Ci raccontate il vostro rapporto con il personaggio di Eva? Il personaggio fondamentale nel corso delle storie è spesso proprio lei…
AP - Quando si scrive io penso si debba essere in grado di immedesimarsi, almeno un po', con tutti i personaggi che si stanno muovendo: simpatici e antipatici, buoni o cattivi. È il modo migliore per renderli credibili e fargli fare le mosse giuste.
Dei personaggi fissi della serie Eva è quella con cui mi è più facile identificarmi. Eva è un po' la controparte “umana” di Diabolik, laddove Diabolik è invece un po' super-umano, col suo essere esperto in moltissimi campi dello scibile umano e mostrare capacità tecniche e atletiche del tutto fuori dal comune.
Ma è soprattutto nel suo rapporto col mondo che è più facile sentire Eva più vicina a noi. Nella coppia è Eva quella più aperta nei confronti dell'esterno, Diabolik invece è sempre molto concentrato sui suoi unici due interessi: i colpi ed Eva (non necessariamente in quest'ordine, per fortuna).
Eva – che pure molto si dedica ai colpi e al suo uomo – invece è capace di interessarsi a molto altro. Lei, ogni tanto, è felice di godersi una bella vacanza, Diabolik a me dà l'impressione di seguirla più per amore che per la necessità di rilassarsi o il piacere di conoscere posti nuovi.
Eva la possiamo scoprire lettrice appassionata di questo o quel romanziere, Diabolik invece io me lo immagino – più che altro – intento a leggere testi tecnici o scientifici (che gli torneranno utili per un colpo a venire) oppure quotidiani di mezzo mondo (utilissimi sempre per i fini di cui sopra).
Eva capita, a volte, che sia interessata agli altri, specie se sono donne che subiscono dei torti (ma non necessariamente), Diabolik invece, anche quando diventa “amico” di qualcuno (e, raramente, ma capita) quando non succede attraverso l'interesse di Eva avviene comunque sempre un po' come per errore, per eventi contingenti spesso contrari alla sua volontà.
Insomma, il protagonista della serie è saldamente Diabolik e il suo fascino non è in discussione. Eva Kant però è molto più di una semplice spalla del protagonista ed è un personaggio forse un po' meno forte di lui ma di certo più sfaccettato.
DC - Eva, paradossalmente, è l’esatto contrario della classica donna da fumetto classico. Nella narrazione fumettosa “antica” la donna è quasi sempre assente o, se è presente, serve soltanto per mettere in azione il protagonista maschile. Eva non è una “donna da salvare”. Non è nemmeno una figura distante, portatrice di ordine.
Eva è una donna moderna. Autonoma. Forte. Una donna che ama il suo uomo e che ha scelto di stare al suo fianco. Questo è fondamentale. Il concetto di scelta consapevole. Il rapporto tra Eva e Diabolik è diametralmente all’opposto dal rapporto uomo-donna che va tanto “di moda” sulle pagine della cronaca in questi tempi.
Ci tratteggiate un identikit della coppia Diabolik-Eva?
AP - Sono, per certi versi, una coppia ideale e, al contempo, nonostante l’eccezionalità dei personaggi, del tutto credibile.
I due si sono amati sin dal loro primo incontro e, negli anni a seguire, hanno costruito uno splendido rapporto, basato non solo sull’amore ma anche sul rispetto reciproco. Questo non toglie che, ogni tanto, abbiano – anche ai giorni nostri – qualche attrito. Sono entrambi fedelissimi, ma questo non esclude che possano occasionalmente essere gelosi l’uno dell’altro.
Hanno entrambi fatto una scelta di vita radicale, ponendosi al di fuori della legge e negandosi una normale esistenza (precludendosi la possibilità non solo di avere dei figli, ma anche più semplicemente un cane o un gatto), ma non per questo la devono per forza pensare allo stesso modo su ogni argomento.
Sono una coppia affiatata e l’uno è la ragione di vita dell'altro, incarnano un’ideale romantico difficilmente raggiungibile, ma ciò nonostante sono anche una coppia verosimile, in cui (magari idealizzando un po’) è possibile riconoscersi. Per esempio, a me ha sempre molto colpito che tra Diabolik ed Eva – due persone che condividono pressoché tutto – esistano dei segreti. Ci sono cose del passato di Eva che Diabolik sa di non sapere (e viceversa) e a loro questo sta bene, perché il loro non è un rapporto morboso e hanno un grande rispetto degli spazi del partner.
E poi sono la prima coppia di fatto del fumetto italiano. “Pubblici concubini” sin dai primi anni Sessanta, quando per una fetta dell’opinione pubblica, questo era quasi peggio dell’andar in giro a uccidere e rubare diamanti.
DC - Uniti. Per sempre. Finché Ginko non ci separi.
È davvero così difficile proporre una coppia (uomo/donna) protagonista in un fumetto?
AP - Mah... forse per noi di Diabolik no.
DC - Lo è allo stesso modo in cui è difficile gestire una coppia uomo/donna nella vita reale.
Perché la presenza femminile nel mondo di Diabolik è così centrale?
AP - A me viene da rispondere a questa domanda in due modi diversi.
Il primo è che la presenza femminile nelle storie di Diabolik è forte perché la presenza femminile dietro le storie di Diabolik è storicamente fortissima.
La serie è stata creata e curata per decenni da due donne: Angela e Luciana Giussani e negli anni Novanta la direzione della testata è passata a un'altra donna: Patricia Martinelli. Dal 1999 la direzione è passata a un uomo, Mario Gomboli appunto, collaboratore storico delle Giussani, che però gestisce la casa editrice (e le storie di Diabolik) in assoluta continuità con l'impostazione data nel tempo dalle due creatrici. E Patricia Martinelli è ancora tra gli autori di punta della serie. Con questi presupposti mi pare naturale che i ruoli femminili nelle storie del Re del Terrore non siano mai trascurati.
Il secondo modo per rispondere alla domanda è “perché è giusto così e questa è probabilmente una delle ragioni di successo della serie”. Prima di Diabolik (e per molto tempo anche dopo, a voler vedere) il fumetto popolare era fatto e pensato per un pubblico maschile e, spesso, le presenze femminili in quelle storie erano poco più che elementi di contorno o, comunque, strettamente funzionali alla storia. Una delle tante rivoluzioni operate da Diabolik è stata proprio nel ruolo dei personaggi femminili (a partire da Eva, ma non solo). Le storie di Diabolik hanno sempre cercato di essere, a modo loro, ambientate in un mondo articolato e credibile, ed è per questo che è giusto che in quel mondo le donne ci siano e abbiano un ruolo adeguato.
DC - Il motivo non è soltanto legato al fatto che l’intero universo di Diabolik sia stato creato dalle sorelle Giussani che, ovviamente, hanno portato un punto di vista femminile all’interno del tradizionalmente masculo mondo del fumetto italiano.
Credo che abbiano colto davvero l’ingranaggio che mancava nella macchina narrativa del fumetto popolare.
Qual è l’episodio di Diabolik in cui Eva ha per voi un peso maggiore e a cui siete più affezionati?
AP - Tra le mie storie, già nella prima che ho sceneggiato il ruolo di Eva è centrale. L'albo è Il Diamante Nero (gennaio 2008) e ruota attorno a quello che è uno dei pochi difetti (a mio parere) di Eva: il suo essere superstiziosa. In questa storia lei vuole evitare a ogni costo che il suo uomo compia il furto di una “pietra maledetta” e quando Eva è convinta che la vita del proprio uomo è in pericolo ed è pronta a fare qualsiasi cosa.
Se invece parliamo degli albi storici, l'esordio di Eva (ne L'arresto di Diabolik, marzo 1963) rimarca, da subito, la differenza che c'è tra Diabolik e gli altri fumetti. All'epoca il ruolo delle fidanzate dei protagonisti era, di fatto, quello di mettersi nei guai per poi venire salvate dal loro eroe. Eva Kant, alla sua prima apparizione, salva lei Diabolik dalla ghigliottina: una rivoluzione copernicana.
La storia di quell'albo, tra l'altro, è appena stata riraccontata da Mario Gomboli e Tito Faraci nello speciale primaverile di quest'anno, con i disegni dell'ottimo Giuseppe Palumbo. Infine, restando in tema di albi speciali, ho molto amato il primo che è stato dedicato alla sola Eva (Eva Kant quando Diabolik non c'era, 2003) in cui si racconta la sua storia prima del fatidico incontro con Diabolik. Una storia superbamente congeniata e scritta da Sandrone Dazione e Tito Faraci con i disegni del sempre ottimo Giuseppe Palumbo.
DC - Tre giorni per morire. In quell’albo Eva è grandiosa!
Se poteste avvicinarla e parlarle, cosa chiedereste a Eva?
AP - Le chiederei una mano per i soggetti. Progettare i colpi di Diabolik, con lei sarebbe fantastico.
DC - Aspetta! Ma questa è una buona idea!
Dunque, uno scrittore di gialli incontra casualmente Eva e la riconosce. Lei non sa che lui è uno scrittore, ma lui sa che lei è Eva Kant. Lui non dice niente alla polizia perché vuole sfruttare questo incontro casuale a suo vantaggio, e fa in modo di iniziare a “frequentare” Eva... E poi... Poi...
No, il colpo di scena non te lo dico!