VISIONI / SGT. KIRK VOL. III, IN TERRA NEMICA
di Héctor Germán Oesterheld e Hugo Pratt / Rizzoli Lizard, Milano, 2011 / pagine 175, € 22,00
La saga del disertore e dell'eroe
di Loris Tassi
“Potrei darti centinaia di nomi. E non ti mentirei: tutti sono stati miei” (Oesterheld e Solano López, 2011). Così, in L’Eternauta, Juan Salvo, il “navigatore del tempo”, si presenta nel cuore della notte all’attonito sceneggiatore di fumetti che ascolterà la sua incredibile storia. Héctor Germán Oesterheld (nato nel 1919 e desaparecido nel 1977), nell’abbandonare gli articoli scientifici e i racconti per bambini per dedicarsi alla historieta, avrebbe potuto promettere ai suoi lettori qualcosa di simile: “Potrei darvi centinaia di storie”. Avventura (Bull Rockett, Ticonderoga), guerra (Ernie Pike), fantascienza (Sherlock Time, La guerra de los Antartes, L’Eternauta e le sue riscritture, sempre più radicali dal punto di vista politico), terrore (Nekradamus), fantastico (Mort Cinder), noir (Cayena, Buster Pike), spionaggio, commedie, storie di pirati, tassisti, gauchos e atleti… Non c’è stato genere al riparo dalle incursioni di questo Tusitala del XX secolo e, soprattutto, non c’è stato genere in cui Oesterheld non abbia inventato un personaggio o un episodio capace di diventare un modello per gli autori e i disegnatori argentini degli ultimi cinquanta anni. Il western, forse ancora più della fantascienza, è stato il genere maggiormente praticato da Oesterheld. Una delle prime creazioni dello scrittore è Kirk, un rinnegato dell’esercito nordista, una delle ultime sarà Wakantanka, un giovane indiano ripudiato dalla propria tribù. In mezzo ci sono Randall e Verdugo Ranch, due classici che andrebbero recuperati, lo sperimentale Leonero Brent, l’umoristico Hueso clavado, e ancora Watami, forse il primo fumetto a raccontare il mondo indiano dal di dentro (Sasturain, 1985), El Zarpa, Scout River e Tom de la pradera, solo per citare alcuni titoli.
Sgt. Kirk nasce nel 1952 sulla rivista Misterix, contemporaneamente a Bull Rockett, un fumetto in cui si narrano le imprese di un forzuto e geniale pilota collaudatore e dei suoi stravaganti amici. Nonostante presenti novità di rilievo – si pensi all’importanza data al gruppo piuttosto che all’eroe singolo e alla straordinaria precisione dei dettagli scientifici – Bull Rockett reca ancora profonde tracce del modello statunitense. Per questo motivo sarà abbandonato e poi addirittura ripudiato dall’autore, in un’intervista degli anni Settanta, in quanto prodotto reazionario che rifletteva il punto di vista della casa editrice (Oesterheld in Trillo e Saccomanno, 2007).
Sgt. Kirk testimonia un’evoluzione a dir poco sorprendente (non a caso, avrebbe dato il nome nel 1967 a una rivista italiana destinata a svolgere un ruolo significativo nel rivendicare la dignità artistica del fumetto). Seconda collaborazione tra Oesterheld e Hugo Pratt, si colloca cronologicamente tra il poliziesco Ray Kitt, apparso nel 1951 su Cinemisterio, e due capisaldi della letteratura disegnata del XX secolo, nati entrambi nel 1957: Ticonderoga, ispirato ai romanzi di James Fenimore Cooper, di cui si ricorderà il futuro creatore di Corto Maltese al momento di immaginare la saga di Wheeling, ed Ernie Pike, su un reporter di guerra testimone di storie in bilico tra i romanzi di formazione conradiani e i crudi e antiretorici film degli anni Cinquanta di Samuel Fuller.
Ma torniamo a Kirk, testo emblematico dal momento che, come sottolinea Fernando Ariel García, Oesterheld per la prima volta sovverte le forme classiche dell’avventura e le arricchisce di una sensibilità e di una coscienza umanistica inedite fino ad allora, dimostrando che il fumetto argentino poteva imboccare una strada diversa da quelle battute dai modelli stranieri (García, 2008). Inoltre, come sostiene Gianni Brunoro, ci troviamo di fronte a “un western che oggi non dovremmo avere alcuna remora a definire «adulto», nel senso che è portatore di valori ben più impegnativi di quelli che potevano caratterizzare a quel tempo il fumetto per ragazzi” (Brunoro in Pratt e Oesterheld, 2009).
Oesterheld racconta di un mucchio selvaggio, con a capo un disertore del settimo cavalleggeri, che cerca di ritagliarsi uno spazio autonomo tra la “civiltà” e la “barbarie”. Si tratta in realtà di un falso western, e non perché gli autori sottolineino l’aspetto ludico della loro invenzione o perché manchino precise notazioni realistiche. Per Oesterheld il fumetto aveva il potere di far nascere nei bambini il desiderio di leggere e pertanto era necessaria una grande accuratezza nelle informazioni scientifiche, geografiche o storiche. È un falso western perché la vicenda di Kirk è la straordinaria riscrittura di un classico della letteratura argentina, il Martín Fierro di José Hernández, ambientata negli Stati Uniti per volontà dell’editore. Robert Louis Stevenson, in Una chiacchierata sul romanzesco, esalta l’importanza della “parte plastica della letteratura: identificare il personaggio, il pensiero, o il sentimento in qualche gesto o atteggiamento che risulterà di particolare effetto per la memoria visiva. È la cosa più eccelsa e più difficile che si possa fare con le parole; la cosa che, una volta raggiunta, fa la felicità sia dello studente che del sapiente” (Stevenson, 1995). C’è un episodio del poema di Hernández che sembra essersi fissato in modo indelebile, per la sua forza plastica, nella mente di Oesterheld durante la scrittura di Sgt. Kirk: quello in cui il sergente Cruz, nel bel mezzo di un sanguinoso scontro con Martín Fierro, abbandona i suoi soldati e sceglie di combattere al fianco del criminale. Cruz, scrive Jorge Luis Borges in Biografia di Tadeo Isidoro Cruz (1829-1874), “mentre combatteva nell’oscurità (mentre il suo corpo combatteva nell’oscurità), cominciò a comprendere. Comprese che un destino non è migliore d’un altro, ma che ogni uomo deve compiere quello che porta in sé. Comprese che le spalline e l’uniforme ormai lo impacciavano. Comprese il suo intimo destino di lupo, non di cane da gregge; comprese che l’altro era lui” (Borges, 1985a). E così, anche il dottore in fuga dalle città-prigioni costruite dai bianchi, un ex ladro di cavalli redento ma non troppo e un adolescente della tribù dei Tchatooga, tutti decidono di spezzare i vincoli con la propria comunità per essere fedeli al destino che hanno intravisto in Kirk. Il quartetto di reietti presentato come eroe collettivo non è il solo elemento di forte rottura con il fumetto dell’epoca: un ruolo fondamentale lo svolge il disegno “artistico” di Pratt. “Era ora di farla finita con il tratteggio o il birignao accademico!”, sostiene un altro gigante del fumetto, Jean Giraud, nella vibrante introduzione a L’assalto dei Comanche: “Quello di cui c’era bisogno era il pennello, l’impeto, l’eleganza, il nero, il vuoto, la velocità!” (Giraud, in Pratt e Oesterheld, 2010). E la rivoluzione grafica va di pari passo con la rivoluzione narrativa: la sapiente alternanza di azione e riflessione, la grande accuratezza nelle informazioni storiche e geografiche che non va a scapito del piacere dell’invenzione e il rifiuto di facili manicheismi. L’attenzione che l’autore rivolge agli indiani sembra anticipare di una quindicina d’anni la revisione critica del western presente in film come Piccolo grande uomo o Soldato blu. E ancora, come afferma Paolo Bacilieri nell’introduzione a In terra nemica, “l’umanità dei personaggi, di tutti, anche i più abbietti, è messa in assoluto risalto e la violenza è solo uno degli aspetti della vita del West, non l’unico e non sempre risolutore”.
Ma è soprattutto Kirk a colpire l’attenzione dei lettori. Un soldato che diserta e grazie alla sua diserzione diventa portatore di valori positivi, ecco qualcosa di inconcepibile per gli eroi monolitici del fumetto europeo e statunitense degli anni Cinquanta, ma forse non per la cultura argentina: “Le pellicole elaborate a Hollywood ripetutamente propongono all’ammirazione il caso di un uomo (generalmente un giornalista) che si procura l’amicizia di un criminale per consegnarlo poi alla polizia; l’argentino, per il quale l’amicizia è una passione e la polizia mafia, sente che quell’‘eroe’ è un’incomprensibile canaglia” (Borges, 1985b). Kirk è una sorta di “ribelle pio” (Steiner, 2003) che disobbedisce al potere per salvaguardare la propria umanità. Memorabile è la sua entrata in scena: “Non capisco questo odio nei confronti degli indiani” (Pratt e Oesterheld, 2009). Posizione che verrà ribadita con forza negli episodi successivi: “Io stesso ho contribuito alla loro distruzione, fino a che mi son reso conto che i selvaggi eravamo noi: i bianchi” (Pratt e Oesterheld, 2009). Allo stesso tempo Kirk è consapevole che il suo Desiderio di diventare un indiano, per dirla con Kafka, è destinato a non esaudirsi: “Non sarò mai un vero indiano! E non posso più ritornare con quelli della mia razza” (Pratt e Oesterheld, 2009). Proprio a causa di questa problematicità, Kirk viene considerato un “uomo strano” sia dai bianchi che dai pellerossa. Nessuno sembra capirlo fino in fondo. Impossibile non sottoscrivere quanto affermano Carlos Trillo e Guillermo Saccomanno: “Oesterheld scrive storie il cui primo livello è l’azione, ma quest’azione non è altro che lo sviluppo di un conflitto interno, soggettivo” (Trillo e Saccomanno, 2007).
Kirk è senza paura ma non senza macchia, come gli eroi tormentati di Joseph Conrad o come i ribelli fragili filmati negli anni Cinquanta da Nicholas Ray o da Samuel Fuller, due grandi rivoluzionari del cinema western. Buona parte della sua grandezza risiede proprio nella sua imperfezione, nei suoi errori, nelle sue sconfitte, e lo stesso può dirsi dei suoi eredi più degni: Cayenna di Saccomanno e Mandrafina o Alack Sinner di Sampayo e Muñoz. Del resto, “La sconfitta ha una dignità che la strepitosa vittoria non merita” (Borges, 1985c).
In terra nemica, in cui Kirk e i suoi amici sono alla ricerca di Maha, il fratello di sangue del protagonista, raccoglie alcuni dei momenti più toccanti della saga del rinnegato. E nel leggere la storia di uomini assai diversi tra di loro che, nel disperato tentativo di conservare la propria umanità, accettano con coraggio di lottare contro un nemico forse invincibile, ci addentriamo in un territorio che appartiene di diritto a L’Eternauta.
LETTURE
× Borges Jorge Luis, Biografia di Tadeo Isidoro Cruz (1829-1874), in Tutte le opere, vol. I, Meridiani Mondadori, Milano, 1985a.
× Borges Jorge Luis, Il nostro povero individualismo, in Tutte le opere, vol. I, Meridiani Mondadori, Milano, 1985b.
× Borges Jorge Luis, Appunti per un racconto fantastico, in Tutte le opere, vol. II, Meridiani Mondadori, Milano, 1985c.
× Brunoro Gianni, Sgt. Kirk: l’illuminato precursore, in Oesterheld Héctor Germán e Pratt Hugo, Sgt. Kirk, Rinnegato!, vol. I, Rizzoli Lizard, Milano, 2009.
× García Fernando Ariel, Tiempo y lugar in Sonaste Maneco, n. 13, La bañadera del comic, Buenos Aires, febbraio 2008.
× Giraud Jean, Sgt. Kirk: L’uomo con la sciabola, in Oesterheld Héctor Germán e Pratt Hugo, Sgt. Kirk, L’assalto dei Comanche, vol. II, Rizzoli Lizard, Milano, 2010.
× Oesterheld Héctor Germán, “Héctor Germán Oesterheld: un’avventura interiore”, intervista a Oesterheld contenuta in Trillo Carlos e Saccomanno Guillermo, Historia de la historieta. Storia e storie del fumetto argentino, Proglo, Genova, 2007.
× Oesterheld Héctor Germán e Pratt Hugo, Sgt. Kirk, Rinnegato!, vol. I, Rizzoli Lizard, Milano, 2009.
× Oesterheld Héctor Germán e Pratt Hugo, Sgt. Kirk, L’assalto dei Comanche, vol. II, Rizzoli Lizard, Milano, 2010.
× Oesterheld Héctor Germán e Solano López F., L’Eternauta, 001 edizioni, Torino, 2011.
× Sasturain Juan, Oesterheld y el héroe nuevo, in AA.VV., El libro de Fierro 1 especial Oesterheld, Urraca, Buenos Aires, 1985.
× Steiner George, Le Antigoni, Garzanti, Milano, 2007.
× Stevenson Robert Louis, Una chiacchierata sul romanzesco, in Romanzi racconti e saggi, Meridiani Mondadori, Milano, 1985.
× Trillo Carlos e Saccomanno Guillermo, Historia de la historieta. Storia e storie del fumetto argentino, Proglo, Genova, 2007.