Jazz e science fiction. Invenzioni americane del
Novecento, irrealizzabili altrove. In Europa solo allievi e
qualche geniale eccezione. Poi la svolta, in Inghilterra, della
fantascienza. È il 1960, nasce New Worlds, fanzine/manifesto
della nuova sf diretta da James Ballard e Robert Moorcock. Niente
più viaggi nello spazio esterno e terrori meravigliosi, ma solo
avventure nell'inner space. Stesso anno, sul jazz Usa si
schianta Free jazz di Ornette Coleman. La cosa è talmente nuova da
creare panico: per la prima volta l'alieno spunta dall'interno,
dal profondo della black music. Due anni dopo atterra la
morbida cosa: il Jazz Samba di Stan Getz. Sempre 1962, esplodono i
Beatles: esce Love me do e inizia la british invasion.
Poi tocca di nuovo al jazz. Si resta in Inghilterra, dove
tra il 1967 e il 1969 si crea progressivamente una distanza netta
dal jazz americano, grazie agli sconfinamenti quotidiani di
musicisti pronti a smarrirsi nella zona meta musicale
dell'improvvisazione e altrettanto disponibili al rigore
compositivo e alle incursioni nel pop dell’età dell’oro. Tutto
possibile, perché in realtà le frontiere sono abolite prima che la
musica abbia inizio. Fino ad arrivare al 1970 quando esce
Elastic rock, l'esordio dei Nucleus, la formazione inventata
dal trombettista Ian Carr. Un titolo/emblema al pari di Free jazz
e Jazz Samba.
Ecco da dove si origina il jazz inglese, una delle grandi
utopie musicali generate a cavallo tra i Sessanta e i Settanta,
cui è dedicata la nuova uscita della collana MBOOX di Auditorium,
che raccoglie in cofanetto un libro+cd. Parliamo di Elastic
Jazz, un progetto di Claudio Bonomi e Gennaro Fucile: nel cd
sono contenuti dieci brani, quattro tracce inedite e altre sei mai
edite prima d’ora su compact disc.
Sono
presenti brani, nell’ordine, brani di Mike Cooper, Graham Collier,
Krark (Stan Sultzman e Tony Hymas), Trevor Watts (con le sue
formazioni Amalgam e Moire Music), Mike Westbrook, Bob Downes,
Barry Guy con la London Jazz Composers Orchestra, e infine Evan
Parker. La raccolta è stata realizzata con il coinvolgimento
diretto dei musicisti, che hanno scritto per questa edizione un
commento al brano proposto nella raccolta.
Il volumetto
allegato (in italiano e in inglese), oltre alla una sezione
redatta direttamente dagli artisti, offre una breve storia del
jazz inglese, evolutosi in forma del tutto originale a partire
dalla fine degli anni 60 senza aver a tutt’oggi esaurito la
propria creatività. Il titolo è una parafrasi/omaggio allo storico
Elastic Rock, che gli autori considerano il punto di svolta della
scena inglese, giunta a piena maturità a partire proprio da quell’anno.
Anche la copertina cita esplicitamente l’album dei Nucleus. I
profili biografici dei maggiori protagonisti, un’accurata
discografia e i siti dedicati presenti in rete completano il
sintetico ma ricchissimo booklet di presentazione.
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