La storia in bianco… e nero, ovvero D. W. Griffith nel remix di Dj Spooky |
di Beatrice Ferrara | |
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Quel mito muto recita che gli Stati Uniti nacquero dal matrimonio fra due territori separati, grazie all’azione di coraggiosi cavalieri bianchi, i membri del KKK, che sapevano come tenere a bada i neri, causa della guerra. I ritornelli narrativi di Griffith si ripetono nel montaggio secondo la stessa modalità con cui procede il pensiero e sussurrano alla coscienza dello spettatore americano del 1915 che “sì, è proprio così che è andata!”. Quel racconto diventò allora propaganda razzista, memoria, Storia; e della Storia prese l’autorevolezza e la magniloquenza. Le mille lingue, perse fra gli spazi e i tempi, ognuna a balbettare la propria versione del racconto, divennero mute, perché annodate insieme in una sola. Quella tecnica di costruzione della narrazione, il montaggio, cioè una fiction così fiction da essere reale, diventò il cinema di massa, nel senso di indagine in movimento su come si impara, collettivamente, a ricordare e a darsi una storia. Proviamo ora un salto, dal 1915 al 2008… Questa volta saremo guidati non dalla luce di un fulmine, ma dall’eco del fragore del tuono che venne dopo la folgore, e che scoppiò nel tumulto dei riots che seguirono l’uscita del film di Griffith, sulla scia delle proteste dall’NAACP (National Association for the Advancement of Colored People). Un tuono di reazioni a quella versione bianca della storia che si proponeva come l’unica e sola, il cui fragore rimbomba (anc)ora, oggi, nel remix dell’artista africano-americano Paul D. Miller aka Dj Spooky, Re-birth of a Nation (2008; cfr. anche recensione su Quaderni d’altri tempi, n.18).
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