SELENE ENE A' COME E' BELLO STARE QUA IN UN NEGOZIO A TEMPO |
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di Gennaro Fucile
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Un istante equivale all’eternità, in un attimo coesistono tutti gli attimi come in un punto sono racchiusi tutti i punti. L’istante è ogni istante, tutti gli istanti possibili. L’universo è nato in un attimo e in quell’attimo ha scelto di essere tra gli innumerevoli universi possibili. Ogni attimo è in potenza infiniti universi. L’eternità coincide con l’attimo presente, niente passato, nessun futuro, un attimo come un punto. Questo ruminare avrà probabilmente già annoiato, alcuni avranno intuito un potenziale girare a vuoto, altri la rimasticazione di illustri, dotte speculazioni. L’Aleph borgesiano, si ricorderà, possedeva una natura simile. Che peccato, allora, dover prosaicamente condurre questo ragionamento a destinazione, alla sua meta, inconsueta date le premesse, all’acquisto di una confezione di preservativi. Un acquisto comune, shopping di un bene di largo consumo, usa e getta, eppure straordinario nel contesto in cui avviene, in quello che, al momento, è possibile definire come la più riuscita rappresentazione dei nostri tempi, di quella che Zygmunt Bauman chiama modernità liquida: i temporary shop. È così che tecnicamente si definiscono, oppure pop up store, negozi a tempo, con la scadenza, negozi che non hanno solo una precisa data d’apertura, ma anche una data di chiusura certa. Restano aperti per un mese, due o tre, poi chiudono, come hanno premurosamente annunciato sin dal giorno della nascita, anzi del concepimento. Capita così che la più famosa marca di condom apra uno store con queste caratteristiche, rendendo disponibile il palcoscenico ideale per l’attore principale dell’oggi, il consumatore, di questo oggi infinito, interminabile presente, attimo dove si cancella il passato e si abolisce il futuro, momento da cogliere come le offerte, le promozioni, le ultima novità, prima che tutto venga soppiantato da altre offerte, novità, occasioni, infinite occasioni come innumerevoli vite che si possono scegliere in questo self-service esistenziale costantemente offerto dalla società dei consumatori. I negozi a tempo sono una splendida metafora di tutto ciò, possono vendere qualsiasi merce, apparire e sparire in un breve lasso di tempo, rovesciano alla perfezione il sogno di quella gioventù che reclamava negli anni Sessanta tutto il mondo subito, come cantava Jim Morrison. Non a caso i primi temporary shop sono stati definiti guerrilla store, come dire che gli avvenimenti |
storici che contano si presentano spesso come tragedie, ma quando si ripetono sono sempre farse. Vera cifra postmoderna, però, il temporary shop contempla tragedia e farsa in contemporanea, in quanto metafora della precarietà del lavoro oltre che della volubilità del consumo. I guerrilla stores avevano un anno di vita, come tutti i pionieri esploravano, poi, una volta collaudata la formula, altri ne hanno raccolto il testimone e cercato di estenderne i limiti, comprimendoli fino a trenta giorni. Avviene oggi, nel presente senza soste, trasmissione continua di immagini, di informazioni, lancio continuo di prodotti, incessante flusso di attimi, tutti uguali, tutti diversi, come i punti privi di successioni ordinate, disposti ovunque, senza prima o dopo, sopra o sotto, un universo che cela il proprio big bang, o forse i propri big bang, poiché è lecito sospettare che la società dei consumatori sia il frutto di diverse azioni congiunte qui in terra e forse anche di qualcuna in cielo, là dove, infaticabili, migliaia di satelliti rendono servigi essenziali per l’esistenza di questo mondo senza tempo, fatto di dirette, dati in tempo reale, istantanee dello sguardo, insomma dell’autentico frutto dell’avventura spaziale, della conquista della Luna: la tele-visione. La società dei consumatori è iniziata prima del 20 luglio 1969, ma probabilmente quel giorno è nata la sua spettacolarizzazione. La scoperta per uso civile più importante che è discesa dalla Luna fin qui è il tempo reale, quello che si addice al consumo, il suo prerequisito. L’avventura spaziale e i temporary shop, quanti indizi ce li associano, si pensi al countdown. Quel negozio dove possiamo acquistare profilattici e anche qualche sex toys è immaginabile prima ancora di ogni calcolo economico che ne fa anche uno strumento utile per testare nuove formule commerciali o nuove line di prodotto, perché è uno spazio che enfatizza la contemporaneità delle nostre possibili esistenze e dei ruoli che ognuna ci consente di interpretare, potendo disporre di tanti set interscambiabili. Un sogno, un’ossessione, tante vite, pezzi d’immortalità, la perfida promessa del consumo. Quasi la perfezione, quasi, qualche difetto resiste, imperfezioni residue permangono, ostinate, anche nei temporary shop. Un esempio? Se avete bisogno di un profilattico e perdete tempo a scrivere, rischiate poi di trovarlo chiuso. Per sempre. | |||||