Miles Davis

Titolo: The Complete On The Corner Sessions

Etichetta: Sony - Columbia/Legacy Jazz

 

 

 

 

The Complete On The Corner Sessions 
di
Miles Davis

Un esempio per tutti e un modello per nessuno. Il fulminante verso di Jonathan Swift ben si addice alle registrazioni raccolte in questo box di sei cd, prodotto da Bob Belden e Michael Cuscuna, che include 31 tracce registrate tra il 9 marzo 1972 e il 5 maggio 1975. La musica che Miles Davis realizzò in quel triennio è, infatti, qualcosa che trova un analogo solo nel Finnegans Wake di James Joyce, ovvero un’esperienza estrema, imprescindibile per chiunque, ma che non conduce da nessuna parte, inimitabile e al tempo stesso un codice che si ritrova in buona parte delle pratiche musicali contemporanee, dall’hip-hop, al dub. Anzi, in tutta la musica odierna, se vi si include anche il metodo di composizione adottato, con quella decisiva fase di post produzione, quel taglia e incolla senza la quale oggi pop ed elettronica sarebbero inconcepibili. Miles Davis non fu l’unico, allora, ad agire in questo senso. In parallelo i Faust concepirono con altri suoni il medesimo procedimento e tutto a ben vedere si origina a partire dall’uso dello studio di registrazione come strumento chiave nella realizzazione del beatlesiano Sergent’s Pepper Lonely Hearts Club Band. Il titolo del box per la verità è impreciso e può trarre in inganno, poiché qui sono incluse le registrazioni di un triennio andando ben oltre le sedute pertinenti allo storico album. Infatti, l’ellepì On the Corner uscì nel 1972 e fu prodotto da Teo Macero. Il box, invece, oltre alle tracce originali comprende brani all’epoca pubblicati sui doppi album Get Up With It e Big Fun (entrambi usciti nel 1974) e 12 inediti, comprese cinque tracce che erano state pubblicate sin qui solamente in versione editata. I brani contenuti nell’album originale On The Corner sono alla fine, nel sesto cd, mentre l’apertura è affidata ai master fin qui inediti nella loro forma originale. Allegato un libretto di 120 pagine contenente saggi e testimonianze di Bob Belden, del giornalista Tom Terrell e del musicista inglese Paul Buckmaster che fu nel 1972 una sorta di guida musicale di Miles, Grazie a lui Davis conobbe le opere di compositori contemporanei come Karl-Heinz Stockhausen (recentemente scomparso). Buckmaster, ricordiamolo, nel 1969 aveva prodotto un altro progetto visionario, la Third Ear Band, autori di suoni avanti anni luce rispetto al loro tempo e proprio nel 1972 pubblicò, a sua volta, un esperimento di indo-jazz, il progetto orchestrale Chitinous Ensemble. Insomma, uno che nel futuro si avventurava volentieri.

Il tutto - come di consueto in questa Legacy Edition dedicata a Miles Davis - è in un box metallico. In questa occasione si è scelto come illustrazione l’altorilievo delle caricature di Corky McCoy che comparivano sulla copertina originale di On the Corner.

Nessuno, però, all’epoca capì questa musica dionisiaca, neanche parte dei musicisti coinvolti, e quanto ai giornalisti, meglio lasciar perdere. Down Beat, allora bibbia del jazz, gli assegnò una stella, la peggiore votazione possibile. Tutti spiazzati da tanta universalità e spericolatezza, si pensi alla decisione radicale di suonare con tabla e sitar e poi ribaltare di nuovo tutto schierando ben tre chitarre elettriche! Ancora oggi questa musica visionaria lascia perplessi, smarriti e la minor cura dell’edizione rispetto ai box precedenti (imprecisioni nelle date e nei titoli dei brani, un minor numero di testimonianze raccolte, ecc.) appare qualcosa di più di una svista, quasi un tenersi ancora a distanza, per moto inerziale.

Stagione sciamanica che sfinì Davis, così da arrivare al black-out alla fine dell’estate del 1975. Seguirono cinque anni di buio assoluto. Poi il divino tornò.

Gennaro Fucile