Ci sono tre personalità giganti dietro questo gran bel
disco/omaggio alla musica di Curtis Mayfield e presentarli, anche
se rapidamente, è obbligatorio.
Il primo è il titolare del disco, William Parker,
vincitore nel 2004 del Top
Jazz di Musica Jazz, nella categoria musicista internazionale
dell’anno, artista definito
dal New York Times “il collante delle avanguardie jazz
newyorkesi”, e dal Village Voice “il più brillante
contrabbassista free di tutti i tempi”, musicista sulla
scena da circa trent’anni, che ha suonato con Don Cherry, Cecil
Taylor, tra gli altri, prima di guidare proprie formazioni e
progetti.
Il secondo è il musicista omaggiato, Curtis Mayfield, tra
i primi artisti di R&B a inserire riflessioni sociali nelle
loro opere sin dalla prima fase della sua carriera in seno al
gruppo da lui fondato degli Impressions, formazione al top del
successo nella seconda metà degli anni Sessanta, con una serie di
canzoni scritte da Mayfield tra cui People
Get Ready e We People Who Are Darker than Blue qui incluse.
Nel 1970
Mayfield lasciò gli Impressions e due anni ottenne un trionfo
mondiale con l’album “Superfly”, soundtrack dell’omonimo
film, musica con un forte contenuto di denuncia dello squallido
binomio ghetto/droga. Poi il lento declino, un incidente che lo
semiparalizzò, ancora una gamba amputata e infine la morte il 26
dicembre 1999. Un grande che contribuì a fare great la black
music. Il terzo personaggio è un vero simbolo dell’orgoglio
nero, Amiri Baraka, un tempo Leroy Jones, poeta, drammaturgo,
saggista, da noi noto soprattutto per il fondamentale “Il popolo
del blues”.
Non è un caso, probabilmente, la sua partecipazione al
progetto, poiché funge da cerniera ideale tra
due mondi che in realtà sono un solo universo. Infatti, il
tema qui affrontato è storico: la dialettica tra avanguardia e
popular periodicamente affrontata e risolta all’interno della
black music, con risultati sempre esaltanti. Ci riuscì Albert
Ayler nell’allora chiacchieratissimo “New
Grass” e centrò il bersaglio
anche il r&b di “Les
Stances à Sophie” proposto
dall’Art Ensemble of Chicago.
Parker affronta di petto la questione (“La chiave per
capire la vera natura della musica è di evitare le separazioni
artificiali”, scrive nelle note allegate) e Baraka ne simbolizza
la sintesi. Il risultato è strepitoso. Superbi i solisti,
magistrale l’affiatamento, solide le composizioni prescelte e da
manuale la rilettura effettuata, senza mai concedersi una pausa, o
tantomeno avere cadute di tono.
Apre le danze la vocalist Lena Conquest
accompagnata da Hamid Drake in una appassionata The
Making of You, prologo alla pulsante People
Get Ready. Seguono la solare Inside
Song e We The People Who
Are Darker Than Blue, trascinante cavalcata ritmica, con Amiri
Baraka che fornisce una genuina lezione di feeling e si conferma
rapper ante litteram. Baraka, inoltre, miscela i testi di Mayfield
con delle proprie aggiunte, dando luogo a un work in progress
affascinante come pratica e corrosiva nei risultati, come è nella
natura dei suoi testi.
Gran finale affidato a Think – introdotta dal solare soprano di Darryl Forster e
soprattutto al bis Freddie’s
Dead, song tesa allo spasimo e con tanto di citazione di A Love Supreme. Entrambe le composizioni provengono dalla colonna
sonora di Superfly. La
punta di diamante, insomma, di questa bella collana (Tracce)
prodotta da Pino Saulo per RaiTrade.
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