Quando è tutta New York
a essere protagonista

Nora K. Jemisin
La città che siamo diventati
Traduzione di Alba Mantovani

Mondadori, Milano, 2022
pp. 468, € 22,00

Nora K. Jemisin
La città che siamo diventati
Traduzione di Alba Mantovani

Mondadori, Milano, 2022
pp. 468, € 22,00


The City We Became è l’ultimo romanzo di Nora K. Jemisin, pluripremiata scrittrice statunitense di speculative fiction. Tradotto splendidamente da Alba Mantovani, si tratta di un romanzo ampiamente atteso, dopo che l’autrice era entrata nel gotha della science fiction con la Trilogia della Terra Spezzata, vincitrice del prestigioso Hugo Award per ben tre anni consecutivi, unica donna al mondo ad avere questa combinazione nel proprio palmares.  Nei ringraziamenti di questo nuovo romanzo, doverosi e presenti in chiusura, come da tradizione, Jemisin lascia trapelare la sua intenzione di far sì che anche questo titolo sia il primo di una trilogia, ma non ci dice nulla di più sui temi che verranno trattati nei prossimi due atti. Tutti i precedenti otto romanzi di Jemisin si sono svolti in mondi diversi dal nostro, e il worldbuilding, così come la costruzione di una mitologia e di un sistema di leggende e tradizioni, è sempre stata la sua principale cifra stilistica, nella cui applicazione è eccelsa. La città che siamo diventati (questo il titolo italiano) si svolge invece nel nostro mondo e nel nostro tempo, e precisamente nella New York in cui abita la stessa Jemisin, e da cui è stata adottata, non essendoci nata, come i suoi personaggi.

Uno sfondo lovecraftiano
Probabilmente nella storia della letteratura i romanzi ambientati a New York non si contano, e questa operazione di Jemisin, un ponderato atto di amore, è affine a quella compiuta dal coetaneo e anch’egli newyorkese Victor LaValle ne La ballata di Black Tom e Favola di New York, entrambi romanzi fantasy ambientati nella Grande Mela (cfr. LaValle 2017, 2019) e influenzati anch’essi da tematiche lovecraftiane, a testimonianza di quanto l’ombra lunga di Providence sia attuale nella narrativa fantastica americana odierna. Jemisin inizia a costruire La città che siamo diventati prendendo spunto da un racconto che aveva scritto nel 2016, intitolato The City Born Great, e che è stato trasformato nel prologo del romanzo (cfr. Jemisin, 2016). È qui che in prima istanza si espone quella sorta di ribaltamento lovecraftiano che sarà una costante di tutto il romanzo, e per cui saranno le simbologie bianche e razziste a rivelarsi evocatrici dei peggiori mostri latenti nell’oscurità.

La città, Jemisin lo rivela praticamente sin dalle prime righe, si erge a difesa della sua multiculturalità e del suo essere interraziale, e i diversi quartieri (Bronx, Brooklyn, Manhattan, Staten Island, Queens) vengono impersonati da figure che, pur essendo assolutamente impregnate dalla specificità del territorio che rappresentano, non ne sono semplicemente dei simboli, ma li incarnano in ogni aspetto, assumendone carattere, forza e debolezza. Scopriremo presto che sarà solo la loro unione, la capacità e la volontà di essere una sola città, a essere determinanti nella lotta contro il Nemico.

I cinque distretti
È importante sottolineare che la divisione amministrativa di New York nei cinque distretti non è solo un fattore tradizionale.  In inglese sono chiamati boroughs, termine affine all’italiano borgo, e che rimanda a dei ben precisi momenti della storia e dell’amministrazione cittadina. New York come città unita nasce nel 1898 dall’unione delle cinque contee, appunto i cinque boroughs, ancora oggi struttura amministrativa della città. Ogni borough ha un governo, composto da un presidente e da una giunta, ma i poteri sono ampiamente inferiori a quelli del consiglio cittadino, esattamente come succede nella metafora del romanzo. Questo per sottolineare come la scelta di Jemisin non sia solamente un espediente letterario, ma sia radicato nella storia stessa della città. La ricerca e la personalizzazione degli aspetti caratteriali dei cinque personaggi è meticolosa ed estremamente coinvolgente.

A mano a mano che si immergono nel loro essere-la-città, scoprendo quindi le caratteristiche dei distretti che incarnano (lei stessa li chiama avatar, che in sanscrito significa esattamente incarnazione), al lettore vengono rivelate storia, equilibri e tensioni dei diversi ambienti, i dipartimenti assumono vita tra le pagine, e le ambizioni, così come le contrapposizioni, sono dei vettori delle forze in campo. Si scopre così, per esempio, che il ruolo di Staten Island, conservatrice e di origine irlandese, si scontra con lo spirito di comunità, di affetto e di accoglienza che caratterizza il resto di New York e della sua gente.
Jemisin ci mostra una città viva in ogni suo aspetto, evitando accuratamente l’ibernazione della musealità o la visione esternalizzata e superficiale propria del turista.
Il romanzo getta il lettore nel gorgo delle travolgenti tensioni sociali, razziali, economiche e ambientali che New York vive quotidianamente, ma Jemisin non ci mostra una anima depurata della città, una immagine photoshoppata, così da apparire adeguata di fronte a una moderata visione della condizione sociale, bensì un corpo vivente con spina dorsale, muscoli, carne e sangue, capace di aprirsi di fronte al nuovo arrivato, di accoglierlo dentro di sé e di combattere poi al suo fianco.

“Manhattan: uno studente si accorge di non ricordare chi è, da dove viene e perfino come si chiama. Riesce però a sentire il cuore pulsante della città.
Bronx: la direttrice di una galleria d’arte scopre strani graffiti sparsi per la città, così belli e intensi che sembrano parlarle.
Brooklyn: una madre single capisce di poter udire il canto della città, che segue il ritmo dei suoi tacchi Louboutin.
La città è viva e sta chiamando.
Ogni grande città ha un’anima. Alcune sono antiche come miti, altre giovani e pestifere come bambini. New York? Lei di anime ne ha sei”.

Il ruolo del Nemico e le aperture sul futuro
Il racconto prosegue a ritmo serrato. Jemisin ci presenta uno dopo l’altro i diversi personaggi, dedicandogli interi capitoli. Il primo è Manny (Manhattan) che ancora alla fine del romanzo ricorda poco o nulla di ciò che era stato prima della sua elevazione a rappresentante dell’isola più importante del mondo. Seguono Brooklyn, rapper e consigliere comunale, omonima del suo territorio, Bronca, una nativa che gestisce una galleria d’arte nel Bronx, Padmini, di etnia tamil, che vive nel (ed è il) Queens, e Ayslin, irlandese problematica figlia di un poliziotto di Staten Island, che avrà un ruolo centrale nel seguito della storia. Non vi è nulla di misterioso: Jemisin scopre sin dall’inizio le sue carte, e dichiara la sua partigianeria. Questa città multietnica e queer è la sua città, le piace e la ama proprio per quello che è, e la difende con ogni cellula della sua scrittura. Gli avatar sono come gli antichi dei, che proteggono la loro città, e così nel mondo immaginato qui da Jemisin non è solo New York ad avere degli spiriti guida, ma molte altre città hanno compiuto il salto e sono passate all’autocoscienza. Qui si citano (e sono indicati anche in una mappa molto sui generis allegata al romanzo) Sao Paolo, Lagos, Hong Kong, Parigi, e invece New Orleans viene portata come esempio di evento negativo, dove la città non ce l’ha fatta. Probabilmente un rimando alla tragedia dell’uragano Kathrina. Si parla però anche in alcuni punti della tragedia di Londra, senza aggiungere dettagli.

Questa nuova mitologia, questo pantheon e la forma che assume, potrebbero essere al centro del seguito, anche perché l’aspetto più nebuloso, forse l’unico, del romanzo, è proprio la descrizione del Nemico, che anche alla fine, resta ampiamente indefinito, sia nel suo status sia nei suoi metodi. È un alieno? Così parrebbe, ma quali sono i suoi obiettivi? Oppure è un virus, un’infezione che contrasta il corpo della città? L’amicizia o almeno la sorta di reciproca comprensione che si instaura tra la Donna in Bianco e Aislyn, l’avatar di Staten Island, rimane un aspetto poco chiaro della narrazione, almeno nelle sue conseguenze profonde. Il Nemico cerca un luogo per la sua città, la sua è una lotta per la sopravvivenza, e in questo senso pare che per Jemisin in fondo meriti una sua dignità e legittimazione. Certo è che nel secondo atto questo aspetto meriterà una particolare attenzione, soprattutto per le conseguenze politiche, prima ancora che narrative. Perché come si è detto, l’autrice è profondamente partigiana, e la dinamica politica contenuta nel romanzo è quella mostrata dai quattro avatar “pro” New York. Una visione così poco letteraria dei personaggi, che in diversi momenti corre il rischio di cadere nel didascalico, dovrebbe togliere movimento all’intreccio, ma Jemisin è del mestiere, ed è particolarmente brava nell’evitare questo rischio mantenendo un ritmo degli eventi altissimo e non lasciando mai il tempo al lettore di stancarsi delle tematiche che l’autrice continua a sottolineare. Il ruolo di Ayslin, e il modo particolare con cui lo gestisce Jemisin, è probabilmente collegato anche alla competenza psicologica dell’autrice, che vuole far emergere il blocco dovuto alla violenza subita, che si traduce, in modo solo apparentemente inevitabile, in violenza espressa.

La Donna in Bianco (aka Il Nemico) rivela tutte le sue capacità di infiltrazione, trasformando tutto ciò che non appartiene al cuore della città, e quindi, per esempio, le grandi catene alimentari, come Starbucks, oppure il mondo della finanza, gli immobiliaristi e la burocrazia, forza spersonalizzata e spersonalizzante, riuscendo così a far apparire come normale e accettabile una serie di elementi devastanti e distruttivi. Il finale del romanzo è piuttosto brusco rispetto all’andamento antecedente, ed è evidente il posizionamento letterario delle coordinate da cui prenderanno le mosse gli eventi del secondo atto, di cui però a tutt’oggi non vi sono notizie. Jemisin in ogni caso non ha più nulla da dimostrare, e la sua gran classe narrativa non mancherà di regalarci un seguito all’altezza della sua fama.

Letture
  • Nora K. Jemisin, Trilogia La Terra Spezzata Libro uno: La Quinta Stagione, Mondadori, Milano, 2019.
  • Nora K. Jemisin, Trilogia La Terra Spezzata Libro due: Il Portale degli Obelischi, Mondadori, Milano, 2020.
  • Nora K. Jemisin, Trilogia La Terra Spezzata Libro tre: Il Cielo di Pietra, Mondadori, Milano, 2021.
  • Nora K. Jemisin, The City Born Great, 2016.
  • Victor LaValle, La ballata di Black Tom, Hypnos, Milano, 2017.
  • Victor LaValle, Favola di New York, Fazi, Roma, 2019.