L’immaginazione
elettroacustica al potere


L’anno del Signore da poco trascorso è stato impreziosito dalla dorata ricorrenza del 1968: la contemporaneità culturale si è dunque confrontata con la ferita aperta di una vita politica su scala quotidiana non misurata dalle contestazioni silenziose del web tanto da destinare alla pubblicazione decine e decine di testi ad hoc, imbandire numerose tavole rotonde e dedicare al revival storico-politico adeguati cineforum. Anche la musica figurava tra gli invitati al singolare banchetto della nostalgia: in questa nebbiosa suggestione possiamo dunque rintracciare la ristampa di Musica Manifesto n. 1 di Luigi Nono, realizzata dall’etichetta Die Schachtel in collaborazione con l’Archivio Storico Ricordi.
Ben tre le versioni realizzate per questa ristampa: compact disc e long playing in tiratura limitata a trecento copie e una Box Edition realizzata in sole cento copie che, oltre ai due formati, include un libro di settantadue pagine sui manifesti del Maggio francese (a cura di Bruno Stucchi), un tabloid in luogo del booklet per le note dell’album e un poster.
Si tratta di un lavoro che, in linea con la produzione del compositore veneziano, rappresenta ancora oggi un’occasione importante per confrontarci sul dichiarato carattere ancipite tra la sua produzione artistica e la storia dei movimenti di massa a lui contemporanea.
Come riportato in Musica Espansa, nel caso di Musica Manifesto n. 1 “Luigi Nono intrattiene un significativo rapporto con le tecnologie della diffusione musicale quali il supporto discografico, avvertito come possibile dimensione del comporre adeguata alla tecnologia della riproduzione musicale” (Galante-Sani, 2000). Sono passati alcuni anni dalla esplicativa nota a cura di Umberto Eco a proposito della musica in scatola, a sostegno della composizione elettronica laddove sostiene che “non è la complessità del congegno quella che influisce sulla possibilità di umanizzare uno strumento: e sarà possibile immaginare un musicista che compone una successione di suoni producendoli e montandoli per mezzo di apparecchiature elettroniche” (Eco, 2001).

Le tre edizioni della ristampa del dittico Un volto, del mare – Non consumiamo Marx.

La musica e la macchina, contenuto nella raccolta Apocalittici e integrati (1964), rappresenta un buon punto di partenza per definire le tecniche compositive come emergono all’ascolto di questa composizione elettro-acustica realizzata attraverso il montaggio, a partire dalla manipolazione del suono e della fono-fissazione del materiale musicale manipolato. Siamo proprio nel 1969 quando Luigi Nono progetta e realizza Musica-Manifesto n. 1 per la collana discografica I Dischi Del Sole: si tratta del dittico Un volto, del mare – Non consumiamo Marx per voce/voci e nastro magnetico la cui recente ristampa diventa una buona occasione per dissotterrare una prassi elettroacustica opportunamente messa a tacere nel tempo, efficacemente posta a riposare nei libri di storia della musica.
La dilatazione del tempo attraverso l’unità di misura dell’ascolto appartiene alla composizione Un volto, del mare che apre il disco: una trama di fischi dal decorso orizzontale opportunamente disposto in verticale principia i lavori prima che voci, come onde che trascinano il suono, fluttuino portando a galla parole sempre emergenti quali affiorano nella dimensione del ricordo: “Non esiste ricordo su questo viso”, “Non ci sono ricordi. Solo un sussurro” (Pavese, 2001), e altro materiale ancora sempre tratto dalla poesia di Cesare Pavese intitolata Mattino, opportuno e insistito riferimento nella produzione militante del compositore veneziano.
Il suono aggredisce dunque in modo diverso che non l’assalto frontale della pressione sonora mentre un vero e proprio banco di nebbia acustico avvolge l’ascoltatore chiamato a decodificare e rielaborare la traccia. Se la lingua italiana semantizza i riferimenti lessicali di Un volto, del mare a suggerire un taglio internazionale all’impegno compositivo di Nono sono le diverse lingue presenti nella più celebre Non consumiamo Marx, laddove sullo sfondo di una cronaca italiana (contestazione contro la Biennale dello stesso anno) si innestano materiali sempre derivati da contestazioni in strada, a significare il portato urbano delle manifestazioni sessantottine. Annota Veniero Rizzardi nel booklet incluso nell’album: “I suoni della manifestazione rappresentano una sorta di continuum variabile per intensità e densità, da cui emergono gli slogan del maggio francese letti da Edmonda Aldini e variamente elaborati, ma sempre intellegibili, e poi frammenti di canzoni di lotta (Bella Ciao, Bandiera Rossa) e voci di leader (Che Guevara, Ho Chi Minh, Rudi Dutschke, Mao), oltre ad altre voci che si fanno sentire soprattutto nel finale, in particolare quelle del mercato di Rialto provenienti, in forma elaborata, dalla precedente composizione Contrappunto dialettico alla mente”.

Immagini (inclusa quella in home page) delle proteste e cortei contro la Biennale di Venezia, giugno 1968 (© Cameraphoto).

Se, nella prima parte, il tempo musicale scorre con lo stesso incedere dei secondi, quasi una significativa compenetrazione della registrazione nella composizione, la successiva elaborazione della traccia porta alla dilatazione del tempo elettro-acustico: il discorso prettamente musicale riconducibile al trattamento dei materiali beneficia della ripetizione di alcuni elementi tematici (si ascoltino i fischi, stavolta di contestazione) mentre l’elaborazione dell’esposizione si adegua alla forma della traccia, ricoprendone buona parte del secondo segmento prima di congedarsi al silenzio, dopo aver stressato gli strati vocali costringendoli alla rarefazione materica.
Il disco offre un intenso spaccato della dimensione compositiva su supporto di Luigi Nono, autore che ha avuto modo di attraversare con certa evidenza diverse fasi della sperimentazione elettro-acustica lavorando sul live electronics al pari del dramma musicale confinato nell’azione scenica senza dimenticare l’apporto sostanziale ai lavori dello Studio di Fonologia tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta. Una logica del montaggio, della combinazione dei frammenti nella spazializzazione dell’illimitato campo d’ascolto, della selezione e del trattamento di materiali opportunamente ricercati emerge in questo dittico:

“Due parti di un’unica composizione compenetrate nella tecnica, nei testi, nel significato, nell’audizione, per cui non è possibile l’ascolto e la comprensione di una parte senza l’altra; per cui Un volto, del mare s’illumina altrimenti con Non consumiamo Marx. Un titolo: Musica-Manifesto n. 1, per precisare l’intenzione e la finalità di questa musica da strada per un pubblico altro sulla strada per una provocazione e agitazione della coscienza nella lotta in strada per un nuovo intervento radicato ai moti di strada della lotta di classe” (Nono, 1969).

Letture
  • Umberto Eco, Apocalittici e Integrati, Bompiani, Milano, 2001.
  • Francesco Galante, Nicola Sani, Musica espansa, LIM, Lucca, 2000.
  • Luigi Nono, Musica Manifesto n. 1, DS 182/84/CL., 1969.
  • Cesare Pavese, Lavorare stanca, Einaudi, Torino, 2001.