Negli ultimi decenni il declino delle religioni tradizionali è stato accompagnato da un aumento delle teorie complottiste. Queste sembrano soddisfare alcuni dei bisogni primari dell’uomo, un tempo normati dalle religioni, quali imporre un senso di ordine e di razionalità in un mondo sfuggente e contraddittorio. Sul tema è tornato di recente il sociologo Pierre-André Taguieff con un nuovo studio sul fenomeno, Les théories du complot (2021), ora in edizione italiana per i tipi de Il Mulino, tradotto e curato da Nicoletta Cavazza con il titolo Complottismo. Taguieff opera un discorso d’insieme, analizzando le problematiche sociologiche che sono alla base del fenomeno complottista; un fenomeno che si può definire come un nuovo incantamento del mondo, seppure popolando questi di nuovi e/o antichi demoni. D’altronde un nemico invisibile e diabolico è in grado di spiegare al meglio tutte le disgrazie degli uomini. Fin qui Taguieff, ma molte idee sulla cospirazione hanno parallelismi, nel contenuto e nella struttura, con le credenze religiose: alcune propongono il ritorno a un’esistenza edenica, interrotta dall’interferenza di una cerchia di cospiratori, mentre altre preconizzano un disastro apocalittico provocato da una cerchia più o meno segreta di uomini desiderosi di vedere la fine della civiltà così come la conosciamo.
Questi modelli hanno portato alcuni studiosi a chiedersi se le teorie del complotto rappresentino un succedaneo del credo religioso in una società laica e secolarizzata. Gli psicologi si sono interessati scientificamente alla religione almeno sin dall’inizio del XX secolo, quando William James sostenne l’opportunità d’indagare le esperienze religiose alla stregua di qualsiasi altra vicenda umana (cfr. James, 2009).
L’interesse per le teorie del complotto è più recente: sulla scia delle congetture e teorie nate in margine all’assassinio del presidente americano John F. Kennedy, gli psicologi iniziarono a indagare le ragioni e la genesi di tali teorie complottiste. Ben prima che iniziasse uno studio sistematico sulle motivazioni psicologiche del complottismo, s’ipotizzava che le teorie del complotto rappresentassero una specie di religiosità secolarizzata. Il filosofo ed epistemologo Karl Popper (1902-1994) scrivendo sulle teorie del grande complotto, in cui tutti gli eventi significativi appaiono segretamente pianificati da onnipotenti agenti invisibili, notò che esisteva poca differenza tra tali cospiratori e gli dèi omerici che intervenivano negli eventi della guerra di Troia (cfr. Popper, 1985). Secondo tale prospettiva, le teorie del complotto rappresenterebbero dunque la secolarizzazione di una credenza religiosa, un surrogato di Dio.
Un sognatore di complotti
Inoltre, potremmo aggiungere, anche i racconti complottisti hanno il loro Omero: David Icke, un sognatore e da sempre a sentir lui. A scuola, ricorda, gli insegnanti gli dicevano di smettere di fantasticare, e lui pensava: “Be’, mi piace di più sognare ad occhi aperti che stare ad ascoltarvi, quindi continuerò a sognare ad occhi aperti” (Icke, 2003). Il nostro sognatore lasciò la scuola a quindici anni, inseguendo il successo nel mondo del calcio. Quando una dolorosa artrite lo costrinse a ritirarsi dai campi di gioco all’età di ventun anni, si rivolse al giornalismo. Negli anni Ottanta, Icke era diventato un nome familiare come commentatore sportivo della BBC. Il relativo successo lo portò verso una carriera politica nel Green Party britannico, da cui sarà espulso dopo essersi proclamato pubblicamente “Figlio di Dio” e avere annunciato la sua prossima ascensione al cielo, oltre a disastri apocalittici che avrebbero colpito l’Inghilterra. In un paese dove gli eccentrici sono spesso popolari, queste vicende valsero all’ex calciatore frequenti inviti ai talk show, dove si distinse come il principale diffusore dell’idea della cospirazione rettiliana, cui dedicò voluminose opere che incontrarono un notevole successo.
David Icke.
Nella versione della storia riscritta da Icke, l’umanità avrebbe vissuto un tempo in un’età dell’oro. Era stato un momento di armonia e felicità. I nostri antenati vivevano in perfetta interconnessione l’uno con l’altro e con l’universo. Non c’erano guerre né carestie, non esisteva l’inquinamento; tutti andavano d’amore e d’accordo. Poi la pace si frantumò repentinamente. Una forza sinistra cominciò a gettare un’ombra scura sull’umanità. Era in atto un complotto. Da millenni ormai, i cospiratori stanno segretamente implementando un elaborato sistema di controllo, progettato per sopprimere la naturale connessione dell’uomo con il cosmo e tenerlo intrappolato in uno stato di costante terrore e confusione. Il mondo contemporaneo è un santuario delle loro macchinazioni nascoste; i media convenzionali, il sistema dell’istruzione, la scienza, la politica e la medicina occidentale sono tutti strumenti del complotto, utilizzati per controllare la mente dell’uomo e tenerlo soggiogato in uno stato di asservimento. Tutto ciò che accade nel mondo, ogni guerra, recessione, calamità naturale e attacco terrorista, è progettato da congreghe segrete. Tutto questo, tuttavia, a quanto dice Icke, è solo la punta dell’iceberg.
Gli alieni rettiliani intergalattici chiamati Arconti
Questi oppressori terreni non sono che pupazzi nelle mani di un nemico ancora più sinistro. Creature lisergiche in forma di serpenti-rettili avrebbero colonizzato il nostro mondo, soggiogando psichicamente il genere umano ai lacci dell’illusione cosmica. Esse sarebbero le antesignane di quei collegi sacerdotali che nel mondo antico sovrintendevano ai misteri nel nome dell’impostura, precursori di quella massoneria che agli albori dell’era moderna saranno gli Illuminati di Baviera, falsi redentori di una umanità che verrà asservita al giogo del consumismo. Secondo Icke, le famiglie dominanti all’interno di questo sistema di controllo occulto del mondo discenderebbero da antiche stirpi dotate di un codice genetico diverso da quello del resto dell’umanità; un DNA di origini extraterrestri. Il vero responsabile di questo intrigo spaventoso sarebbe quindi una razza di alieni rettiliani intergalattici chiamati Arconti. E il complotto – dice Icke – supera le nostre capacità sensoriali. Gli Arconti si nutrono di energia umana come vampiri. Hanno un gusto particolare per la paura e l’odio e fanno incetta delle nostre emozioni più tenebrose, mantenendoci intrappolati dentro una prigione di realtà virtuale. Il nostro universo non è altro che un ologramma, spiega Icke, e gli Arconti si sono inseriti surrettiziamente nel tessuto stesso del cosmo. Controllando la nostra percezione della realtà, possono manipolare i nostri pensieri già alla fonte, tenendoci intrappolati sotto il loro incantesimo, in un costante stato di smarrimento e di paura, schiavi inconsapevoli di padroni invisibili.
Nella prima versione della storia, presentata nel 2002 nel libro Alice nel Paese delle Meraviglie e il disastro delle Torri Gemelle. Ecco perché la versione ufficiale dei fatti dell’11 settembre è una menzogna colossale, i Rettili giunti dallo spazio non si chiamavano ancora “Arconti”. Nei successivi volumi, Icke aggiornerà e ibriderà la sua narrazione con le mitologie dell’antico gnosticismo. Gli Arconti, presenze inquietanti dei testi gnostici, sono i veri responsabili della realtà fittizia in cui vive l’uomo, si nutrono delle sue paure e delle sue passioni e rendono reale il vuoto, il kenōma nel quale l’umanità prospera. Nell’Apokryphon Johannis, uno dei più importanti e noti testi gnostici, li troviamo ai comandi di Ialdabaōth, il Demiurgo Padre del caos, dalle fattezze rettiliane. Il loro numero, sette, ne rivela la natura planetaria. Una sequela che parte dalla Luna (ritenuta un pianeta) e finisce con Saturno. Le sette forze planetarie nell’Apokryphon Johannis corrispondono alle sette sostanze psichiche di cui è composto il corpo astrale, invisibile, dell’uomo; le sette funzioni psico-anatomiche che ognuno dei poteri arcontici reca all’anima. Gli insegnamenti degli antichi Gnostici concordano infatti nell’attribuire la creazione del cosmo al Demiurgo inferiore, riservando la plasmazione dell’uomo alle potenze planetarie. Tuttavia, tali potenze diaboliche non riescono ad animare il primo uomo, che sarà vivificato da una forza luminosa e trascendente: così Adamo diventerà superiore agli Arconti, la creatura superiore al suo creatore. Questa, per sommi capi, la versione antica e gnostica della storia di David Icke. Lui è un po’ l’elemento trainante e cialtronesco del complottismo contemporaneo: nel succitato libro di Taguieff non è menzionato, anche se la sua presenza è implicita e immanente. Priva di ogni sostegno metafisico, la vita dell’individuo troverebbe infatti nel complottismo una nuova giustificazione religiosa: il mondo non sarebbe più un luogo benedetto da un Dio oppure abitato da dèi benefici, bensì inurbato da creazioni malvagie.
Sembra un nonsenso, ma le teorie del complotto contemporanee devono molto all’Illuminismo: seguendo il ragionamento di Popper il complottismo sorge quando l’uomo si mette al posto di Dio come principio degli eventi. Ma, lungi dall’essere una specie di superstizione primitiva, il complottismo è nel Settecento una visione perfettamente calata nella razionalità del tempo, promossa e sostenuta dal ceto intellettuale.
Un appassionato di intrighi: Adam Weishaupt
Nel 1772 Adam Weishaupt diventò professore di Legge presso l’Università di Ingolstadt, in Baviera. La giurisprudenza, tuttavia, non sarà mai la sua vera passione. Appena ventiquattrenne, Weishaupt è un giovane inquieto e idealista. Deluso dalla rigorosa educazione mnemonica che ha ricevuto dai gesuiti e ispirato dall’Illuminismo allora fiorente, ha sviluppato l’ostinato e ambizioso desiderio di migliorare la società usando il potere della ragione per dissipare la superstizione religiosa. La sua vera passione sono gli intrighi. Fin da piccolo, era rimasto affascinato da società segrete come la Fratellanza pitagorica. Nel 1774 si era unito a una loggia massonica, ma era rimasto ben presto deluso dai massoni per la loro mancanza di aspirazioni politiche e di autentica segretezza, oltre che dalle elevate quote associative. Decise quindi di fondare una propria società segreta. La riunione inaugurale si tenne il primo maggio 1776, alla presenza dello stesso Weishaupt e di soli quattro suoi studenti. Il sodalizio fu battezzato Ordine degli Illuminati. Era nato il complottismo moderno.
L’irresistibile ascesa degli Illuminati
La doppia personalità di Weishaupt servì a dare lo sfondo ideologico alla società degli Illuminati. Fondato su una filosofia tanto idealistica da risultare ingenua, l’Ordine, in base agli statuti elaborati dallo stesso Weishaupt, si poneva come unico obiettivo il miglioramento dell’uomo alla luce della dea Ragione. D’altro canto, il fatto di essere il capo assoluto della propria società segreta permetteva a Weishaupt d’indulgere nella sua passione per i sotterfugi e attirare su di sé l’attenzione. Con perizia si prodigò affinché la sua cerchia segreta fosse circonfusa da un’aura di mistero. Gli iniziati erano tenuti ad assumere nomi falsi, imparare un vocabolario segreto, superare un’elaborata serie di riti d’iniziazione e recidere ogni legame con famigliari e amici. Per reclutare nuovi adepti, Weishaupt infiltrò degli Illuminati nelle logge massoniche per attirarne a sé i membri. Weishaupt sviluppò inoltre una complessa gerarchia, nascosta a tutti tranne che ai membri più anziani. Ogni avanzamento gerarchico esigeva un’obbedienza assoluta e acritica. I veri obiettivi politici dell’Ordine – ovvero la pacifica trasformazione della società – venivano rivelati solo gradualmente, man mano che un membro saliva di grado nella gerarchia.
All’inizio degli anni Ottanta del XVIII secolo, l’Ordine poteva vantare circa trecento membri sparsi in tutta Europa. Tale espansione, tuttavia, era avvenuta a spese della segretezza.
Adam Weishaupt.
La personalità pedante e prepotente di Weishaupt dovette irritare gravemente qualche nuovo adepto e alcuni membri vuotarono il sacco con qualche profano sull’attività degli Illuminati, spesso colorandola di allarmanti esagerazioni. Verso il 1784, le voci che circolavano sull’Ordine avevano ormai catturato l’attenzione delle autorità. Il governo bavarese emise un editto che vietava le associazioni non autorizzate, e Weishaupt dovette sospendere le riunioni degli Illuminati. Le notizie continuarono a trapelare, mentre le dicerie più volgari sulla setta erano immancabilmente pubblicate sui giornali del tempo e ripetute da predicatori che accusavano gli Illuminati di ogni nefandezza. In un ultimo tentativo di scagionare l’Ordine, Weishaupt si rivolse personalmente all’Elettore di Baviera, Carlo Teodoro, rivelandogli la maggior parte dei segreti degli Illuminati. Lo sforzo risultò vano: il 2 marzo 1785 Teodoro emise un editto in cui si condannavano specificamente gli Illuminati. Weishaupt abbandonò la Baviera mentre iniziavano indagini, si compivano arresti e un numero esorbitante di documenti segreti degli Illuminati, tra cui le lettere personali di Weishaupt, veniva pubblicato affinché fosse di pubblico dominio.
Da setta a leggenda
Gli Illuminati appartenevano ormai al passato, ma non furono dimenticati. La scoperta di una società segreta assolutamente reale, con aspirazioni politiche altrettanto reali, insieme con le tante voci arricchite di orribili particolari circa la sua sordida attività sovversiva, era la ricetta ideale per creare confusione e allarmismo. Correva già voce che la società segreta di Weishaupt continuasse a operare e fosse semplicemente divenuta clandestina. Ormai libero da ogni vincolo con la realtà, il fenomeno degli Illuminati assunse dimensioni mitiche nella fantasia irrequieta dei loro detrattori, non solo in Baviera, ma in tutta Europa e in luoghi lontani come gli Stati Uniti, che avevano appena conquistato l’indipendenza. Le rivelazioni sugli Illuminati di Weishaupt macularono anche la reputazione dei massoni. Dopotutto, in alcune logge vi erano stati davvero degli infiltrati, e nessuno poteva dire se tutti i membri della setta fossero stati effettivamente scovati. Le macchinazioni complottiste di società segrete con intenti sovversivi offrivano sempre più spesso una spiegazione valida per eventi preoccupanti. Dopodiché scoppiò la Rivoluzione francese. Ma la storia non finisce qui: gli Illuminati sono rinati a nuova vita grazie a The Illuminatus! Trilogy una serie di tre romanzi scritti da Robert Anton Wilson (1932-2007) già editorialista di Playboy e Robert Shea (1932-1994) nel 1975, riuniti in un unico volume nel 1984 dalla Dell Publishing di New York. L’opera mescola, in un insieme allucinato, tematiche care alla cultura alternativa e underground a fascinazioni provenienti dal mondo dell’esoterismo, fantascienza, noir, il tutto sotto l’egida di un complotto cosmico ordito dagli Illuminati di Baviera.
La base della narrazione è la lotta intrapresa tra i Discordiani e gli Illuminati di Baviera per il controllo del mondo: nei Discordiani riconosciamo da subito i buoni, una cerchia di impostazione anarcoide che si batte per l’instaurazione di un regno del bengodi sulla Terra. Come spiega anche il romanzo, il “discordianesimo” sarebbe una religione di impronta filosofica fondata nel 1963 da Gregory Hill e Kerry Wendell Thornley, basata sul culto di Eris, la dea Greca del caos nota ai latini come Discordia. Il testo sacro di tale culto libertario sarebbero i Principia Discordia, scritti da Hill e Thornley, con gli pseudonimi di Malaclypse il Giovane e Lord Omar Khayyam Ravenhurst, evidente dissacrazione dei Principia Mathematica di Newton (1687). In palese contrasto con la logica newtoniana l’opera affermava l’esistenza di tre principî fondamentali: il Principio Aneristico (ordine), il Principio Eristico (disordine) e l’idea che entrambi fossero mere illusioni.
La genialità del testo sta nell’aver unito un materiale tutto sommato eterogeneo in una coerente teoria cospirazionista: eventi come l’uso dell’antrace da parte degli Stati Uniti quale strumento di guerra batteriologica, gli scenari di guerra tra Russia, Cina e Stati Uniti, la necessità di un sacrificio collettivo per alimentare le forze oscure che governano occultamente il mondo, sono tutti ingredienti della trilogia che hanno alimentato una sua veridicità dal punto di vista storico-culturale. A conferma di ciò, nel terzo volume della saga sono presenti una serie di appendici, di cui la prima esordisce con l’affermare:
“Molti lettori riterranno che questo libro sia solo fantasia romanzata; in realtà… contiene parimenti altrettanti fatti documentati…”.
- Ezio Albrile, Complotti liquidi, WriteUp, Roma, 2023.
- Christophe Bourseiller, C’est un complot! Voyage dans la tête des conspirationnistes, Éditions Jean-Claude Lattès, Parigi, 2016.
- Rob Brotherton, Menti sospettose. Perchè siamo tutti complottisti, Bollati Boringhieri, Torino, 2017.
David Icke, Alice nel Paese delle Meraviglie e il disastro delle Torri Gemelle, Macro Edizioni, Diegaro di Cesena-Forlì, 2003. - Massimo Introvigne, Nuove mitologie religiose, in Tullio Gregory (a cura di), XXI Secolo, I: Norme e idee, Istituto della Enciclopedia Italiana-Treccani, Roma, 2009.
- William James, Le varie forme dell’esperienza religiosa. Morcelliana, Brescia, 2009.
- Tyson Lewis-Richard Kahn, The Reptoid Hypothesis, in Utopian Studies 16, The Pennsylvania State University Press, 2005.
Michael Newton, The Encyclopedia of Conspiracies and Conspiracy Theories, Facts on File Inc., New York, 2006. - Christopher Partridge, The Re-Enchantment of the West, II: Alternative Spiritualities, Sacralization, Popular Culture and Occulture, T & T Clark International, London-New York, 2005.
- Daniel Pipes, Il lato oscuro della storia. L’ossessione del grande complotto, Lindau, Torino, 2005.
- Karl Popper, Congetture e confutazioni , Il Mulino, Bologna, 1985.
- Kate Tuckett, Cospirazioni, Castelvecchi, Roma, 2007.
- Robert Anton Wilson & Robert Shea, L’occhio nella piramide, Shake, Milano 1995).
- Robert Anton Wilson & Robert Shea, La mela d’oro, Shake, Milano 1997.
- Robert Anton Wilson & Robert Shea, Il Leviatano, Shake, Milano 2000.