Il Bestiario di Francesco Massaro (oltre al leader, al sax baritono e al clarinetto basso, sono della partita Gianni Lenoci al pianoforte e al piano elettrico, Mariasole De Pascali ai flauti, Michele Ciccimarra alla batteria e alle percussioni e, nel più recente album, Adolfo La Volpe e Valerio Daniele alle chitarre e agli armamentari elettronici) è, per espressa e auto-affermata identità, un gruppo “zooide”, in cui il contributo di ognuno è indispensabile alla sopravvivenza dell’intero, ma nessuno rinuncia a una pregnante affermazione di personalità propria.
Massaro ama riconnettere alcune delle proprie esperienze alla Patafisica, come arte delle soluzioni immaginarie, e il quartetto, fedele a tale assunto, restituisce all’ascolto un mondo onirico, reale e immaginario allo stesso tempo, ricco di stratificazioni, sonore e culturali, sulla scia di suggestioni ispirate dal realismo magico. Del resto il sassofonista, da lettore compulsivo di Raymond Queneau, Julio Cortázar, Jorge Luis Borges, si definisce “amante dell’imperfetto, del provvisorio, dell’inespresso, del doppio, della materia che deperisce, cambia stato, del carnale”: ciò spiega la qualità eminentemente letteraria della sua originale visione musicale.
Tale precipua cifra stilistica si era già rivelata nel primo album del gruppo, Bestiario marino, del 2015, e si conferma nel recente Meccanismi di volo. Entrambe le opere sono pubblicate nel catalogo di Desuonatori, “coordinamento di autoproduzioni per la socializzazione di musica inedita in nuovi contesti di fruizione”; www.desuonatori.it; tutti i dischi prodotti sono fruibili gratuitamente sul web, secondo un’idea forte, che ambisce a riappropriarsi dei processi di produzione della musica, mirando a creare contesti di ascolto consapevole e attento, per ritrovare la comunione con il pubblico.
Bestiario Marino si era imposto come disco raffinato e affatto originale, colmo di suggestioni cólte e impressionistiche, eppure dotato di numerosi spunti di forza vitale propri della musica improvvisata, connotato da una certa qualità “liquida” delle sonorità del piano elettrico, tali da richiamare con piena forza immaginifica il mondo acquatico cui l’opera alludeva.
Album nel quale risulta “Centrale il ruolo assunto da Lenoci (metà dei brani sono in duo, tra Massaro e il pianista), ma il quartetto è molto affiatato e il lavoro svolto dal leader sul suono dei propri strumenti deciso e importante” (Cerini, 2016). Se esso era opera di ispirazione essenzialmente iconica, Meccanismi di volo attinge a un’esperienza in parte diversa, nata dal riconoscimento dei mondi sonori di alcuni compositori del Novecento di riferimento: Olivier Messiaen, Fausto Romitelli, Luciano Berio e Arvo Pärt, la cui musica viene utilizzata come spunto per una feconda rielaborazione.
Le opere originali di Maria Teresa De Palma hanno contribuito al finanziamento del disco.
Il Bestiario, non più “marino”, perché l’esplorazione delle diversità biologiche che ne costituisce il manifesto estetico si è ora volta al mondo degli esseri volanti, guadagna così ulteriore quota e rinnovata sostanza, pur se in piena continuità espressiva. Ancor più affinata l’attenzione per il suono, il timbro e le dinamiche, con suggestioni che rimangono fortissime, dando vita a un mélange sonoro che guarda a un mondo metaforico, spesso evocato dalla voluta sospensione del tempo. Nel disco si succedono incantamento e violenza, “esercizi patafisici” con uso di tecniche estese, contesti di improvvisazione più o meno strutturata e non-idiomatica, evocative narrazioni per voci solitarie.
Nei brani di maggiore complessità, ove il gruppo è anche integrato dalle due chitarre, si trova forse l’assetto migliore, che conferma la caratura dei quattro, realtà di assoluta eccellenza nel panorama italiano dell’improvvisazione. Merito di Massaro, certamente, della sua volitiva ideazione creativa, ma anche della encomiabile dedizione al progetto dei suoi eccellenti compagni, tra cui anche l’artista Maria Teresa De Palma, che con le proprie splendide opere originali ha contribuito alla vendita delle prime cinquantuno copie del disco, servite a finanziarne la produzione.
L’album richiama l’immagine di José Saramago, secondo cui la scrittura consiste nel viaggio tra la sgorbia e la pietra, e l’insegnamento di Mia Couto, che a essa si ispira, quando invita il lettore (o l’ascoltatore) a riconquistare l’antica intimità con il Tempo.
La musica, come la letteratura, secondo Couto, da sola non può salvare il mondo, ma può mantenere vivo il desiderio e l’utopia del cambiamento. Questo certo può fare anche questa musica, che col Tempo gioca, sempre ricca di umori e passione, e che non si può non raccomandare.
- Sandro Cerini, Bestiario Marino di Francesco Massaro, Musica Jazz, 22 Publishing, Milano, aprile 2016.