Nel giugno 1948 apparve in Italia un libro edito dalle Edizioni Rores di Roma, probabilmente una semplice tipografia che non aveva indirizzo fisico, ma solo una casella postale. Si intitolava La distruzione del mondo? Hitler prepara… e sulla copertina rossa campeggiava un volto umano, per metà un teschio ghignante e per metà l’inconfondibile profilo di Hitler, sullo sfondo di una svastica nera. L’autore, Darius Caasy, “giornalista che si è fatto conoscere in Italia per alcuni suoi articoli sensazionali pubblicati su quotidiani”, come riporta il risvolto di copertina, è uno pseudonimo. Negli anni inquieti dell’immediato secondo dopoguerra, l’ipotesi proposta da questo libello anonimo, secondo cui Hitler non sarebbe morto ma guiderebbe in segreto uno spaventoso progetto di distruzione mondiale (Zerplan), ebbe facile presa. In tre mesi il libro giunse alla sua sesta edizione.
Il progetto nazista, del resto, ben si prestava ai deliri complottisti, non foss’altro perché lo stesso nazismo era imbevuto di idee sinistre su ipotetiche cospirazioni mondiali: i Protocolli dei Savi di Sion erano stati citati a più riprese nel Mein Kampf come prova del complotto sionista; e nel 1935 Heinrich Himmler fondava la “Ahnenerbe”, un gruppo di studio che avrebbe guidato spedizioni sull’Himalaya alla ricerca del varco d’accesso per Agarthi, il regno celato nelle viscere della Terra sorretto da un potente dinastia che da millenni lavorerebbe per conquistare il mondo. Non sorprende allora che in molti potessero credere che Hitler avesse in serbo un piano B in caso di fallimento del suo tentativo di conquista dell’Europa; un’ipotesi alimentata anche dalle voci secondo cui Stalin era convinto che Hitler non fosse morto, ma fuggito in Spagna o in Argentina, come si leggeva nelle memorie dell’ex segretario di stato americano Jimmy Brynes. Non era forse vero che il cadavere del Führer non era stato trovato e che diversi gerarchi erano fuggiti in Sud America? Di uno dei più importanti, Martin Bormann, si erano perse le tracce: Darius Caasy in questo libro lo immagina alla guida dello stato maggiore del futuro Quarto Reich.
Nel luglio 1945 giunse in Argentina un U-Boot tedesco il cui equipaggio si consegnò alle autorità locali. Il sottomarino non possedeva armamenti e il comandante aveva distrutto tutta la documentazione sulle sue ultime rotte. Lo strano caso dell’U-Boot 530 alimentò la leggenda secondo cui dall’Argentina un gruppo di nazisti coordinasse una base segreta nascosta tra i ghiacci dell’Antartide. Ad essa avrebbe fatto riferimento lo stesso ammiraglio Dönitz al processo di Norimberga, parlando di una “fortificazione invisibile nel mezzo dei ghiacci eterni”. Tutte voci che il sedicente Darius Caasy doveva conoscere bene, visto che le carte segrete da lui citate situano la città clandestina nazista tra i ghiacci dell’Antartide. Un agente segreto britannico, un certo Turkey, vi sarebbe riuscito a entrare spacciandosi per un nazista, e a inviare ai suoi superiori un rapporto completo che costituisce la parte di maggior interesse del libro. La città segreta descritta nel “rapporto Turkey” sembra uscire da un romanzo di fantascienza. L’autore descrive tecnologie ancora ignote per la produzione di energia, esperimenti per la comunicazione telepatica, nuove armi di straordinaria potenza. Il modello della città clandestina assomiglia molto da vicino alla Nuova Atlantide di Bacone, dove i cittadini sono tutti dediti alla realizzazione di esperimenti scientifici: lì per far progredire la conoscenza umana, qui per assicurare la vittoria finale del nazismo.
È difficile dire quanto questo libro di fantapolitica abbia influenzato la teoria del complotto. Certo è che ancora oggi resiste il mito della Base Segreta 211, come è nota la presunta città clandestina nazista in Antartide. Quando, agli inizi di quest’anno, scienziati russi riuscirono finalmente a raggiungere le acque pacifiche del Lago Vostok, coperte da profondi strati di ghiaccio, sul web rimbalzò la notizia secondo cui i russi avessero trovato la base di Hitler. I complottisti ricordano che tra il 1946 e l’anno successivo, la U.S. Navy impiegò 13 navi di guerra e migliaia di uomini in un’apparente esercitazione in Antartide nota come “High Jump”: fu una spedizione per rintracciare la città clandestina e distruggerla? Secondo le teorie più fantasiose, in quella base i nazisti avrebbero sviluppato dei velivoli a forma di disco volante. Sarebbero stati questi gli UFO avvistati per la prima volta proprio nel 1947 negli Stati Uniti: un’avanguardia di una futura invasione. E forse addirittura alcuni di questi UFO avrebbero portato i nazisti su una base segreta sulla Luna. E qui la fantastoria diventa davvero fantascienza: come non ricordare il finale di Il signore della svastica di Norman Spinrad (romanzo che l’autore attribuisce in realtà a un Adolf Hitler di una realtà alternativa), in cui dopo la conquista del mondo la pura razza ariana si lancia nella conquista delle stelle?
Hitler prepara…
(estratti da p. 154 a p. 169)
Il rapporto Turkey
Distaccato da Mosley a Langenes mi imbarcai. Il viaggio durò esattamente 12 giorni come descritto diffusamente nelle mie precedenti relazioni.
Il nostro arrivo nella R.S. avvenne con la emersione in un’ampia galleria sottomarina nella quale il nostro sommergibile potette compiere la sua manovra con tutta comodità, percorrendola per qualche miglio e attraccando ad una delle venti banchine che si distaccavano parallele in un’ampio [sic] porto sotterraneo illuminato a giorno. La base sottomarina è costruita artificialmente e rifinita con numerose colonne di rilevante diametro; misurerà un 800 yards di lunghezza per 200 di larghezza mentre l’altezza della volta si aggirerà approssimativamente sulle 50 yards.
Durante il periodo del viaggio in emersione lungo la galleria sottomarina ho potuto notare che il fondo delle acque era intensamente illuminati. Ai pontili ho notato sei U-Boot, tre piccoli siluri di acciaio che suppongo siano un nuovo tipo di sottomarino tascabile e otto grandi sommergibili di lunga crociera con una sagoma diversa da quella normalmente usata dalla Marina tedesca.
Con altri 22 uomini siamo saliti per una scala e, giunti ad una vasta piattaforma, abbiamo trovato ad attenderci alcuni individui in uniforme di color grigio.
Colui che sulla divisa portava due listerelle scarlatte ci ha rivolto il benvenuto e ha terminato con un “Heil Hitler”. Tutto il gruppo del quale facevo parte, è passato poi in una grane sala prospiciente alla caverna, nella quale abbiamo ricevuto ordine di depositare i nostri bagagli e le armi.
Una guida ci ha condotto dapprima in una sala dove siamo stati sottoposti alla più accurata disinfestazione e una abbondante doccia calda.
Dappertutto l’illuminazione è razionale e ha le caratteristiche della luce solare. Non ho potuto notare molti particolari nel porto sotterraneo, né ho avuto occasione di ritornare sul posto, ma ricordo di aver visto numerose gallerie che si aprivano ad angolo retto in tre direzioni dove si scorgevano mobotus e molte persone andare e venire.
Un lato di una immensa sala era occupato da ingressi ad una colonna di montacarichi e di ascensori giganteschi. Gli ascensori sono rapidissimi e di materiale trasparente; nel salire in uno di essi ho potuto notare una fantasmagoria di luci per ogni dove, e sale, corridoi, gallerie. Dappertutto un intenso movimento di uomini e traffico di mezzi di trasporto. Ho avuto subito la convinzione che la città sotterranea sia intensamente abitata.
La temperatura della città è mite e costante; l’aria viene stabilizzata da aeratori e condizionatori chimici dei quali si vedono numerosi gli impianti. Ritengo che nell’aria vengano vaporizzate sostanze antisettiche.
Prima di giungere al piano che formava la meta del mio gruppo, ho contato cinque piani. La guida ci ha condotti in una sala adibita a dormitorio comune, nella quale mi è stato assegnato un posto consistente in una specie di grande gabbia di vetro bianco latte di dieci piedi di lato, contenente, oltre un posto letto ribaltabile, un armadio, un tavolo, un paio di sgabelli ed alcuni congegni di grande utilità personale.
Dopo averci mostrato la disposizione dei servizi, la nostra guida, ci ha illustrato l’uso dei molteplici apparecchi di comune utilità. Siamo stati infine condotti, salendo due piani e attraverso lunghe gallerie, nell’Ufficio censimento, nel quale siamo stati catalogati e dove ci sono state impartite istruzioni circa i nostri compiti.
In base alle cognizioni che ho dimostrato di possedere davanti ad un’apposita commissione tecnica, sono stato assegnato al III° Reparto Meccanico-Chimico del settore 11 alle dipendenze del dottor Baucher.
In un magazzino mi sono stati consegnati oggetti di vestiario, un corredo personale e materiale vario della migliore qualità, in gran parte di fabbricazione tedesca. Alcuni prodotti sono però di ditte americane, francesi, inglesi, cecoslovacche e russe.
La nostra divisa è confezionata razionalmente e costituita di un tessuto di un sol pezzo senza cuciture. La qualità del tessuto, a quanto mi è stato riferito, è tale che dà le migliori garanzie sia a contatto con il fuoco, sia con agenti chimici o radiazioni di qualsiasi natura.
Una guida ci ha condotto per i numerosi reparti della città sotterranea per farci familiarizzare con i mezzi di comunicazione che vi sono adibiti e metterci in contatto con gli abitanti di essa. Tanto le lunghe gallerie, come le sale di ritrovo, di lavoro o di servizio, portano un numero indicativo al quale si ricorre come per l’indirizzo in una città. Tutti gli abitanti dei due sessi portano speciali segni distintivi sulle loro divise come, ad esempio, un’aquila rossa o nera sulla sinistra del petto od altro.
I refettori sono pieni di ogni conforto e così i servizi, i bagni e le cucine, le sale di lettura, di studio, di riunione. Vi sono delle magnifiche palestre fornite di numerosi attrezzi ginnastici e piscine molto frequentate, delle sale da ballo, delle biblioteche fornitissime di libri scientifici, tecnici, militari, sportivi nonché libri sul nazismo e sulla razza.
La costruzione dei laboratori e delle officine deve essere stata oggetto di particolari cure. Da una valutazione che posso ritenere sufficientemente approssimata, ho potuto stabilire come nelle officine vi siano installate dalle 3 alle 4 mila macchine speciali. Tutti i più moderni ritrovati della scienza e della tecnica sono distribuiti con profusione in modo che il ricercatore è agevolato nelle sue operazioni.
Tutto il progresso meccanico è a disposizione degli abitanti della immensa città sotterranea per facilitarne la vita. L’illuminazione, le comunicazioni, la temperatura dell’ambiente, tutto è calcolato e sorvegliato scientificamente. Ogni cellula del complesso meccanismo funziona in modo perfetto e si inquadra nell’andamento generale.
I servizi della città sotterranea sono in gran parte alimentati da un nuovo tipo di energia che viene chiamata “radielex” la quale, pur avendo qualità affini all’energia elettrica, ha la particolarità di poter essere trasmessa a distanza senza conduttore, su onde portanti che vengono captate dagli apparecchi di consumo forniti di speciale dispositivo. L’utilizzazione dell’energia atomica permette il funzionamento delle centrale radielex-nucleari. Anche l’energia elettrica trova larga applicazione per particolari usi scientifici, o per azioni di natura termoelettrica.
Il radielex illumina costantemente gli ambienti numerosissimi, tiene continuamente in moto i meccanismi di utilità comune come ascensori, tappeti e scale mobili e i motobus che compiono percorsi per svariati chilometri attraverso lunghe gallerie, nonché tiene in azione alcuni apparecchi da trasporto ultrarapidi costituiti da piccoli bolidi azionati in tubi speciali. Le macchine delle officine, gli apparecchi dei laboratori e i molteplici congegni che fanno la vita meccanica di questa città, sono tutti azionati dal “radielex”.
I forni ed alcuni tipi di macchine utensili vengono, invece, azionati dall’energia elettrica. Alcune sale per particolari usi scientifici, sono illuminate con intense “luci fredde” delle quali non sono riuscito a conoscere la natura.
I clandestini nazisti debbono essere riusciti perfettamente nell’utilizzazione dell’energia atomica, ma non mi è stato possibile raggiungere nessuna delle due centrali radielex-nucleari, pur avendone individuata la posizione. Le due centrali si trovano separate e lontane dalla città e sono oggetto di una protezione inviolabile. Sono riuscito, tuttavia, come dirò poi, a prendere visione delle officine atomiche.
(…)
Non ho alcun dato certo per poter dedurre a quanto ammonti la popolazione ma da una riunione nella sala delle conferenze ho presunto che nella S.R. vivano attualmente non meno di ottomila persone.
La città deve possedere enormi depositi di viveri e suppongo che l’approvvigionamento avvenga con acquisti effettuati sui mercati internazionali e trasportati con gli innumerevoli mezzi di cui l’organizzazione dispone. Quello che per un certo tempo mi stupiva era l’approvvigionamento fresco alimentare di verdure e bestiame. Infine, il mistero è stato chiarito quando ho potuto prendere visione di un campo scientificamente organizzato per la cultura agricola sotterranea, nonché di alcuni ambienti adibiti ad allevamenti razionali delle più svariate specie di bestiame. Una galleria molto sorvegliata, servita da moto bus, porta alle miniere. Non ho elementi per stabilire quali minerali vengano estratti dalle miniere, ma presumo debba trattarsi di metalli preziosi e di materie prime necessarie alle industrie clandestine, tra le quali anche l’uranio.
I costruttori della città segreta nei loro progetti debbono certamente aver tenuto in gran conto le possibilità estrattive della zona, nella quale venne costruita la città clandestina. Durante un trasporto di materiale preparato per eseguire alcuni esperimenti, ho preso cognizione dell’esistenza dell’aeroporto. Chiamo così un enorme cavità cilindrica di circa 900 piedi di diametro e almeno 200 di altezza, che si trova accuratamente mascherata in prossimità della superficie. L’aeroporto è costantemente coperto e viene messo in attività, da quanto mi è dato supporre, con scorrimento esterno delle singole sezioni di volta, relative alle basi di lancio dei vari siluri. Degli apparecchi aerei di nuova costruzione partono con una speciale catapulta e rientrano con mezzi che non mi è dato di conoscere.
Nell’interno dell’aeroporto, al momento della mia visita, vi si trovavano sei bolidi di forma simile alle V.2 ma con apparecchiature completamenti delle quali non ho potuto determinare l’uso. Ho saputo da alcuni tecnici, che facevano parte della base per il lancio di razzi di Peenemunde, che dei bolidi sperimentali sono stati lanciati nella stratosfera ed in varie altre direzioni. Oltre i bolidi ho notato la presenza di 26 siluri volanti, che ho supposto in esperimento e che da quel che ho compreso dovrebbero trasportare cariche atomiche.
Mi è stato fatto ammirare un nuovo tipo di aeronave, denominato “tribolide da trasporto”. Si tratta di un gigantesco congegno costituito da tre siluri nel corpo di ciascuno dei quali possono trovare posto 250 persone. I siluri sono tra loro collegati e, a quanto mi è stato assicurato, il tribolide è fornito di numerose cabine munite di ogni conforto per i brevi viaggi che effettua a velocità che superano i mille e ottocento chilometri orari. L’enorme apparecchio può trasportare in qualsiasi località circa 800 persone in brevissimo tempo.
A proposito dell’uso delle V ho appreso interessanti particolari seguendo una conversazione di due nazisti, che prestano la loro opera in quello che viene chiamato il reparto XI del settore 24. Sembra che i perfezionamenti della V.1, V.2 e V.3, già preparati in Germania presso le officine della Blohm und Voss a Perbahn, abbiano portato alla costruzione di una serie di valori distruttivi, aumentata gradatamente di milioni di unità. Le nuove armi hanno raggiunto, attraverso i successivi perfezionamenti, una precisione di impiego e di risultati addirittura sbalorditivi. A quanto mi risulta, esiste un modello V.8 che ha la possibilità di far giungere attraverso la stratosfera, da migliaia di chilometri di distanza e in pochi secondi, sull’obiettivo da colpire, un siluro radiocomandato, munito di una caria esplosiva costituita da una bomba atomica di alcune decine di chilogrammi. Gli effetti distruttivi dell’ordigno dovrebbero essere tali, che città come New York e Londra verrebbero cancellate dalla superficie terrestre da un solo apparecchio. Dalla centrale, con apparecchio televisivo, sembra possa essere seguito tutto il percorso del congegno fino alla sua caduta.
I sistemi protettivi della città nascosta sono costituiti da una cinquantina di posti di ascolto perfezionatissimi, e da una trentina di centri di resistenza forniti di armi terribili di grande potenza distruttiva. I clandestini nazisti faranno uso di un nuovo ritrovato chiamato “radiosintetico” le cui emanazioni possono essere regolate e dirette anche a grande distanza, con l’effetto di distruggere la vita. I centri di resistenza sono forniti di questa e di altre armi.
Oltre i centri di resistenza, disposti lungo tutto il perimetro esterno, la città segreta possiede una rete di apparecchi che costituiscono un vero e proprio sbarramento a mezzo di vibratori nucleari. Tutto intorno alla zona, mi è stato riferito, corre un sottile filo di vetro duttile, contenente un filo composto di una lega di alcuni metalli in dosate proporzioni, secondo una formula trovata dagli scienziati C.V. Da questa antenna salgono verso il cielo, fino all’altezza di oltre 20 mila metri, delle emanazioni nucleari costituenti un muro invisibile attraverso il quale nessuna sostanza, di qualunque natura essa sia, può passare. Alcuni metalli e alcuni esplosivi poi, sono influenzati dall’attività delle emanazioni a tal punto che, anche ad una certa distanza dalla zona, esplodono provocando deflagrazioni di natura atomica. Si deve dedurre che il filo conduttore riesca a creare una cortina con una attività nucleare costante, la qual procede al bombardamento atomico della materia che entra nel suo raggio d’azione.
(…)
Da quanto ho potuto apprendere oltre al “Geheimfuhrer”, o “capo segreto”, del quale non si parla mai, e che ritengono non debba trovarsi sempre presente nella R.S., l’autorità fa capo ad un “rappresentante”. Speciali organi amministrativi e giudiziari sovraintendono per quanto loro compete.
Or sono alcuni giorni Martin Bormann ha avuto importanti colloqui con i gerarchi della città segreta i quali costituiscono, insieme al “rappresentante del capo”, una specie di “stato maggiore direttivo”. Da varie notizie raccolte ho potuto stabilire che quattro città clandestine dovrebbero trovarsi in altre località della terra con analoghi compiti e organizzazioni; dislocate secondo un piano prestabilito. Ho sentito più volte parlare, nelle riunioni che vengono tenute, della attuazione di un piano di distruzione totale chiamato brevemente Zerplan.
Un particolare del quale ritengo necessario mettervi a conoscenza è il seguente. Sembra che gli scienziati della centrale segreta abbiano scoperto che, sotto l’azione di un ritrovato a base vitaminica, rinforzato da altri elementi chimici di nuova formula, alcune facoltà dell’individuo possano essere acutizzate e la loro utilizzazione portate sul piano pratico. Una di queste è la trasmissione del pensiero con la quale un sistema di collegamenti è stato attuato, a quanto mi è stato riferito, permettendo la rapida trasmissione delle comunicazioni con perfetta ricezione. La cosa è talmente strana che lascia perplessi ma ho potuto constatare io stesso che, soggetti sottoposti a queste particolari cure per la loro utilizzazione, ottengono risultati sorprendenti. La trasmissione viene effettuata a qualunque distanza e la ricezione di queste stazioni umane può considerarsi perfetta.
I soggetti per tali compiti vengono scelti dopo accurata selezione.
(…)
La vita nella città segreta è improntata dalla volontà comune di raggiungere una meta terribile e desiderata.
Non mi è possibile indicarvi il mezzo del quale mi sono servito, mi sevo, e spero ancora di potermi servire, per inviarVi queste relazioni, oltre ad alcuni appunti grafici.
Sono riuscito ad intercettare una Vostra comunicazione Z ed il comunicato QZ. Trasmettete su 12.508 chilocicli.