Rivelare ciò che è invisibile all’occhio sperimentando l’ascolto del paesaggio è ciò che dal 2014 il progetto Liminaria realizza attraverso la ricerca artistica dedicata al territorio del Fortore, regione transizionale situata nel Sannio e prossima al Molise e alla Puglia. Per i curatori, Beatrice Ferrara e Leandro Pisano, il paesaggio è inteso come un contesto stratificato di segni che attendono di essere decodificati. Da quattro edizioni, Liminaria invita i sound artist in residenza a interrogare i luoghi avvalendosi dei dispositivi tecnologici, per comprendere, attraverso i suoni, l’ampio spettro di elementi che lo caratterizzano, tentando di stabilire un nuovo equilibrio nella gerarchia delle percezioni sensoriali.
L’idea si è sviluppata a partire dall’esperienza di Interferenze new arts festival, fondato da Leandro Pisano nel 2003, un exemplum di commistione tra cultura rurale e nuove tecnologie. Un discorso che, radicalizzato e impiantato in un luogo più appartato e lontano dalle traiettorie che portano ai centri cittadini, mira ad aprire “il paesaggio sonoro come un archivio” (Pisano, 2017). La ruralità è intesa come habitat non definitivamente antropizzato, nel quale la componente naturale persiste, nonostante la forte presenza dell’azione umana, amplificata dall’uso delle tecnologie, entrate a pieno titolo nel processo di modificazione delle abitudini comportamentali e conoscitive.
Le edizioni precedenti: temi e svolgimenti
La prima edizione, nel 2014, era rivolta a sostenere una rete di relazioni tra proposte, persone, competenze e prodotti. Fin dall’origine il progetto ha cercato di rendere comunicabili gli aspetti emergenti e latenti del Fortore, con i lavori dei sound artist in residenza, tra San Marco dei Cavoti e Molinara. Oltre alle opere della canadese Tessa Elieff e dell’australiana France Jobin, ai field recording di Raffaele Mariconte e Luca Buoninfante, già in questa prima prova, con il workshop Liminaria Experience 2014 di Alex Giordano, sono stati utilizzati altri media. Dai social, al video-documentario, realizzato da Antonello Carbone e musicato da Markus Fischer ed Enrico Coniglio, alla scrittura, con la proposta di Isabella Pedicini, che ha ricomposto il paesaggio immaginifico del Fortore raccogliendo fiabe e favole, Liminaria si è fatta interprete delle storie degli abitanti e dei suoni, naturali e artificiali, del territorio. L’intento condiviso dai tanti collaboratori, tra i quali anche i componenti dello staff di Interferenze new arts festival, di Rural Hub, di Tabula Rasa Eventi e di Scafando, è stato quello di “mantenere” e divulgare la memoria storica e quei saperi non codificati e ancora poco sistematizzati.
Per la seconda edizione, i curatori hanno ideato il titolo #unmappingtime nel quale sono sintetizzati i concetti di spazio, territorio, confine e tempo, includendo anche l’idea di connessione e diffusione. Il programma di Liminaria si dimostrava ancora una volta ricco di attività: performance, talk, con Beatrice Ferrara, che avrebbe poi affiancato Pisano nelle successive edizioni, Daniele Pitteri, Don Pasta Selecter, Alessandra Cianelli e Stamatia Portanova, e presentazioni delle opere realizzate in residenza da Enrico Coniglio, Alejandro Cornejo Montibeller, Angus Carlyle, Chiara Caterina, Hong-Kai Wang. Accanto alla produzione dei video di Andrea Cocca, Antonello Carbone, Giuliano Mozzillo, pubblicati dall’account Liminaria su Youtube, è stato condotto con le scuole Liminaria EDU, sezione dedicata al racconto del proprio patrimonio immateriale impiegando le nuove tecnologie.
Gli argomenti delle varie edizioni ritornano di anno in anno trovando nuovi sviluppi e dando spazio alla conoscenza di esperienze affini realizzate in Basilicata, nel Sannio, nel Cilento e in Irpinia. Per il 2016, Pisano e Ferrara hanno coinvolto i sound artist David Vélez, Fernando Godoy, Miguel Isaza, Nandy Cabrera, Maurizio Chiantone per confrontarsi sul tema Rural Futurism/Futurismo rural. Dall’incontro tra il land/soundscape nostrano e la sensibilità sudamericana, è emersa, sebbene non vogliamo qui cadere nel facile cliché dell’unità del mondo latino, una inevitabile comunanza di valori, rendendo estremamente consonanti lo spirito del luogo alle ricerche degli artisti. La collaborazione continuativa con gli artisti sonori sudamericani evidenzia anche l’intento di focalizzare la ricerca sul Sud del mondo inteso, al di là della definizione geografica, come un continuum culturale di modi di vivere, intendere e fare. È da queste riflessioni che nasce un altro progetto curatoriale di Pisano, con la realizzazione nel 2017 della mostra Otros sonidos, otros paisajes, al MACRO di Roma.
Il titolo Rural Futurism/Futurism rural è un riuscito ossimoro, segno di una indiscutibile capacità di sintesi e della forte tenuta teorica. Il richiamo al movimento d’avanguardia rivolto alla fascinazione per la macchina, per la tecnica e per la velocità, e con una vera ossessione per il tempo in quanto quarta dimensione da indagare, è un chiaro indice della necessità di proiettarsi al di fuori dalla svilita e forse abusata etichetta di “rurale”. Ognuno degli artisti in residenza tra San Marco dei Cavoti, Baselice, Ginestra degli Schiavoni e Montefalcone di Valfortore, ha condotto una personale ricerca a partire dal concetto di tempo, che sia quello dell’elaborazione o della fruizione, della natura incontaminata o del paesaggio abitato. Dalla preparazione di piatti della cucina tradizionale ai versi degli animali e allo scorrere della linfa nelle piante, dal rumore composito della campagna a quello delle campane delle chiese e alle litanie delle processioni, tutti i lavori restituiscono quel sentore di vita di un luogo fuori dal raggio d’azione della metropoli. Una diversa scansione temporale caratterizza il Fortore, area sospesa tra passato e futuro, ancora dominata in buona parte dalla ciclicità della natura, sebbene la tecnologia abbia modificato in modo determinante il rapporto uomo-paesaggio. I curatori hanno indotto gli artisti a confrontarsi anche con la cultura delle comunità locali, riunite per lo più attorno a ritualità religiose e alle fasi delle colture, dalla semina alla raccolta, fino alle fiere e alle sagre. Così, anche alcune delle opere performative presentate, come quella di Max Fuschetto, sono state dedicate a rintracciare canali di scambio e interazione con gli abitanti del Fortore.
I frutti della nuova stagione
Lo stesso schema di residenze, incontri, talk, lavoro sul campo, workshop e performance ha alimentato Coexistencias/Coesistenze. Risonanze, dissonanze, ecologie, l’appuntamento del 2017. Tra le novità introdotte, è stata presentata la sezione Writing Sound, dedicata ai curatori, ospitati insieme agli artisti per un confronto diretto, e alla quale chi scrive ha partecipato. Ne è emerso un tentativo di racconto a partire dalla somministrazione di alcune domande a un ristretto campione di intervistati, in seguito all’ascolto delle registrazioni dei lavori sonori. Alla stregua del sogno, il suono è rivelatore e permette all’inconscio del luogo di manifestarsi. Con Coesistenze, Pisano e Ferrara hanno indirizzato le ricerche artistiche verso l’incontro sinergico tra componenti apparentemente antitetiche, tra natura e uomo, tra tecnologia e risorse, tra tradizione e innovazione. Con le registrazioni ambientali a San Marco dei Cavoti dell’australiano Philip Samartzis (foto sopra, ndr), con il lavoro audio e video del Colectivo Última Esperanza che ha coinvolto gli abitanti di Montefalcone, e con la suggestiva installazione sonora realizzata da Helene Førde e Gunhild Mathea Olaussen, la ricerca di Liminaria ha operato una mappatura estremamente dettagliata ed estesa dell’area. Tuttavia l’indagine estetica non può ritenersi esaurita, poiché, a causa dell’intrinseca variabilità del paesaggio antropizzato, emergeranno ciclicamente nuove linee di sviluppo. Forse, proprio in considerazione della specificità della proposta, ci si è spinti, nell’ultima edizione, oltre i confini geografici, con una tappa ulteriore che ha previsto uno spostamento di baricentro, con lo sconfinamento al di fuori del Fortore. I sound artist Trond Lossius, Jeremy Welsh, Sara Lenzi sono stati invitati, infatti, a interagire con il progetto TANA, di Tiziana De Tora e Marco Papa, a Terranova di Arpaise (BN), segnando un rafforzamento del network di collaborazioni nel beneventano.
Appare evidente, giunti alla quarta edizione, che Liminaria ha contributo a diffondere nel Fortore una idea di ruralità, ripensata alla luce di un nuovo interesse per i territori marginali. Tutto il percorso sembra rappresentare, quindi, una assunzione di responsabilità verso un patrimonio immateriale che attende di essere riformulato e sostenuto con pratiche innovative per ribadire quanto sia necessario insistere sulla consapevolezza del ruolo della cultura rurale nella società contemporanea.
- Leandro Pisano, Nuove geografie del suono. Spazi e territori nell’epoca post-digitale, Milano, Meltemi, 2017.