Durante le festività natalizie del 1979 probabilmente sono stati moltissimi i ragazzi che rimasero fortemente impressionati, vedendo al cinema Marlon Brando e la sua interpretazione del colonnello Kurtz in Apocalypse Now, di Francis Ford Coppola. Il film era il risultato di una produzione tormentata da mille difficoltà ed eventi drammatici, ma Coppola fu premiato, il film fu un successo mondiale, vinse la Palma d’oro al Festival di Cannes, e soprattutto fu portatore di un immaginario e di uno sguardo che ancora oggi a distanza di mezzo secolo impressiona profondamente. Per molti di quei ragazzi fu anche l’occasione in cui scoprire il romanzo e l’autore che lo avevano ispirato, ovvero il romanzo breve di Joseph Conrad intitolato Heart of Darkness. Mai fino a quel momento un film ispirato a un suo romanzo – sebbene ne fossero stati girati diversi – aveva ottenuto un tale successo e una così ampia diffusione. Eppure, pochi anni prima, nel 1977, un giovane regista esordiente, Ridley Scott, trasse anche lui da un racconto di Conrad, il suo film migliore, I duellanti, e anche lui in quest’occasione vinse la Palma d’oro, ma la radice conradiana dell’opera non emerse in modo così totalizzante come invece avverrà per il film di Coppola. Sarebbe interessante recuperare i dati delle vendite relativi al romanzo negli anni 1979 / 1980, ci porterebbe ad avere una idea di quante furono le persone spinte a scoprire Conrad proprio in seguito al film. Chi seguì questo cammino certamente non ne fu deluso, e si avvicinò a opere come Lord Jim, Tifone, La linea d’ombra, ormai classici che appartengono a chiunque voglia avere una formazione letteraria.
L’esule inquieto vicino ai nostri tempi
Giuseppe Mendicino, nel suo Conrad. Una vita senza confini, pubblicato da Laterza nel centenario della scomparsa dello scrittore, riserba un intero capitolo alle versioni cinematografiche delle opere di Conrad, in quella che potremo definire come la terza parte del saggio. Infatti, l’autore dedica una prima parte – i primi cinque capitoli – alla biografia dello scrittore polacco, una seconda, che comprende i capitoli dal sesto al tredicesimo, all’analisi dei principali romanzi, e infine nei quattro capitoli finali – tra cui quello sopra citato relativo ai rapporti con il mondo del cinema – vengono affrontati confronti e collegamenti con altri autori, considerando sia quelli a lui contemporanei sia quelli posteriori, a noi più vicini. La vita di Joseph Conrad, qui affrontata con ampia documentazione e in dettaglio, è essa stessa una sorta di romanzo, come ben sanno i suoi lettori. Difatti Jozef Teodor Konrad Korzeniowsky, è nato in una terra che in altra epoca era appartenuta al regno di Polonia, ma quando lui vi nacque era occupata dai Russi e contesa tra Prussia e Impero Asburgico, un territorio che oggi è Ucraina. La storia di quelle terre è un racconto doloroso, in cui pochi sono i momenti di libertà, e molti quelli di sofferenza, e in questi fu coinvolta anche la famiglia d’origine di Conrad, costretta a un lungo esilio, conclusosi con la morte lontano da casa. Per tutta la vita lo scrittore si sentì nell’animo appartenere alla Polonia, che considerava come la sua terra d’origine, e a questo sentimento accompagnò l’odio per il tiranno russo, che in lui impersonava la patria – e l’infanzia – perdute. L’inquietudine e l’ansia proprie dell’esule lo accompagnarono lungo tutta la vita e per sempre rimase estraneo a tutti i mondi che frequentò. Troppo polacco per gli inglesi, troppo inglese per i francesi, figura non gradita per i russi: la sua condizione di espatriato, di esule lo inseguirà per sempre.
“Nel suo caso, alla capacità di mutare idioma e nazionalità, si deve aggiungere quella di cambiare mestiere a metà della propria vita, passando da comandante della Marina mercantile a prolifico autore di romanzi e racconti. Aveva perso troppo presto la propria famiglia e il proprio Paese a causa dell’oppressivo regime zarista, cercando un posto nel mondo dove sentirsi libero, compreso e rispettato. Per molti anni quel luogo è stato il mare, ma i lunghi viaggi andata e ritorno sulle rotte oceaniche o tra le isole dell’arcipelago malese lo avevano affascinato sino alla conquista del grado di comandante, non oltre. Raggiunto l’obiettivo, il peregrinare da un porto all’altro, tra partenze e ritorni, aveva finito per perdere la sua magia. L’esplorazione di Paesi ignoti – sognata da bambino ammirando gli spazi ancora bianchi delle mappe – lo aveva profondamente deluso; il navigare, alla fine, non poteva più essere lo scopo e la destinazione finale della propria vita”.
Questo dato è probabilmente la cifra della sua modernità, quello che permette a noi lettori odierni di sentirlo così affine, con questa sua inquietudine, questo suo non appartenere a nessun mondo, costantemente alla ricerca di un riscontro, di una voce amica, di un collega con cui potersi confrontare da pari a pari. La lucidità con cui – anche per motivi di salute, bisogna dire – sceglie di abbandonare la vita sulle navi per dedicarsi integralmente alla scrittura, appartiene proprio a questa ricerca di una condizione autentica, che lo accompagnerà tutta la vita.
Una costellazione di incontri
Mendicino ha ben inquadrato questa esigenza nel suo saggio, e difatti ampio spazio viene dedicato alle amicizie, agli incontri e alle relazioni che Conrad costruisce negli anni. Ricordiamo ad esempio i molti scrittori che incontrò grazie all’editore Edward Garnett, da molti considerato il suo scopritore. Tra questi alcuni spiccano in modo particolare, come sarà per Stephen Crane, lo scrittore americano autore de Il segno rosso del coraggio, e che morirà solo ventinovenne di tubercolosi. Nel saggio a questo incontro viene dedicato un intero capitolo, oltre ad essere presente in diversi passaggi cruciali. L’ambiente che i due frequentavano a Londra comprendeva molti romanzieri. Tra questi vi erano figure che poi si rivelarono centrali nella letteratura inglese dell’Ottocento, come James Matthew Barrie, che dichiarerà tra l’altro di essersi ispirato ai racconti di mare di Conrad per il personaggio di Captain Hook, oppure come H.G. Wells, Henry James, Ford Madox Ford (con cui Conrad collaborerà lungamente). È però con Crane che Conrad costruisce qualcosa di più della semplice reciproca ammirazione. Mendicino attraverso l’analisi del rapporto tra i due cerca di chiarire come si possa parlare nei loro confronti di impressionismo. Diversi critici usano questo termine per inquadrare la scrittura di Conrad, ma secondo quanto lui stesso dice dell’amico, era Crane a dover essere inquadrato in quel contesto.
“[…] Sei un perfetto impressionista”. Una parola, questa, che Conrad attribuirà più volte a Crane, sia nei saggi letterari sia nelle lettere. Nello stesso anno, il 5 dicembre 1897, scrive a Edward Garnett: “È il solo impressionista e solo un impressionista. Perché non è immensamente popolare? Con la sua forza, con la sua rapidità di azione, con quella stupefacente capacità visiva – come mai non lo è? Ha metodo, colore, movimento, doti con cui dovrebbe andare lontano. Ma ci riuscirà?”. Conrad è convinto che Crane possegga una grande maestria nell’imprimere sulle pagine una realtà costruita sulle impressioni dei protagonisti delle vicende narrate, e che sia un autore più profondo di quanto avesse immaginato all’inizio della loro conoscenza. Ma cosa intende Conrad per impressionista? Non lo spiega mai in modo esplicito. Possiamo supporre che pensi a una scrittura dove il sentire dei protagonisti si impone sulla realtà oggettiva, non per deformarla, ma per farla vedere e comprendere nella sua essenza più profonda, nel suo significato.
“ […]. Si tratta in definitiva di raccontare la realtà non come una mera sequenza di eventi e di immagini, bensì in un modo più profondo: facendo emergere «a synthesis of sense-impressions»; sia Conrad sia Crane rendono le azioni e gli accadimenti più comprensibili e più vicini al lettore”.
Paul Auster, nella splendida biografia che ha dedicato a Stephen Crane, ricorda le parole angosciate con cui Conrad è costretto a dichiararsi impotente di fronte alla malattia del giovane e alle notevoli risorse economiche sarebbero necessarie per lui e che – purtroppo – non possiede (cfr. Auster, 2022). Per Conrad la morte dell’amico è un momento di grande dolore, e nella costellazione di figure che lo accompagnarono per tutta la vita nessuna stella brillerà come quella di Stephen Crane. Bisogna dire che non tutte le figure che Conrad incrociò nel corso della vita erano interne al mondo letterario. Ampio spazio è dedicato ad esempio alla figura di Roger Casament, figura di difficile collocamento, e in contatto con Conrad a causa della battaglia che entrambi portarono avanti contro lo sterminio dei congolesi da parte delle autorità belghe. Casament era un diplomatico britannico che dedicò gran parte della sua vita a combattere lo sfruttamento dei popoli indigeni, prima in Africa e poi in Sudamerica. Di nascita irlandese, era un fervente indipendentista e fu accusato di cospirazione con i tedeschi durante la Prima guerra mondiale a favore della terra natale e per questo condannato all’impiccagione. Nel 1965 fu riabilitato e il suo corpo riportato in Irlanda con tutti gli onori. Conrad però, da antitedesco quale era intimamente, non poté accettare questa sua alleanza, seppur rivolta a un fine superiore.
Un altro personaggio che attraversò la vita di Conrad fu Robert Bontine Cunninghame Graham, politico scozzese anch’esso di idee liberali e socialiste. Così come Casament fu fonte di ispirazione per il Conrad di Heart of Darkness, così Cunninghame Graham lo fu per Nostromo, che si svolge in un non meglio specificato paese del centro America, area di cui lo scozzese era profondo conoscitore.
“La storia nonostante il titolo non racconta mari, coste e velieri, bensì le vicissitudini politiche e rivoluzionarie del piccolo Stato e di personaggi che vivono e combattono all’ombra degli interessi di una grande miniera d’argento. Come Heart of Darkness prende spunto dallo sfruttamento degli indigeni in Africa (per la realizzazione di ferrovie, per il commercio di avorio), Nostromo riflette la brama degli europei per i giacimenti di argento e di altre ricchezze, con sconvolgimenti politici e territoriali”.
Uno sguardo diverso
Cuore di Tenebra è forse ancora oggi il romanzo più noto di Conrad, e nonostante le critiche succedutesi nel tempo a proposito del suo modo di accostarsi alle popolazioni africane, per chiunque lo abbia letto è evidente come l’oscurità sia per lui un retaggio nascosto nell’animo di ogni uomo, indipendentemente dalla nazione in cui si è ritrovato a nascere. Mendicino racconta dettagliatamente quanto la realtà del suo viaggio in Congo sia stata ben diversa da ciò che poi andrà a raccontare nel romanzo, e questo può essere proprio perché per Conrad il viaggio è comunque un viaggio interiore, un atto spirituale. Analogamente nell’analisi di Lord Jim, di Nostromo, dei romanzi del ciclo malese e ancora de Il negro del Narciso, l’autore ci mostra come Conrad prende spunto da ciò che ha vissuto nei suoi viaggi in mare ma non per riportarci un racconto fedele, quanto piuttosto una sua personalissima rielaborazione ideale del suo vissuto. Come dice Conrad stesso, in una vera e propria dichiarazione poetica, seppur umile e contenuta:
“Il compito che mi spetta e che cerco di assolvere è di riuscire, con il potere della parola scritta, a farvi udire, a farvi sentire – di riuscire soprattutto a farvi vedere. Questo, e non più di questo, ed è tutto. Se riesco, qui troverete, secondo i vostri meriti: incoraggiamento, consolazione, incanto – tutto ciò che chiedete – e, forse, anche quel barlume di verità che vi siete dimenticati di chiedere”.
E così, lo scrittore che partendo dal cuore dell’Europa aveva raggiunto le isole più nascoste delle Molucche, le foreste dell’Africa centrale o gli atolli sperduti dell’Oceano Indiano, infine ricorda proprio il suo essere europeo, di animo e di cultura, le lingue che ha coltivato e i libri su cui è cresciuto. Un ponte continuamente gettato tra i mondi, forse il modo migliore di leggere Joseph Conrad, a cent’anni dalla sua morte.
- Paul Auster, Ragazzo in fiamme, Einaudi, Torino, 2022.
- Joseph Conrad, Il negro del narciso, in Romanzi del mare, Newton Compton, Roma, 2012.
- Joseph Conrad, Cuore di tenebra, Mondadori, Milano, 2017.
- Joseph Conrad, Tifone, Einaudi, Torino, 2018.
- Joseph Conrad, La linea d’ombra, Mondadori, Milano, 2019.
- Joseph Conrad, Lord Jim, Mondadori, Milano, 2021.
- Joseph Conrad, Nostromo, Mondadori, Milano, 2022.
- Francis Ford Coppola, Apocalypse Now, Eagle Pictures, 2019 (home video).
- Ridley Scott, I duellanti, Sinister Film 2023 (home video).