A Martiniscuro, in provincia di Teramo, edizioni Inkiostro pubblica fumetti dalle tinte forti, sconvolgenti e sanguinolenti. L’editore offre numerosi titoli, destabilizzanti già dalla testata: La Iena, Torture Garden, Blood Brothers, Paranoyd e così via), ma in particolare è The Cannibal Family il progetto più spiazzante e la serie con maggiore continuità. Siamo di fronte a una famiglia cannibale, come dice la testata, il sangue scorre tra le pagine e la carne si fa cibo: vengono massacrati e degustati cattivi criminali, deviati dai peccati inconfessabili e nazisti. Così dice Alfredo, il personaggio principale:
“Io e la mia famiglia acceleriamo il processo di rigenerazione dell’umanità. Mangiamo le persone che infettano la nostra società e risorgiamo dalle nostre ferite”.
Tra le scene estreme si trovano anche passaggi ironici, come nel #3: la famiglia è riunita a tavola, Sara, la nipote, chiede: “È insalata con dita questa?”. Spassose poi le ricette con carne umana in quarta di copertina.
La serie è ideata da Stefano Fantelli (scrittore e fumettista) e Rossano Piccioni (fondatore e direttore editoriale di Edizioni Inkiostro, grafico, illustratore, promotore della Scuola del fumetto Adriatica).
Il numero 0 della rivista è stato presentato a Lucca nel 2013; sangue, sesso, storia e sentimenti si mescolano nel fumetto, con riferimenti cinematografici al filone italiano cannibal movie, un genere horror-splatter che ebbe particolare fortuna in Italia tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta. Lo splatter, detto anche gore, è caratterizzato dallo schizzare del sangue (to splat in inglese) e lacerazioni del corpo con effetti speciali realisti, ma spesso anche surreali e demenziali. Non a caso il regista Ruggero Deodato, autore della trilogia dei cannibali, firma un editoriale sul #4 della rivista.
Distribuita da Panini comics, The Cannibal Family narra della famiglia Petronio, raccontando in parallelo vicende del passato, legate alla Seconda guerra mondiale, e racconti del presente. Il capostipite, Alfredo Petronio, scopre la passione per l’antropofagia mentre sta combattendo in Campania nel 1943 quando viene nutrito, in uno sperduto casolare, con la polpa dei propri commilitoni da un macellaio e sua figlia, evitando così di morire. L’ambientazione storica che narra il passato di Alfredo è molto curata e vengono citati fatti realmente accaduti. Nel presente Alfredo, ormai anziano, condivide con la numerosa famiglia il gusto per la carne umana e quello per la vendetta.
La ricca famiglia con servitù (le conigliette e il governante coreano Chon) vive a Villa Petronio, in una grande casa che si trova in una località marina, in qualche periferia della penisola, ed è composta dall’anziano Alfredo, suo figlio con consorte, genitori di Sara, Gabriele e un piccolo mangia cervello. Alfredo Petronio è sicuramente il personaggio più inquietante della serie, i suoi valori hanno radici nel nazionalismo. Nella targa della macelleria di Villa Petronio appare un precetto fascista:
“Il popolo italiano ha creato col suo sangue l’impero, lo feconderà col suo lavoro e lo difenderà contro chiunque, con le sue armi”.
Altri personaggi sono il nerd, amico di Sara (non cannibale, ma conosce “il segreto”) e l’ispettore che indaga sui fatti di cannibalismo. Dal passato compare Margherita, il grande amore di nonno Alfredo.
Alle matite si alternano Dario Viotti, Paolo Antiga, Andrea Tentori Montalto, Rossano Piccioni. I corpi disegnati con il tratto in “linea chiara” sono magistralmente disegnati, forme sensuali che rimandano a Richard Corben, muscoli e anatomia nel solco del “Michelangelo del fumetto”, Tanino Liberatore, dettagli degni di Guido Buzzelli. Il racconto del passato, disegnato da Rossano Piccioni, ha un segno che appare più “cupo, scuro, deformato” e minimale, ma efficace al racconto. Segni, tratti e chiaroscuri che si possono ben affiancare ai lavori di Hugo Pratt e Jordi Bernet. Ma qui non ci troviamo di fronte ad un esercizio di citazioni o scopiazzature di stili, ma alla capacità dei disegnatori di usare il segno nel solco di grandi autori: i disegni sono molto curati, perfette le anatomie dei corpi e minuziosi i dettagli. Riecheggia la rivista Cannibale della fine degli anni Settanta fondata da Stefano Tamburini, seppur con altri contenuti, per l’ottimo lavoro grafico.
Alla serie regolare si sono affiancate edizioni speciali, libri cartonati, variant cover a tirature limitate, litografie, fuori serie; una galassia parallela a cui hanno contribuito diversi autori, sia con disegni (Tanino Liberatore, Otto Schmidt, Nicola Genzianella, Michele Benevento) che alle sceneggiature (Ron Marz, Jimmy Palmiotti, Luca Blengino).
Per l’ultimo numero (il 13) è prevista la variant cover, in uscita quest’estate con edizione limitata a 200 pezzi, a firma Miguel Ángel Martín, il disegnatore che nel 1996, con la Topolin Edizioni, fu accusato dalla Magistratura Italiana di “offesa al comune senso del pudore” per il volume Psychopatia Sexualis.
La copertina ritrae una crocefissione, con una donna mutilata che infila una mano tra le cosce del personaggio crocefisso in primo piano, mentre i due crocefissi ai lati hanno un’erezione.
Riuscirà The Cannibal Family a resistere ai bigotti pronti alla censura per ogni segno che li disturba?
“Cannibal deve essere una coltellata nelle tue carni, lettore.
La lama deve arrivare in fondo e toccare nervi scoperti, note mai ascoltate, orrori mai visti.
Poi togli pure quel coltello. Il taglio, la cicatrice, rimarrà nella tua mente e nel tuo cuore”.
(The Cannibal Family 04, La cagna nazista).