:: Ethan & Joel Coen – La ballata di Buster Scruggs – Netflix
Basterebbe l’inquadratura dal rosone della chitarra di Scruggs, il pistolero canterino, che si ammira nel primo episodio, per capire che questo è un lavoro raffinatissimo. Era dai tempi di La Ville des Pirates di Raúl Ruiz che non si assisteva a simile spericolatezza. Lì si inquadrava dal profondo di un palato, ma l’azzardo è lo stesso. Chissà se trattasi di citazione, ma di queste i sei episodi del film western dei Coen (di genere ma oltre i generi) ne contiene a bizzeffe ed è altrettanto ricolmo di tópoi della frontiera, della sua storia e di quell’immaginario che ne ha scritta non poca. E poi gli attori: chi vuol perdersi Tom Waits alle prese con il “signor Filone” (d’oro)?
:: Alex Garland – Annientamento – Netflix
Metti insieme il regista e sceneggiatore di uno dei migliori film di fantascienza degli ultimi anni (Ex Machina), e uno dei romanzi-cult di questo decennio, Annientamento di Jeff VanderMeer, primo volume della Trilogia dell’Area X. Aggiungici un’attrice che non ha bisogno di presentazioni come Natalie Portman, e l’ambizione di Netflix di diventare il cinema del XXI secolo. Il risultato è un film inquietante, brillante, visionario, convincentissimo, che farà a lungo parlare di sé. Con Annientamento, Garland ci consegna la versione contemporanea della “Zona” dell’indimenticabile Stalker di Andrej Tarkovskij.
:: Werner Herzog – L’ignoto spazio profondo – Ripley’s Home Video
Un alieno così alieno solo Herzog poteva concepirlo per concludere la cosiddetta trilogia fantascientifica che a sua volta è assai poco trittico e meno ancora sci-fi in senso classico. Eppure, questa è un’ennesima seduzione del cineasta tedesco che rapisce e conquista, anche grazie all’interpretazione di Brad Dourif, nei panni del narratore alieno con l’aria del barbone, del povero senza casa, ignorato dai più, condannato alla solitudine e al rimpianto, spiritato nel confidarci le vicende sfortunate sue e dei suoi. Le spettacolari riprese sotto i ghiacci dell’Antartico e quelle spaziali della Nasa completano il tutto, con la fine dell’uomo sullo sfondo.
:: Abdellatif Kechiche – Mektoub. My Love. Canto Uno – Vision Distribution, Good Films
Corpi, giovani corpi, specie sederi femminili, e un flusso di parole con la MdP che ossessivamente insegue, osserva, si aggrappa, cercando di sentirne la fisicità così come è percepibile dai cinque sensi. È il cinema di Kechiche, che qui abbandona le lunghe sequenze di sesso, così insistite in Storia di Adele, tranne che nei primi minuti, con la solare Ophélie a letto con il suo amante Toni, osservata di nascosto dal vero protagonista, Amin, aspirante fotografo. Un imprecisato sud della Francia, una comunità araba e turisti, vacanze e giovani: il loro moto ondivago, i flirt e la vita che scorre sotto gli occhi di Amin. Tutto immerso in una luce a volte accecante, sempre intriso di poesia.
:: Juho Kuosmanen – La vera storia di Olli Mäki – Movies Ispired
Ci si lasci alle spalle la tronfia epopea di Rocky Balboa con il suo iperbolico boxare e si ammirino i modi delicati scelti da Kuosmanen per raccontare in un meraviglioso bianco e nero la storia vera di Olli Maki, il fornaio di Kokkola, che nell’estate del 1962 era stato il primo pugile finlandese a essere in corsa per il titolo per i pesi piuma: sfidò il campione del mondo Davey Moore durando appena due riprese. Le tappe di avvicinamento al match e l’innamoramento di Mäki in parallelo, rendono la storia quasi sospesa nel tempo. Il ring è solo una breve appendice per una storia di sentimenti, di fatica e di miserie umane (i traffici del suo manager). Poesia del quotidiano che mette k.o.
:: Yorgos Lanthimos – Il sacrificio del cervo sacro – CG Entertainment
Disturbante Lanthimos lo è sempre stato, e si conferma tale anche in questa prima produzione di respiro più internazionale, forte di un cast fantastico: non sono ammirevoli soltanto Colin Farrell nei panni del cardiochirurgo Steven Murphy e Nicole Kidman, sua moglie Anna, a sua volta oftalmica, ma anche il giovane Barry Keoghnan, potenziale angelo sterminatore della storia. Regia altrettanto chirurgica. In senso stretto siamo di fronte sia a un horror, nella variante possessione/demoniaco, sia a una tragedia, dura come solo i greci possono concepire e qui riecheggia quella di Ifigenia. Tutto nel segno del danno, della vendetta e della scelta (e della scena) insostenibile del sacrificio.
:: Balázs Lengyel – Lajko: Cigány az űrben / Laiko: Gipsy in Space – Vertigo Media
La spage age raccontata non solo da un altro lato, quello dell’Est, ma anche da un punto di vista alternativo, sia al Potere sovietico, sia alla Storia ufficiale Si racconta di come uno squinternato rom, Lajko, riuscì a essere il primo essere vivente ad andare nello spazio, non solo togliendo il primato alla cagnetta Lajka, ma anche all’eroe di tutte le repubbliche sovietiche, Gagarin, riuscendo a tornare indietro sano e salvo. Il Potere non apprezzerà e farà sua la missione, come d’autorità imporrà un giovane Breznev, ben attento a celare in pubblico la sua omosessualità. Al povero rom e i suoi (padre e improbabile fidanzata) ci sarà in premio il Gulag. Humour assai, ma nero. Dal TSFF 2018.
:: Julien Maury e Alexander Baustillo – Inside / À l’intérieur – Midnight Factory/Koch Media
Mai uscita in Italia, dove rischiava di toccare corde sensibili (il Natale, la maternità), questa pellicola dell’horror d’Oltralpe è invecchiata bene (fu presentata a Cannes nel 2007). Complice l’interpretazione superlativa di Béatrice Dalle, dark lady implacabile nella sua follia assassina paradossalmente plausibile: quella di una madre che dopo aver interrotto una gravidanza a causa di un incidente, pretende che le venga restituito il mal tolto a qualsiasi costo. Sgocciolante simboli in lungo e in largo e soprattutto inzuppato di sangue che imbratta i muri e cola giù per le scale dopo una notte di mattanza, il film resta impresso come la più sanguinaria novella natalizia mai immaginata.
:: Dominique Rocher – La nuit a devoré le monde – Haut et Court
Trovare nuove soluzioni nel sottogenere horror degli zombie, è un’impresa più complicata che farla franca qualora i non morti ci dessero la caccia. Ci prova Rocher al suo esordio, pur con qualche ingenuità, creando una sorta di Io sono leggenda minimalista, cool. Gli zombi restano assedianti sullo sfondo, l’origine del contagio resta un mistero, il protagonista (Anders Danielsen Lie), ripensa il mondo nel palazzo in cui è rifugiato, intrattenendo conversazioni ai confini della realtà con uno zombi bloccato in un ascensore (Denis Lavant, sempre superlativo), coltivando la sua passione per la musica e infine osando inoltrarsi nell’ignoto in una Parigi forse non morta. Dal TSFF 2018.
:: Bohdan Sláma – Bába z ledu / Ice Mother – Falcon
Commedia romantica, assai divertente, assai triste, condita di surrealismo e con una coppia di attori straordinari per i ruoli da protagonista. È la storia di Hana (Zuzana Krónerová), una vedova sessantenne la cui esistenza si trascina stancamente giorno dopo giorno in una routine senza fine, talvolta prendendosi cura dei suoi due figli adulti (ingrati ed egocentrici) e famiglie. Svolta clamorosamente quando incontra Broňa (Pavel Nový), attempato ed eccentrico nuotatore nelle acque gelide dei fiumi, che la incoraggia a unirsi alla sua squinternata squadra di nuoto e a ribaltare le cose, spassandosela di nuovo (con lui). Gag e sentimento a braccetto tra una nuotata e l’altra. Dal BFM 2018.
:: Paolo Bacilieri – Tramezzino – Canicola
Bacilieri è un disegnatore dallo stile inconfondibile. Il suo tratteggio, capace di sintesi grafica di grande efficacia, i numerosi dettagli, in tavole quasi sempre in bianco e nero, le nuvolette disseminate come piccoli ellissi di fumo a commento o didascalia delle immagini ricordano i fantastici intrecci di Andrea Pazienza. Tramezzino è una delicata e normale storia d’amore tra due giovani studenti del Politecnico a Milano, Daddo e Skilla e del loro viaggio dal centro alla periferia tra le invenzioni architettoniche di BBPR a Giò Ponti, Luigi Caccia Dominioni e Vico Magistretti. Una scoperta di meraviglie inaspettate nella “fredda” metropoli del Nord.
:: Giorgio Carpinteri – Aquatlantic – Oblomov Edizioni
Il segno spigoloso degli anni Ottanta: dalla fucina new wave del gruppo Valvoline, riemerge, dopo una trentina d’anni, Giorgio Carpinteri, con questa nuova graphic novel. Un volume dai colori delicati e tutta la potenza visionaria dell’autore. I blu che si mescolano ai colori caldi gialli, arancioni e rossi meritano da soli la visione di Atlantide, città sommersa in mare, dove gli abitanti applaudono l’attore comico Bho che interpreta il terrestre Ettore Patria, un personaggio che ridicolizza i “fratelli di superficie”. Tra tartarughe sagge e ricordi scolastici si svolge questa delicata favola con i cadeau di Charles Burns, Igort e Lorenzo Mattotti.
:: Emil Ferris – La mia cosa preferita sono i mostri – Libro primo – Bao Publishing
A 55 anni esordisce nel fumetto l’illustratrice Emil Ferris. E lo fa con un volume di 400 pagine dove si intrecciano penne bic nere e blu e matite colorate, utilizzando diverse tecniche grafiche ma con uno stile personale, molto vicino al segno delle riviste underground americane. La mia cosa preferita sono i mostri è una storia ambientata nei turbolenti anni Sessanta a Chicago Uptown, tra proletariato e emarginati, raccontata attraverso il diario, composto di fogli con righe blu di un quaderno a spirale di scuola, dalla giovane protagonista Karen, una bambina di dieci anni con una predilezione per le creature mostruose. Libro primo, non si hanno notizie dei successivi.
:: Marco Galli – Èpos – Progetto Stigma/Eris
L’utilizzo della rete come veicolo promozionale ha permesso all’ editore Eris di procedere con il progetto editoriale Stigma proponendo volumi a cadenza trimestrale. La strada è stata inaugurata all’inizio dell’anno da Marco Galli che ha rielaborato una storia rimasta per anni in un cassetto, Èpos. Come in un’esplosione, attraverso il bagliore del bianco e nero, veniamo proiettati in una società al collasso. Il ritorno a casa dopo il lavoro diventa un’epica da incubo: una catastrofe aleggia tutt’intorno, si percepisce ma non si spiega, paura e angoscia si sovrappongono tra tossici, leghisti e disperati. Solo voglia di tornare a casa, ma è troppo tardi, non c’è via di uscita.
:: Miguel Ángel Martin – Rubber flesh. Edizione integrale – Nicola Pesce Editore
Il disegnatore spagnolo racconta storie spiazzanti e truci attraverso un segno dalla linea chiara e morbida. Rubber Flesh arriva finalmente in Italia dopo essere stato pubblicato nel 1993 dalla rivista spagnola El Víbora e, malgrado i venticinque anni trascorsi da allora, conserva una forza dirompente. Monika Ledesma, programmatrice per una multinazionale che si occupa di realtà virtuali, esce illesa da un incidente automobilistico grazie alla capacità di autogenerazione del suo corpo, composto di biosilicone. È solo l’inizio: tra stupro, omicidi, amputazioni e cloni deformi ci ritroviamo freddamente devastati da questa brutale storia cyberpunk.
:: Stefano Tamburini – Tutto Tamburo – Volume 1 – (a cura di Michele Mordente) Muscles Edizioni Underground
Quando Tamburini se ne va (1986), dopo aver fatto fare un passo avanti alla grafica italiana prima ancora che al fumetto underground, il diciottenne Mordente ancora non lo conosceva. Lo scoprirà qualche anno dopo e rimarrà così coinvolto dalla sua arte da diventare il maggiore conoscitore dell’artista. Con Tutto Tamburo avvia la pubblicazione dell’intera opera in sei volumi con cadenza semestrale. Si parte con i lavori realizzati tra il 1973 e il 1976, anni in cui si avvicinava alla controcultura romana. Siamo prima della nascita di Cannibale, quando, tra fotocopiatrici e fanzine, il fermento creativo si sviluppava condividendo gli intenti tra gruppi di collettivi. Tiratura: 150 copie.
:: Altered Carbon – Netflix
Takeshi Kovacs è un ex mercenario sopravvissuto a guerre e massacri, ridotto a un flusso di codice incorporeo. Quando si risveglia nella San Francisco del XXIV secolo per lui cominciano i guai seri: riversato nella custodia di un poliziotto corrotto, dovrà sudare le proverbiali sette camicie per compiere la sua missione e salvare la pelle. La serie di Laeta Kalogridis rinuncia allo spessore politico delle pagine di Richard K. Morgan (sacrificando il personaggio più importante della trilogia), ma riesce a renderne alla perfezione l’estetica cyberpunk. Un thriller futuristico sofisticato e godibile, che nel corso visione non fa rimpiangere troppo l’occasione sprecata.
:: Haunting of Hill House – Netflix
La sorpresa della stagione. Mike Flanagan dirige per Netflix un – fin troppo – libero adattamento del classico di Shirley Jackson (in Italia La casa degli invasati). L’idillio di una famiglia si spezza quando l’antica casa in cui si è trasferita si rivela infestata da sinistre presenze. Anni dopo, i sopravvissuti saranno chiamati a chiudere i conti con il passato. E se il finale non rende pienamente giustizia alle premesse e allo svolgimento, lungo questa spirale nell’incubo e nel dolore, a cavallo tra memoria e presente, non mancano certo le occasioni per tremare di paura, empatizzare con i protagonisti ed emozionarsi per e con loro. Capolavoro mancato, ma di poco.
:: Sharp Objects – HBO
Miniserie tratta da Sulla pelle di Gillian Flynn (già autrice di Gone Girl). Amy Adams è Camille Preaker, una giornalista di cronaca nera del Chronicle di Saint Louis. In seguito all’omicidio di due ragazze, fa ritorno nel suo paese natale per seguire da vicino le indagini, ma la vicinanza dell’ingombrante figura materna, la presenza di una sorellastra con cui si instaura subito un rapporto di amore e invidia, di gelosia e morboso attaccamento, e il clima asfittico della provincia faranno emergere dal passato frammenti di ricordi taglienti come lame. Un melodramma familiare in salsa Southern Gothic. Dirige Jean-Marc Vallée, reduce dal successo di Big Little Lies.
:: Westworld. Seconda stagione – Netflix
L’atteso ritorno nel parco a tema HBO con pena di morte non tradisce le aspettative. Forse il tentativo di scrittura seriale più ambizioso dell’annata appena conclusa, sia per contenuti che per intreccio. In fondo, “capire come funziona è metà del piacere”, e Jonathan Nolan e Lisa Joy confezionano un rompicapo sontuoso, ancora più ricco di sottotrame, flashback e anticipazioni della prima stagione. Con personaggi che bucano lo schermo e che, in linea con la tradizione del genere, sovvertono stereotipi e convenzioni e rimescolano di continuo le carte in tavola, rendendo obbligatoria almeno una seconda visione per rimettere insieme i pezzi del puzzle.