Sorte negletta quella del romanzo scientifico. Messo in ombra dalla sua ambiziosa sorella maggiore, la fantascienza, e dall’irruente fratello minore, il thriller scientifico, è difficile accorgersi di lui. Tra i titoli più recenti con cui ha provato a emergere come genere a sé si possono citare Solar di Ian McEwan (2010), La città del sole e della luna del fisico Philip Ball (2011), L’energia del vuoto di Bruno Arpaia (2011), Siamo tutti completamente fuori di noi di Karen Joy Fowler (2013), Il mondo invisibile di Liz Moore (2021). Sono romanzi che hanno per protagonisti scienziati o che ruotano intorno alle loro figure e, a differenza della fantascienza o del romanzo storico, sono ambientati nel presente, mentre a differenza dei thriller scientifici come quelli di Michael Crichton non hanno al centro gialli adrenalinici basati su nuove tecnologie. Climatologi, etologi, fisici, astronomi, informatici ne sono i protagonisti e le loro vicende personali e familiari si intrecciano inesorabilmente con la ricerca in cui sono impegnati.
Ultimo arrivato è Le rivelazioni di Erik Hoel, edito in Italia da Carbonio e scritto da un giovane neuroscienziato al suo romanzo d’esordio. La trama è presto riassunta: Kierk Suren, ventisette anni, dopo aver rotto il rapporto con il suo manipolativo mentore accademico senza riuscire ad addottorarsi, viene tratto fuori da una vita da bohemien nelle strade della California da una chiamata a unirsi a un super-team di giovani promesse della neuroscienza messo su dall’Università di New York. Il CNS – acronimo di Center for Neural Science – è una struttura moderna foraggiata dalla DARPA (l’agenzia per i progetti avanzati della Difesa americana) che si è data l’obiettivo di svelare il mistero della coscienza, testando attraverso esperimenti con gli animali e modelli informatici le diverse interpretazioni filosofiche di cui i giovani membri del team rappresentano quasi delle personificazioni. Ovviamente, quando si mettono insieme otto giovani ambiziosi all’inizio della loro carriera scientifica e con un’alta carica ormonale può succedere di tutto, e infatti succede di tutto. La morte di uno di loro in circostanze misteriose spingerà Kierk a indagare più a fondo sugli scopi del centro di cui fa parte, ma non è tanto l’indagine in sé a guidare il romanzo quanto l’evoluzione dei suoi protagonisti e l’intreccio tra le loro vicende personali e il problema a cui hanno deciso di dedicare le loro vite. Tutti tranne Kierk, che aveva deciso di abbandonare le neuroscienze e che vede ogni giorno di più rafforzarsi la sua idea, di fronte agli atteggiamenti poco etici, all’indifferenza, alla mancanza di scrupoli che muove i suoi colleghi e i suoi superiori.
Due sono i temi intorno a cui ruota Le rivelazioni. Il primo riguarda la filosofia della mente e il mistero della coscienza, obiettivo delle ricerche dei protagonisti del romanzo. Prima di abbandonare la ricerca, Kierk stava sviluppando – come l’autore del romanzo – un modello matematico per misurare la coscienza attraverso la teoria dell’informazione. È un filone di ricerca che richiama quello degli studi di Gerald Edelman e di Giulio Tononi, autori di una teoria dell’integrazione dell’informazione che intende assegnare una “quantità di misura” alla coscienza stessa, una quantità fondamentale come la massa, la carica, l’energia, misurabile in qualsiasi cosa: e ciò sulla base dell’idea che l’esperienza soggettiva deriva dalla capacità di un sistema di integrare informazione (cfr. Edelman e Tononi, 2000).
All’estremo opposto di questo approccio troviamo quello rappresentato da Greg, che si dichiara “eliminazionista”, ossia aderente all’interpretazione fisicalista della coscienza secondo cui gli stati soggettivi (i qualia, per esempio la visione del colore) e l’esperienza cosciente sono semplici illusioni, quindi eliminati da qualsiasi teoria fondamentale della mente: esiste solo ciò che è fisicamente tangibile e in quanto tale il cervello umano è semplicemente un calcolatore (cfr. Dennett, 2005). All’oggettivismo di Greg, Kierk contrappone un soggettivismo radicale: non potremo mai sapere come sentono gli altri, entrare nel mistero del sé, perché non esiste un mondo oggettivo a cui rapportare l’insieme delle sensazioni ma ogni esperienza cosciente genera un mondo a sé, impermeabile agli altri. È questo dramma della coscienza che rende tutti gli esseri viventi delle monadi impenetrabili e impossibile ogni speranza di autentica empatia. I personaggi del romanzo sono tutti personaggi di questo dramma.
L’altro tema portante, strettamente intrecciato al precedente, è la critica della sfrenata ambizione dell’impresa scientifica rappresentata dal mondo accademico, dominato da carrierismi, manipolazioni, frodi, esperimenti contrari all’etica, relazioni tossiche, in cui ogni persona è una vittima sacrificale da immolare sull’altare della conoscenza. Kierk, che come il suo alter ego reale ha velleità da scrittore, alla stesura degli articoli scientifici preferisce quella del suo diario personale. Uno dei suoi sogni ricorrenti, scrive in quel diario, è un enorme albero millenario:
“Questo è l’Yggdrasil. L’albero del mondo. L’albero della conoscenza. E su di esso vagano coloro che hanno contribuito a farlo crescere, tutti i filosofi naturali. Ma vi è una precisa organizzazione: le scoperte più antiche e le teorie fondamentali sono nella parte centrale del tronco, e poi, man mano che si sale lungo i rami, ci sono quelle più moderne”.
Kierk sente nel sogno il desiderio di abbatterlo, ma sa che non potrebbe mai farlo davvero.
“Non ho né gli strumenti, né la volontà di farlo. Però mi prostro sulle ginocchia per implorare, per chiedere con tono supplichevole: dove starebbe sull’albero? Dove troverebbe posto una teoria della coscienza? Su quale ramo remoto e secondario? In fisiologia, visto che vira alla neurologia? Al di là dell’informatica, verso la parte misteriosa della teoria dell’informazione? Lontana dalla matematica e dalla fisica? Da quale ramo crescerebbe? Sarebbe un’estensione della filosofia analitica? E che dire di quel remoto spunto che è la scienza dei sistemi complessi o il linguaggio dello spazio degli stati? L’unica domanda che gli pongo quando lo imploro o sono in preda alla rabbia è: dove starebbe sull’albero? Dove?”.
Le rivelazioni mette in scena, come del resto anche tutti gli altri romanzi scientifici citati all’inizio di questo articolo, l’autentico dramma della scienza, l’impossibilità di giungere a una reale conoscenza del mondo che Stanislaw Lem una volta sintetizzò con questa terribile domanda:
“Non potrebbe essere che l’evoluzione sociale ci abbia innalzati dal regno animale, secondo una curva esponenziale, quando eravamo sostanzialmente impreparati a tale ascesa?”
(Lem, 2022).
È a questa conclusione che Kierk approda attraverso le vicende che compongono il romanzo di Erik Hoel. Il dramma della scienza e quello dell’essere umano sono la stessa cosa e il mistero della coscienza, in ultima analisi, si riduce a un unico mistero: quello rappresentato da ciascun essere umano, chiuso in sé stesso e impermeabile agli altri.
- Bruno Arpaia, L’energia del vuoto, Guanda, Milano, 2011.
- Philip Ball, La città del sole e della luna, Dedalo, Bari, 2011.
- Daniel Dennett, Sweet Dreams. Illusioni filosofiche sulla coscienza, Raffaello Cortina, Milano, 2005.
- Gerald Maurice Edelman, Giulio Tononi, Un universo di coscienza. Come la materia diventa immaginazione, Einaudi, Torino, 2000.
- Karen Joy Fowler, Siamo tutti completamente fuori di noi, Ponte alle Grazie, Milano, 2013.
- Stanislaw Lem, La voce del padrone, Mondadori, Milano, 2022.
- Ian McEwan, Solar, Einaudi, Torino, 2010.
- Liz Moore, Il mondo invisibile, NN Editore, Milano, 2021.