Juggernaut viene usato in inglese per esprimere una forza inarrestabile, travolgente, che tutto distrugge senza pietà. Ad aprire la riflessione nel libro di Erica Lagalisse, Anarcoccultismo, è lo juggernaut del Leviatano di Thomas Hobbes, la creatura evocata dal filosofo a incarnare lo Stato nella modernità. Così terribile da sconvolgere Carl Schmitt per l’incauta leggerezza con cui Hobbes la richiamò nella sfera politica. Se la politica per Schmitt è teologia secolarizzata, con il Leviatano, scrive Lagalisse “Hobbes ha trasformato ogni stato del mondo in un Dio morente”, condannando il potere politico a dover fare i conti con il proprio rovesciamento demoniaco.
Il perno dell’indagine di Lagalisse ruota attorno alla responsabilità tanto per l’attivismo anarchico e di genere quanto per la sinistra di riconoscere l’influenza che l’immaginario dei movimenti rivoluzionari teosofici e massonici del XIX secolo ha avuto per le sinistre moderne, nel tentativo di combattere le narrazioni manipolatrici dell’alt-right. L’ascesa dell’estrema destra fascista di cui Donald Trump ne è il mago del caos e demagogo, assieme a Steve Bannon e Richard Spencer, è stata appoggiata da gruppi di persone invasate di storie sugli illuminati, affascinate dalle teorie del complotto sul Nuovo Ordine Mondiale. Il pensiero esoterico di Julius Evola ripreso da Oswaald Spencer ha poi alimentato la volontà di potenza dei suoi seguaci estremisti, portandoli all’assunto inflazionato della Chaos Magick per cui è possibile modificare la realtà con la propria volontà, in una miscelanza di immaginazione virtuale e psichica. Gary Lachman, nel suo libro La stella nera, ha ampiamente documentato come questo connubio abbia portato in politica all’ascesa di guru come Trump: “Per certi versi, i leader politici hanno alcune caratteristiche simili ai guru e ai leader spirituali, e le differenze tra loro e i maghi sono spesso sfumate” (Lachman, 2019). Il politico plasma la cosmogonia di milioni di persone, creando un mondo ad hoc con un’operazione di manipolazione immaginale degna di un mago rinascimentale.
L’influsso dell’ermetismo
Lagalisse riprende l’influenza magica a partire dal ritrovamento del Corpus Hermeticum, collezione di testi scritti tra il I e il II secolo d.C., attribuito dalla tradizione al sapiente egizio Ermete Trismegisto. Il Rinascimento considerava l’Egitto la civiltà originaria da cui scaturirono le rivelazioni sapienziali, iniziatiche e metafisiche che informarono i greci e l’occidente, perciò la riscoperta del Corpus divenne l’evento epocale che si infuse nelle opere dei maggiori mecenati e filosofi dell’epoca. Furono in particolare Marsilio Ficino, Giordano Bruno e Raimondo Lullo a unire alle visioni ermetiche la mnemotecnica, intrisa di filosofia neoplatonica e caricata dell’energia numinosa con cui vengono evocati spiriti e demoni nella nostra percezione. Invece di essere una semplice arte retorica, la mnemotecnica dei tre filosofi è una pratica immaginale in grado di ordinare gli archetipi divini, di risvegliare il potere magico nel praticante e rendere chiunque un pericoloso demiurgo.
La forza penetrante di questo potere plasma le questioni di genere tanto quanto le gerarchie sociali, perché la magia, quando usata incautamente, diventa uno spettro che spinge i suoi incauti posseduti ad agire contro la vita nelle sue svariate correnti (cfr. Yeats, 2019). Le donne per esempio, nella modernità che si avviava all’espropriazione terriera capitalista, vennero perseguitate con l’accusa di stregoneria non perché maghe, dato che già svolgevano nelle classi contadine funzioni di guaritrici e ostetriche sagge, ma perché praticanti una forma di magia naturale incentrata sul controllo della vita biologica che minacciava l’autorità dell’élite maschile colta, esemplificata da decenni di propaganda ecclesiastica e politica.
I testi ermetici da un lato giustificarono l’Alta Magia del potere istituzionale, dall’altro offrirono la forza per far nascere organizzazioni antisistema come la massoneria e i gruppi rivoluzionari del XVIII e XIX secolo. Se, a partire dalla Grande Loggia di Londra nel 1717, la massoneria ereditò lo spirito dell’inquisizione come élite maschile, già nel 1789 venivano ammessi in oltre seicento logge sparse sul continente artigiani e proletari analfabeti per creare un nuovo ordine sociale egalitario. Il rivoluzionarismo moderno, quando non era direttamente coinvolto dalle strutture massoniche, si ispirò fortemente all’immaginario pregnante che univa l’organizzazione con segreti millenari, poteri magici e immaginario simbolico.
Oggi, scrive Lagalisse:
“le statue patriottiche, le immagini personificate della nazione, decorate con emblemi e incastonate tra gli archi di una maestosa architettura, ad esempio, sono chiaramente progettati per imprimere nella memoria particolari elementi dell’identità collettiva”.
Ma proprio mentre quelle statue vengono distrutte dai Black Lives Matter, seguendo l’attuale corso iconoclasta e liberatorio della memoria storica, credo che diventi ancora più urgente saper attingere ad una memoria simbolica sinceramente ispirata (quella che William B. Yeats non a caso chiamava la Grande Memoria) per trasformare i simboli in accordo con lo spirito chimerico del nostro tempo. Lagalisse auspica lo stesso con questo libro, chiudendo il volume con un appello: se i movimenti neofascisti e il potere autocratico nel corso della storia europea hanno giustificato le loro scelte politiche su fondamenti occulti e magici, la stessa fonte immaginale può alimentare movimenti di controrisposta per il fondamento di una società più egualitaria. Per citare l’assunto ermetico per eccellenza: come in alto, così in basso.
- Gary Lachman, La stella nera, Tlon, Roma 2019.
- (a cura di) Valeria Schianone, Corpus Hermeticum, BUR, Milano 2001.
- William B. Yeats, Magia, Adelphi, Milano 2019.