Tempi duri per la famiglia Carveth: Nola (Samantha Eggar) e il marito Frank sono nel pieno di una profonda crisi matrimoniale. La figlia Candice rischia di pagarne le conseguenze. La donna decide di farsi ricoverare e affrontare i problemi con la psicoplasmia: controversa tecnica psichiatrica ideata dal dottor Raglan (Oliver Reed) che aiuta a espellere dal corpo cattivi pensieri e condizionamenti. Peccato che questi si incarnino nei corpiciattoli deformi di baby-killer che corrono ad ammazzare chiunque sia sulla lista nera del corpo generante. Qui ci sono notevoli metafore sul controllo politico del corpo e del desiderio. Forse un’anticipazione della società delle conversazioni digitali con lo sguardo rivolto ai dispositivi sociali teorizzati da Gilles Deleuze e Michel Foucault.
Brood esce nel 1979, nel pieno di profonde mutazioni civili: il diritto all’aborto e al divorzio in particolare. Esce insieme a Kramer contro Kramer mentre lo stesso David Cronenberg stava affrontando il divorzio con annessa battaglia per la custodia della figlia. Il selling point spettacolare di questo Brood è proprio l’espansione violenta di una soggettività femminile in aperto dissenso con il potere tecno-scientifico che vorrebbe l’utero sedato una volta espulso il Male psicotico. Michel Foucault sarebbe molto interessato a Nola in quanto soggettività resistente al biopotere (cfr. Foucault, 2005) e in grado di creare forme di vita che sfuggono a qualsiasi griglia tecno-scientifica.
L’unità corpo/mente prelude all’unità reale/virtuale
L’attualità di Brood risiede anzitutto nel mettere al centro il rapporto tra corpo e mente come fanno le neuroscienze (e il neuro-marketing in quanto braccio operativo), ricamando sull’unità psicofisica dell’uomo. Del resto le ricerche di mercato e le battaglie politiche più significative del nostro tempo hanno come terreno di indagine prima di tutto il corpo vivente.
In fondo le potenze e le violenze agitate in questo film del 1979 presagiscono le angosce dell’individuo contemporaneo sempre più spesso incapace di controllare e ricordare tutti i propri dati identitari, tutti i propri consumi, tutte le tracce lasciate sulle reti digitali e quindi in definitiva la totalità della propria immagine pubblica consegnata alla società delle statistiche e dei giochi biopolitici. La covata è dunque una testa di ponte: di lì a poco i garage della Silicon Valley sforneranno quelle macchine per pensare e comunicare che sono all’origine di una lenta ma inesorabile invasione (sostituzione?) del reale da parte dell’immaginazione. Nell’epoca in cui esiste un software per ogni cosa risulta evidente che la nuova carne di cui parla Cronenberg in Videodrome (nel 1983, poco dopo Brood) è solo un passaggio intermedio. Una volta addestrate le menti e i corpi dei residenti, l’invasione raggiungerà il culmine digitalizzando tutto il reale, compresi i territori fisici. Una migrazione che Cronenberg racconterà più nel dettaglio con eXistenZ (nel 1999).
Estensioni psicoplasmatiche e macchine desideranti
La complessità e il mistero dei bambini malefici è nel loro essere corpi senza corpo, parodistiche escrescenze che annunciano l’avvento di un inedito materialismo immateriale. Gli automi prodotti da Nola eludono la reclusione fisica della donna, liberi di muoversi con grande dinamismo sul crinale materiale/immateriale allo scopo di servire nel modo più efficiente la rabbia della loro madre. I piccoli ultracorpi assassini vedono solo bianco e nero (come si dice durante l’autopsia di un esemplare catturato), vettori neutrali che, di loro, non aggiungono alcuna emozione alla missione. Una efficienza meccanica che ricorda certe derive tossiche del cyberspazio conversazionale contemporaneo in cui le connessioni digitali (istantanee e persistenti per un certo lasso di tempo) rendono l’individuo tendenzialmente incapace di controllare tutti i nessi causali attivati dal suo stare in rete. Una volta prodotto il doppelgänger digitale, questo sfugge al controllo dei cervelli biologici che lo hanno prodotto. Troppo modesta la potenza di calcolo e di stoccaggio mnemonico degli umani.
Lavorando in gruppo, la covata è un’efficiente “arancia meccanica” (cfr. Burgess, 2005) che agisce con violenza strutturata: divisione dei ruoli, strategie mimetiche, preparazione di trappole per cogliere di sorpresa le prede. Il cinema di Cronenberg prova a cogliere il desiderio nella sua essenziale attività di mettere in relazione qualcuno/qualcosa con qualcuno/qualcos’altro. Relazioni normalmente imposte da “macchine desideranti” (cfr. Deleuze, Guattari, 2012), reti di norme sociali, di seduzioni consumistiche e di condizionamenti. A proposito di comunicazione, la disfunzione di Nola ha una potente carica virale che aiuterà la diffusione del Male attraverso le generazioni. Nell’immaginazione sociologica di Cronenberg la covata è parte di una nuova rete di macchine in cui i figli sono protagonisti, sebbene condannati a una coazione a ripetere. I segni sulla pelle della piccola Candice sono un segno inequivocabile di trasmissione intergenerazionale delle estensioni psicoplasmatiche. La tecnologia e la politica possono cambiare ma non la sostanza dei sogni che le macchine covano.
- Anthony Burgess, Arancia meccanica, Einaudi, Torino, 2005.
- Gilles Deleuze e Félix Guattari, Macchine desideranti. Capitalismo e schizofrenia, Ombre corte, Verona, 2012.
- Michel Foucault, Nascita della biopolitica. Corso al Collège de France (1978-1979), Feltrinelli, Milano, 2005.
- Robert Benton, Kramer contro Kramer, Universal Pictures Italia, 2009 (home video).
- David Cronenberg, eXistenZ, CG Entertainment, 2012 (home video).
- David Cronenberg, Videodrome, Universal Pictures Italia, 2011 (home video).