Marte oltre Marte è una micro-storia psicotronica e riottosa delle conquiste spaziali passate e future. Le gabbie disciplinari non riescono a contenere il discorso del poliedrico intellettuale (scienziato, cosmonauta della musica elettronica, strumentista chiptune e ufo-ciclista) Cobol Pongide. Questo saggio unisce la completezza documentale di un ottimo dossier giornalistico alla visionarietà di un approccio sociologico che prova a collegare economia, tecnologie astronautiche e immaginario, sbilanciandosi un po’ dalla parte di quelli che definisce “appassionati possibilisti”.
Prendiamo ad esempio la trilogia di Marte di Kim Stanley Robinson (2016) e il concept di un esercito di robot terraformatori in grado di preparare habitat per missioni umane. Quello dei robot che mandano avanti l’economia non è solo un topos della fantascienza che viene periodicamente rinfrescato, è anche un argomento che la NASA sta prendendo molto sul serio (cfr. Williams, 2019), prefigurando robot in grado di estrarre valore dagli asteroidi. Ben documentato ma anche ricco di inserti narrativi, il discorso di Cobol ricorda a tratti lo strano incontro tra space opera e space economy visto in The Expanse. Il “realismo fantascientifico” vagheggiato in questo Marte oltre Marte potrebbe addirittura diventare un frame di lavoro per i futuri capitalisti di ventura.
Del resto il feeling di Cobol Pongide con Marte e la fantascienza non sembra relegabile alla sola narrativa. I riferimenti metodologici scelti dallo scienziato-musicista sono molto concreti e mirano soprattutto a evidenziare il rapporto tra innovazioni e sedimentazione sociale. Prende spunto in particolare da Wiebe E. Bijker (1998), il cui modello discende da Thomas Kuhn.
Elon Musk, imprenditore e prestigiatore
La promessa di risorse ed energie illimitate rende oggi possibile la ribalta mediatica per visioni imprenditoriali incerte e a lunghissimo termine. Del resto da qualche parte bisogna pur cominciare. Elon Musk ha lanciato imprese digitali di successo e oggi è in prima fila tra gli astropreneur che anticipano scenari di terraformazione e colonizzazione di altri pianeti. L’imprenditore sudafricano che ha fondato le imprese SpaceX e Tesla, perfettamente a suo agio con i trucchi del circo mediatico, potrebbe essere il prototipo di una nuova generazione di imprenditori-agitatori culturali capaci di “smuovere ingenti e inattesi capitali” grazie alla conoscenza del digitale e a una straripante visionarietà.
“[…] una new economy specifica, un nuovo ciclo del capitalismo contemporaneo. Esso non necessariamente si struttura abbandonando i territori creati dalla new economy delle reti, anzi. Come vedremo, almeno in questa prima fase, i capitali coincidono e dai profitti generati in campo telematico proviene parte del foraggiamento necessario a sviluppare le tecnologie e le innovazioni che oggi osserviamo nell’ambito dell’economia dello spazio”.
Sempre a proposito di questa nuova classe imprenditoriale Cobol Pongide cita Carolyn Marvin ricordando che i pionieri dell’elettrificazione si ponevano spesso in una terra di mezzo tra illusionismo, magia e scienza (cfr. Marvin, 1994), come viene esemplificato dal personaggio di Nikola Tesla (interpretato da David Bowie) nel film The Prestige (2006) di Cristopher Nolan.
In generale il saggio prova a contestualizzare la futura space economy facendo riferimento alla classica cornice dei cicli economici (espansione-contrazione di un sistema) e al fatto che a un certo punto si debbano trovare necessariamente nuovi territori (materiali o immateriali) da cui estrarre valore. Ma quanto sono affidabili queste visioni di fantacapitalismo? Certo è un fatto che i governi stiano legiferando in materia già da tempo. D’altro canto viviamo ancora in una fase di fluidità cognitiva circa la finalizzazione economica e sociale della space economy.
C’è anche da considerare il concetto di innovazione disruptiva che si va affermando nel capitalismo contemporaneo. Oggi il successo delle cosiddette “organizzazioni esponenziali” (cfr. Ismail, 2015) indicano quanto sia importante concentrarsi non più solo sulla competizione dentro un mercato ma anche e soprattutto sull’intuizione di mercati che non esistono ancora. Mondi possibili nei quali collocarsi come pionieri creando, sostanzialmente dal nulla, nuove connessioni domanda/offerta (e nuove posizioni dominanti).
Per lo scrittore Bernard Wolfe “nessun anno realizza mai sé stesso: il sentiero della storia è disseminato di cadaveri di anni con le loro stupide gole squarciate da orecchio a orecchio dall’improbabile” (Wolfe, 1996). Negli anni Sessanta c’era grande ottimismo sulle sorti dell’avventura astronautica ma poi ci sono stati importanti rivolgimenti politici ed è arrivato Internet.
Nuovi canoni della produzione di massa hanno lasciato le città terrestri piene di fabbriche in rovina e carcasse metalliche. Avverrà lo stesso con i nostri manufatti robotici o le nostre colonie in giro per il sistema solare?
- Wiebe E. Bijker, La bicicletta e altre innovazioni, McGraw-Hill, Milano, 1998.
- Salim Ismail, Exponential organizations. Il futuro del business mondiale, Marsilio, Venezia, 2015.
- Carolyn Marvin, Quando le vecchie tecnologie erano nuove, elettricità e comunicazione a fine Ottocento, Utet, Torino, 1994.
- Kim Stanley Robinson, Il rosso di Marte, Fanucci, Roma, 2016.
- Kim Stanley Robinson, Il verde di Marte, Fanucci, Roma, 2016.
- Matt Williams, Robotic Asteroid Mining Spacecraft Wins a Grant from NASA, Universe Today, 14/6/2019.
- Bernard Wolfe, Limbo, Nord, Milano, 1996.