Quando un amaro disincanto
invase il pianeta Strugackij

Arkadij e Boris Strugackij
Lo scarabeo nel formicaio
Traduzione di Claudia Scandura

Carbonio Editore, Milano, 2024
pp. 256, € 18,50

Arkadij e Boris Strugackij
Lo scarabeo nel formicaio
Traduzione di Claudia Scandura

Carbonio Editore, Milano, 2024
pp. 256, € 18,50


Quando si recensisce un romanzo dei fratelli Strugackij vi è un tema che è spesso ricorrente, ed è quasi sempre la relazione complicata che i due hanno avuto con la censura propria del sistema editoriale sovietico, nella cui orbita hanno vissuto e pubblicato sin dagli inizi della loro carriera. Com’è noto ai lettori alcuni tra i loro romanzi più riusciti non sono riusciti a sfuggire alle strette maglie del controllo statale, e sono stati pubblicati solo in epoca gorbacioviana, a glasnost avvenuta, se non addirittura dopo la fine dell’URSS. Molti altri invece hanno subito pesanti tagli, e gli autori sono stati costretti a delle ristrutturazioni tanto radicali da far loro dubitare del senso da attribuire a pubblicazioni così duramente decurtate. Quel che è certo però è che, nonostante tutto ciò, gli Strugackij hanno sempre sostenuto la loro volontà di pubblicare in patria, di non fuggire in occidente, di non diventare ufficialmente dei dissidenti, pur comprendendo le ragioni di chi ha compiuto quella scelta. Inoltre, un secondo passaggio altrettanto certo riguarda il fatto per cui continuare da parte della critica a sottolineare unicamente questo aspetto antisistema della loro narrativa, per quanto essenziale, in un certo senso riduce il fuoco sulla loro capacità come scrittori, lasciando in evidenza solo quella di oppositori. Invece non stiamo parlando di due testimoni e narratori della dittatura sovietica, ma siamo qui di fronte a due tra i più grandi scrittori di narrativa fantastica che il nostro mondo abbia visto, tra l’altro in perfetta sintonia con una tradizione russa a cui i nostri appartengono a pieno titolo, e che consta figure centrali come Michail Bulgakov, Aleksandr Beljaev, Ivan A. Efremov, Aleksandr Bogdanov, Eugenij Zamjatin.

Una tragedia greca del XXII secolo.
La più recente pubblicazione italiana dei fratelli Strugackij è Lo scarabeo nel formicaio, edito da Carbonio editore. Il romanzo era già stato pubblicato nel lontano 1988 da Editori Riuniti, tradotto da Claudia Scandura, che oggi ha revisionato la sua stessa traduzione e scritto un illuminante saggio a seguire nell’edizione Carbonio. In questa precedente edizione in un unico volume era incluso un secondo romanzo, intitolato Tentativo di fuga (in altre edizioni ha avuto il titolo di Fuga nel futuro), che nell’edizione Carbonio è assente e a tutt’oggi non è ancora stato ripubblicato, risultando pertanto fuori catalogo.
Il protagonista del romanzo è una vecchia conoscenza per i lettori dei fratelli Strugackij, ed è quel Maxsim Kammerer le cui avventure sono già state narrate ne L’isola abitata e ne Le onde placano il vento rispettivamente primo e terzo capitolo della trilogia a lui dedicata, che quindi oggi è completa e leggibile integralmente. Inoltre, questa nel suo complesso è inserita nel cosiddetto Universo del Mezzogiorno, a cui fanno riferimento almeno una dozzina di romanzi e racconti. Tra l’altro gli autori non si fanno scrupolo di inserire nei vari romanzi riferimenti continui a fatti e personaggi appartenenti ad altre opere, sebbene non sia possibile pensare a un continuum narrativo, e questo rende spesso complicato ricostruire le relazioni tra i diversi romanzi. Maxsim Kammerer è un progressore. Con questo nome sono indicati degli individui incaricati dal COMCON, una sorta di governo terrestre, che vengono infiltrati nelle civiltà aliene che l’umanità incontra nel corso dell’esplorazione spaziale, al fine di controllare e indirizzare il loro sviluppo. Tutto ciò è svolto a fini benefici, non vi è alcuno scopo di tipo coloniale o di conquista, ma la sottotrama che gli autori tracciano serve a mettere in evidenza come anche le migliori buone intenzioni debbano comunque fare i conti con le debolezze dei singoli. Nel primo dei tre romanzi, L’isola abitata, Kammerer era precipitato sul pianeta Sarakš, dove l’avventura che si ritrova a vivere lo porta a contatto con una civiltà totalitaria e in grado di utilizzare un potente controllo mentale sugli abitanti. All’inizio di questo Lo scarabeo nel formicaio si trova invece sulla Terra dove pare sia arrivato un uomo di nome Albakin, proveniente proprio da Sarakš, e di cui si sono perse le tracce. Kammerer è incaricato di ritrovarlo dal suo superiore, di nome Sikorski, personaggio anch’esso ereditato dal precedente romanzo, ma tutto accade in modo molto misterioso, senza alcun tipo di chiarimento sugli antefatti e nella totale segretezza da mantenere. Iniziano così le indagini, e di fatto il romanzo assume il ritmo e la dinamica di una detective story per una buona parte del testo. Peccato che se la forma era quella tipica dell’indagine non si può dire lo stesso del contenuto. Difatti, come scrive nella postfazione Boris Strugackij,

“[…] noi non avevamo scritto un giallo. Noi avevamo scritto una storia tragica sul fatto che, persino nel mondo più buono e giusto possibile, l’apparizione della polizia segreta (di qualsiasi aspetto, tipo o genere) porta inevitabilmente sofferenza e morte a persone che non sono colpevoli di nulla, per quanto nobili siano gli scopi di questa polizia segreta e per quanto onesti, corretti e per bene siano i collaboratori di cui si è dotata”.

Alle spalle di ogni interpretazione e di ogni possibile soluzione dei dilemmi mostrati dal romanzo continua ad apparire la stirpe dei Viandanti, una razza aliena di cui non è noto nulla, tranne la loro presenza in tempi molto più antichi dei nostri. Le domande su di loro saranno chiarite e troveranno risposta in modo completo solo ne Le onde placano il vento, che è anche l’ultimo romanzo dell’Universo del Mezzogiorno.
Senza entrare nei dettagli della trama, che il lettore potrà apprezzare in autonomia, il tema etico portante della narrazione riguarda il peso dell’individuo rispetto alla collettività, ovvero se la vita del singolo è sacrificabile o se deve comunque essere sottoposta al bene comune. Qui, come in molti altri loro romanzi, gli Strugackij si fermano, e non possono che osservare tristemente la tragedia insolubile insita in questa contrapposizione. Come scrive Claudia Scandura nel suo saggio, Albakin, il fuggitivo, è

“Un giovane sensibile che ama il teatro e la natura [e che (NdA)] viene costretto a diventare un progressore, a inoltrarsi in “un nuovo mondo in cui si tradisce si soffre”, a fare un lavoro per cui […] non possiede l’organizzazione nervosa adatta”.

Oltre alla figura di Albakin sono molti i momenti e gli esempi in cui domina lo sguardo tragico e pessimista che qui invade il romanzo, tra questi la parte dedicata ai cosiddetti Testoni, cani mutanti intelligenti, trasformati dall’uomo per scopi bellici, e che inevitabilmente sentono il dramma della loro condizione, oppure la dolorosa storia del pianeta Speranza, dove la distruzione della natura e i continui esperimenti genetici hanno portato alla creazione di malattie ereditarie devastanti, con la conseguente scomparsa dell’intera popolazione. Con questo romanzo comincia quella che tra i critici è nota come la seconda fase dell’opera letteraria dei fratelli Strugackij. L’ottimismo, per quanto cauto, e la visione di un mondo migliore, che si ritrova ancora nei romanzi degli anni Sessanta, da ora in poi viene soppiantata da un’impietosa considerazione dell’impotenza che i singoli soffrono di fronte all’establishment e alla nomenklatura. Il romanzo in sé è autoconclusivo, ma certamente il lettore che affronterà la trilogia per intero sarà premiato, proprio nella possibilità di comprendere appieno l’andamento che vede una progressiva disillusione verso le sorti dell’umanità crescere costantemente, e a poco a poco diventare asse portante della narrazione stessa.

Letture
  • Arkadij e Boris Strugackij, L’isola abitata, Carbonio, Milano, 2021.
  • Arkadij e Boris Strugackij, Le onde placano il vento, Urania, Mondadori, Milano, 2023.
  • Arkadij e Boris Strugackij, Tentativo di fuga, in Lo scarabeo nel formicaio, Editori Riuniti, Roma, 1988.