Tra città ultra visibili
in cerca d’autori nascosti

Andrea Berrini
Metropoli d’Asia
EDT, Torino, 2022

pp.184, € 12,00

Andrea Berrini
Metropoli d’Asia
EDT, Torino, 2022

pp.184, € 12,00


La letteratura di viaggio è un genere che si può facilmente definire senza tempo, avendo le sue radici agli albori della scrittura stessa. Eppure, nonostante una concorrenza così smisurata, Andrea Berrini è riuscito a ritagliarsi un certo riconoscimento, anche grazie a questo pamphlet che ha davvero poco da invidiare a narrazioni ben più blasonate e conosciute. Berrini ha avuto la capacità – rara – di unire l’amore per un paese (in questo caso ampliata con un orizzonte che comprende un continente intero, l’Asia) con la volontà di costruire una prassi lavorativa di qualità elevata. L’autore racconta qui i suoi dieci anni in cui ha percorso l’Asia centrale e meridionale come talent scout, potremmo dire, alla ricerca di libri e autori che potesse presentare o addirittura pubblicare in Italia. Metropoli d’Asia, difatti, oltre che essere il titolo di questo volume, è anche il nome della casa editrice da lui fondata nel 2009, e prima ancora ha le sue radici in un blog, che troviamo ancora oggi sul sito della casa editrice. L’ultima pubblicazione però risale al 2018, e dall’anno seguente anche eventi e articoli si sono fermati. Poi è stato il tempo del Covid-19, e Andrea Berrini è stato costretto dalla pandemia a fermare il suo vagabondare.

Cinque metropoli esemplari
Negli ultimi anni si è perciò dedicato a scrivere questo volume, che si aggiunge a una produzione precedente variegata e corposa. I suoi libri pubblicati prima di questo raccontano di lunghi soggiorni in Africa, Kenya e Tanzania, precedenti agli anni trascorsi in Asia, e della sua pluridecennale attività nel settore del microcredito. Il sottotitolo di quest’ultima fatica è Sguardi su un altro futuro, e indica molto chiaramente l’idea che l’autore propone al lettore a proposito di questo variegato e articolato complesso di culture che genericamente chiamiamo Asia. Il volume ruota intorno alla descrizione di cinque città: Pechino, Bombay, Singapore, Kuala Lumpur e Hong Kong. I capitoli dedicati ognuno a una delle cinque metropoli sono separati da una serie di intermezzi, riflessioni spesso attinenti alla storia personale di Andrea Berrini, e alle motivazioni che lo hanno spinto a seguire certe strade piuttosto che altre.

“Le nuove metropoli dell’Asia proponevano un approdo […] dove dar sfogo all’immaginazione per costruirsi un universo di relazioni. La casa editrice appena aperta non cercava solo investimenti e partenariati, cercava i narratori […]. Andai via da una nostra anemica Italia dove […] poco accadeva. […]. La nostra […] società procedeva a larghi passi verso un immobilismo tombale […]. Tanto noi ci si involveva, tanto l’Asia si apriva al futuro”.

Il continente e la letteratura
La critica alla società italiana, inserita com’è in una Europa non meno immobile, scorre, in questi intermezzi, parallela all’analisi dei problemi specifici di città che non sono mai considerabili moderate nelle loro caratteristiche. Tutto in Asia si rivela essere esasperato ed eccessivo, sia in positivo sia in negativo. Così il problema del divario sociale tra le diverse classi a Bombay si affianca alla questione della censura e della repressione subita a Pechino e in Cina dal ceto intellettuale. Le questioni sociali e politiche sono sempre affrontate e viste come centrali per la comprensione, non solo della vita stessa di una città, ma anche per la scrittura e lo stile dei suoi autori. Difatti costituiscono lo sfondo del volume, che è sempre incentrato sui rapporti tra Berrini e il mondo della cultura di un determinato paese, con gli scrittori e gli ambienti che frequentano, che si rivelano molto diversi da un paese all’altro, oltre che rispetto agli standard occidentali. Dal compound nella periferia di Pechino dove vive Acheng alla storia di Brian Gomez, scrittore a Kuala Lumpur, che suona blues nei locali, dalla storia di Kalpana Swaminathan, chirurgo, madre e scrittrice di gialli a Bombay fino ai racconti di Janice Wasabi, emblema del conflitto che arde costante sotto la cenere di Hong Kong. Per il lettore è quasi un gioco ritrovare i romanzi poi pubblicati degli scrittori citati nel volume. Acheng, per esempio, viene presentato come

“un vecchio signore che ha scritto […] le cose migliori della letteratura cinese degli ultimi quarant’anni e ora tiene gli ultimi romanzi nel cassetto: trattano temi sensibili, la rivoluzione culturale, la repressione di stato, la violenza del potere, e se vuole continuare a lavorare come curatore di mostre d’arte, meglio non farsi notare. Meglio un’autocensura preventiva che una censura di stato”.

Gli amici, l’Asia e la velocità
Berrini – va detto – in questi suoi reportage, al contrario di molti autori che fanno, come si dice, un passo indietro, emerge invece come una presenza costante. Le persone di cui parla sono spesso suoi amici, e quasi sempre uomini e donne con cui cerca di avere uno scambio anche umano oltre che professionale. Berrini difatti non è un osservatore, ma è immerso completamente nella realtà che sta cercando di capire. Le modificazioni accelerate della realtà asiatica dall’inizio del millennio sono l’altro volto della globalizzazione, visto non tanto dall’Europa consumista, o dall’Africa post-coloniale, quanto da un Asia che realizza il suo immenso potenziale, e sceglie di provare a realizzarlo. Il minimo comun denominatore di questa Asia in movimento però alla fine sembra essere soprattutto la velocità. Berrini che è un acuto osservatore, si rende conto, e cerca di mostrare al lettore, come lui stesso è stato testimone di una mutazione inconcepibile solo fino a pochi decenni fa. E difatti se si vuole trovare un fil rouge attraverso questo libro, può essere individuato proprio nell’intricato rapporto tra innovazione e tradizione, e nel come questo nodo gordiano si dipana in modi diversi nelle diverse metropoli d’Asia.

“[…] le metropoli dell’Asia tutta sono il sintomo di un nuovo inizio per il mondo intero. Paese agricoli, poveri, si fanno potenze industriali, e concentrano nelle nuove aree urbane il ceto medio in espansione, e i loro ricchi sono i più ricchi del mondo. Le città si trasformano alzando verso il cielo grattacieli come da copione, e in qualche modo mutano carattere, sovrapponendo a griglie antiche nuovo asfalto e cemento, nuove attività, nuovi sentimenti e personalità. La velocità dello sviluppo è impressionante”.

È necessario però inserire anche dei distinguo, poiché questo motore non è unico per tutto il continente. La Cina è una storia a parte non solo rispetto al mondo intero, ma anche nei confronti del resto dell’Asia, e perfino al suo interno Shangai e Pechino sono delle anomalie non certamente rappresentative dell’intero paese. Analogamente Singapore e Kuala Lumpur sono difficilmente paragonabili a ciò che accade invece in India, continente nel continente, con i suoi tempi e la sua dinamica. Forse proprio per questo il capitolo su Bombay è il più conflittuale e anomalo, probabilmente per questo che Berrini proprio qui si sente più che altrove nel cuore dell’Asia, e più che altrove qui si sente messo alla prova. Non è un caso che, parallelamente alle sue attività nel mondo della letteratura e del giornalismo, Berrini ha sin dal 1999 costituito CreSud, una società specializzata nel mondo del microcredito che dal 2019 è confluita nel Gruppo Banca Etica, con progetti finanziati in molte parti del globo, dall’Equador al Senegal. Non basta essere spettatori, se si vuole comprendere un mondo.