Performante e transmediale,
Dante è sempre di scena

Alberto Casadei, Paolo Gervasi
La voce di Dante
Performance dantesche
tra teatro, tv e nuovi media
Luca Sossella editore, Roma, 2021
pp. 166, € 15,00

Alberto Casadei, Paolo Gervasi
La voce di Dante
Performance dantesche
tra teatro, tv e nuovi media
Luca Sossella editore, Roma, 2021
pp. 166, € 15,00


Se c’è un veicolo mediatico ed espressivo che ha contribuito a diffondere Dante e la sua opera presso un più largo e diversificato pubblico di ascoltatori e lettori è proprio la recitazione dei suoi versi: Giorgio Albertazzi, Vittorio Gassman, Carmelo Bene, Vittorio Sermonti, Roberto Benigni sono protagonisti di memorabili letture dantesche “passate” in radio, televisione, teatro e oggi disponibili anche sui canali social o sui supporti audiovisivi. Nel loro saggio La voce di Dante, Alberto Casadei e Paolo Gervasi ripercorrono la storia delle performance (letture, spettacoli, format televisivi) tratte dalla sua opera fino alle trasposizioni sceniche di Romeo Castellucci e della Societas Raffaello Sanzio, di Marco Martinelli ed Ermanno Montanari del Teatro delle Albe, della Compagnia Magazzini diretta da Federico Tiezzi.
La tradizione della Lectura Dantis nasce nel XIV secolo, con Giovanni Boccaccio: le sue Esposizioni sopra la Commedia si tennero nella Chiesa di Santo Stefano di Badia, a Firenze, a partire dal 23 ottobre 1373. All’origine del culto di Dante troviamo, quindi, anche la lettura pubblica della sua opera più popolare (la Divina Commedia). Si badi: la “lettura” comporta sia la spiegazione/parafrasi sia l’esegesi/interpretazione dei canti, in coerenza con un testo che prevede, già a livello teorico, un doppio livello di lettura, quello letterale e quello allegorico per semplificare una materia già trattata da Dante nel primo capitolo del secondo trattato del Convivio (i quattro sensi della scrittura).

Questa accezione alta di “lettura” permane anche oggi e non esclude la recitazione del testo, come avviene, per esempio, in Vittorio Sermonti, fra i primi, in tempi recenti, a riattivare un filone o format, quello di Dante-letto-e-spiegato-al pubblico che si è rivelato in seguito molto adatto anche a specifiche trasmissioni televisive, come El Dante di Franco Nembrini, 35 puntate-lezioni andate in onda nel 2015-2016 su Tv2000. Oppure, alle tre puntate dedicate a Dante e alla Divina Commedia, trasmesse quest’anno su Rai5 dalla trasmissione Sciarada. Il Circolo delle Parole: un contributo in tre puntate, dedicate a ciascuna cantica del poema,, presentate da Giuseppe Antonelli (ordinario di Linguistica all’Università di Pavia), con il contributo esegetico di Valeria della Valle (docente di linguistica alla Sapienza di Roma fino al 2014), e letture di brani da parte di attori (come Piera degli Esposti), scrittori (segnaliamo l’originale stile di recitazione di Tiziano Scarpa), personaggi dello spettacolo (fra i quali Roberto Bolle, Carla Fracci). Ogni puntata è chiusa dalla lettura più approfondita di un canto da parte dello storico della lingua Luca Serianni. Mentre è difficilmente immaginabile una Lectura Dantis pubblica che non preveda anche la mera lettura dei versi da commentare, la recitazione/esecuzione orale dei testi danteschi (e poetici in generale) non richiedono necessariamente un complesso corredo di esposizioni.
Ascoltare Dante letto da Vittorio Gassman e Carmelo Bene è già di per sé un’esperienza estetica, entriamo nel regno della recitazione pura, della fonè. L’elenco dei grandi attori che si sono cimentati con Dante si allungherebbe troppo e dovremmo includere altri giganti del teatro come Giorgio Albertazzi, Arnoldo Foà, Carlo D’Angelo, Achille Millo, Romolo Valli, che non a caso sono le voci protagoniste della prima Lectura Dantis pensata per la radio, nel 1957. Riscosse un alto indice di gradimento, tant’è che il Radiocorriere inserisce, ironicamente, il Poeta tra i nuovi protagonisti della cultura di massa. Scrivono gli autori:

“Dante Alighieri, insomma, così modernamente presentato agli ascoltatori, dimostra, a nostra consolazione, di tenere bravamente testa a Claudio Villa, Luciano Tajoli, Teddy Reno, Rino Salviati e Nilla Pizzi”.

Queste letture vennero poi registrate in microsolco nel 1962: al prezzo di 57.000 lire tutta la Divina Commedia è disponibile in diciotto dischi. La più antica registrazione esistente di una lettura dantesca è quella di Ruggero Ruggeri (il canto V dell’Inferno, un pezzo forte degli attori anche successivi a Ruggeri, da Gassman a Bene), e Dante debutta alla radio italiana nel marzo del 1927.

Gassman e Bene, due modelli a confronto
Ma per venire, appunto, a tempi più vicini a noi, nel 1959 Vittorio Gassman registra per la Fonit Cetra la sua lettura del canto di Francesca, il V dell’Inferno: l’incisione esce abbinata a un commento a cura di Natalino Sapegno, ed è la prima di una lunga serie di letture dantesche da parte di Gassman, che culmina tra il 1993 e il 1995 con le letture-commento (Gassman legge Dante) mandate in onda dalla Rai per la regia di Rubino Rubini. Accomunati dall’intento di dare una voce distintiva, originale e drammatica di Dante, e quindi di ‘eseguire’ la sua poesia -proprio come se i suoi versi fossero, come in realtà sono, uno strumento musicale- non potremmo, però, trovare due attori più diversi come Vittorio Gassman e Carmelo Bene. Quest’ultimo lesse una scelta di canti della Divina Commedia (su musica di Salvatore Sciarrino) dalla Torre degli Asinelli di Bologna il 31 luglio del 1981, per commemorare la strage della stazione avvenuta un anno prima.

Carmelo Bene legge, fra l’altro, il XXVI dell’Inferno, il canto di Ulisse, uno dei pezzi prediletti dagli attori per le sue caratteristiche altamente performative sul piano stilistico e narrativo: qui i dannati, Ulisse e Diomede, sono pura voce che emana da una fiamma, la quale si agita faticosamente, “come fosse la lingua che parlasse” (XXVI, 89) perché dalla sua essenza incorporea possa tornare a scaturire il suono. La performance di Carmelo Bene, resa ancor più suggestiva dal fatto che l’attore, in alto sulla torre, è quasi invisibile, cerca di restituire l’essenza fonica di questa apparizione, e partendo da un suono flebile, quasi impercettibile, imposta un crescendo impetuoso che trascina chi ascolta dentro il folle volo del personaggio, fino a farlo sprofondare negli abissi insieme a Ulisse:

“Non si potrebbero immaginare due dizioni più diverse: espressiva, sonora, musicale fino all’estrema forzatura della gestualità del verso quella di Bene; limpida, raziocinante, interpretativa, tutta concentrata sulla restituzione del significato quella di Gassman. Le due letture segnano le polarità entro le quali si inscrive la varietà delle performance dantesche: da un lato la lucida intenzione del senso, dall’altro la conturbante evocazione del suono”.

La strategia recitativa di Carmelo Bene, molto più sperimentale e fonica rispetto alle rendition tradizionali si sarebbe ben adattata anche a performance nelle quali l’esecuzione orale convive con la musica e la multimedialità.
È quello che accade nel recentissimo spettacolo StraborDante, viaggio musicale in nove tappe nell’inferno di Dante, realizzato dallo XY Quartet & John De Leo: opera musicale tra jazz, rock, noise, con le immagini in multivisione di Francesco Lo Pergolo che scorrono su un maxi-schermo dietro i musicisti, nata dalla drammaturgia di Vincenzo de Vivo, il viaggio si snoda dalla selva oscura al profondo Inferno (Lucifero), con la voce (John De Leo) che di volta in volta si trasforma in Dante-poeta, Dante-personaggio, Virgilio, le anime, i diavoli, Lucifero, in un gioco di echi e rimandi a cui contribuisce l’elaborazione elettronica di Franco Naddei.

L’attualizzazione coinvolgente
Con Roberto Benigni entriamo in una dimensione più “conversazionale”. L’attore toscano legge per la prima volta Dante nel 2006 proseguendo con letture della Divina Commedia dal vivo, a partire da Firenze, mandate poi in onda dalla Rai, l’ultima volta nel 2015, e raccolte nel 2012 in dvd con il titolo Tutto Dante. Le performance di Benigni avvengono sempre dal vivo, di fronte un pubblico, non prevedono riprese studiate o montaggi (come nel caso di Gassman) e sono caratterizzate, fra l’altro, da un forte livello d’interazione con il pubblico, ottenuta prevalentemente con due espedienti: il primo è il commento attualizzante, cioè il continuo parallelo, spesso solo vagamente analogico, tra le scene e i personaggi del poema e fatti e figure dell’attualità sociale e politica del tempo.

Il secondo espediente utilizzato da Benigni per richiamare l’attenzione del pubblico è il ricorso a un commento iperbolico ed enfatico, che ripetutamente afferma la bellezza, l’originalità, la veridicità, l’emotività, la potenza di quanto sta leggendo.
Non di rado contrapposto a Benigni, per l’aplomb più accademico, Vittorio Sermonti considera il Purgatorio la cantica più bella della Commedia, giudizio coerente alla dizione di Sermonti che sceglie apposta un’intonazione “tutta in luce di una lettura relazionale, dialogica”. Sermonti legge e commenta l’Inferno su Radio 3 nel 1987, per poi proseguire nel 1990 con il Purgatorio, e nel 1993 con il Paradiso. Negli anni successivi esegue le sue letture dal vivo cominciando dalla Basilica di San Francesco a Ravenna, dove gli incontri pubblici si ripetono tra il 1995 e il 1997, e poi nel 2000 a Roma, per una serie di letture al Mercato di Traiano riprese e mandate in onda dalla Rai. Infine, il suo commento e la lettura integrale dei versi vanno a formare l’edizione audio de La Commedia di Dante letta e raccontata da Vittorio Sermonti pubblicata prima nel 2012, riedita nel 2018 e ancora, nella versione testuale, nel 2021.

“Sermonti inventa un commento che ha una sua orchestrazione ritmica, fonica; la sua prosa argomentativa è sonora e musicale… Sermonti ha inventato una lettura critica, nel senso di analitica e conoscitiva, utilizzando, però, anche strumenti espressivi, come la modulazione della voce e del ritmo, e un’impostazione schiettamente performativa, che poi si ritrova nella capacità di instaurare un rapporto ironico e solidale con il pubblico delle letture dal vivo”.

Quando il Dante recitato incontra il Dante televisivo
Giorgio Albertazzi non è solo una delle voci recitanti della lettura integrale della Divina Commedia pubblicata dalla Fonit Cetra in LP tra il 1961 e il 1962, diciotto dischi ricavati dalla prima Lectura Dantis radiofonica prodotta dalla Rai a partire dal 1957. Albertazzi interpreta anche, e nientemeno che, il ruolo del Poeta ne La Vita di Dante mandata in onda in tre puntate tra il 12 e il 19 dicembre 1965 per la regia di Vittorio Cottafavi, sceneggiatura di Giorgio Prosperi, ma ideata e curata da Angelo Guglielmi, nel contesto di una trilogia biografica che comprendeva anche una Vita di Michelangelo e una Vita di Cavour. Dante-Albertazzi è affiancato da Loretta Goggi nel ruolo di Beatrice, presenza simbolica ed evanescente.

“Lo sceneggiato di Cottafavi non elude il Dante politico, al contrario: lo considera ampiamente proprio per risemantizzarlo, per rovesciare la sua figura statuaria e monumentale in quella inquieta del poeta che lotta contro tutto e tutti, dell’uomo intensamente eppure pudicamente innamorato, del poeta incompreso ed esiliato dalla società. Una figura che Albertazzi riesce ad incarnare rifuggendo da interpretazioni stentoree, portando sulla scena un Dante intimo quasi ‘esistenzialista’, timido e distaccato dalla contingenza”.

La Vita di Dante di Cottafavi non è semplicemente una fiction, ma anticipa in qualche modo il concept del docu-film. Ma perché la Rai non ha proposto in tutti questi anni una nuova fiction sulla vita di Dante Alighieri? Una domanda che si è posto anche il regista Pupi Avati, sottolineando come, a fronte di tanti biopic dedicati a cantanti e personaggi dello spettacolo, a Dante la televisione pubblica non abbia ancora dedicato un film sulla sua vita e le sue opere.

Una vera anomalia, quella del cinema e della televisione italiani, che a parte le grandi opere realizzate nei primi decenni del Novecento, come il kolossal L’Inferno, del 1911, di Francesco Bertolini e Adolfo Padovan, non ha dedicato molta attenzione a Dante Alighieri. Pupi Avati sta finalmente (sono trascorsi quasi vent’anni dalla prima idea) girando un film sulla vita di Dante, prodotto da Rai Cinema, che il regista ha presentato al Senato, in occasione del Dantedì (25 marzo 2021). Avati spera di finirlo entro il 2021 per farlo uscire giusto nel quadro delle celebrazioni del 700° dalla morte. Fra gli attori, ricordiamo Alessandro Sperduti nel ruolo di Dante da giovane (mentre Giulio Pizzirani interpreta il Poeta in età matura) e Carlotta Gamba nelle vesti di Beatrice. Sergio Castellitto sarà Giovanni Boccaccio al cui Trattatello in Laude di Dante Pupi Avati si è ispirato.
Se questo film andrà a colmare un vuoto nella produzione televisivo-cinematografica, bisogna dire, però, che non sono mancate, soprattutto negli ultimi anni, trasmissioni ispirate alla vita e all’opera dell’Alighieri. Interessante, e originale, anche se necessariamente meno ambizioso di un film o di una fiction dedicata, è, per esempio, il documentario Alighieri Durante, detto Dante. Vita e avventure di un uomo del Medioevo, scritto da Alessandro Barbero con Davide Savelli, per la regia di Graziano Conversano, proposto da Rai Cultura in prima tv giovedì 10 dicembre 2020 alle 21.10 su Rai Storia.

Un appuntamento per portare gli spettatori tra il 1200 e il 1300, il docufilm vede la partecipazione straordinaria di Giovanni Boccaccio, Dino Compagni, Leonardo Bruni, Giovanni e Filippo Villani, Jacopo Di Pandolfino, interpretati rispettivamente da Martino Duane, Bruno Santini, Roberto Attias, Alessio Sardelli, Mirko Cardinale e ricostruisce i primi trentasei anni di vita di Dante, dalla sua infanzia all’esilio da Firenze.
Sono gli anni di formazione del giovane Durante, detto Dante, gli anni in cui incontra Beatrice, in cui combatte come cavaliere nella battaglia di Campaldino (11 giugno 1289) e in cui decide di entrare in politica. Gli anni di cui si dispone del maggior numero di fonti. A ibridare modernamente il racconto biografico, il docufilm ospita anche due giovani rapper, un ragazzo e una ragazza (Emme Mash ed Elle) che interpretano a modo loro, ma fedelmente, il sonetto A ciascun’alma presa, e gentil core. La narrazione del documentario è ambientata nel Castello medievale dei Conti Guidi, a Poppi (Arezzo, foto sopra), che ospitò Dante per un periodo del suo esilio, mentre le immagini che arricchiscono il racconto sono state girate nella sua patria, Firenze.

Dante e lo sperimentalismo televisivo
La Vita di Dante di Cottafavi (1965) e il docu-film di Barbero-Conversano hanno un impianto tradizionale, realistico, dove le immagini, gli elementi documentaristici con funzione didascalica, la voce del conduttore/storico (Alessandro Barbero, o la voce fuori campo nel caso dello sceneggiato con Dante-Albertazzi) si alternano alla rielaborazione narrativa del film o dello sceneggiato. Radicalmente diverso e sperimentale è l’utilizzo del medium televisivo in A TV Dante, la miniserie prodotta dal network britannico Channel 4 nel 1990 diretta da Peter Greenaway in collaborazione con il pittore Tom Phillips e poi ripresa (1991) dal regista cileno Raùl Ruiz che ambienta la narrazione ai tempi del Cile di Pinochet. Greenaway e Phillips traspongono in episodi di circa venti minuti ciascuno i primi otto canti dell’Inferno, mentre Ruiz riprende dal nono per arrivare al quattordicesimo. A Tv Dante di Greenaway dispiega tutte le principali tecniche disponibili allora nel campo digitale-audiovisivo:

A Tv Dante funziona per interferenze e connessioni ipertestuali: è un videocollage, un collage in movimento. È un testo che davvero si può comprendete pienamente solo dopo aver conosciuto lo sviluppo maturo della cultura digitale, la quale, quando la serie tv veniva realizzata, era agli albori. Si pensi solo al fatto che l’incipit, lo smarrirsi nella selva oscura, viene tradotto con la visualizzazione sullo schermo di una serie di dati biometrici: frequenza del battito cardiaco, un’immagine ecografica, grafici e diagrammi. La situazione esistenziale del personaggio si traduce nella schematizzazione algoritmica dei parametri vitali”.

I fotogrammi proliferano all’interno del frame, contenenti filmati di repertorio (ci sono persino immagini di Mussolini) ed esplodono intorno ai protagonisti del viaggio allucinante, Bob Peck (Dante) e John Gielgud (Virgilio). Greenaway utilizza materiali della più diversa provenienza mediale, fonde interviste ad esperti con filmati di repertorio giornalistico e di film storici con immagini da lui stesso girate degli ammassi dei corpi straziati dei dannati, il tutto guidato e ordinato dalla recitazione degli attori che impersonano Dante, Virgilio e Beatrice.

A Tv Dante è un’esplorazione contemporanea del poema dantesco, nel quale Greenaway adotta un metodo che potremmo definire meta-figurale, come le immagini dei garimpeiros brasiliani di Sierra Pelada e delle contrattazioni borsistiche, quando nel settimo canto si parla degli avari e dei prodighi.

“Anche se si limita a operare su una piccola porzione di canto dell’inferno, A TV Dante è capace di intercettare la Divina Commedia multidimensionale, virtualizzante, potentemente incorporea di Purgatorio e Paradiso. L’apparizione di Beatrice nel canto II è quella di un avatar computerizzato, un ologramma immateriale che proviene da un’altra dimensione, la cui aureola si accosta alla ‘forma simbolica’ del casco spaziale. Beatrice porta all’inferno la sostanza virtuale e digitalizzata del Paradiso, la realtà mentale che permette a Dante di intraprendere letteralmente un viaggio intergalattico, trainato da Beatrice, agganciato ai suoi occhi”.

È singolare che un’opera come la Divina Commedia, concepita e scritta in epoca pre-tipografica e pre-digitale possa suggerire innovazioni multimediali di questo tipo. Lo stesso Greenaway in un’intervista ricorda che la Divina Commedia, in quanto libro enciclopedico e cosmico, contiene tutto il sapere del suo tempo, e del nostro: in buona sostanza, l’artista inglese sostiene che anche in un’ottica contemporanea, di XX e XXI secolo, il poema di Dante può insegnare tutto quello che l’umanità deve sapere.

Ascolti
  • XY Quartet & John De Leo, StraborDante, Nusica, 2021.
Letture
  • Dante Alighieri, Inferno, commento di Franco Nembrini, illustrata da Gabriele dell’Otto, Mondadori, Milano, 2018.
  • Dante Alighieri, Purgatorio, commento di Franco Nembrini, illustrata da Gabrielle dell’Otto, Mondadori, Milano, 2020.
  • Giovanni Boccaccio, Trattatello in laude di Dante, Garzanti, Milano, 2013.
  • Franco Nembrini, Dante poeta del desiderio, Conversazioni sulla Divina Commedia, Itaca, Castel Bolognese (RA), 2013.
  • Vittorio Sermonti, L’Inferno di Dante, Garzanti, Milano, 2021.
  • Vittorio Sermonti, Il Purgatorio di Dante, Garzanti, Milano, 2021.
  • Vittorio Sermonti, Il Paradiso di Dante, Garzanti, Milano, 2021.
Visioni
  • Alessandro Barbero, Alighieri Durante, detto Dante, Rai Storia, 2020-2021.
  • Carmelo Bene, Carmelo Bene legge Dante. Per l’anniversario della strage di Bologna (un video inedito), a cura di Rino Maenza, libro+dvd, Marsilio, Venezia, 2007.
  • Roberto Benigni, Tutto Dante, Flamingo Video, 2012.
  • Francesco Bertolini, Adolfo Padovan, Giuseppe De Liguoro, Cento anni fa. Inferno, edizione restaurata, dvd e libro, Cineteca di Bologna, 2011.
  • Vittorio Cottafavi (regia), Giorgio Prosperi (sceneggiatura), Vita di Dante, Rai, 12-19 dicembre 1965.
  • Vittorio Gassman, Gassman legge Dante, Garad, 2005.
  • Peter Greenaway, Tom Phillips, A Tv Dante, Channel 4, Uk, 1990.