Un’infinita storia d’amore:
Springsteen e il suo pubblico

Paola Jappelli, Gianni Scognamiglio
La grande storia
di Bruce Springsteen
Hoepli, Milano, 2024

pp. XII-280, € 29,90

Thom Zimny
Road Diary
Cast: Bruce Springsteen,

The Street Band
Disney+, 2024

Paola Jappelli, Gianni Scognamiglio
La grande storia
di Bruce Springsteen
Hoepli, Milano, 2024

pp. XII-280, € 29,90

Thom Zimny
Road Diary
Cast: Bruce Springsteen,

The Street Band
Disney+, 2024


Tra Bruce Springsteen e la città di Napoli c’è un legame antico, un vero e proprio cordone ombelicale. La famiglia della madre, Adele Zirilli recentemente scomparsa, era infatti originaria di Vico Equense, sulla penisola sorrentina. Chissà se questa affinità genetica ha influito in qualche modo, ma è un fatto che oggi il più importante fan club italiano di Springsteen, il Pink Cadillac Fan Club, ha sede proprio a Napoli. Le sue origini risalgono fino al lontano 1997, ma è solo nel 2017 che si trasforma in Associazione, per poi, nel 2018, dare vita al PIT, un centro culturale che si è fatto notare per la sua fitta attività di concerti e mostre, sempre seguendo la via indicata dalla loro guida spirituale, quel Bruce Springsteen che per l’Italia e Napoli ha sempre mostrato una particolare empatia. L’associazione è ormai da tempo il principale punto di riferimento per i fan italiani, sia da un punto di vista informativo, grazie a un sito aggiornato quasi quotidianamente e un archivio dove è possibile rintracciare ogni tipo di dato o statistica, ma anche da un punto di vista organizzativo, per i concerti e gli eventi.
Recentemente questa già ampia proposta si è arricchita con un nuovo libro, scritto da Paola Jappelli e Gianni Scognamiglio, due delle anime del Pink Cadillac, e si intitola, quasi per forza, La grande storia di Bruce Springsteen. Il volume, corredato da due appassionati contributi di David Sancious e Elliot Murphy, è una ricostruzione in ordine cronologico della pluridecennale carriera del rocker del New Jersey, fino a giungere praticamente a oggi, al suo 75° compleanno, alla scomparsa della mamma, e al tour che si sta svolgendo. Non esiste nulla oggi nella bibliografia su Springsteen di così aggiornato.

Sempre quest’autunno è uscito anche un documentario sul tour ancora in corso, dal titolo Road Diary. Il film è trasmesso da Disney+, contrariamente alle più recenti produzioni legate agli album degli ultimi anni, da Western Stars a Letter to You, che invece sono distribuiti da Apple TV. Voluto, scritto e prodotto da Springsteen, è comunque diretto da Thom Zimny, da molti anni factotum del mondo video per Springsteen, ma la sua regia è probabilmente – ma volutamente – mantenuta di basso profilo, proprio per salvaguardare la necessità dell’artista di utilizzare appieno il film, in vista di ciò che vuole comunicare. Il film diventa infatti una opportunità per riproporre i temi classici di Springsteen, ma filtrati con il modello narrativo che ha utilizzato per questo tour. Difatti per lui si tratta di uno spettacolo che è anche un racconto, una storia con una sua trama precisa, che può senza dubbio avere delle modifiche nelle diverse serate, ma che sostanzialmente deve svolgersi lungo una linea ben precisa, secondo un percorso che Springsteen ha tracciato sin dall’inizio. Rispetto quindi agli show delle precedenti tournee, almeno fino al 2016, che potevano variare anche completamente da una serata a quella seguente, qui viene metabolizzata quella struttura costante che lui ha dovuto applicare nei quasi due anni di serate a Broadway, dove lo spettacolo era per forza di cose sempre identico a sé stesso ogni sera. Il film serve appunto a Springsteen per spiegarsi, e raccontare la storia sottesa da questo tour che sta proseguendo, e che – salvo ulteriori problematiche – dovrebbe concludersi il prossimo anno.

Tornando a Napoli e al filo rosso che lega la città con Springsteen, ben fanno gli autori del volume a dedicare una ampia sezione alle origini della famiglia Springsteen. È noto cosa fosse Ellis Island, una specie di gigantesco campo di detenzione e quarantena all’ingresso di quella terra promessa che per molti si identificava con gli Stati Uniti d’America. In molte canzoni del songwriter questa America meticcia e straniera diventa il centro della forza e della crescita di una nazione, il vero American Dream. Per Springsteen difatti, che ha dedicato al tema delle sue origini diversi capitoli della sua autobiografia, comprendere le radici, capire da dove proviene chi ti ha cresciuto, e cercare così di non ripetere, o comunque attenuare, gli stessi errori, sono questioni centrali, in alcun modo non trascurabili, e che difatti hanno segnato la sua intera vita.

“Ellis Island, isola dunque di speranze e di lacrime, è il punto di inizio di milioni di storie personali che hanno contribuito con il loro sogno e il duro lavoro a costruire gli Stati Uniti. Ed è anche, necessariamente, il punto di inizio della storia di Bruce Springsteen, sia per comprendere in maniera più approfondita la portata di quel sogno americano rispetto al quale – per distacco o per coerenza – si misura la sua intera poetica, sia per conoscere le vere radici del suo percorso personale”
(Jappelli, Scognamiglio, 2024).

L’Italia terra di migranti, di scarpe rotte e di valigie di cartone, che approda sulle sponde della terra del capitalismo dominante, diventa il simbolo di chi invece del paradiso in terra trova solo sfruttamento e sofferenza, quando non la morte. Forse noi europei non siamo sorpresi, ma certo non è stato un passaggio scontato quando, nel 2010, durante la cerimonia per il ritiro dell’Ellis Island Family Heritage Award, Bruce si presenta sul palco con la madre e le zie, a concreta testimonianza di ciò che è davvero stato, a differenza di una immagine mitizzata che troppo spesso viene prodotta da cinema e media (nel libro è riportato il discorso tenuto in quell’occasione, che merita di essere letto). Oggi, che Springsteen è diventato uno dei musicisti più longevi e di maggior successo, questo suo richiamo continuo alle origini, la sua ricerca verso il mondo in cui è cresciuto e che lo ha formato, lo ha portato anche verso il sud Italia, dove ha anche suonato nel 2013, in Piazza Plebiscito.

L’inizio e la fine
Ha molte qualità il volume di Jappelli e Scognamiglio: è estremamente dettagliato, è conciso, lascia la parola ai fatti, piuttosto che alle interpretazioni, ma nonostante ciò è molto di più di una cronologia puntigliosa, e difatti racconta in profondità l’anima degli eventi, delle persone che emergono così come della musica che ne nasce. Una però di queste qualità è particolarmente importante, e riguarda i fan. Il pubblico di Springsteen sin dai primi grandi successi internazionali si divide su molti aspetti della sua vita e della sua musica. Politica, passioni, stili, show business e mille altri aspetti: si tratta ovviamente di dispute spesso irrisolvibili e legate più a chi le costruisce che a questioni davvero inerenti a Springsteen. In questo libro non emerge nulla di tutto ciò, se non in sparuti passaggi. Se mai i due autori hanno opinioni personali su particolari aspetti della vita e della musica di Bruce questo non si affaccia mai, ma si attengono sempre a una rispettosa analisi, fondata sui fatti e non sui pregiudizi, scelta che si può ritenere la migliore delle sue qualità.

Proprio sulla base di questo principio, quando si giunge alla parte finale, all’analisi degli ultimi anni, ci si accorge che, nella visione complessiva dell’opera di Springsteen che emerge, le origini si spiegano con la fine, e viceversa. Il tour attualmente in corso viene dopo la pubblicazione dell’autobiografia, e quindi della condivisione della sua malattia, della depressione con cui ha condiviso lunghi anni. In seguito, vi è stato il lungo percorso liberatorio del teatro a Broadway, per scoprire che quando questo si è concluso, disposto a ritornare on stage, è iniziata la grande pandemia. Springsteen nel biennio 2019 – 2020 ha realizzato molti progetti, tra questi le trasmissioni radio su Sirius XM, e poi i due album, Western Stars e Letter to you. Fu per lui un periodo complesso da tanti punti di vista, oggi sappiamo, tra l’altro, che sua moglie nel 2018 aveva scoperto di avere un tumore, da cui si sta ancora curando, e quindi ha ben voluto raccontare in Road Diary proprio come è giunto a costruire questo tour, una sorta di “Broadway elettrico”, come vien ben definito da Jappelli e Scognamiglio, con una scaletta quasi fissa, che racconta una storia, la sua.

Musica e spiriti

“Da quando avevo sedici anni suonare dal vivo è stata una parte profonda e duratura di chi sono e di come giustifico la mia esistenza sulla Terra”.

Così Springsteen inizia a raccontarsi in Road Diary, e da qui procede nel racconto di una lunga carriera. Incontriamo la musica, che non abbandona mai la scena, ma soprattutto saranno i fantasmi a tenerci compagnia. Si, perché Springsteen richiama sul palco tutti gli amici perduti, la sua costellazione di rimpianti e nostalgie, dalla Ghost in apertura fino alla conclusiva I’ll see you in my dreams, che ha chiuso tutte le serate del tour. Non è questo il luogo in cui ritornare sui molti brani dedicati, nel volume tutto ciò è trattato dettagliatamente. È nel film che Springsteen va oltre il tour, spiegandolo e dando anticipazioni sul futuro e sulle sue intenzioni. Dopo l’ultima canzone, vi sono alcuni minuti in cui Bruce si dedica proprio a ciò, dicendo queste parole. Non sono quelle conclusive, che lasciamo a chi vorrà vedersi il film, ma incarnano pienamente il suo spirito:

“In questo tour mi sono attenuto alla scaletta originale perchè raccontava la storia che volevo trasmettere: Life, Death And Everything In Between. Fare musica invecchiando è una cosa interessante e complessa. Penso che continuerò finché non giungerò al capolinea, e finché la band mi seguirà. Sono sicuro di una cosa: dopo cinquant’anni on the road, è troppo tardi per fermarsi adesso. Il tempo passa velocemente quando sei on the road, e ho sempre creduto che il pubblico non paga necessariamente per sentire la sua canzone preferita o vedere di nuovo il tuo volto invecchiato. Loro pagano per l’intensità della tua presenza, per la tua vitalità, in qualsiasi serata. Questo è il cuore pulsante del mio lavoro: essere lì, e solo lì, suonare per tutto ciò che il Rock and Roll ha da offrirvi, nella tua città, questa sera”.

Ascolti
  • Bruce Springsteen, Western Stars, Columbia, 2019.
  • Bruce Springsteen, Letter to you, Columbia, 2020.