Massimo Gardella
pp. 405, € 17,90
Nel 1984 veniva pubblicato il romanzo che avrebbe inaugurato una nuova epoca della fantascienza, quella del cyberpunk, destinato ad archiviare i sogni utopistici di molta science fiction antecedente: era, com’è noto, Neuromante di William Gibson. Allora, Gibson per primo aveva introdotto in modo decisivo nella letteratura l’ambientazione virtuale, la diffusione penetrante della Rete (prima ancora che si sentisse parlare di World Wide Web) e le trasformazioni sociali che la nuova epoca avrebbe introdotto. Visioni radicali, naturalmente, come si conviene a un romanzo di fantascienza: Neuromante non ambiva a “prevedere il futuro”, come alcuni critici superficiali credono che faccia la science fiction, ma a immaginare possibili futuri partendo dall’estrapolazione di tendenze in atto.
Il mondo di Neuromante ha molti punti in comune con il nostro, tuttavia, e non solo per quanto riguarda la penetrazione della Rete, ma anche per l’urbanizzazione selvaggia delle megalopoli (lo “sprawl”), la diffusione delle droghe e il concentramento della ricchezza mondiale nelle mani delle grandi corporazioni.
Su questo piano, la comparazione con La ragazza meccanica di Paolo Bacigalupi vien facile. Pubblicato nel 2009 e vincitore, l’anno successivo, del Premio Hugo, The Windup Girl (letteralmente “La ragazza a molla”, traduzione che forse sarebbe stata preferibile), è arrivato in Italia solo nel 2014, peraltro portato nelle librerie da una casa editrice che ha esordito nella fantascienza in modo obliquo, passando prima per il fortunato versante delle novelization di videogame; una dimostrazione di quanto sia ingessato, viceversa, il panorama “ufficiale” dell’editoria di fantascienza italiana.
La ragazza meccanica rappresenta infine quel che Neuromante ha rappresentato oltre trent’anni fa: un capolavoro destinato ad aprire un’epoca nuova, rinnovando radicalmente il genere e traghettandolo in una nuova fase più attenta alle dinamiche della contemporaneità, come già fece il cyberpunk.
D’altro canto (molto opportunamente, come si vedrà), il romanzo di Bacigalupi è stato etichettato come “biopunk” o addirittura “agropunk”: un’opera, cioè, di critica sociale che non ha più come sfondo il mondo digitale (“cyber”), ormai dato per scontato, ma quello assai più attuale delle biotecnologie alimentari.
Scenario e trama generale del romanzo
Al centro della vicenda c’è Anderson Lake, protagonista ruvido, spietato, nei confronti del quale il lettore stabilisce fin da subito un’inevitabile distanza. Lake è, apparentemente, il capo di una fabbrica che produce molle per l’energia: dopo la fine dei combustibili fossili, il mondo – ma soprattutto il Terzo Mondo a cui appartiene la Thailandia che fa da sfondo al romanzo – è ritornato all’energia cinetica, sfruttabile attraverso enormi molle caricate da giganteschi animali creati dall’ingegneria genetica, simili a Mammut, che gradualmente rilasciano la loro energia. Nella gestione della sua fabbrica, Lake appare come la caricatura dello yankee, il capitalista americano che sfrutta la manodopera locale fino allo sfinimento per fare soldi, pagando mazzette agli emissari del governo perché chiudano due occhi sulle condizioni dello stabilimento e sugli incidenti mortali che spesso capitano sul lavoro. Ma in realtà Lake è un’altra persona: un emissario della AgriGen, potentissima multinazionale degli ogm, impegnata nel tentativo di introdurre anche in Thailandia le proprie sementi geneticamente modificate.
Il governo di Bangkok è diffidente nei confronti delle “multinazionali caloriche” dopo che epidemie prodotte da virus ogm hanno spazzato via buona parte della biodiversità naturale mondiale. Lake di tutto questo si cura poco: non si fa alcuno scrupolo nella sua caccia a una presunta “banca dei semi” dove il governo thailandese custodisce la propria biodiversità, allo scopo di sfruttarla per introdurre nel mercato mondiale nuove varietà ogm.
La Bangkok del romanzo di Bacigalupi secondo l’artista Julien Gauthier.
Il quadro tracciato da Bacigalupi è quindi, fin da subito, radicalmente anti-occidentale, come del resto era il Neuromante di Gibson. La Thailandia di La ragazza meccanica è un paese devastato dal cambiamento climatico: i monsoni sono perennemente in ritardo, l’aria è continuamente afosa e Bangkok è continuamente a rischio di inondazioni a causa dell’aumento del livello dei mari.
L’era dell’Espansione, come viene definita l’epoca dei combustibili fossili e della globalizzazione, è finita; ne restano solo le vestigia: enormi grattacieli svettanti e in rovina, covo di criminali e reietti, come i profughi cinesi scampati al genocidio in Malesia, categoria a cui appartiene un altro dei protagonisti del romanzo, Hock Seng, disperatamente in cerca di un modo di riscattarsi dopo essere caduto in disgrazia in seguito alle persecuzioni.
In questo mondo violento, Bacigalupi fa risaltare la figura di Emiko, la “ragazza meccanica” eponima. Emiko, una “neo-persona”, è a sua volta il frutto dell’ingegneria genetica: non un robot, ma una donna creata con un condizionamento genetico per adattarsi alla condizione di serva. Rivenduta dai suoi creatori giapponesi al proprietario di un bordello per l’élite thai, Emiko si ritrova a fare la squillo di lusso e a sognare la libertà. Quando Anderson Lake, tramite il proprietario del bordello, suo amico, la conosce, ne è folgorato: Emiko, la “ragazza meccanica”, umanizzerà gradualmente Lake, che per lei si metterà nei guai fino a rischiare la vita.
Sullo sfondo di queste vicende c’è l’aspra contesa ideologica e politica tra il Ministero dell’Ambiente, che controlla l’ortodossia biologica della Thailandia perseguendo qualsiasi tentativo di introdurre nel paese “aberrazioni genetiche”, e il Ministero del Commercio, che invece ambisce ad aprire la nazione all’Occidente nel tentativo di ridare vita all’epoca dell’Espansione, rilanciando il commercio internazionale.
In questa disputa perderà la vita Jaidee Rojjanasukchai, integerrimo capo delle “camicie bianche”, come sono chiamati gli emissari del Ministero dell’Ambiente preposti al controllo dell’ortodossia genetica, sorta di Sandokan futuristico impegnato in un’utopica lotta contro la logica del capitalismo.
Paesaggio devastato e umanità senza futuro
Uno scenario che gli studiosi canadesi Corinne Gendron, René Audet e Bernard Girard definiscono “società post-ecologica” in un loro brillante saggio nel quale individuano sei diversi scenari di società del genere tracciati dalla fantascienza (Gendron, Audet e Girard, 2012). Particolarmente interessante, nella loro analisi, è il passaggio dagli scenari post-atomici che caratterizzavano la fantascienza del passato, a quelli più generalmente post-apocalittici, dove c’è spazio anche per apocalissi di tipo diverso, come quelle prodotte dai virus geneticamente modificati o dal cambiamento climatico (entrambe situazioni verificatesi nel mondo di La ragazza meccanica).
È una società post-ecologica, quella di Bacigalupi, perché è evidente che la coesistenza pacifica tra uomo e natura è venuta meno. L’unico modo per sopravvivere nel nuovo mondo sembra quello di un mutamento della natura stessa dell’uomo, verso una sorta di società post-umana.
Questa riflessione appare inizialmente marginale nel romanzo ma emerge prepotentemente nelle ultimissime pagine, quando Emiko, che si aggira tra le strade allagate di una Bangkok abbandonata, incontra l’inquietante demiurgo Gibbons, il genetista americano che ha tradito la sua multinazionale e si è rifugiato in Thailandia. Gibbons è attratto da Emiko non come accade per gli altri personaggi della storia – per il suo hardware, le sue fattezze sensuali costruite in provetta – ma perché colpito dalle potenzialità del suo software, il suo codice genetico. Emiko appare un essere incredibilmente adattabile, più umano, se possibile, dei suoi stessi creatori. Ed è a lei che Gibson offre la possibilità di produrre una progenie, cosa che il suo Dna le rende impossibile: il biotecnologo vuole rendere Emiko ancora più umana, trasformandola in una sorta di nuova Eva da cui potrà discendere un’umanità nuova, riveduta e corretta.
Un’altra elaborazione di Gauthier. A destra, la copertina realizzata da Raphael Lacoste per l’edizione Usa.
Scenari inquietanti per un romanzo che del resto non offre alcuna soluzione salvifica. La ragazza meccanica mette in scena una storia in cui l’umanità sembra destinata a espiare le colpe terribili della devastazione della biosfera. Ma l’Occidente, in particolare, dimostra di non aver saputo imparare dalla storia e si prepara a compiere nuovi errori. Da quel che emerge dalle pagine del romanzo, gli Stati Uniti e l’Occidente in generale sono in parte sfuggiti alla catastrofe ecologica che ha colpito il Sud del mondo, e in particolare il sud-est asiatico. Come nello scenario attuale in cui viviamo, gli effetti collaterali dello sviluppo e del progresso finiscono per ricadere sulle economie più deboli e gli ecosistemi più fragili.
Gli interessi occidentali Uber alles
Il monsone che nel 2011 inondò la Thailandia, ricoprendo d’acqua mezza Bangkok, risparmiò alcune delle più importanti fabbriche dove si producono gli hard disk e i microchip dei computer di tutto il mondo solo perché si decise di aprire le chiuse e lasciare che venissero inondate le risaie, per risparmiare le fabbriche più importanti e salvare il cuore tecnologico della civiltà occidentale. Per contro, una grossa parte del raccolto andò perduta (cfr. Weisman, 2014). Echi di questa vicenda sono evidenti nel romanzo: le multinazionali occidentali sono allarmate dalla possibilità che il monsone in arrivo possa abbattere le dighe e inondare la città, distruggendo i loro affari. Il personaggio stesso di Emiko, sfruttata come strumento di piacere sia per l’élite corrotta che per gli affaristi americani, sembra accusare il turpe turismo sessuale che, se da un lato garantisce alla Thailandia un fiorente business, avvilisce tuttavia la sua specificità culturale.
In un saggio dall’eloquente titolo Cyberpunk Goes East, lo studio polacco Krysztof Solarewicz evidenzia i punti di contatto tra La ragazza meccanica e Il fiume degli dei di Ian McDonald, pubblicato nel 2004 e arrivato in Italia solo nel 2013.
Entrambe le opere, di sapore chiaramente post-cyberpunk, si ambientano nel sud-est asiatico. “Il fiume degli dei” è il Gange, intorno al quale McDonald tratteggia la società dell’India di metà XXI secolo, vertiginosamente travolta dalla sovrappopolazione, dalla siccità e dalla frammentazione politica: una credibile proiezione di tendenze già in atto, come quella dell’uccisione dei feti femminili in una società fortemente maschilista, che già ora comporta uno squilibrio nel numero di uomini rispetto alle donne (con tutto ciò che ne consegue, come ad esempio l’altissimo numero di stupri), o la siccità dovuta a sua volta all’aumento della popolazione, che sta prosciugando le riserve di acqua fossile nelle falde sotterrane.
Anche quella de Il fiume degli dei è una società post-ecologica, dove si innesta la denuncia politica nei confronti dei danni dell’Occidente. Nell’India futuristica di McDonald sono le intelligenze artificiali fuori controllo a giocare la parte che nella Thailandia di Bacigalupi è ricoperta dalle sementi ogm: prodotti degli Stati Uniti, sfuggiti al controllo per il modo disinibito con cui gli americani hanno utilizzato i paesi del sud-est asiatico come laboratori di diffusione delle loro invenzioni. Ma non c’è solo denuncia politica, nota intelligentemente Solarewicz, nei romanzi di McDonald e Bacigalupi.
È vero, scrive lo studioso, che “andare verso est permette di guardare attraverso le lenti del post-colonialismo per mostrare i costi dell’egemonia dell’Occidente capitalista dominato dalle multinazionali, economicamente aggressivo e culturalmente insensibile”; ma è anche vero che, in entrambi i romanzi, sono gli occidentali a dimostrarsi in grado di accettare il diverso che emerge da questo nuovo mondo. Mentre le società dell’est reagiscono agli effetti collaterali della globalizzazione con un modello di vita che cerca di restaurare il tradizionale equilibrio tra uomo e natura, l’Occidente guarda con interesse alla nuova umanità che sta nascendo: nel romanzo di McDonald sono i nute transessuali e le intelligenze artificiali che la società indiana perseguita o tollera a stento; in La ragazza meccanica è il caso di Emiko, i cui simili sono stati messi fuorilegge dalla società thai, ma a cui invece gli occidentali Anderson Lake e Gibson guardano con interesse: non come strumenti ma come loro pari, con i quali dialogare e forse favorire l’ascesa di una post-umanità in grado di adattarsi a un pianeta antropicamente trasformato.
Nuovi allarmi, nuova fantascienza
Ma questa non è la soluzione, solo una proposta che Bacigalupi non a caso lascia in sospeso al termine del suo romanzo. Certo è che, in quest’eventuale società post-umana, non ci sarà spazio nemmeno per l’Occidente come lo intendiamo oggi: certo non ci sarà spazio per le multinazionali degli ogm, costrette alla ritirata dai biohacker che diffondono “copie pirata” degli schemi genetici delle sementi modificate; né per un’economia globalizzata come ai tempi dell’Espansione, dato che l’esaurimento dei combustibili fossili e la mancata ricerca di una soluzione alternativa ha reso inutilizzabili le infrastrutture della globalizzazione.
Non c’è speranza né perdono per l’Occidente, causa dell’apocalisse ecologica di cui è rimasta vittima, non prima però di aver fatto ancora più danni nelle aree periferiche del suo sistema-mondo. In ciò, La ragazza meccanica parla chiaramente alla nostra generazione, come Neuromante parlava a quella degli anni Ottanta.
Le trasformazioni tecnologiche non sono rigettate sic et simpliciter da nessuno dei due autori; sono i risvolti sociali di quelle trasformazioni ad essere analizzate con spirito critico in entrambi i romanzi. I pericoli della Rete stanno diventando evidenti oggi, nell’epoca del controllo di massa attraverso Internet; l’impatto socio-economico di una diffusione di prodotti ogm non adeguatamente regolamentata, che favorisce gli interessi dei grandi produttori, potrebbe rivelare i suoi effetti nefasti nel prossimo futuro; mentre non c’è bisogno di attendere la metà del secolo per sapere che il riscaldamento globale, i fenomeni meteorologici estremi, l’aumento del livello dei mari, l’esaurimento delle risorse energetiche, la perdita di biodiversità e l’accumulazione della ricchezza da parte di pochi grandi cartelli sono realtà già oggi, e dispiegheranno tutte le loro tragiche conseguenze nel corso della nostra vita.
La fantascienza di Bacigalupi, dunque, è la nuova fantascienza del nostro secolo, in grado come sempre di porsi all’avanguardia del cambiamento e indicare a chi resta dietro i pericoli che ci attendono. Quel che è certo è che La ragazza meccanica non è un romanzo che offre possibilità di redenzione o consolazione, né per i suoi protagonisti né per coloro che hanno prodotto il mondo post-ecologico in cui si ambienta: chi, cioè, appartiene all’attuale generazione, l’ultima che potrà cambiare la direzione prima che sia troppo tardi, o subirne le conseguenze.
LETTURE
–– Corinne Gendron, René Audet, Bernard Girard, Thinking post-ecological societies with science fiction, in Les cahiers de la CRSDD, n. 9, 2012.
–– William Gibson, Neuromante, Mondadori, Milano, 2003.
–– Ian McDonald, Il fiume degli dei, Mondadori, Milano, 2013.
–– Krzysztof Solarewicz, Cyberpunk Goes East: Challenging the Western Culture in Contemporary Science Fiction, in Adam L. Brackin, Natacha Guyot (a cura di), Stories in Post-Human Cultures, Inter-Disciplinary Press, 2013.
–– Alan Weisman, Conto alla rovescia, Einaudi, Torino, 2014.