Sì, e Gomorra (Aye, and Gomorrah, 1967) di Samuel R. Delany
Il lusinghiero commento è di Umberto Eco e c’è da credergli. Delany è autore non facile, spesso i suoi racconti e romanzi si prestano a molteplici letture. Tuttavia il lettore non può non restare affascinato dalla sua prosa e dalla sua vivida immaginazione. Ne è un bellissimo esempio Si,e Gomorra (Aye, and Gomorrah, 1967), scelto da Harlan Ellison per quella splendida e rivoluzionaria antologia di racconti che fu Dangerous visions (1967). Nel racconto si narra di come i viaggi spaziali siano possibili solo ad esseri umani castrati. La loro esistenza ha dato vita a una fauna di persone che li desiderano sessualmente: i frelk: esiste una precisa e organizzata sottocultura, con luoghi di incontro ben precisi. Gli spaziali, come vengono chiamati, sono esseri che non possono essere paragonati neanche agli androgini. Sotto la metafora che regge il racconto – neanche tanto velata – Delany racconta l’omosessualità, la sua cultura e gli aspetti sociali ad essa legata. Al centro del racconto vi è fortemente la tematica del corpo e del rapporto che ognuno ha con se stessi e il proprio corpo. Una tematica cara a Delany, che con la sua narrativa è risuscito a scompaginare lo stesso ambiente fantascientifico, grazie alle tematiche scottanti dei suoi racconti e romanzi. Afro-americano ed omosessuale dichiarato, Delany è tra i più importanti scrittori di science fiction americana. Nasce nel 1942 da una famiglia della borghesia nera di Harlem. Scrittore precoce (esordisce nel 1962 con I gioelli di Aptor), la sua fama è legata a romanzi come Babel-17, The Einstein Insersection, Nova. Negli anni Settanta si avvicina al mainstream con Dhalgren e Triton e si sperimenta nella fantasy con il ciclo di Neveryon, per poi dedicarsi in prevalenza all’autobiografica, alla critica letteraria e all’insegnamento.
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