Notturno (Nightfall, 1941) di Isaac Asimov
Questo racconto, noto in Italia anche con il titolo di Cade la notte, è forse uno dei più noti racconti di fantascienza e senza alcun dubbio il più noto di Isaac Asimov al di fuori della sua serie sui robot positronici. In esso vi si rintraccia uno dei temi più cari all’autore: la critica contro superstizione e fideismo considerati ostacoli al libro progresso della civiltà, un tema già trattato in uno dei suoi primi racconti, Trends, del 1939, e che ritorna nel suo “Ciclo della Fondazione”. Notturno è stato ampliato in romanzo da Asimov insieme a Robert Silverberg nel 1990. Su un pianeta che non ha mai conosciuto le tenebre grazie al suo moto di rivoluzione intorno a ben sei soli, dopo duemila anni una serie di circostanze astronomiche provoca un’eclissi totale e la notte scende per la prima volta su un’intera civiltà. Ad aver previsto tutto ciò è un gruppo di astronomi osteggiato dalle gerarchie ecclesiastiche, le quali attendono con gioia l’arrivo delle tenebre e l’inevitabile crollo della civiltà perché così è scritto nei loro libri sacri. Asimov è abile soprattutto nel ipotizzare, date certe premesse, quali conseguenze possono derivare da un simile fenomeno. Descrive così i singolari costumi di una civiltà che non conosce il buio: questo viene utilizzato come attrazione nei parchi di divertimento al posto delle nostre montagne russe, perché il buio totale che le persone possono sperimentare per pochi minuti in un cunicolo di una giostra è quanto di più spaventoso si possa immaginare; non esiste il concetto di luce elettrica né il fuoco viene usato per illuminare ma solo per riscaldare; la semplice chiusura dei tendaggi in una stanza basta a provocare in una persona un attacco di claustrofobia tale per cui spesso si rischia la morte. Considerato tutto ciò, appare molto più realistica la straordinaria estrapolazione fanta-sociologica di Asimov: quella che vede un’intera civiltà, dopo duemila anni di evoluzione, cadere nel baratro della barbarie, resa folle dallo spettacolo impossibile di una notte lugubremente illuminata da migliaia di stelle. Con Notturno, Asimov realizza tra i primi nella fantascienza un racconto che affronta temi di vasta portata sociale, inaugurando il filone della social science-fiction in cui non conta più tanto l’estrapolazione scientifica ma quella socio-culturale (attraverso la quale, tra l’altro, sembra che la fantascienza abbia ottenuto risultati più veritieri che non con le semplici previsioni dello sviluppo tecnico-scientifico). Il racconto si struttura intorno all’evidente metafora del rapporto luce-tenebra, ragione-oscurantismo: mentre la scienza lotta affinché la luce prevalga, la religione dominante sul pianeta aizza le masse affinché distrugga la scienza e faccia trionfare l’oscurità, attraverso la quale l’uomo ritorna allo stato animale e diventa più debole e controllabile. Radicalmente positivista, Asimov recupera una tradizione filosofica ancora più remota, quella dell’Illuminismo e dell’uso consapevole della propria ragione contro le derive oscurantiste del potere. Attraverso ciò, Asimov attacca quell’eclisse della ragione (come la chiamò il sociologo Max Horkheimer in un’omonima opera) che negli anni in cui esce il racconto sembra divampare in Europa e nel mondo. Diversamente dalle tesi che al riguardo proporranno i filosofi e sociologi della Scuola di Francoforte, specialmente Horkheimer a Adorno nel loro fondamentale testo Dialettica dell’Illuminismo, Asimov (che filosofo forse non è, ma certo resta un illustre pensatore) ritiene che le tenebre dei totalitarismi e della Seconda Guerra Mondiale non affondino le loro radici proprio nell’Illuminismo inteso come dominio della ragione sul mondo e sull’uomo, ma nel sovvertimento dell’Illuminismo stesso. Se Adorno e Horkheimer ritenevano che sotto i gelidi lumi della ragione, nasce la messe di una nuova barbarie, quella del nazi-fasci-stalinismo, per Asimov è l’eclissarsi di quei lumi e il calare delle tenebre dell’irrazionalità che tanto ha dominato il XX secolo ad aver portato l’umanità a un passo dal suo disastro finale. Il tentativo disperato dell’umanità di Notturno, che nelle ultime drammatiche righe della storia cerca di ottenere un po’ di luce attraverso il fuoco che divora intere città, dà forza al pensiero di Asimov: il fuoco, che l’uomo riuscì ad imbrigliare elevandosi al di sopra delle altre specie animali, qui diventa il simbolo finale della distruzione, e sotto le lugubri fiammelle all’orizzonte le tenebre di un’epoca oscura s’infittiscono. Isaac Asimov (1920-1992), da molti considerato il Maestro della fantascienza, ha iniziato giovanissimo la sua attività di scrittore sulle riviste specializzate. I suoi più noti successi sono legati alla saga della Fondazione (1942-1944 e 1989-1992), alle storie sui robot, ai romanzi La fine dell’Eternità (1955) e Neanche gli dei (1973), nonché ai suoi centinaia di racconti. Ha pubblicato più di 400 volumi, molti dei quali di divulgazione scientifica.
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