VISIONI / BREAKING BAD - LA SERIE COMPLETA


di Vince Gilligan / Sony Pictures/Universal Home Entertainment, 2014


 

Che cos'è una famiglia?

di Antonio Iannotta

 

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Breaking Bad è la serie tv creata da Vince Gilligan e andata in onda per cinque stagioni dal 2008 al 2013 sul canale via cavo AMC, importante anche per aver giocato un decisivo ruolo strategico nel recente shift della rete da network incentrato sul cinema a canale con contenuti audiovisivi originali. Questo cambio di paradigma è avvenuto grazie a tre incredibili serie: Breaking Bad appunto, Mad Men e The Walking Dead. Tutti e tre i serial sono intensi drammi dagli originali archi narrativi. E nel caso della serie di Gilligan, abbiamo a che fare anche con un profondo dilemma etico, che oggi si può ripercorrere per intero in un box destinato al mercato home video, contenente tutte e cinque le stagioni (a un prezzo non esorbitante).

Inserendosi a pieno titolo come una delle punte di diamante nell'ambito delle trasformazioni dei modelli narrativi seriali, Breaking Bad racconta la storia di Walter White (Bryan Cranston), un professore di chimica delle superiori, e della sua lenta trasformazione in un gangster. Nelle parole di Gilligan il plot si può condensare così: come si trasforma un uomo normale e buono, un Mr. Chips qualunque (il riferimento è a un film del 1939, Addio, Mr Chips!, di Sam Wood) in Scarface (il protagonista eponimo dei due magistrali film di Howard Hawks e Brian De Palma)? E già ha fatto scuola, se in Italia lo si è usato come ispirazione narrativa per un film di questo inizio 2014, assai originale e tutto da ridere come Smetto quando voglio, di Sydney Sibilia.

Walter sembra il prototipo dell'everyman, un perfetto Signor Ciascuno, apparentemente felice, per quanto in crisi di mezz'età. Ha una bella moglie, Skyler, e vive in una bella casa. Un figlio amorevole e una bimba in arrivo. Ha amici e persone che gli vogliono bene, una comunità di affetti pronti alla bisogna. Non che sia il paradiso, per carità, ma non è certo una vita da buttare. Egoismo, rabbia, orgoglio e risentimento rancoroso stagnano però sotto pelle.

Quando a White viene diagnosticato un cancro ai polmoni apparentemente incurabile, il pacifico professore, considerato un perdente da parenti, studenti, colleghi e presunti amici – unico tra i suoi ex compagni di classe a non aver fatto una carriera brillante; con seri problemi finanziari per la figlia in arrivo; sottilmente sbeffeggiato dal cognato poliziotto –, si dà quasi per caso alla produzione di metanfetamine di altissimo livello, in combutta con il suo ex allievo Jesse Pinkman (Aaron Paul), già spacciatore di piccolo cabotaggio. L'obiettivo è chiaro per Walter, che sembra dirsi: con sei mesi di vita, qualsiasi cosa per mettere da parte il denaro sufficiente a garantire una vita serena alla mia famiglia.

La famiglia, già. È sempre e solo la famiglia il centro delle preoccupazioni di Walter. È la famiglia il motore delle sue azioni.

Il titolo della serie viene da un modo dire tipico degli Stati Uniti del sud che significa l'improvviso precipitare degli eventi dopo un accadimento che funge da punto di rottura irreversibile. "È quello che accade", spiega Gilligan in un'intervista, "se una sera esci per berti qualcosa ma ti ubriachi, provochi una rissa e finisce che la polizia ti porta via di peso". Episodio dopo episodio, con gradualità, tra numerosi momenti che sembrerebbero morti ad un osservatore poco attento, ma che in realtà costituiscono la graduale formazione della personalità del protagonista, con un procedimento che ricorda la costruzione dei personaggi di Mad Men (cfr. "Quaderni d'Altri Tempi" n. 18), Walter rimane sempre più (realisticamente prima, parossisticamente poi) invischiato nel mondo del narcotraffico del New Mexico. La vicenda è ambientata ad Albuquerque, la principale città dello stato del sud degli States, con location del tutto fuori squadra rispetto alla maggior parte delle serie girate oggi nella soleggiata California. Walter è in conflitto tra l’amore per la propria famiglia (sempre presente) e la sete di potere (che inesorabilmente fa capolino).

La serie rovescia le tipologie classiche dell'eroe facendoci parteggiare per un personaggio dalla moralità in caduta libera e prendendoci a schiaffi sempre più forti ogni volta che dimostriamo di perdere la bussola insieme a lui. E le rovescia in modo ancor più estremo che in Dexter (cfr. "Quaderni d'Altri Tempi" n. 21), altra straordinaria narrazione seriale dell'ultimo decennio (2006-2013, otto stagioni, su Showtime). L'eponimo protagonista di Dexter è infatti uno psicotico, un serial killer di serial killer, che agisce seguendo un rigoroso codice instillatogli dal padre adottivo e da una psicanalista fuori dagli schemi. Walter White invece è un family man. Per cui se da un lato il meccanismo di identificazione da parte di noi spettatori è più semplice, dall'altro mano a mano che la serie progredisce precipitiamo nell'abisso delle motivazioni oramai indifendibili di Walter. Questi quasi per caso assume una sorta di doppia identità, Heisenberg, dal nome del celebre scienziato del principio di indeterminazione della fisica dei quanti. Il nome falso sotto cui si cela rappresenta un altro segnale di ambiguità nel sistema valoriale del protagonista. Gradualmente assumiamo la posizione di Jesse, che capisce la trasformazione ultima di Walter e se ne discosta inorridito, a partire dalla terza stagione.

Anche quando avviene questo scivolamento e scollamento tra le intenzioni originarie di Walt e la smania sempre più incontrollabile di potere, è sempre una questione di famiglia. O almeno è quello che Walt continua a ripetersi. La famiglia. Il suo impulso primigenio, la sua personale bugia, la sua giustificazione per un cammino criminale sempre più cruento. "Tutto per la mia famiglia". Costi quel che costi. Ed è solo nel momento in cui si rende conto che sta per mettere ulteriormente a repentaglio la sua famiglia che Walter si dà per sconfitto. Solo quando ha davvero rovinato qualsiasi prospettiva per vivere una vita felice con Skyler e i loro figli. Se l'unico modo per salvarla è abbandonarla, ecco che Walter se ne va per sempre.

Ma è davvero possibile avere una famiglia felice? Questo è l'interrogativo di fondo per Walt. Quando infatti la chemio fa effetto e ormai la sua attività criminale si è spinta oltre, gli interrogativi su come possa mantenere unita e felice la propria famiglia diventano impellenti. E irrisolvibili.

Da questo punto di vista l'opera di Gilligan s'inserisce in una terribile variazione sul tema dell'impossibilità di una famiglia felice fatta di capolavori, per rimanere al cinema americano degli ultimi due decenni, come Happiness (di Todd Solondz, uscito nel 1998), American Beauty di Sam Mendes (uscito l’anno successivo) e Onora il padre e la madre (l’ultimo film girato da Sidney Lumet nel 2007). Happiness è un catalogo di inenarrabili perversioni sessuali, più o meno represse, e serpeggianti in una famiglia media americana. American Beauty racconta di un uomo in crisi che sognando la sua Lolita cambia inaspettatamente vita. Mendes disegna una middle class nevrotica e perversa. Lumet a sua volta mette in scena la violenza allo stato puro e non a caso la contestualizza all'interno della famiglia azzerandone i valori con un thriller che si addentra pericolosamente nella mente dell'uomo.

Non c'è famiglia insomma che non covi al suo interno il germe dell'autodistruzione.

Vince Gilligan, il creatore della serie, letteralmente brucia l'anima, o quel che ne resta, dei suoi protagonisti, un po' come da sceneggiatore aveva fatto in diversi episodi di una delle serie cult degli anni Novanta a cui ha lungamente lavorato, The X-Files. Anche produttore e regista, Gilligan è oggi uno degli show runner più importanti d'America. Tanti sono i motivi del successo della serie, a partire dall'azzeccatissima scelta di Craston per Walter White, un attore capace di interpretare in maniera egregia il cattivo ma allo stesso tempo di indurre una costante e sincera empatia nel pubblico. Stilisticamente, vengono prediletti gli aspetti visivi rispetto agli scambi dialogici, ma in Fly (decimo episodio della terza stagione), per fare un esempio certo minoritario ma significativo, va in scena un autentico dramma teatrale. Ogni pretesa di realismo nella serie viene a poco a poco abbandonata e si sprofonda in una narrazione esagerata e dal sapore tarantiniano. I personaggi fanno e dicono cose improbabili e si trovano in situazioni ancora più improbabili. La struttura prevede un flashforward all'inizio tranne in poche eccezioni.

Ma torniamo al cuore della serie, nella nostra interpretazione, ovvero la dissoluzione della famiglia.

Si vada a uno dei momenti più intensi della serie, Ozymandias, il terzultimo della serie, il vero capolavoro assoluto. E forse il miglior finale che Breaking Bad avrebbe potuto avere. Da complici di Walt, veniamo ora chiamati a pagarne le conseguenze.

Il tema centrale di Ozymandias, così come il sonetto da cui trae il nome, scritto dal poeta inglese Percy Shelley, è l'inevitabile declino di Walter, il leader e dominus della serie, l'uomo più intelligente di questo micromondo.

Si comincia da un flashback. Siamo nel camper di uno degli episodi della prima stagione, la prima volta che Walt e Jesse preparano la metanfetamina. Walt in una pausa dal lavoro telefona a Skyler, incinta: i due discutono amorevolmente su come trascorrere la serata, e su chi debba comprare una pizza per cena. Pare che da Venezia se ne possano comprare due al prezzo di una, molto conveniente in tempi di crisi, suggerisce lei. Tra una sciocchezzuola e l'altra, Skyler propone a Walt il nome della futura bimba, Holly. A Walt piace ("It's a front-runner for sure"). Lui le propone poi di avere un po' di "family time" per il fine settimana. Tutto sulla famiglia. "Love you". "Love you too". Nello stesso luogo, un paesaggio tipico da New Mexico, riprecipitiamo nel presente della storia, alla fine della sparatoria provocata da Jack, il killer assoldato precedentemente da Walt. Questi cerca di salvare Hank, il cognato agente della DEA, dicendo al killer non a caso: "He's family". La sofferenza in Walt è autentica. La dissoluzione della sua famiglia è davvero un motivo di disperazione sincera.

Accanto a quella di Walt si situa anche la linea della disperazione di Jesse, e della rottura totale del loro rapporto. "Mr White", come Jesse lo ha sempre chiamato, nelle prime stagioni era stato, o aveva finto di essere, più di un mentore per lui. Scoperto da quest'ultimo, nascosto sotto una delle automobili, Jesse rischia di essere ucciso. Jesse viene però risparmiato. Walter acconsente ma prima di andare gli rivela che vide morire Jane, la sua ex-ragazza e che nonostante tutto avrebbe potuto, ma non la salvò. Viene sancita così la fine del loro rapporto.

Per non parlare della disperazione che assale la moglie di Hank, sorella di Skyler.

Altra linea di disperazione è quella tra il figlio Junior e Skyler che gli confessa tutta la verità su suo padre, lasciandolo scioccato. La reazione di Junior non è quella prevista dalla madre ("You're as bad as him"), per cui anche il loro rapporto va in frantumi.

Skyler chiede a Walt, precipitatosi a casa dopo la sparatoria, che fine abbia fatto Hank, accusandolo da subito di essere responsabile per quella che intuisce essere la tragica fine del cognato. "I negotiated", cerca di spiegare inutilmente Walt, e subito dopo aggiunge: "We're fine. Everything is gonna be fine". Walt ci crede. È incredibile, ma crede davvero che Skyler possa fidarsi ancora di lui, continuare ad amarlo e seguirlo incondizionatamente per un nuovo inizio di vita. Ma la donna ha paura. Non vuole più saperne di lui e cerca addirittura di aggredirlo con un coltello. I due lottano selvaggiamente, venendo interrotti dal figlio, che chiama la polizia. Walter fugge, prendendo con sé Holly. "What the hell is wrong with you? We’re a family!", urla incredulo Walt, che alla fine per far soffrire la moglie, e consumare una piccola vendetta domestica, non può far altro che rapire la figlia. La sera i poliziotti arrivano in casa White e proprio mentre ascoltano la denuncia di Skyler Walter telefona minacciando la moglie (evidentemente per finta) e vantando le sue malefatte. "This is your fault. This is what comes of your disrespect". E aggiunge subito dopo: "You were never grateful for anything I did for this family". Alla fine Walt la minaccia ancora ribadendo come sia stato lui ad architettare tutto con il chiaro intento di scagionare Skyler.

Dopo avere lasciato Holly alla stazione dei pompieri di Albuquerque, Walt contatta Saul, l'avvocato senza scrupoli suo impaurito complice per l'intera serie, per ottenere il contatto con un suo affiliato, esperto in sparizioni di persone e cambi d'identità. Arriva l'esperto. Walt sale in macchina. Un cane attraversa la strada. Dissolvenza. Non si salva nessuno. La famiglia è letteralmente in pezzi. Walt ha fallito.

Fosse finita così, Breaking Bad sarebbe stata davvero un capolavoro audace. Un capolavoro lo resta comunque, e gli ultimi due episodi servono a dare maggiore dignità all'uscita di scena di uno dei personaggi meglio scritti e interpretati degli ultimi vent'anni di televisione americana.

 


 

LETTURE

  AA.VV., Serial Writers, RTI, Milano, 2013.
Sergio Brancato, Post-serialità, Liguori, Napoli, 2011.
David R. Koepsell, Robert Arp (a cura di), Breaking Bad and Philosophy. Badder Living through Chemistry, Chicago, Open Court, 2012.

 


 

VISIONI

(per le edizioni home video sono riportate solo le serie disponibii in italiano)
 
Brian De Palma, Scarface, Universal Pictures, 2011.
Howard Hawks, Scarface, Cineteca, 2012.
James Manos, Jr., Dexter, Stagioni 1-6, 7, Universal Pictures, 2011, 2013.
Sam Mendes, American Beauty, Universal Pictures, 2011.
Sidney Lumet, Onora il padre e la madre, Warner Home Video, 2012.
Sydney Sibilia, Smetto quando voglio, Fandango, 01 Distribution, 2014.
Todd Solondz, Happiness, Rai Cinema - 01 Distribution, 2009.
Matthew Weiner, Mad Men, Stagione 1, Universal Pictures, 2009.
Matthew Weiner, Mad Man, Stagioni 2, 3, Universal Pictures, 2014.
 Sam Wood, Addio Mr. Chips, A & R Productions, 2013.