ASCOLTI / NEW HISTORY WARFARE VOL. 3: TO SEE MORE LIGHT
di Colin Stetson / Constellation, 2013
Sia fatta la luce e la luce fu
di Rosarita Crisafi
Tra il bizzarro elenco della musica “insopportabile”, forse il Franco Battiato alla ricerca di un centro di gravità permanente al giorno d’oggi avrebbe messo anche il post rock. La definizione di successo, coniata dal grande critico musicale Simon Reynolds all'inizio degli anni Novanta, cercava di categorizzare un subgenere spesso solo strumentale con caratteristiche eterogenee ma tali da costituire un'evoluzione del rock in uno dei suoi periodici approdi verso una maggiore complessità. Se negli anni Settanta le ambizioni virtuosistiche di molti musicisti furono soddisfatte dal jazz rock da un lato e dal progressive dall'altro, poco meno di un ventennio dopo si consolidò una nuova tendenza nel rock al protagonismo strumentale ancor oggi molto in voga nel genere categorizzato da Reynolds.
Il post rock è caratterizzato da chitarre ossessive in cui le tessiture armoniche piuttosto ripetitive sostituiscono i riff e, in alcune sue declinazioni, appare quasi come un ossimoro, un minimalismo reso barocco da sovrabbondanti effetti chitarristici e da una certa complicazione ritmica al punto tale da essere apprezzato dagli strumentisti in numero quasi pari ai fedeli ascoltatori. Il genere tuttavia merita l'attenzione anche dei “non credenti” se non altro per l'inclinazione esplorativa che lo porta all’ibridazione con altri universi musicali fra cui l’elettronica ed il jazz nelle sue derive free e meno conformiste.
Come spesso accade, tra i crocevia della musica si incontrano personaggi interessanti. E proprio al centro del trivio che incrocia le strade del post rock con quelle del free jazz e del minimalismo sta il visionario sassofonista Colin Stetson.
Nato ad Ann Arbour, in Michigan, ha trascorso gli anni della formazione a respirare l’aria della cultura alternativa di Brooklyn e San Francisco. Da un po’ di tempo vive a Montreal, città importante per il jazz se non altro per aver dato i natali ad Oscar Peterson, ma anche luogo cruciale per l’evoluzione del post rock degli anni 2000 in quanto patria di band come Arcade Fire e Godspeed You! Black Emperor. Stetson ha pubblicato negli anni una manciata di dischi a proprio nome, e vanta collaborazioni prestigiose ed eclettiche con artisti di diversa estrazione, dagli stessi Arcade Fire a Bon Iver, agli indie rockers LCD Soundsystem, a Sinead O' Connor, a David Byrne, sino al leggendario cantautore della “wrong side” Tom Waits. Molte anche le partnership nell’ambito dell’avanguardia jazzistica tra cui brilla quella con l’altra star contemporanea delle ance gravi, lo svedese Mats Gustafsson. Un incontro fatale quello con il colosso svedese del sax baritono, senza dubbio il frontman contemporaneo dell'avanguardia jazzistica scandinava, che a sua volta vanta un curriculum da fuoriclasse, alle spalle collaborazioni con musicisti del calibro di Derek Bailey, Evan Parker, Peter Brötzmann e formazioni come Sonic Youth e Zu. Per lo svedese, nel 2013, una copertina sulla prestigiosa rivista musicale inglese The Wire, grazie anche alla splendida incisione con Stetson, nel 2012, di Stones, per Rune Grammofon, documento sonoro del concerto dal vivo al Vancouver Jazz Festival nel 2011 in cui i due, da perfetti sconosciuti, per la prima volta assieme su di un palcoscenico, sono stati in grado di produrre un piccolo capolavoro. “Interpretano la seduta come scultori di suono, impegnati esplorare le infinite possibilità timbriche del sassofono: ne risulta uno scontro tra titani intenti a misurare la propria forza espressiva con approcci di opposta natura. Il gioco di ruolo, quasi fisico, si snoda attraverso la creazione di bassorilievi abrasivi e dissacranti: oscure e misteriose sono le sonorità del sassofono di Stetson, il quale interviene con cellule melodiche minimaliste a intensità variabile; abbaglianti i suoni armonici di Gustafsson, che esplodono all’improvviso a scompigliare la partita. Un’invenzione a due voci senza compromessi” (Crisafi, 2013).
Stetson appare oggi in una fase di piena maturità artistica, e riesce a giocare, ad ogni uscita discografica, un asso vincente. È il caso del suo più recente New History Warfare Vol. 3: To See More Light del 2013 per Constellation, terzo di una trilogia per sassofono che lo ha visto esplorare nuove dimensioni della tecnica dello strumento.
Se l’impronta musicale che emerge da quest'ultimo disco è di matrice post rock, quel che colpisce all’ascolto è che si tratta di un disco di sassofono solo. Sorprende il fatto che il suono sia registrato senza l’utilizzo di sovraincisioni, looper o elaborazioni tecnologiche. Non sembra possibile, fin da subito ci si imbatte in veri e propri accordi ed in un flusso sonoro senza soluzione di continuità che cambiano la prospettiva di tutto ciò che si potrebbe immaginare dall’emissione di un sassofono.
Le tecniche dei multifonici, dei suoni armonici e della respirazione circolare sono ben note ai sassofonisti jazz usate sin dalla seconda metà del novecento, da musicisti illustri come, tra gli altri, Evan Parker, Anthony Braxton, Albert Ayler o Lol Coxhill. L’utilizzo che ne fa Stetson tuttavia è del tutto inedito. Da una combinazione di stratagemmi noti ottiene qualcosa di diverso. Esaspera le possibilità dello strumento con rapidi arpeggi che suonano come accordi a cui aggiunge una melodia cantata, utilizza i tasti in senso percussivo e, con un’opportuna amplificazione di microfoni a contatto accanto a quelli tradizionali, trasforma il sassofono in uno strumento ritmico e polifonico.
Nonostante ciò, la direzione della musica dell'artista si mantiene in un ambito melodico e armonico abbastanza tradizionale e di grande lirismo. Le tecniche utilizzate non sono mai un’esibizione muscolare di virtuosismo, sono sempre controllate, contenute, misurate e funzionali alla musica. C’è un senso di pace nel suo stile, il fraseggio e le progressioni armoniche conducono in territori ben lontani dalla frenesia e dalle intonazioni non convenzionali di certo free jazz. Traccia un mondo timbrico insolito in cui il respiro ed il registro del sax basso creano un’esperienza quasi fisica del suono.
Nei tre capitoli artistici della trilogia si ascolta a poco a poco il distacco, di Stetson, attraverso lo sviluppo di uno stile personalissimo, dai modelli tradizionali di riferimento strumentale. Appare come una sorta di “grande opera” sassofonistica in una progressiva distillazione del suono dalla sua originaria natura viscerale verso dimensioni totalmente nuove, che ne trasfigurano completamente la riconoscibilità.
Nel primo volume, New History Warfare Vol. 1 del 2008, privo di sottotitolo, le sonorità del sax basso, strumento privilegiato da Stetson ed uno dei meno frequentati della famiglia delle ance, sono ancora piuttosto grezze ed in gran parte monofoniche, anche se iniziano a comparire le ossessive cellule minimaliste ad arpeggi, riprese dallo stile chitarrstico del post rock, che diventeranno la cifra stilistica del musicista.
Già nel secondo volume New History Warfare Vol. 2: Judges, avviene la prima trasfigurazione, in cui le sonorità del sassofono si allontanano sempre più dalla loro origine per essere utilizzate in maniera creativa, con uno spettro dinamico e timbrico assai ampio ed innovativo, anche per accompagnare le voci, come nello spiritual tradizionale Lord, I just can't keep from crying.
Ma è nel recente terzo volume New History Warfare Vol. 3: To See More Light che avviene la completa trasformazione. In questo terzo ed ultimo episodio Stetson, con il suo lungo assolo di sassofono, conclude la personale trilogia in modo simbolico. La visione di una “luce più grande” è accentuata dalla presenza della voce dai toni folk e soul di Justin Vernon, leader dei Bon Iver, e conduce, brano dopo brano verso una elevazione sonora, in una perfetta sintesi di quanto aveva anticipato nei precedenti capitoli della trilogia. Dalla brutale To See More Light alla lirica Who The Waves Are Roaring For (Hunted III), al gospel di Washington Phillips This Bed Of Shattered Bone il percorso di ascolto appare simile al viaggio dantesco, si ascende dalle viscere della terra fino all'estasi celestiale, attraverso il suono, a riveder le stelle.
ASCOLTI
— Colin Stetson, New History Warfare, vol.1, Aagoo Records, 2007.
— Colin Stetson, New History Warfare, vol.2: Judges, Constellation, 2011.
— Stetson&Gustafsson, Stones, Rune Grammofon, 2012.
LETTURE
— Crisafi Rosarita, Stetson&Gustafsson - Stones, Musica Jazz, marzo 2013.