Negli ultimi anni si è evidenziato un crescente
interesse per una nuova patologia che colpisce principalmente gli
uomini: la Reverse Anorexia, successivamente
nominata Dismorfia muscolare (Pope et al., 1997),
in cui rientrano i comportamenti di una certa categoria di persone in
relazione alle preoccupazioni per la propria forma fisica. Come per
l’anoressia vi è una pressante insoddisfazione per
l’immagine corporea, ma con un carattere inverso: il soggetto
si sente eccessivamente esile e mingherlino sebbene la propria
condizione muscolare sia superiore alla media. L’ossessione
per la propria taglia muscolare sfocia in una marcata dipendenza
dall’esercizio fisico, in particolare dal sollevamento pesi.
Dallo studio di Mangweth et al., (2001, pagg. 38–43)
è emerso che alcuni soggetti con dismorfia muscolare tendono
verso l’autodistruzione fisica. Frequentemente persistono in
esercizi compulsivi nonostante dolori o vere e proprie lesioni,
aiutandosi attraverso l’utilizzo di integratori proteici
spesso sostitutivi dei pasti (Pope et al. 2000, pagg.
1085–1095). Questo comportamento fa pensare
all’iperattività delle anoressiche caratterizzata
da lunghe passeggiate o pratica di vari sport, come la danza, o lo sci;
nel peggiore degli esiti queste pazienti non si fermano mai, arrivando
al limite delle proprie possibilità sia fisiche che
intellettuali. Philips et al. (1997, pag. 361) hanno affermato che i
soggetti affetti da tale disturbo sollevavano pesi per più
di due ore al giorno, talvolta sacrificando importanti impegni sociali,
e compromettendo la salute fisica. Gli studi di Olivardia et al. (2001,
pagg. 254–259) hanno confermato la rinuncia da parte di
alcuni soggetti anche a ruoli di rilievo in affari, in ambito legale o
medico, pur di perseguire lo scopo di allenarsi il maggior tempo
possibile in palestra. Altri hanno perfino compromesso le relazioni
familiari, divorziando dalle mogli perché il bisogno di
allenarsi aveva la priorità su ogni altra cosa. La
necessità di sviluppare sempre più massa
muscolare conduce la maggior parte di loro a fare uso di sostanze
illegali, in particolare steroidi anabolizzanti. Queste sostanze
aiutano i muscoli a raggiungere livelli di sviluppo non ottenibili con
il semplice esercizio fisico e possono provocare conseguenze negative
sia di natura fisica che psichica come aumento
dell’aggressività, acne, impotenza. Nonostante i
soggetti siano consapevoli di tali effetti collaterali diversi studi
dimostrano che l’uso di steroidi è fortemente
diffuso (Pope et al. 1997; Blovin & Goldfield 1995). I soggetti
con tale disturbo, inseguendo un ideale corporeo
“ipermesomorfico”, ipertrofico (Lantz et al. 2002),
utilizzano queste sostanze illegali per poter andare oltre i limiti
fisici posti dalla natura umana. Per ottenere il corpo desiderato i
soggetti non si limitano solo a sottoporsi ad estenuanti esercizi
fisici o all’uso di sostanze illegali dannose, ma si
sottopongono anche a meticolose diete in cui sono ammessi solo alimenti
iperproteici, importanti per lo sviluppo muscolare, mentre sono
categoricamente esclusi cibi ad alto contenuto di grassi e carboidrati.
Questa alterazione del comportamento alimentare ha portato Pope ed
altri (1997) a specificare la differenza fondamentale, secondo il loro
punto di vista, tra dismorfia muscolare e disturbi alimentari.
L’ossessione di essere troppo esili e mingherlini induce tali
individui a limitare le esposizioni del proprio corpo in ambienti come
spiagge, piscine, spogliatoi. Quando l’esposizione
è inevitabile vivono queste situazioni con estrema angoscia
ed ansia. Spesso indossano felpe voluminose, pantaloni senza forma, o
più strati di vestiti per celare la taglia del proprio
corpo.Ad oggi mancano dati circa la diffusione di questo disturbo sia
sul territorio italiano che internazionale (Olivardia, 2001). Si assume
però che il 5% dei maschi che praticano il sollevamento pesi
ne soffre (Pope et al.,1997). A questo proposito chi scrive ha condotto
uno studio allo scopo di rilevare, in una popolazione di soggetti
culturisti maschi, la presenza di quei caratteri psicologici indicati
in letteratura (Pope et al., 2000; Olivardia, 2001), e proposti come
criteri diagnostici di una Reverse Anorexia (Cella et al., 2005, pagg.
339-341). Per la nostra ricerca abbiamo somministrato ad un campione di
98 atleti maschi, 50 bodybuilders (gruppo di ricerca) e 48 non
bodybuilders (gruppo di controllo) reclutati in cinque palestre di
Napoli e provincia, una scheda socio demografica costruita ad hoc: il
General Health Questionnarie (GHQ-28 Goldberg 1978) il Muscle
Dysmorphia Inventory (MDI; Lantz et al., 2002, pagg. 649–55)
ed il Muscle Appearance Satisfaction Scale (MASS; Mayville et al.,
2002). I risultati indicano la presenza di una insoddisfazione per il
corpo e una dipendenza dall’esercizio in soggetti che
praticano il culturismo in modo agonistico. Questa categoria di atleti
manifesta caratteristiche psicologiche omogenee e diverse dal campione
di controllo. Risulta, confermato, il dato di una maggiore
vulnerabilità per il disturbo di Reverse Anorexia nei
soggetti culturisti che fanno uso di steroidi anabolizzanti (Pope et
al., 1993, pagg.. 406 – 409; Blouin & Goldfield,
1995, pagg. 159–165; Pope et al., 1997). La dismorfia
muscolare è un disturbo tanto giovane quanto inesplorato.
L’insufficienza di ricerche al riguardo e la
complessità della patologia non permettono di definire con
esattezza le cause del disturbo. Il corpo muscoloso intimamente legato
alla visione della mascolinità e del ruolo sessuale maschile
secondo cui gli uomini devono essere forti, potenti e perfino
distruttivi, rappresenta l’ideale. Il corpo ipermascolino,
simbolizza il tentativo degli uomini di restaurare sentimenti di
autocontrollo mascolino e di valore. L’equazione di
genere muscolarità/forza era in passato ed è
tuttora immediata e pervasiva. Whitson (1990) argomenta che
per i maschi adolescenti l’apparenza e l’immagine
del corpo suggeriscono forza e potere. Ciò può
aiutare a spiegare anche l’esca del bodybuilding per i
teenagers che hanno paura di non possedere i requisiti della
mascolinità egemonica. Dalla prima infanzia, ogni maschio ha
grandi dubbi circa le sue credenze mascoline. La conferma della
mascolinità può essere trovata in prove
di virilità come guerre, combattimenti o altre forme di
competizione. Sicuramente non si può prescindere dal
considerare che un corpo muscoloso riflette, quindi, convinzioni
radicate nella nostra cultura e sottolinea le influenze ed i valori
della società contemporanea che possono avere un impatto
determinante sulle manifestazioni sintomatiche della dismorfia
muscolare. Non è un caso, infatti che tale patologia abbia
avuto un’incidenza prevalente negli uomini a
partire dagli anni Novanta; quando c’è stato un
crescente interesse per il corpo maschile, tipico di quegli anni.
Pubblicità, giornali, televisioni diffondono a getto
continuo figure di corpi giovani, belli, palestrati,
ipergonfiati, al centro di un’osservazione particolareggiata
che spinge a parlarne spesso, a rimodellarli, ricostruirli, esibirli.
Lo spettacolo offerto dai media dell’immagine, crea spesso
aspirazioni eccessive, non realizzabili nel mondo reale. Non si
può non tener conto di questi fattori per comprendere lo
sviluppo della dismorfia muscolare, ma riteniamo che la
dimensione socio – culturale possa dare la forma alla
patologia e non certo costituirne la causa. La ricerca infaticabile,
quanto vana, per raggiungere un corpo ipermesomorfico da parte di
questi individui che trascorrono la maggior parte del loro tempo a
potenziarsi in palestra, impegnati in esercizi faticosi, attenendosi ad
una dieta maniacale ed ingerendo pericolose sostanze, finisce col
diventare un vero e proprio progetto identitario. Lo spropositato
volume muscolare raggiunto dai soggetti con dismorfia muscolare
è lungi dal rappresentare un modello di armonia, di
bellezza, di un ambito ideale estetico. Attraverso i muscoli questi
individui pongono una distanza con l’esterno; il proprio
corpo ipergonfiato simbolicamente rappresenta una corazza che
sembrerebbe celare una vera e propria patologia, caratterizzata dal
perseguimento di un’ipertrofia muscolare a tutti i costi, che
assume le caratteristiche di una vuota conquista. Gonfiano i loro
fisici, eseguendo con grande concentrazione i loro esercizi,
affinché il muscolo “straripi” da sotto
la pelle, ignari di mostrare il simbolo della loro debolezza
psicologica, legata ad una profonda insicurezza
dell’identità di genere. I muscoli, infatti
rappresenterebbero per loro un mezzo di compensazione per un senso di
inadeguatezza circa la propria mascolinità. Pope (2000)
sottolinea che più di una distorsione relativa
all’immagine dei loro corpi, nei soggetti con dismorfia
muscolare, vi è una distorta immagine di se stessi come
uomini. L’insoddisfazione nei confronti di se stessi, viene
trasferita sul corpo, come debole maschera che cela un vuoto
incolmabile. Il controllo ossessivo e la disciplina meticolosa degli
individui con dismorfia muscolare è analogo a quello di
donne anoressiche. In entrambi i casi il corpo è al centro
di un’attenzione continua, non in quanto mezzo per
raggiungere un obiettivo, ma come obiettivo in sé. Il
peculiare rapporto che le anoressiche hanno con il cibo e con il
proprio corpo, così come l’impegno costante dei
culturisti con dismorfia muscolare nel modellare e gonfiare ogni
muscolo, si possono considerare come un modo per esercitare la propria
autonomia, la propria volontà individuale. Come i soggetti
con anoressia nervosa, così gli individui con dismorfia
muscolare vivono un senso di inadeguatezza che li induce ad evitare
contatti sociali, a fallire frequentemente nelle relazioni
interpersonali. Entrambi dispongono di un’autostima,
estremamente fragile. Uno degli aspetti più volte
sottolineato è la marcata correlazione esistente, per i
soggetti affetti da dismorfia muscolare, tra taglia muscolare e
autostima. Sembra che quest’ultima dipenda in modo esclusivo
da quanto grossi i soggetti sentono di essere. Questo fenomeno
spiegherebbe l’esigenza dei soggetti di richiedere
costantemente rassicurazioni dagli altri, concernenti lo sviluppo
ulteriore della loro muscolatura. A.M. Klein (1993) scriveva:
“più insignificante si sente
all’interno, più il culturista si sforza di
apparire all’esterno”, più i muscoli si
gonfiano e si evidenziano, maggiormente è soddisfatto di
sé. Per compensare queste profonde insicurezze gli individui
con dismorfia muscolare intensificano il loro programma di sollevamento
pesi, così da assumere un aspetto tanto imponente, quanto
intimidatorio, in una sorta di circolo vizioso. Allo stesso modo le
donne anoressiche si lasciano morire di fame per divenire
“minacciosamente” magre, mai abbastanza per loro
stesse. Sebbene l’obiettivo degli individui con dismorfia
muscolare sia quello di avere un corpo “potente”,
simbolo della mascolinità, e quello delle anoressiche sia,
al contrario quello di diventare filiformi, ciò che accomuna
i due gruppi è il concentrarsi ed il costruire il proprio
corpo come una materializzazione della propria volontà
individuale. I risultati che si ottengono sul proprio fisico, muscoloso
oppure magrissimo, sono un modo per compensare la fragilità
del proprio senso identitario.
:: letture ::
- Blovin A., & Goldfield G., Body image and steroid use in male body builders,
in “International Journal of Eating Disorders”, 18, 1995.
- Cella S., Buonaiuto M., Miraglies R., Cotrufo P., La reverse anorexia: uno studio descrittivo su 50 bodybuilders XIX congresso AIP sezione di psicologia clinica, Cagliari, 2005.
- Hausmann A., De Col C., Kreutner B., Kinzl J., Biebl W., Body image and psychopathology in
male bodybuilders in “Psychotherapy and Psychosomatics”, 70, 2001.
- Klein A.M., Little Big Men. Albany, NY, State University of New York Press, 1993.
- Lantz C., Rhea D., & Cornelius A.E., Muscle Dysmorphia in Elite – Level Power lifters and Bodybuilders: A Test of Differences Within A Conceptual Model, “Journal of strength and conditioning research”, National Strength &
Conditioning Association, 16 (4), 2002.
- Mangweth B., Pope HG Jr., Kemmler G., Ebenbichler C., Pope H. G. Jr., Brower KJ, Anabolic – androgenic steroid abuse, in Sodock BJ, Sodockva (eds), Comprehensive Textbook of Psychiatry, ed 7.
Baltimore, Lippincott Williams & Wilkins, 2000.
- Olivardia R., Mirror, mirror on the wall, who’s the largest of them all? The features and phenomenology of Muscle Dysmorphia, Harward Review of Psychiatry, 9 (5), 2001.
- Phillips KA, O’ Sullivan RL, Pope HG Jr., (1997) Muscle Dysmorphia, “Journal of Clinical Psychiatry”, 58 (8), 1997.
- Pope H. G. Jr., Katz D., & Hudson J., Anorexia nervosa and “reverse anorexia” among 108 bodybuilders, in “Comprehensive Psychiatry”, 34, 1993.
- Pope HG Jr., Olivardia R., & Phillips K., The Adonis Complex: The Secret Crisis of Male Body Obsession, New York, Free Press, 2000.
- Whithson D., Sport in the social construction of masculinity, 1990.
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