Oltre il giardino
di Hal Ashby Tratto dal romanzo Presenze di Jerzy Kosinski,
Oltre il giardino (Out There) narra della vita tranquilla del giardiniere Chance, analfabeta e ormai anziano, che alla morte del suo padrone si ritrova in mezzo alla strada, del tutto disarmato di fronte al mondo reale, il cui unico collegamento col quale è stato nel corso della sua intera vita la televisione.
Girovagando per Washington gli capita di assistere ad un disgustoso episodio di violenza urbana: due malfattori che per strada aggrediscono un passante che implora aiuto. La reazione comune sarebbe stata quella di correre in aiuto del malcapitato, ma Chance reagisce prendendo dalla tasca il suo fido telecomando e lo punta con decisione in direzione dell’episodio di violenza, tenta di cambiare canale per allontanare da sé una porzione di mondo non accettabile. Sincero è il suo stupore nel constatare che la scena non va via dalla sua vista, dai suoi occhi, che il telecomando non funziona e che la realtà rimane ancorata alle sue naturali sequenze sul cui andamento i desideri dell’osservatore non influiscono più di tanto. Continuando nel suo cammino Chance viene investito dall’auto della moglie di un facoltoso personaggio della città. Quest’ultima spaventata conduce il giardiniere a casa sua per curarlo. Chance si riprende quasi subito dal piccolo incidente ma rimane ospite a casa dei suoi soccorritori perché con la sua riservatezza è riuscito ad affascinarli completamente. E si creano una serie di equivoci: l’intero “universo simbolico” del nostro è compreso nello spazio di un giardino, pertanto qualsiasi figura retorica usata dai suoi interlocutori viene presa da Chance alla lettera. Praticamente, in qualunque contesto il giardiniere si trovi, una conversazione con un amico, un incontro col Presidente, un talk-show, le sue risposte estemporanee vengono sempre scambiate per profonde metafore, piene di saggezza. Un film importantissimo, costruito attorno ad una storia paradossale, al limite del comico, utile per comprendere agli albori dell’era virtuale, le grandi paure sugli effetti che i mass media possono avere sui loro fruitori. |
titolo Oltre il giardino
regia Hal Ashby
casa di produzione
Warner Home Video
principali interpreti
Richard Basehart, Melvyn Douglas, Richard Dysart, Shirley Maclaine, Peter Sellers, Jack Warden |
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Corriere dei Piccoli
a cura di Giovanna Ginex Il 27 dicembre 1908 nacque un mito per diverse generazioni di bambini. Quel giorno uscì, come allegato al
Corriere della Sera, il primo numero del Corriere dei Piccoli. Circa un secolo dopo una grande mostra a Milano celebra quello che fu davvero il Paese delle Meraviglie in versione cartacea, il più importante periodico per ragazzi e dunque un meccanismo di formazione dell’immaginario inarrivabile. Didattica ed evasione si davano la mano allegramente, in una girandola di figure, storie e notizie alternate a testi di scrittori, riduzioni dai classici, giochi, apparati didattici (le celebri schede per le ricerche scolastiche ) e rubriche di posta. Come capitò successivamente con
Carosello, il Corriere dei Piccoli, calamitò una quantità straordinaria ed eterogenea di talenti. Illustratori, innanzitutto, come Sergio Tofano, Hugo Pratt, Attilio Mussino, Antonio Rubino, Bruno Bozzetto, Grazia Nidasio, Bonvi, Sergio Toppi, Dino Battaglia, Jacovitti, Milo Manara e Guido Crepax. Scrittori, poi, come Dino Buzzati o Mino Milani e direttori illuminati, dal fondatore, Luigi Albertini, che del quotidiano era all’epoca direttore, a Carlo Triberti, che rivitalizzò il settimanale, a partire dal n. 11 del 1968, cambiando radicalmente formato ed impostazione alla rivista, pubblicandola tutta a colori ed introducendo i fumetti della scuola franco-belga: I Puffi, Ric Roland, Luc Orient, Michel Vaillant, Dan Cooper, Bruno Brazil, Bernard Prince, Poldino Spaccaferro, Gaston Lagaffe. In mostra più di trecento opere – selezionate grazie al riordino e alla archiviazione di oltre 39.000 fogli solo per il
Corriere dei Piccoli e di 5.200 per il Corriere dei Ragazzi, pubblicato dal 1972 al 1976 – arricchite da materiali alla cui ricerca hanno collaborato gli illustratori ancora in vita o i loro eredi. Tavole, disegni, bozzetti, vignette, eseguite con tecniche e su supporti diversi – tempere, chine, matita, penna a sfera, pennarello, su carta da disegno, cartoncini e cartoni. Un tesoro che il catalogo antologizza in 366 tavole a colori e 21 in b/n, riproponendo personaggi indimenticabili come il Signor Bonaventura, Sor Pampurio, Marmittone, Bibì Bibò e il Capitan Cocoricò, Topo Gigio, Valentina Mela Verde, Cocco Bill, Lucky Luke, i Puffi, la Pimpa, solo per citarne alcuni. Mai catalogo richiederebbe come questo il classico incipit: c’era una volta. |
titolo Corriere dei Piccoli. Storie, fumetto e illustrazione per ragazzi
(a cura) di Giovanna Ginex
editore Skira, Milano
pagine 328
prezzo € 40,00
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Il secolo del jazz
a cura di Daniel Soutif Il primo brano registrato in solitudine da un jazzista losi deve a Coleman Hawkins. Il titolo del brano è emblematico:
Picasso. È la spia di come nel 1948, anno della rivoluzionaria performance di Hawkins, la relazione tra jazz e arti visive fosse più che mai intensa e ricambiata. Il jazz come un colpo di fulmine ha fatto innamorare in ordine sparso artisti come Man Ray e Francis Picabia, Otto Dix, Ferdinand Lèger, George Grosz, Kees van Dongen, Jean Dubuffet, Henry Matisse, Piet Mondrian, Renato Guttuso, Jackson Pollock (Ornette Coleman vi ricorse per la copertina del rivoluzionario
Free Jazz), e poi Jacob Lawrence, Romare Bearden, Keith Haring fino a Jean-Michel Basquiat. Il jazz agita febbrilmente le pagine visionarie di Louis-Ferdinand Céline, che mimeticamente ne restituiscono l’andamento sincopato. L’elenco è infinito, poiché il jazz come un virus ha contaminato tutto il resto dell’arte novecentesca. Questo catalogo monumentale, quasi un migliaio di illustrazioni (spartiti, affiches, dischi, riviste, libri, fotografie, dipinti), documenta la mostra realizzata per rendere omaggio alla musica che più ha caratterizzato il Novecento, quella cosa, ancora oggi un po’ misteriosa, chiamata appunto jazz. Una mostra voluta da Daniel Soutif che si propone di collocare il jazz trasversalmente rispetto a tutte le altre arti, dalla pittura alla fotografia, dal cinema alla letteratura, alla grafica e al fumetto. Jazz come suggestione, fonte d’ispirazione, modello da rielaborare, oggetto da rappresentare direttamente, come nel caso della grafica dedicata alla realizzazione delle copertine, o la fotografia, cui si devono ritratti memorabili grazie ad artisti come Roberto Masotti, ma anche il fumetto, a iniziare dai lavori di Guido Crepax. Un capitolo a parte meriterebbe il cinema, basterà ricordare come le musiche di Miles Davis colorarono l’atmosfera di uno splendido noir come
Ascenseur pour l'échafaud di Louis Malle. Il jazz è tutto questo e altro, mostra e catalogo cercano di riassumerne la poliedricità, di restituirne
Body and Soul, per citare un altro cavallo di battaglia di Hawkins.
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titolo Il secolo del jazz. Arte, cinema, musica e fotografia da Picasso a Basquiat
(a cura) di Daniel
Soutif
editore Skira, Milano
pagine 448
prezzo € 75,00
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