Dottor Pasavento
di Enrique Vila-Matas
Libro affascinante, Dottor Pasavento. La vicenda di un uomo che, avendo eletto a proprio eroe morale lo scrittore Robert Walser, decide di emularlo, e sparire come lui. E un giorno sparisce…
In questo libro si possono effettivamente trovare, misteriosamente sparse tra le righe, alcune delle definizioni più pertinenti ed utili ai fini di una ricostruzione storico-sociologica della formazione della soggettività nel mondo occidentale. E questo proprio perché, come sostiene lo stesso Vila-Matas – che forse, borgesianamente, non esiste nella realtà, e quindi scrive quasi come un essere divino – “si potrebbe dire che il soggetto moderno non sia scaturito dal contatto con il mondo, bensì concepito in isolate stanze nelle quali i pensatori se ne stavano soli con le proprie certezze e incertezze, soli con se stessi”.
È molto difficile scrivere di un capolavoro del genere. Se c’è una (una sola, tra le tante possibili) chiave di lettura che possiamo suggerire a chi volesse lasciarsi trascinare nell’avventura che il Dottor Pasavento ci propone, allora diremmo di ricordare che
Fortis imaginatio generat casum. Se è vero che una forte immaginazione genera l’evento, Vila-Matas può farci comprendere quanto possa risultare rischioso lasciarsi prendere dall’arbitrio di questa sconcertante facoltà che è l’immaginazione, se accompagnata da una buona dose di genialità. L’evento, una volta creato, rischia – se adeguatamente oggettivato artisticamente – di far scomparire tanto colui che “immagina” quanto la realtà di cui questi riteneva di essere testimone: “Non era per niente chiaro se un frammento qualsiasi della nostra vita potesse essere precisamente una storia completa, con un argomento, un principio e una fine.
Il punto e a capo era qualcosa di intrinseco alla letteratura, ma non al romanzo della nostra vita. A lui sembrava che quando scriviamo, forziamo il destino verso determinati obiettivi.
"La letteratura, sostiene Vila-Matas, consiste nel dare alla trama della vita una logica che non ha. A me pare che la vita non abbia trama, gliela mettiamo noi che inventiamo la letteratura." |
titolo Dottor Pasavento
di Enrique Vila-Matas
editore Feltrinelli,
Milano
pagine 297
prezzo € 18,00
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L'inganno e la paura
di Pino Arlacchi Passata, o meglio ridimensionata, la sindrome post-11 settembre a quasi otto anni di distanza, si comincia negli ultimi tempi a ragionare a mente lucida sul fenomeno che ha caratterizzato la storia recente delle relazioni internazionali. Con
L’inganno e la paura, Pino Arlacchi compie una vera e propria operazione-verità contro la retorica del “grande inganno”, promosso dall’imperialismo americano, dai mass-media e dall’industria bellica internazionale per diffondere ansie e preoccupazioni prive di riscontro pratico. Il mondo non è più insicuro oggi rispetto a ieri, né le guerre e gli attentati sono aumentati: tutt’altro. Evitando i facili ideologismi di tanti suoi colleghi connazionali, Arlacchi realizza un’analisi obiettiva in stile anglosassone e ben supportata da dati riguardo il costante ridursi della conflittualità nel mondo, un processo a suo dire inarrestabile che ha come punto d’arrivo l’affermazione di una pace globale sul modello kantiano. Diviso in tre parti, il volume in realtà compie la sua analisi su due livelli: quello internazionalistico, che rivela come oggi il terrorismo sia moribondo e le “grandi minacce” come la Cina o l’Iran non siano altro che creature dei
neocons americani, e quello sociologico che smentisce la comune credenza in una personalità autoritaria condivisa dagli esseri umani, sostenendo invece la loro propensione alla pace. Paradossalmente, in quanto l’autore è docente di sociologia, la seconda parte risulta piuttosto debole e inconsistente, mentre la prima è quella di gran lunga più sorprendente. Grande conoscitore della realtà internazionale in qualità di funzionario Onu per lunghi anni (e vice-segretario della Nazioni Unite sotto Annan), Arlacchi compie una lucida critica delle grandi teorie delle relazioni internazionali di moda negli ultimi anni, dal solito Huntington passando per il più classico Wallerstein fino alle teorie del realismo offensivo di Mearsheimer. Un’opera che dovrebbe diventare obbligatoria nei corsi universitari di relazioni internazionali per capire davvero dove oggi vada il mondo. |
titolo L'inganno e la paura. Il mito del caos globale
di Pianno Arlacchi
editore Il Saggiatore,
Milano
pagine 378
prezzo € 17,00
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Le campane di Bicêtre
di Georges Simenon
È questo uno dei romans durs di Simenon, ed è forse il romanzo dell’anamnesi per eccellenza. Causa una improvvisa trombosi, René Maugras, direttore di un celebre giornale della capitale francese, viene ricoverato all’ospedale parigino di Bicêtre. Questa infermità grave, e la conseguente forzata immobilità, lo portano a rileggere tutto il suo passato, compreso il suo rapporto con la moglie, Lina. La donna non ha mai accettato le falsità dell’esistenza condotta dal marito. René ripensa ad ogni attimo della propria vita e l’esercizio della memoria lo aiuta ad apprezzarne ogni episodio e, una volta guarito, decide di vivere il valore di ogni istante insieme alla sua Lina. Maugras discende e risale, attraverso i suoi
anneaux, tra i labirinti del proprio passato.
In Italia Les anneaux de Bicêtre di Georges Simenon ha dovuto attendere 43 anni prima di essere ristampato. Nel 1966 fu Mondadori a proporcelo col titolo
L’ottavo giorno nella traduzione di Elena Contini. Ora, l’edizione di Adelphi, che si avvale della traduzione di Laura Frausin Guarini, si allinea anche nel titolo con la maggior parte delle traduzioni europee di questo romanzo scritto nel 1962. Sulla prima pagina del manoscritto, notiamo, il titolo originale appariva
Les cloches de Bicêtre, ma altrove vengono anche indicate le varianti Les voix de Bicêtre o
Les bruits de Bicêtre. La prima edizione risale al marzo del 1963, e nel titolo definitivo si sostituisce
anneaux (letteralmente anelli) a cloches (campane). La scelta molto probabilmente è derivata dal fatto che
cloche in francese significa anche idiota, vagabondo. Clocher, infine è un verbo che si adopera per indicare qualcosa che non va. Così, nel titolo originale definitivo, gli
anneaux, gli anelli, stanno ad indicare il suono della campane che si espande per cerchi concentrici.
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titolo Le campane di Bicêtre
di Georges Simenon
editore Adelphi,
Milano
pagine 261
prezzo € 19,00
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