Nell’occhio, nel cielo. Teoria e storia del cinema di fantascienza di Luca Bandirali, Enrico Terrone
Il presente volume, pur se fresco di stampa, può già essere considerato una pietra miliare nello studio della fantascienza. I suoi due autori, entrambi redattori di Segnocinema e docenti universitari di teorie e tecniche cinematografiche, realizzano uno studio amplissimo sulla disciplina, che si struttura in tre parti: gli elementi teorici fondamentali per l’analisi della fantascienza (cinematografica, in primo luogo, ma anche letteraria); la storia del cinema di fantascienza attraverso grandi filoni storici e focalizzazioni sui film più rappresentativi; infine, gli elementi tecnici – dalla scenografia fino al montaggio – che caratterizzano la fantascienza cinematografica. L’originalità dell’approccio sta in due intuizioni molto interessanti che gli autori individuano come i due elementi peculiari della fantascienza: l’estensione ontologica e l’intensificazione tecnologica. La prima sta a indicare l’ambientazione tipica del genere, che si caratterizza per un’estensione degli spazi oltre la superficie terrestre; la seconda identifica l’elemento dello sviluppo tecnologico, senza il quale parleremo solo di fantasy e non di fantascienza. Nel saggio si mescolano quindi elementi di filosofia strutturalista, di tecnica cinematografica e di più semplice critica per un approccio davvero multidisciplinare al genere. L’unica pecca è che a volte, nel dare più importanza alla forma che al contenuto, gli autori tendono a sopravvalutare film che l’appassionato fatica a considerare esemplari del genere (Indipendence Day, L’alba del giorno dopo, Alien – La clonazione ecc.). Roberto Paura | di Luca Bandirali, Enrico Terrone
Titolo
Nell’occhio, nel cielo. Teoria e storia del cinema
di fantascienza Editore
Lindau, Torino, 2008 Pagine 447
Prezzo
€ 26,00
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Una bellezza russa e altri racconti
di Vladimir Nabokov
Prosegue il meritorio impegno editoriale assunto da Adelphi di pubblicare tutte le opere di Nabokov, estraendole dai sottoscala della memoria in cui le avevano depositate i precedenti editori italiani. In questo volume vengono raccolti cinquantacinque racconti scritti a partire dal 1921, presentati in rigoroso ordine cronologico. Sono in buona parte scritti in russo per lo più nel periodo dell’esilio a Berlino e Parigi tra il 1921 e il 1940, poi tradotti in inglese e che Nabokov pubblicò in quattro raccolte tra il 1958 e il 1976. Sono tutti i racconti dello scrittore, esclusi i tredici già pubblicati nella raccolta La veneziana e The Enchanter che sarà pubblicato sempre da Adelphi. Il curatore è il figlio dello scrittore, Dmitri, che ha accluso all’antologia note, commenti e ricordi dell’autore o proprie per ogni storia, come nel caso del primo racconto in assoluto scritto da Nabokov, Nataša, un inedito assoluto. Pura filologia in alcuni casi, qualcosa di più in altri. Anche da questi racconti emerge limpida la scrittura eccelsa di Nabokov scrittore per palati fini. In queste storie è facile rintracciare le sue magnifiche ossessioni, come il colore blu o le farfalle. In nuce c’è anche il tragico, celeberrimo protagonista di Lolita. Ecco cosa scrive l’autore a proposito del racconto Favola, datato 1926: “…lavorando sulla traduzione ho trasalito stranamente incontrando un Hubert un po’ decrepito ma inconfondibile che scortava la sua ninfetta nella storia scritta quasi mezzo secolo fa”. Gennaro Fucile | di Vladimir Nabokov
Titolo
Una bellezza russa e altri racconti Editore Adelphi, Milano, 2008
Pagine 758
Prezzo
€ 38,00
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Il gioco e il tabù
di Fiorenza Gamba
La morte rimane il fenomeno marginale più irriducibile con cui l’umanità deve confrontarsi. Le società tradizionali riuscivano a gestirne gli effetti attraverso una concezione che ne faceva parte del flusso naturale della vita, e dispositivi rituali che ne permettevano l’elaborazione e l’assorbimento. Con la Modernità le cose cambiano profondamente. La presunzione di poter mettere sotto controllo la natura e il mondo impedisce di continuare a pensare la morte come un fenomeno da accogliere e accettare, e a metabolizzare la scomparsa di coloro che ci sono cari o semplicemente prossimi, contigui. I rituali elaborati in passato per elaborare il lutto risultano inconsistenti, insufficienti, forme vuote, irrigidite, prive di senso. Una delle implicazioni di quella perdita del senso, del legame fra significanti e significati che ha accompagnato la fine della modernità e il passaggio verso il postmoderno. Questo, insieme alla propensione al gioco, può essere la spiegazione della nascita e dello sviluppo dei “cimiteri virtuali”, luoghi in continua crescita, che non solo permettono, grazie alla natura del web, di conservare la memoria e il legame con i propri cari e alimentarli di continuo, ma di fondere la dimensione privata, intima, con quella pubblica che è nella stessa natura della Rete. Fiorenza Gamba, con grande immaginazione sociologica, ha il merito di aver individuato e esplorato questi luoghi, cogliendone la significatività sociologica e gli aspetti di fenomeno tipicamente tardomoderno, una possibile soluzione, seppur virtuale all’angoscia della perdita dei propri cari e della fine della memoria. Adolfo Fattori | di Fiorenza Gamba
Titolo
Il gioco e il tabù
Editore Ipermedium,
S. Maria C. V., 2008 Pagine 173
Prezzo
€ 15,00
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