Townsville di The Necks

I Necks sono un trio australiano - Chris Abrahams  (piano e organo Hammond), Tony Buck (batteria), Lloyd Swanton (basso) – con una storia ormai ventennale. All’apparenza sono un classico jazz trio. In realtà la formazione ha varato un progetto più che unico, incrociando in un punto immaginario poetiche musicali molto distanti tra di loro. Il risultato è qualcosa come In A Silent Way (Miles Davis) suonato da Steve Reich. Un avvincente minimalismo jazzy, genuino mantra occidentale, perché scevro dal timbro e dal gusto indiano, ma affine nello spirito. Delicata e intesa la musica dei Necks muove ed evolve con tempi che si addicono ad una cerimonia dello spirito.

Il trio in genere propone una sola composizione di circa un’ora per disco, dove a turno i musicisti conducono le danze o sembrano ritirarsi nel nulla per poi riemergere in primo piano. La registrazione di questo concerto tenuto al  Riverway Arts Centre di Thuringowa in Australia, ripropone la collaudatissima formula. Cluster di note sorrette da una ritmica che non conosce uguali per la capacità di essere al tempo stesso serrata, intensa e discreta, impalpabile. Anche questa volta la magia si compie, come nei lavori precendenti ci si ritrova a seguire un impercettibile, quasi falso movimento, per poi ritrovarsi altrove, senza capire come si possa essere giunti fin lì. Insomma, come i Supersilent da un altro versante (vedi Quaderni D’Altri Tempi n.10), i Necks pongono la stessa domanda: è questo il jazz del XXI secolo?

g.f.

The Necks

Titolo: Townsville

Etichetta: ReR

Distributore: Demos

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Time Frost di Rapoon

Dietro Rapoon si cela Robin Storey, che diede vita a questo progetto musicale nel 1992, dopo l’interruzione dell’avventura Zoviet France. Rispetto a questi, Rapoon accentua campionamenti e ritmi dell’area mediorientale, ma in questo lavoro le cose suonano diversamente. La gelida poetica che segna le produzioni dell’etichetta Glacial Movements (vedi recensione Netherworld/Mørketid), segnano il carattere dei suoni, che si presentano come il commento ideale di uno scenario degno del miglior James Ballard prima maniera (i romanzi della quadrilogia delle catastrofi).

In un certo senso è il documento sonoro di una storia futura, quella di una nuova glaciazione di cui Storey immagina che questi suoni ne sarebbero le tracce ghiacciate e conservate nel permafrost in seguito a una mutazione climatica. Il simbolo del disastro è il Danubio ghiacciato e così si parte proprio dal campionamento di frammenti dell’An der Schönen Blauen Donau (Il bel Danubio blu) di Johann Strauss Jr.,nell’edizione usata dalla MGM per la colonna sonora di 2001 Odissea nello spazio. Glacial Danube, infatti, apre le danze campionando dal vinile con tanto di tipici scricchiolii. Un valzer elettronico a base di frammenti reiterati e triturati. Affascinante. Le tre tracce seguenti, tutte di analoga lunghezza (intorno ai sei minuti) sprofondano nello stesso solco e preludono al gigantesco blocco di ghiaccio di oltre mezz’ora, Ice Whispers, vertice dell’album che si inabissa in lande orfane del sole.

g.f.

Rapoon

Titolo: Time Frost

Etichetta: Glacial Movements Records

Distributore: www.glacialmovements.com

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mørketid di Netherworld

Netherworld è il progetto sonoro di Alessandro Tedeschi, musicista romano che ha anche creato l’etichetta Glacial Movements Records. All’apparenza niente di strano, ma guardando meglio emergono non poche singolarità. La prima è che siamo di fronte ad un’elevazione a potenza dell’idea di concept album, poiché Tedeschi ha inventato una vera e propria concept label sul tema del profondo gelo. Tre i dischi prodotti sinora, questo, l’album di Rapoon, (vedi sopra) e la compilation d’esordio Cryosphere, con anche nomi affermati della scena elettronica internazionale, come Lightwave, Troum e Tuu. Il tema enunciato già dal nome dell’etichetta è, a sua volta, distintivo, un isolazionismo sottozero senza uguali.

Passare inosservati è praticamente impossibile, ma Tedeschi si spinge oltre e qui lascia al suo doppio, Netherworld il compito di sottolineare con il suono le visioni di quelle lande desolate del Polo Nord, realmente visitate. Un diario sonoro realizzato con strumenti analogici, registrazioni di campo e campionatore. Il tema è enunciato sin dal titolo, spiegato nelle note: “Mørketid è un termine norvegese che indica il periodo dell’anno nel quale l’inverno artico avvolge ogni cosa e il sole non si eleva al di sopra dell’orizzonte. È un periodo freddo e oscuro, che caratterizza i territori e le popolazioni che vivono nell’Artico”. Lavoro omogeneo, ma si lasciano preferire la title track, North Pole e Virgin Lands, dove lo spessore del ghiaccio è davvero impenetrabile.

g.f.

Netherworld

Titolo: Mørketid

Etichetta: Glacial Movements Records

Distributore: www.glacialmovements.com