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Diario della
guerra al maiale di
Adolfo Bioy Casares Narrata con tono piano e quasi cronachistico, al centro della storia è la vicenda di Isidoro Vidal, uno dei possibili bersagli della “caccia al maiale”, che ormai vive nascosto per sfuggire ai suoi possibili carnefici, e che si arrangia a sopravvivere, senza cedere alla paura, per cercare di arrivare alla fine dell’incubo senza perdere la sua dignità e umanità. Un romanzo straordinario, il cui tono e stile, a distanza di tanto tempo dalla sua scrittura non perdono in attualità. Adolfo Fattori |
Adolfo Bioy Casares Titolo: Diario della guerra al maiale Editore: Cavallo di ferro, Roma, 2007 Pagine: 203 Prezzo: € 15,00
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L’evoluzione della fiction televisiva in Italia in relazione alle politiche culturali del nostro paese e alle trasformazioni nei gusti e nell’approccio del pubblico alla TV sono al centro di questo volume, che fa il punto sull’arretratezza dell’industria culturale in Italia e sulla sciatta presunzione con cui le istituzioni accademiche hanno sempre guardato alla cultura di massa. Per ragionare sullo stato dell’arte Brancato fa giustamente il confronto con una delle produzioni italiane più efficaci e originali, l’amatissimo Tex. Se il ranger è riuscito a resistere per più di quarant’anni alle trasformazioni nei gusti, nei generi, nei formati e nelle tecnologie è perché i suoi autori sono stati sempre attenti all’evoluzione del mercato, ai cambiamenti nei formati di scrittura e dell’immagine che si affermavano nell’immaginario e hanno saputo non semplicemente adeguarsi, ma governare i processi di cambiamento. Non altrettanto sono riusciti a fare gli apparati della cultura italiana, sia sul piano accademico che su quello della produzione, anche quando alla TV pubblica si sono affiancate le emittenti private. Cruciali, nella sua ricerca, le riflessioni sul rapporto fra serie esplicitamente di fiction e prodotti come i reality show nel passaggio dalla TV tradizionale alla post-televisione. Come centrali sono le pagine in cui indaga il rapporto fra l’evoluzione della scrittura televisiva e la sua necessità come punto di partenza nella realizzazione degli oggetti narrativi per immagini. a.f. |
Sergio Brancato Titolo: Senza fine. Immaginario e scrittura della fiction seriale in Italia Editore: Liguori, Napoli, 2007 Pagine: 168 Prezzo: € 14,00
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I figli di Hurin di John Ronald Reuel Tolkien Diventa francamente difficile, di fronte a opere di questo tipo, non porsi un problema di fondo: siamo di fronte alla scrittura originale dell’autore, magari soltanto riorganizzata e riordinata da altri, o siamo, senza rischiare di parlare di apocrifi, di fronte ad appunti, seppur originali ed autentici, riorganizzati e assemblati in maniera forte, forse decisiva? Il problema, a suo tempo, si pose anche per Il Silmarillion, come si è posto per altri autori cult: Emilio Salgari e Howard P. Lovecraft, giusto per fare un paio di esempi. Le vicende che vengono narrate in questa opera – decisamente postuma: anche la pubblicazione originale è di quest’anno – si possono collocare nell’universo parallelo tolkieniano fra la cosmogonia descritta nel Silmarillion e la grande premessa al Signore degli anelli narrata in Lo Hobbit. Qui si narra infatti di Húrin e Túrin, e di vicende che all’epoca del viaggio di Frodo saranno ormai solo miti. Forse è per dare forza a questa dimensione che il tono è a tratti arcaico e lento, distante dal sontuoso periodare del Tolkien maggiore. Comunque, un lavoro importante per gli appassionati del grande scrittore anglosassone, autore di una delle maggiori mitologie narrative del Novecento. Da leggere quindi senza farsi troppe domande o scrupoli: l’immaginario è un oggetto che trova continuamente nuove strade, e non vale la pena di porsi troppe domande, quando si decide di esplorarne i territori. a.f. |
John Ronald Reuel Tolkien Titolo: I figli di Hurin Editore: Rizzoli, Milano, 2007 Pagine: 325 Prezzo: € 20,00
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