Diario della guerra al maiale di Adolfo Bioy Casares

Questo terribile e bellissimo romanzo uscito nel 1969 e in Italia nel 1971 (Bompiani), ha dovuto aspettare più di trent’anni per vedere una sua ristampa in italiano. La vicenda narrata è semplice, quanto angosciante per la sua mancanza di reali giustificazioni. Improvvisamente, senza nessuna causa che potrebbe aver scatenato la loro decisione, i giovani di Buenos Aires cominciano a dare la caccia, e a uccidere, tutti coloro che hanno più di cinquant’anni. Dopo una settimana, questo furore si placa, e le cose riprendono ad avere un assetto – più o meno – normale. Una metafora profetica di qualcosa che sarebbe successo in seguito? Sicuramente no. Non sembra infatti una trasposizione dell’atmosfera di rivolta giovanile contro il potere che in quegli anni, in Argentina come nel resto del mondo occidentale si respirava. Forse piuttosto una visione – orribile nella sua mancanza di giustificazioni – più simile a quelle messe in scena da certi incubi deliranti della science fiction, pur senza averne la cornice.

Narrata con tono piano e quasi cronachistico, al centro della storia è la vicenda di Isidoro Vidal, uno dei possibili bersagli della “caccia al maiale”, che ormai vive nascosto per sfuggire ai suoi possibili carnefici, e che si arrangia a sopravvivere, senza cedere alla paura, per cercare di arrivare alla fine dell’incubo senza perdere la sua dignità e umanità.

Un romanzo straordinario, il cui tono e stile, a distanza di tanto tempo dalla sua scrittura non perdono in attualità.

Adolfo Fattori

Adolfo Bioy Casares

Titolo: Diario della guerra al maiale

Editore: Cavallo di ferro, Roma, 2007

Pagine: 203

Prezzo: € 15,00

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Senza fine di Sergio Brancato

L’evoluzione della fiction televisiva in Italia in relazione alle politiche culturali del nostro paese e alle trasformazioni nei gusti e nell’approccio del pubblico alla TV sono al centro di questo volume, che fa il punto sull’arretratezza dell’industria culturale in Italia e sulla sciatta presunzione con cui le istituzioni accademiche hanno sempre guardato alla cultura di massa.

Per ragionare sullo stato dell’arte Brancato fa giustamente il confronto con una delle produzioni italiane più efficaci e originali, l’amatissimo Tex. Se il ranger è riuscito a resistere per più di quarant’anni alle trasformazioni nei gusti, nei generi, nei formati e nelle tecnologie è perché i suoi autori sono stati sempre attenti all’evoluzione del mercato, ai cambiamenti nei formati di scrittura e dell’immagine che si affermavano nell’immaginario e hanno saputo non semplicemente adeguarsi, ma governare i processi di cambiamento.

Non altrettanto sono riusciti a fare gli apparati della cultura italiana, sia sul piano accademico che su quello della produzione, anche quando alla TV pubblica si sono affiancate le emittenti private. Cruciali, nella sua ricerca, le riflessioni sul rapporto fra serie esplicitamente di fiction e prodotti come i reality show nel passaggio dalla TV tradizionale alla post-televisione.

Come centrali sono le pagine in cui indaga il rapporto fra l’evoluzione della scrittura televisiva e la sua necessità come punto di partenza nella realizzazione degli oggetti narrativi per immagini.

a.f.

Sergio Brancato

Titolo: Senza fine. Immaginario e scrittura della fiction seriale in Italia

Editore: Liguori, Napoli, 2007

Pagine: 168

Prezzo: € 14,00

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I figli di Hurin di John Ronald Reuel Tolkien

Diventa francamente difficile, di fronte a opere di questo tipo, non porsi un problema di fondo: siamo di fronte alla scrittura originale dell’autore, magari soltanto riorganizzata e riordinata da altri, o siamo, senza rischiare di parlare di apocrifi, di fronte ad appunti, seppur originali ed autentici, riorganizzati e assemblati in maniera forte, forse decisiva?

Il problema, a suo tempo, si pose anche per Il Silmarillion, come si è posto per altri autori cult: Emilio Salgari e Howard P. Lovecraft, giusto per fare un paio di esempi.

Le vicende che vengono narrate in questa opera – decisamente postuma: anche la pubblicazione originale è di quest’anno – si possono collocare nell’universo parallelo tolkieniano fra la cosmogonia descritta nel Silmarillion e la grande premessa al Signore degli anelli narrata in Lo Hobbit. Qui si narra infatti di Húrin e Túrin, e di vicende che all’epoca del viaggio di Frodo saranno ormai solo miti. Forse è per dare forza a questa dimensione che il tono è a tratti arcaico e lento, distante dal sontuoso periodare del Tolkien maggiore.

Comunque, un lavoro importante per gli appassionati del grande scrittore anglosassone, autore di una delle maggiori mitologie narrative del Novecento.

Da leggere quindi senza farsi troppe domande o scrupoli: l’immaginario è un oggetto che trova continuamente nuove strade, e non vale la pena di porsi troppe domande, quando si decide di esplorarne i territori.

a.f.

John Ronald Reuel Tolkien

Titolo: I figli di Hurin

Editore: Rizzoli, Milano, 2007

Pagine: 325

Prezzo: € 20,00