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Così, anche gli universi simbolici, con il loro corpus di
rappresentazioni atto ad elaborare il senso condiviso della realtà e legittimare
i vissuti individuali o gli istituti sociali, si cristallizzano in virtù delle
diverse pratiche di interazione.[5]
E tali significati, che poi sono il portato di una determinata cultura, sono il
prodotto della socialità umana e delle sue attività comunicative, ma – come
abbiamo detto – diventano fondamentali riferimenti per definire ed arricchire
l’interpretazione comune del mondo. Le loro oggettivazioni simboliche, insomma,
partecipano da protagoniste indiscusse al dibattito sociale – un dibattito complesso,
dalle trame illimitate e non preordinabili – con cui una collettività definisce
il proprio orientamento. E, in ossequio ad un rapporto dialettico molto forte,
eventuali sconvolgimenti delle pratiche o delle tendenze quotidiane ed
eventuali rivoluzioni culturali, magari in virtù dell’incidenza di universi
simbolici concorrenti, vivono una condizione di reciproca determinazione,
richiamandosi vicendevolmente.
L’insieme di significati che un immaginario abbraccia è
comunque oggetto di un’elaborazione continua. Una visione del mondo deve essere
costantemente confermata all’interno delle attività sociali e comunicative, in
modo da trasmettere e rafforzare quegli elementi inconsapevoli che plasmano
l’orizzonte cognitivo di un gruppo. Ma, al contempo, è possibile che
all’interno della comunicazione sociale una certa immagine del mondo possa
essere messa in discussione, che possano emergere ed acquisire consistenza
significati contrastanti capaci di dare linfa a potenziali cambiamenti.
Insomma, la realtà costruita socialmente è sempre materia di un implicito
dibattito sociale, che è poi particolarmente sensibile all’intervento dei
contributi culturali ed estetici. Infatti, il pensiero intellettuale e i
prodotti estetici da un lato possono avere la sensibilità giusta per riflettere
e promuovere lo spirito che aleggia in un momento storico, con le sue idee e le
sue impressioni dominanti; dall’altro possono essere promotori di un nuovo
orizzonte simbolico, di nuove interpretazioni dell’esistenza e, così, di un
innovativo impulso pratico. È per questo che il pensiero che una certa epoca
accoglie, o anche i suoi oggetti estetici, appaiono validi indicatori dell’immaginario
prevalente oppure delle nuove proposte di senso che reclamano spazio. In un
caso o nell’altro, essi rendono conto delle dispute simboliche che infiammano
un contesto socio-storico.
[4] In merito ai tipi ideali, soprattutto per quanto
concerne i ruoli e le relazioni sociali, cfr. Alfred Schütz (1932), La fenomenologia del mondo sociale, il
Mulino, Bologna 1974, pp. 199 e sgg.
[5] Cfr. Peter L. Berger, Thomas Luckmann (1966), La realtà come costruzione sociale,
cit., pp. 138 e sgg.
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