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Circa venti anni dopo Crichton si
affida a Steven Spielberg per riprendere il discorso, con la trasformazione in
film del suo romanzo Jurassic Park.[7] Un imprenditore miliardario,
riesce dopo anni di faticoso lavoro a realizzare un suo grande sogno: un parco
a tema zoologico molto particolare, con ospiti dei
dinosauri,
reso possibile grazie alla tecnica della
clonazione che permette di riportare in
vita animali ormai estinti da 65 milioni di anni. Realizzata la struttura
sull’isola Nublar, e preoccupato per le perplessità dei propri azionisti dopo
che un incidente è costato la vita ad un operaio, invita alcuni scienziati a
visitare in anteprima il parco, perché fughino i dubbi dei suoi finanziatori.
Il gruppo è composto da un paleontologo, da una
paleobotanica, e da un matematico. Come i normali zoo, anche questo
parco è suddiviso in settori dedicati alle varie specie di rettili preistorici,
i più pericolosi dei quali rinchiusi entro recinzioni elettrificate ad alto
voltaggio. La visita sembra procedere senza scossoni ma naturalmente è in agguato
il disastro. Cinema di fantascienza in senso
pieno, per almeno due motivi: perché mette in scena tecnologie del futuro, e
perché colloca l’azione in un altro mondo. Lo stesso mondo sconosciuto e
inesplorato dove passato e futuro si fondono in cui, nel 1912, Arthur Conan
Doyle colloca le vicende del suo Il mondo
perduto.[8] La vicenda è narrata in prima
persona da Edward Malone, un giornalista della Daily Gazette, che ha il
difficile compito di intervistare il burbero professor
Challenger, noto
zoologo
e scienziato con l'avversione per i giornalisti.
Malone riesce ad intervistarlo ed
a farsi illustrare le proprie teorie. Challenger si era recato qualche anno
prima in una zona inesplorata del
Sud America,
poco lontano dal
Rio delle Amazzoni, dove il professore aveva
trovato antichi resti di vita preistorica, comprendendo in seguito di avere
trovato una terra ancora abitata da animali del
Giurassico.
La comunità degli scienziati
londinesi tuttavia non gli credette per mancanza di prove, che erano andate
perdute. Challenger propone dunque di
partire per una seconda spedizione verso il Sud America, cui prenderanno poi
parte il professor Summerlee, lord John Roxton e Malone. Durante il viaggio i quattro
compagni rinvengono ancora in vita animali preistorici come l'iguanodonte
e il
tirannosauro.
Fanno inoltre la conoscenza di particolari uomini-scimmia e di una primitiva
tribù di indios. Infine a tornare in
Inghilterra,
portando come prova uno pterodattilo vivo all'interno di una cassa. La reputazione di Challenger è
salva, Challenger apre un museo privato, Summerlee si ritira dall'insegnamento
e Malone e Lord John decidono di organizzare una nuova spedizione verso il
mondo perduto. Romanzo scritto mentre nasce la
Hollywood del cinema, Il mondo perduto si
inserisce in quell’immaginario avventuroso fantastico inaugurato da Jules Verne
e frequentato da Rider Haggard, che comunque tiene presente lo sviluppo della
scienza moderna, e che poi si ritroverà nella dimensione dell’exotica,[9]
fatta di scenari straordinari e musica lontana, che serviranno a imbastire le
sceneggiature del turismo contemporaneo, altro museo, delle aspettative e del
corpo. Cosa sono, d’altra parte, il mondo
dei robot e quello dei dinosauri inventati da Crichton se non la sintesi della
colonizzazione del tempo grazie al cinema, di un museo di quella “teoria della
storia” di cui scrive Sergio Brancato, musei viventi a disposizione dell’uomo
moderno? E così si chiude un circuito, che
con una virtuale macchina del tempo proietta il visitatore dei musei nel tempo della Storia, riscritta al
servizio dell’immaginario scientifico-tecnologico della science fiction.
[7] S. Spielberg, Jurassic Park, USA, 1993.
[8] A. Conan Doyle, Il mondo perduto, Sonzogno, Milano,
1995.
[9] Cfr. F. Adinolfi, Mondo Exotica, Einaudi, Torino, 2000.
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