Suoni ai margini della Galassia
di Gennaro Fucile

 

 

Storie letali per i protagonisti. La musica diventa un intrattenimento pericoloso. Succede anche nelle storie di Lloyd Biggle Jr., The Tunesmith (Il Melodista in Le grandi storie della fantascienza 19, Bompiani, 2000) e The Still Small Voice of Trumpets (Ai margini della galassia, Nord, 1972).

Altri compositori si ritrovano nella sf, ad esempio Pergolesi nel racconto Gianni di Robert Silverberg (Gianni in La fantascienza di Playboy, Mondadori, 1999), Bach nel Dirk Gently’s Holistic Detective Agency di Douglas Adams (L’investigatore olistico Dirk Gently, Feltrinelli, 1996), Rimsky-Korsakov ingaggiato da Julian May nel romanzo Jack the Bodiless (Jack dai mille volti, Nord, 1994), Mozart, che spunta in un racconto costruito come Gianni sul tema della manipolazione del tempo: Mozart in Mirrorshades (Mozart con gli occhiali a specchio, in Mirrorshades, Bompiani, 1994), di Bruce Sterling e Lewis Shiner. Mirrorshades è anche l’antologia/manifesto del cyberpunk.

Cyberpunk: è qui che la musica suona ovunque, in universi che, al di là delle singole storie, sono banche dati, comunicazione, flusso ininterrotto di informazioni che talvolta prende anche la forma di musica. Tra i primi a suonare la carica è John Shirley che in City Come-A-Walkin' (La musica della città vivente, Mondadori 1996 ed Eclipse (Eclipse, Mondadori, 1995) disegna truci scenari a base di fantapolitica e rock sovversivo. Un antipasto si può gustare nel racconto Freezone, storia affluente del ciclo Eclipse, antologizzato in Mirroshades, che ospita anche l’agghiacciante A tutto rock (Rock On) di Pat Cadigan.

Al contrario il pop trova nel repertorio classico della sf una miniera di temi in grado di enfatizzare il disagio giovanile. Il pop è intriso di sf: la fuga dalla Terra capitanata dai Jefferson Airplane, le derive astronomiche dei Pink Floyd, l’angoscia cosmica dei Van Der Graaf Generator, le saghe firmate Gong e soprattutto Magma, che del pianeta Kobaia inventano anche la lingua. E ancora: Bowie, Tangerine Dream, Byrds, Rolling Stones, Hendrix e altre incursioni, fino al recente e forse più compiuto lavoro sul genere: u.B.I.Q.U.e, l’omaggio degli Art Zoyd all’Ubik di Dick.

I kids che hanno fatto la sf sono adolescenti, quelli che hanno dato vita al rock sono giovani: due ere dell’immaginario contemporaneo. E oggi sono immersi in una mutazione che li contempla entrambi. Un flusso di storie, suoni, oggetti e immagini che può anche tramortire, ma the kids are alright.

 

Nel prossimo numero di Quaderni d'Altri Tempi troverete un articolo sull'influenza della fantascienza sulla musica. 


 

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