Essi vivono, persuadono
e saccheggiano ancora

John Carpenter
Essi vivono
Cast principale: Susan Barnes,
Susan Blanchard, Keith David,
George “Buck” Flower, Meg Foster,
Peter Jason, John Lawrence,
Roddy Piper, Jason Robards,
Dana Bratton
Produzione: Alive Films,
Larry Franco Productions
Distribuzione: Universal, TriStar Pictures, Cecchi Gori, MCA Home Video
Home video: Eagles Pictures 2011

 

John Carpenter
Essi vivono
Cast principale: Susan Barnes,
Susan Blanchard, Keith David,
George “Buck” Flower, Meg Foster,
Peter Jason, John Lawrence,
Roddy Piper, Jason Robards,
Dana Bratton
Produzione: Alive Films,
Larry Franco Productions
Distribuzione: Universal, TriStar Pictures, Cecchi Gori, MCA Home Video
Home video: Eagles Pictures 2011

 


Sono passati trent’anni anni dall’uscita del film di John Carpenter Essi vivono, riflessione spietata e carica di indignazione dell’eredità culturale, sociale ed economica dell’amministrazione Reagan.
La conseguenza dell’attuazione della scellerata visione politica reaganiana fu la pressoché immediata polverizzazione del tessuto sociale americano. Contemporaneamente anche il panorama culturale iniziò lentamente a cambiare. La reazione a un presente economico incerto si vestì di edonismo e propensione smodata all’immagine come unica alternativa. Il linguaggio narrativo del decennio si nutrì di cultura popolare ed estetica da videoclip.
In un mercato prepotentemente cannibalizzato dalle Majors anche gli indipendenti trovarono terreno fertile per proporre i propri prodotti, trovando occasioni favorevoli per accordi di produzione e distribuzione. Tra loro John Carpenter, che, dopo un immeritato insuccesso commerciale con Grosso guaio a Chinatown (1986), decise di abbandonare gli insidiosi meccanismi dello studio-system per ritrovare nuove motivazioni con progetti low budget su cui poter mantenere il controllo totale. Nacque così l’accordo con la Alive Films che prevedeva, in cambio della totale libertà creativa, la realizzazione di quattro film a basso costo distribuiti dalla Universal Pictures e in home video dalla MCA.
La vendita anticipata dei diritti per lo sfruttamento del film permise al regista di concentrarsi unicamente sul processo creativo senza doversi preoccupare dei possibili incassi, in quanto il film era praticamente in attivo ancor prima di uscire nelle sale.
Il primo di questi progetti, Il Signore del Male (1987), aveva soddisfatto appieno il regista, ottenendo un’ottima accoglienza sia da parte del pubblico che della critica.
Poi toccò a Essi vivono (They Live). All’origine del film c’era un breve racconto di Ray Nelson dal titolo Alle otto del mattino uscito nel 1963 e pubblicato all’interno di The Magazine of Fantasy & Science Fiction.
Nel 1986, insieme al fumettista William Wray, Nelson adattò la storia in forma di graphic novel e con il titolo Nada venne pubblicata nell’antologia comica Alien Encounters. Per accenti, toni e sapori il racconto ricorda alcune atmosfere alla Philip K. Dick, con il quale lo stesso Nelson poi collaborerà per il romanzo The Ganimede Takeover (uscito in Italia con il titolo L’ora dei grandi vermi, poi modificato in La conquista di Ganimede).

La storia inizia con il protagonista George Nada che, risvegliatosi dopo essere stato ipnotizzato durante uno spettacolo teatrale si accorge che, tra la folla, ci sono alcuni volti non umani ma di “Fascinatori” alieni. George scappa. Percorrendo le strade della città nota che sui manifesti e sulle vetrine dei negozi sono stampati ordini e messaggi subliminali come “lavora otto ore, gioca otto ore, dormi otto ore” oppure “sposati e riproduciti”. George, inoltre, intuisce che tramite la televisione gli alieni controllano le menti assopite delle persone e decide di ribellarsi.
Il racconto conquistò Carpenter, che per la parte del protagonista (in origine pensata per l’amico Kurt Russel) scelse Roddy Piper, un wrestler tutto muscoli, dall’aspetto ordinario che ben incarna il ruolo dell’eroe proletario. Come nei peplum muscolari degli anni Cinquanta/Sessanta interpretati da culturisti americani e italiani, Piper si trasforma in una sorta di Spartaco moderno che reagisce alle vessazioni trasformandosi, suo malgrado, in eroe.
Il film, diversamente dal racconto, si apre con Nada, ribattezzato John, che sceso da un treno merci si ritrova a vagare nel paesaggio desolato della downtown di Los Angeles.
Intorno a lui un’umanità disperata che cerca di sopravvivere. John arriva da Denver; lì la crisi finanziaria e la chiusura di grosse banche hanno messo in ginocchio la città. Vuole ripartire da Los Angeles ma le cose non sembrano facili. La prima richiesta di aiuto viene prontamente disattesa dall’arcigna funzionaria dell’ufficio di collocamento “non ci sono posti di lavoro purtroppo”. Sconfortato si aggira, senza una meta precisa, per le strade della città, attraversa un parco e si imbatte in un predicatore cieco che ammonisce i passanti con un inquietante sermone:

“vi stanno alle calcagna come ombre, stanno riempiendo di amarezza le vostre viscere, il miele che vi offrono vi avvelenerà come il morso dello scorpione e in quel tempo cercherete la morte ma non la troverete. Si mimetizzano tra di noi come serpenti, hanno teste e code e con esse nuocciono. E quando il serpente vomiterà dalla sua bocca sarete travolti dal fiume del suo assenzio. A loro si sono prostituiti tutti i governanti e la terra è diventata un corpo pieno di spiriti immondi perché le nazioni stanno bevendo il vino della loro sfrenata concupiscenza e i governanti si sono prostituiti con loro e i mercanti si sono arricchiti col loro lusso sfrenato. Svegliatevi, hanno preso il posto di Dio”.

John ascolta incuriosito e all’arrivo della polizia se ne va. Trovato riparo in un vicolo, insieme ad altri senzatetto, osserva dentro alle case le persone assopite davanti ai televisori. Nel cielo gli elicotteri sorvegliano la città. Alla mattina si reca in un cantiere e trova lavoro come manovale. Conosce Frank Armitage (Keith David) che gli propone di seguirlo fino a Justiceville dove potrà trovare un riparo e del cibo caldo. Sospettoso lo segue da lontano. Justiceville è una baraccopoli abitata da persone di tutte le razze, lavoratori che cercano di sopravvivere aiutandosi a vicenda.
Frank viene da Detroit dove ha lasciato moglie e figli. L’acciaieria dove lavorava è fallita e ha licenziato tutti. È pieno di rabbia per l’ingiustizia del sistema perché il principio informatore è chiaro, “chi maneggia l’oro detta legge”:

“loro decidono come devi vivere, ti mettono sulla linea di partenza e il nome del gioco è corri per il tuo padrone. Siamo tutti morti di fame ma ci azzanniamo l’uno con l’altro”.

Nada lo osserva senza commentare, ha ancora fiducia nella sua capacità di riscatto. Nel campo la gente si riscalda guardando pubblicità patinate propinate senza sosta dalle televisioni. Ma lo spettacolo è interrotto da misteriose interferenze:

“ci rendono schiavi delle forze oscure, della materia corporale e con la vanità, l’ansia e l’indolenza ci anestetizzano la mente. Queste manipolazioni della psiche sono state individuate otto mesi fa da un ristretto numero di scienziati […]. Questi artifici ci mantengono in uno stato di banalità elevata impedendoci di vedere la degradazione con il quale abbiamo schiacciato il mistero di Dio che è in noi e se continueremo a vegetare nella vigliaccheria, nella cecità e nel mutismo sarà la fine”.

Nada capisce che all’interno della chiesa che sorge davanti a Justiceville alcune persone, tra cui Gilbert (Peter Jason) e il predicatore cieco, stanno nascondendo qualcosa. Una seconda interferenza disturba il “sonno” degli abitanti di Justiceville:

“Siamo circondati da cose abbandonate, paesaggi senza alberi, davanti a noi ci sono le case di coloro che ci stanno sostituendo. Non abbiamo più identità, siamo simili a robot. Stanno spegnendo la nostra voce, se questo trasmettitore tacerà per sempre, il nostro intelletto sarà spietatamente martellato dalle loro violente scosse”.

Dopo aver seguito Gilbert all’interno della chiesa, John scopre la verità. Quello è il luogo da cui hanno origine le interferenze e dove si ritrovano alcuni sovversivi intenzionati a combattere le autorità. Incuriosito inizia a controllare la chiesa e a monitorare i movimenti attorno a essa. Nella notte la polizia fa irruzione nella chiesa arrestando e picchiando tutti i presenti, mentre una ruspa distrugge la baraccopoli. La violenza delle forze dell’ordine si abbatte su tutti, anche sul predicatore cieco. John osserva il suo pestaggio senza intervenire.

Il mattino seguente torna nella chiesa, dove trova uno scatolone pieno di occhiali neri. Mentre cammina per le strade della città ne indossa un paio e immediatamente davanti gli appare una realtà totalmente diversa.
I cartelloni pubblicitari e le insegne dei negozi nascondono messaggi subliminali: “obbedite, sposatevi e riproducetevi, non pensate, spendete, guardate la tv”. La visione di questa realtà parallela e nascosta lo sconvolge; si ferma in un’edicola e anche le riviste contengono gli stessi messaggi: “lasciatevi cullare dal benessere, comprate, sottomettetevi, uccidete la fantasia”.
John fa un’altra terribile scoperta: alcune persone, grazie alla visione degli occhiali, appaiono come esseri dall’aspetto alieno. Entra in un supermercato dove, dalla televisione, uno degli esseri alieni sta pronunciando un discorso:

“si direbbe che tutto il mondo, soprattutto l’America, fosse in attesa di un ordine nuovo. Tutto quello che facciamo, ogni cosa in cui crediamo può contribuire a forgiare l’avvenire verso il quale vi stiamo conducendo. E questa violazione è stata raggiunta grazie alla vostra malleabilità e all’adattamento del vostro grande spirito nazionalista. Oggi l’America non delude le aspettative che ci eravamo proposti”.

Il comportamento sempre più strano di John attira l’attenzione: segnalato da alcuni alieni, viene inseguito dalla polizia. La sua reazione è violenta e sfocia nell’uccisione di due poliziotti/alieni. La presa di coscienza ormai è completa. John entra in una banca armato, il suo obiettivo è la distruzione della “nuova razza”.

Dopo una violenta sparatoria fugge e rapisce una donna di nome Holly (Meg Foster). Esausto le ordina quindi di condurlo a casa sua. Una volta al sicuro, cerca di raccontarle cosa sta succedendo ma la donna sembra non volergli credere. Poi, approfittando di un momento di distrazione dell’uomo, lo spinge giù dalla finestra e avverte la polizia. John torna in città alla ricerca di Frank. Trovatolo, cerca di fargli indossare gli occhiali ma lui rifiuta. Ne scaturisce una lunghissima scazzottata dopo la quale, sfinito, cede, scoprendo anch’egli la verità. I due, su invito di Jason, si recano ad assistere a una riunione della resistenza. Una volta lì i loro occhiali vengono sostituisti con lenti a contatto che riducono gli effetti collaterali della visione prolungata. Frank cerca risposte: “Perché vogliono tutto questo, perché sono qui?” e Jason gli risponde: “Semplice, è il loro gioco, sono liberi imprenditori, la terra è solo un altro pianeta, il loro terzo mondo”.

Alla riunione partecipa anche Holly, che si scopre essere affiliata alla resistenza. Improvvisamente si sente uno scoppio: la polizia irrompe nella sede sparando sui presenti. Frank e John si salvano sfruttando un varco spazio-temporale generato dall’orologio di uno degli alieni uccisi. Si ritrovano sotto la città in una delle basi degli invasori. Mentre vagano per i corridoi e le sale della base si ritrovano in mezzo a una cena di gala. Da un palco un alieno sta pronunciando un discorso:

“Oggi possiamo dimostrare che avendo seguito fedelmente il nostro schema ideologico siamo riusciti nell’intento di mettere l’economia americana al servizio dei nostri obiettivi politici”.

Nella sala incontrano un abitante di Justiceville che, diventato collaborazionista e non credendoli dei sovversivi, li accompagna a visitare la base. Scoprono che quella è la sede da cui ha origine l’intera operazione. Entrano in una grande sala regia dalla quale vengono inviati i messaggi al mondo via satellite e tramite messaggi televisivi. “Docile e disarmato l’uomo obbedisce in silenzio” sentenzia ridacchiando il collaborazionista. A questo punto, scoperti, cercano di raggiungere il trasmettitore posizionato sul tetto. Una volta raggiunto John trova ad aspettarlo Holly che, in realtà, è una collaborazionista. Gli intima di arrendersi, ma lui sacrificandosi distrugge il ripetitore e cade sotto i colpi dei nemici. Tutti, ora, possono guardare la realtà. Finalmente il mondo si è svegliato.
Costato circa cinque milioni di dollari Essi vivono risente del clima di libertà creativa in cui è nato e cresciuto. Ha un gusto volutamente primitivo; il suo anticapitalismo, per certi versi ingenuo e schietto, è il vero punto di forza su cui Carpenter costruisce l’intera impalcatura del film. Insomma, un’ottima idea di base e poi, tutt’intorno, puro cinema di genere.
Il film utilizza il tema dell’invasione, tanto caro al cinema di fantascienza a partire dagli anni Cinquanta (con evidenti richiami al genere distopico) per veicolare un lucido e disperato messaggio politico. Una denuncia nei confronti di tutti coloro che hanno messo in ginocchio il Paese impoverendo milioni di lavoratori con l’unico obiettivo di arricchire la parte privilegiata dell’America. Il climax del film è ancora una volta western, la sintassi scarna e priva di inutili sovrastrutture stilistiche. La marginalità della produzione ne accresce il fascino, impreziosita da riferimenti apocalittici di matrice marxista. Tutto il film è pervaso da un’atmosfera romanticamente sgangherata piena di contaminazioni tematiche e visive.

Carpenter introietta la lezione di Roger Corman e Don Siegel per confezionare un pamphlet politico che smaschera la finta mitologia degli anni Ottanta, il reaganismo e i suoi discepoli. Una sorta di Invasione degli ultracorpi (il cult di Don Siegel del 1956) rivisitata e aggiornata all’ombra dello yuppismo a stelle e strisce.
John Nada non può non rimandare al successivo eroe carpenteriano Jena/Snake Plisskin (Fuga da New York e 1997, Fuga da Los Angeles), entrambi portatori di una verità scomoda, entrambi costretti a lottare per la propria e l’altrui salvezza, entrambi eroi senza volerlo. Carpenter sembra voler dar sfogo al suo spirito libertario, rischiando in alcuni casi di sembrare populista e reazionario. Ma chi come lui è immerso profondamente nel cinema d’autore può permettersi il rischio di essere frainteso.
Il messaggio di Carpenter, però, è estremamente semplice. In una società completamente corrotta e devastata dal seme malvagio del capitalismo, l’unica salvezza può e deve arrivare dal sottoproletariato urbano. Gli alieni, infatti, si sono nascosti tra la middle class. Insomma gli eroi sono poveri, sporchi e rozzi mentre i cattivi sono ricchi, sofisticati e profumati. Semplice e geniale. Il film, visto oggi, non ha perso neanche un grammo della sua potenza ideologica perché, fondamentalmente, da allora nulla è cambiato. Per affermare la sua dottrina, Carpenter, utilizza sequenze spesso sopra le righe e al limite della parodia. La scazzottata fra Nada e Frank, citazione evidente di Un uomo tranquillo (1952) di John Ford, sembra non finire mai: sette minuti di pura energia, ironia e violenza.
L’altro evidente attacco è quello portato dal regista alla società dei media e della comunicazione. Il mondo occultato dagli alieni è un inferno in bianco e nero, dominato da messaggi subliminali e ipnotici. Gli alieni hanno in mano i mezzi di comunicazione e tramite essi intendono diffondere il loro credo. Ancora una volta un messaggio semplice, schematico, efficace. L’inclinazione hollywoodiana anni Ottanta, fatta di tematiche sociali e buoni sentimenti, qui viene letteralmente presa a calci nel sedere. Anche perché per Carpenter la vera minaccia deriva dallo stile di vita americano, quello che invece nelle pellicole del periodo non viene mai messo in discussione.

Lo stile di vita americano e i suoi capisaldi: consumismo, televisione e pubblicità, colpevoli di aver ridotto la nazione a un livello di morte cerebrale propugnando la “possessione mediatica” come arma di controllo di massa.
Lo smascheramento di una visione mimetizzata e nascosta diventa per Carpenter il percorso necessario per ammonire lo spettatore, vaccinarlo all’avvento pervasivo delle immagini mediate e risvegliarlo dal “sonno della visione”.
Lo stile asciutto del film e l’ironia che in esso alberga non ne mitigano la rabbia, mente lo spirito rivoluzionario e proletario sono perfettamente resi dalla figura e dall’interpretazione di Roddy Piper. Carpenter descrive con grande precisione gli ambienti e le atmosfere povere e degradate della città: la baraccopoli, i vicoli imbrattati di graffiti, l’ufficio di collocamento.
Nelle sue immagini però non c’è nessun intento patetico o autocompiacimento ma solamente coerenza ideologica, onestà cronachistica e inequivocabile durezza critica per ricordarci che può esserci dittatura anche nella democrazia.

Letture
  • Lorenzo Esposito, Carpenter, Romero, Cronenberg: discorso sulla cosa, Editori Riuniti, Roma, 2004.
  • Fabrizio Liberti, John Carpenter, Il Castoro, Milano, 1997.
  • Ray Nelson, Alle otto del mattino, in La guerra dei mondi, Nova Sf n. 69, Perseo, Bologna, 2005.
  • Paolo Zelati, Il signore del male: il fantastico realistico nel cinema di John Carpenter, Un Mondo a Parte, Roma, 2008.