Il 7 aprile del 1926, in piena ascesa del fascismo, Violet Gibson, rampolla di un Lord cancelliere d’Irlanda, brandendo un vetusto revolver sparò a Benito Mussolini: il proiettile sfiorò il dittatore che rimase leggermente ferito al naso. La donna, sottratta alla furia della folla, venne arrestata e incarcerata. La donna che sparò a Mussolini di Stonor Saunders, già nota ai lettori per un saggio sui rapporti fra la CIA e il mondo della cultura, ricostruisce puntigliosamente le dinamiche storiche dell’attentato: la biografia di Violet Gibson, la detenzione, le indagini, l’assoluzione per insanità mentale e il successivo rimpatrio e ricovero in una clinica psichiatrica. L’episodio mantiene intatto il suo ricordo nell’immaginario contemporaneo, dunque, e prova ne sia anche l’uscita lo scorso anno di un docufilm intitolato Violet Gibson, The Irish Woman Who Shot Mussolini, diretto da Barrie Dowdall e Kevin de la Isla O’Neill a sua volta basato su un documentario radiofonico tratto dal libro di Stonor Saunders.
Carcerata a Regina Coeli, nel soffocante calore dell’estate romana, Violet Gibson rese una prima singolare confessione: aveva sparato a Mussolini per un amore esoterico. Prima della guerra le era stato presentato il duca Giovanni Antonio Colonna di Cesarò (1878-1940), seguace degli insegnamenti antroposofici di Rudolf Steiner (1861-1925). L’antroposofia è una disciplina gnostica che unendo dottrine misteriche occidentali e orientali, proclamava la centralità dell’uomo nell’evoluzione cosmica: attraverso una progressiva presa di coscienza di sé, reincarnandosi, l’uomo poteva superare il vincolo karmico, cioè il peso delle mancanze che lo legavano alla terra, per divinizzarsi nella dimensione celeste. L’originalità dell’insegnamento antroposofico risiedeva inoltre nel recupero del cristianesimo in relazione alle sue origini misteriche e orientali. Gesù era considerato lo Spirito solare, cioè la divinità che giungeva all’uomo attraverso una evoluzione cosmica.
Violet Gibson aveva incontrato diverse volte il duca, sino a scoprire, in una sua visita romana del 1924, che l’uomo si era sposato. La notizia l’aveva gettata in un profondo sconforto, ma dal momento che non voleva serbare rancore, decise di fare qualcosa per impressionarlo. Il duca, ministro nel governo Mussolini e in seguito leader dei Demosociali, si trasformò presto in avversario del Regime. Violet Gibson, quindi, per conquistarne l’attenzione aveva deciso di uccidere il nemico per eccellenza, il Duce. In un primo tempo sostenne di aver agito di propria iniziativa, all’insaputa del Cesarò, salvo qualche giorno dopo dichiarare il contrario. La donna parlò di diversi incontri, tra cui quello in cui le venne consegnata l’arma; mentre il giorno dell’attentato sarebbe stato proprio il duca a dirigere l’azione, appostato a una distanza di sicurezza “chinando la testa e sollevando appena la mano”, precisa Stonor Saunders. La Gibson in seguito ritrattò la confessione, mentre il duca ovviamente negò tutto; le indagini a loro volta non trovarono riscontri effettivi.
Sconfinando in una ipotesi di complotto, potrebbe essere fattibile, data la natura psicolabile della donna, che la cerchia antroposofica abbia agito su di lei ipnoticamente. Certo è che la tendenza a farsi “rivoluzionari di professione” (Pellicani, 1976) di antroposofi ed esoteristi è costante nel tempo: nel 1927 una perquisizione in casa del Cesarò portò alla scoperta di documenti che rivelavano un complotto a base monarchica per rovesciare il Regime. Inoltre, in un colloquio con un suo pari, il principe Pietro Ercolani, sembra che il Cesarò avesse sostenuto come un agile mezzo per ristabilire gli equilibri democratici fosse l’eliminazione di Mussolini, da compiersi non per mezzo di un attentato in un luogo pubblico, ma da qualcuno che avrebbe avuto la possibilità di avvicinarlo facilmente.
Un singolare cortocircuito, poiché il duca era ritenuto dall’ambiente antroposofico il tramite attraverso cui scodellare al governo fascista le idee di Steiner quale alternativa spirituale alla Chiesa romana. I Patti Lateranensi del 1929 andarono però in senso opposto, rivelando come l’Italia pagana, quella delle vestigia e dei fasti antichi, fosse solo paccottiglia per adunate oceaniche: il paese era stato culturalmente svenduto al Vaticano. Inoltre la madre del Cesarò era la nota coordinatrice di uno dei più influenti gruppi antroposofici della capitale e deteneva l’esclusiva italiana per la traduzione delle opere di Steiner, molte delle quali furono poi fatte pubblicare da Laterza fra il 1919 e il 1936, su richiesta della Cesarò e grazie all’interessamento di Giovanni Preziosi, innominabile ministro e ignobile “ispettore generale per la razza” (Del Ponte, 1994).
I presupposti dell’uomo nuovo
Nella Filosofia della Libertà, opera fondamentale, Steiner sistematizzava i presupposti filosofici di un nuovo itinerario di liberazione interiore adatto alla costituzione interna dell’uomo moderno, l’uomo nuovo. L’uomo era in grado di conoscere le leggi direttrici dell’universo partecipandovi attraverso un pensiero svincolato dal sensibile. Quando aveva riconosciuto e accettato queste leggi, l’uomo era interiormente libero e libero nella sua azione quando agiva in conformità a esse. La libertà che egli concepiva era incompatibile coi sistemi dei filosofi che negavano all’uomo qualunque possibilità di cogliere la realtà tramite la conoscenza. Per Steiner era il “pensiero vivente” (Steiner, 1978; 1931) a unire l’uomo al reale e in quella attività egli era libero. Condizione molto diversa da Violet Gibson rimpatriata e rinchiusa nel manicomio inglese: lei aveva perso tutto, a eccezione di qualche effetto personale e del suo segreto, il mistero che tutti quei dottori e poliziotti e magistrati avevano cercato invano di svelare. Forse aveva davvero seguito gli ordini del “Dio vivente” (Steiner, 1989) di Steiner quando si era messa in testa di uccidere il Duce del fascismo: realtà o finzione, la vera motivazione del suo agire non fu mai afferrata né dai medici e né dalle autorità giudiziarie.
Rudolf Steiner (1861-1925).
C’è poi un’altra storia non scritta che aleggia sugli scaffali delle biblioteche erudite, legata alla filosofia steineriana e al ventennio, ha come protagonista un intellettuale di quel tempo ormai perduto, Massimo Scaligero (1906-1980). Al secolo Antonio Scabelloni, Scaligero è noto per aver contribuito a diffondere sul suolo italico il verbo antroposofico. Scrittore prolifico e giornalista, nell’ultimo scorcio della vita lo Scaligero raccolse parte dei pensieri e riflessioni autobiografici in un libro, Dallo Yoga alla Rosacroce, prezioso squarcio su di un mondo esoterico al crepuscolo. Scaligero dedicò un capitolo del libro a uno strano episodio golpista in cui venne coinvolto suo malgrado.
Intellettuale di Regime, al tempo Scaligero dirigeva Italia Marinara, il giornale illustrato della Lega Navale Italiana; la periodicità della rivista era mensile, quindi allo Scaligero restava parecchio tempo da dedicare alle ricerche spirituali.
Organizzò quindi nella redazione un piccolo cenacolo esoterico (gnostico-ermetico direbbero oggi gli esperti del settore). Scaligero s’impose presto come Maestro indiscusso di tale cerchia misterica, e tra i suoi discepoli uno in particolare si distinse per ingenuità e genialità strategica. Il suo nome era Guglielmo Longo, un ex-ardito della Prima Guerra Mondiale – in altre parole un reduce di missioni suicide, qualcosa di simile agli attuali corpi d’élite. Scaligero lo definisce “un simpatico scavezzacollo” (Scaligero, 2012); un allegro guascone che coltivava un chiodo fisso: riformare il fascismo sin dalle radici, ma non per instaurare qualcosa di opposto, ma con l’aiuto di “personalità qualificate” (ibidem) creare un nuovo sistema sociale basato sui principî spirituali inculcatigli dal Maestro.
Scaligero non badò molto ai proponimenti del nostro: un sopravvissuto a missioni suicide, tutte le rotelle a posto certamente non le aveva. Dopo qualche giorno, però, il Guglielmo si presentò munito di carta e penna con l’intento di definire i primi lineamenti del suo programma eversivo: abbozzando organigrammi e assegnando a ogni personalità un ruolo e una funzione. Sulle future ceneri del Partito Fascista stava per nascere un nuovo totalitarismo incardinato su fondamenti eminentemente spirituali. Preoccupato di ciò che stava accadendo, e cosciente di aver generato una sorta di golem – sarebbe meglio dire di aborto esoterico ‒ Scaligero tentò di limitare i danni, convincendo il nostro ad una azione non-violenta. La cosa non sortì purtroppo alcun effetto, anzi, Longo si sentì ancora più motivato, ritenendo la sua azione mossa da forze magiche; in sintonia con il verbo steineriano “era convinto di ricevere ogni giorno una carica di forza dal Sole, solo con il contemplarlo” (ibidem). Con il rischio d’incenerirsi la retina, il folle passava decine di minuti a fissare il Sole: il Gesù Spirito solare gl’infondeva una carica sovrumana.
La nuova società nata dal moto sovversivo del Guglielmo avrebbe avuto un aspetto trifunzionale: cultura, magistratura e mondo economico sarebbero state le tre forze sociali egemoni; mentre lo Stato avrebbe vigilato sulla buona riuscita del progetto. È una idea che tecnicamente prende il nome di «tripartizione funzionale», ed è sempre stata, sin dai tempi di Scaligero, una ossessione degli ambienti esoterici e tradizionalisti. In anni più recenti la trifunzionalità ha contaminato anche gli ambienti progressisti grazie agli studi di Georges Dumézil ‒ le cui opere oggi scarseggiano in traduzione italiana (cfr. Dumézil, 1955; 1982; 1985). Secondo il noto glottologo e storico delle religioni francese i popoli indoeuropei avrebbero configurato le proprie comunità in tre livelli sociali: sacerdozio, guerra, alimentazione, riflesso di un ordine che prima di essere sociale era cosmico. La tripartizione del cosmo e della società permeava l’organizzazione e i momenti stessi della vita.
Conclusione ingloriosa
Certamente al sempliciotto Longo sfuggiva tale complessa teoresi, preso nell’annotare sul suo taccuino il futuro organigramma di un nuovo stato fascista formato da nuovi quadri tratti dal mondo extra-politico: il Longo e i suoi collaboratori pensavano a figure eminenti della Scienza e della Cultura a cui affidare i poteri-chiave dello Stato; qualcosa accaduto anche in tempi recentissimi, quando al Parlamento si sono presentati gli esponenti dell’anti-politica. Il movimento cospiratorio era certamente perfetto, sennonché mancava di un elemento centrale: i finanziamenti, la pecunia per procurarsi le armi e i vettovagliamenti. Il Guglielmo decise così di agire in piena autonomia. Un’azione che non lasciò indifferente la sempre attenta polizia segreta del Regime, l’OVRA, ovvero “Opera Vigilanza Repressione Antifascismo” (cfr. Pitigrilli [Dino Segre], 1961), che presto gettò nelle patrie prigioni l’eroe golpista. La conclusione della vicenda ha tratti comici e ricorda l’esilarante epilogo de Il nostro agente all’Avana di Graham Green (cfr. Green, 1976). Fu infatti “grazie alla sua capacità di sdrammatizzare tutto prorompendo in sonore risate, con la sua arte di comunicare un’ilarità contagiosa durante gli interrogatori” (Scaligero, 2012), che al Guglielmo vennero risparmiate le bastonate e il carcere duro.
- Renato Del Ponte, Evola e il magico Gruppo di Ur, Sear Edizioni, Scandiano (RE), 1994.
- Georges Dumézil, Jupiter, Mars, Quirinus, Einaudi, Torino, 1955.
- Georges Dumézil, Mito e epopea. La terra alleviata: l’ideologia delle tre funzioni nelle epopee dei popoli indoeuropei, Einaudi, Torino, 1982.
- Georges Dumézil, Gli dei sovrani degli indoeuropei, Einaudi, Torino, 1985.
- Graham Green, Il nostro agente all’Avana, Mondadori, Milano, 1976.
- Luciano Pellicani, I rivoluzionari di professione. Teoria e prassi dello gnosticismo moderno, Vallecchi, Firenze, 1976.
- Pitigrilli [Dino Segre], Lettere all’OVRA, a cura di Domenico Zucaro, Parenti, Firenze, 1961.
- Massimo Scaligero, Dallo Yoga alla Rosacroce, Edizioni Mediterranee, Roma, 2012.
- Rudolf Steiner, La filosofia della libertà. Linee fondamentali di una moderna concezione del mondo, Antroposofica, Milano, 1978.
- Rudolf Steiner, Pensiero umano e pensiero cosmico, Laterza, Bari, 1931.
- Rudolf Steiner, Il mistero della Trinità, Tilopa, Roma, 1989.
- Barrie Dowdall e Kevin de la Isla O’Neill, Violet Gibson, The Irish Woman Who Shot Mussolini, TG4, Irlanda, 2020.